Capitolo 2: La sartoria

Sono nello spogliatoio, mi ci voleva proprio una doccia calda, dopo la delusione di poco fa. Come ho potuto fare una figura simile? Non è solo per le stelline sul taccuino ma, soprattutto, per essermi fatta battere così facilmente da un nuovo arrivato.

Roy, che nome insignificante. Il classico raccomandato che riesce a guadagnare le cose grazie al sostegno di mamma e papà.

Sicuramente gli avevano già detto quali sono i miei punti deboli, così che avrebbe potuto sfruttarli, per battermi facilmente nella sfida. Non può essere altrimenti. Ma, in fondo, non mi importa. Era solo una sfida, riuscirò a vincere e a dimostrare di meritare il premio nonostante ciò.

Sono convinta del fatto che, quando si vuole raggiungere un obiettivo, lo si può fare, anche se sul percorso sembra che ci siano degli ostacoli impossibili da superare.

I miei pensieri vengono interrotti dallo schiamazzare delle altre ragazze, che entrano nello spogliatoio, mentre si congratulano con Yara, che ha vinto la sua sfida e aspetta di sapere i risultati riguardo al tempo impiegato per battere il suo avversario, Otis, decisamente il più fragile e meno atletico tra i prediletti. Non mi stupisce per niente che sia stato battuto da una ragazza.

A irrompere nella stanza sono anche Clio, Conny e Cristel, ottime guerriere, forse un po' viziate e, soprattutto, migliori amiche di Yara. Essendo tutte entrate a far parte dei prediletti un anno prima di me, non sono riuscita a inserirmi come volevo nel loro gruppo, in pratica quasi non mi parlano.

Mentre continuano a chiacchierare noto, tra le loro mani, dei biglietti e, così, finisco per ascoltare la conversazione che stanno avendo:

"Ricordate ragazze, è una festa esclusiva, non sono stati invitati tutti. Dovete mettere un costume e indossare una maschera.

Sarà divertente passare una serata diversa e dimenticare lo stress degli ultimi giorni. Gli allenamenti sono davvero estenuanti e, di questo passo, entreremo a far parte delle spedizioni fuori sede senza aver passato prima una serata tutte insieme.

Questi sono i biglietti, ne ho alcuni in più nello zaino, se volete invitare qualcuno.

Dai, ditemi che ci sarete! Vi prometto che a mezzanotte saremo tornate nelle nostre camere, pronte a fare una bella dormita, in attesa dell'allenamento di domani.

Ah, Conny, Yara non fatevi scappare nulla in camera, venite da me e Cristel per cambiarvi, non voglio che Magdalene venga, non mi trovo per niente bene con lei e poi ha altre cose a cui pensare, dopo la figuraccia che ha fatto oggi."

A parlare, anche a sproposito, era stata Clio, la classica ragazza smorfiosa, sempre pronta a escludere e denigrare gli altri. Avrei proprio voluto vedere cosa avrebbe fatto lei, se si fosse trovata Roy davanti, per combattere.

È una di quelle che ha sempre da ridire su tutto ma, quando tocca a lei fare qualcosa, non vuole che nessuno esprima pareri che la possano imbarazzare o mettere in cattiva luce.

E le sue amichette le vanno dietro, come dei cagnolini. A volte, l'unica che si salva è Yara, che riesce a capire quando è meglio allontanarsi e prendere una posizione diversa dalle altre.

Lei è la sola che, in qualche modo, cerca di non farmi sentire troppo diversa, ma non credo che instaureremo mai un rapporto del tutto sincero. Intanto vedo che, dopo aver accettato l'invito entusiaste, tutte insieme si allontanano ed escono dallo spogliatoio. Non posso farne a meno. Hanno lasciato i loro zaini qui, proprio vicino a me e, chi mi conosce bene, sa che sono molto curiosa e non riesco a farmi i fatti miei.

Mi avvicino in maniera cauta, cercando di non farmi notare troppo dalle persone che si trovano oltre la soglia dell'uscio. Sfilo delicatamente un biglietto dall'interno dello zaino, lasciato con la zip aperta, e leggo velocemente le scritte incise sopra di esso.

È anche decorato super bene! Il ballo si terrà tra una sola settimana.

Interessante il fatto che ci sarà un combattimento. Non posso assolutamente perdere questa occasione per far vedere che so essere all'altezza di tutti gli altri. Inoltre non potranno riconoscermi.

Ma non ho un costume e nessuno che può procurarmelo apparte...

No, non posso chiederlo ad Alma, la sarta giù in paese, è la zia di Cristel, sicuramente mi scoprirebbe e le farebbe sapere che parteciperò anch'io al ballo.

Pensandoci però, non ha mai visto il mio volto. Da quello che ho sentito dire in giro, loro due hanno un rapporto molto intimo, come quello che si ha tra madre e figlia quindi, sicuramente, la nipote le avrà raccontato delle brutte storie sul mio conto, ma mi basterà non rivelare la mia identità.

Nel pomeriggio abbiamo un paio d'ore di riposo, le utilizzerò per percorrere il tragitto fino alla sartoria e commissionare un vestito. Ho deciso, farò così!

Velocemente inserisco il biglietto in una tasca della mia divisa, prendo il mio borsone da allenamento e mi allontano dalla stanza, cercando di non sembrare sospetta.

Che strano questo posto, me lo aspettavo diverso. Alma mi ha accolto ed è andata a prendere della stoffa di vari colori, per cucire il mio vestito.

Era da tanto che non scendevo giù in paese. Per fortuna i cittadini di Shexyuw sono stati disponibili ad aiutarmi e mi hanno indicato la giusta strada per raggiungere la sartoria.

La zia di Cristel, a primo impatto, mi è sembrata davvero molto simpatica, calma, paziente, troppo diversa dalla nipote. Mi viene da pensare addirittura che non siano della stessa famiglia.

Inoltre, normalmente, le donne di una certa età sono pettegole e curiosone, lei invece non mi ha neanche chiesto il nome e da dove arrivassi, cosa che sarebbe stata del tutto plausibile, visto che non sono mai entrata nel suo negozio prima d' ora.

E che strano negozio. Un po', anzi forse troppo, stravagante. Al muro sono appesi dei quadri che sembrano essere stati dipinti a mano, molto colorati, con sfumature che vanno dal rosso al viola. E le pareti sono tutte di un colore diverso.

La prima è verde scuro, molto simile allo smeraldo. In questa parte della stanza è presente un tavolo con la macchina da cucire e una foto di Alma da giovane, appesa al muro, con attorno una cornice dorata, elegante e bella da vedere, un po' diversa dallo stile della sartoria.

La seconda parete è di un giallo canarino e, appeso al muro, vi è un acchiappasogni. Davanti ad esso, noto una sedia a dondolo dove, probabilmente, Alma si dedica all'uncinetto o al punto croce, quando non ha nulla da fare.

Le ultime due facciate sono una arancione e l'altra blu. Lì sono riposti tanti materiali da lavoro e sono anche esposti vari tipi di rotoli di tessuto, che vanno dal cotone alla seta.

Non riesco a capire se, tutto ciò, sia simbolo di originalità o semplice stranezza. Spero solo che non abbia gli stessi gusti in fatto di abiti, non devo andare ad una festa di Carnevale e non voglio dare neanche l'impressione di essermi vestita al buio.

Vedo che torna verso di me, per propormi qualcosa:

"Allora cara, mi sembri una ragazza che, normalmente, veste in maniera semplice, non troppo appariscente. Però è pur vero che un ballo è un evento particolare, ci vuole qualcosa di diverso. Anche tu devi recarti lì, dico bene?"

"Si, è per quello che ho bisogno di un nuovo abito. Comunque avrei pensato a qualche colore neutro come il nero, l'argento, il violetto..."

"Che ne dici dell'indaco? Credo che ti starebbe davvero bene."

"Si, credo che sia appropriato, è sempre stato uno dei miei colori preferiti. Mi ispira leggerezza, libertà, quando vedo qualcosa di quel colore..."

"Penso a qualcosa di aggraziato, ad una musichetta classica, ad un passerotto che cinguetta."

Mi aveva appena interrotto, ma era come se avesse capito esattamente cosa intendevo, come se mi conoscesse da tanto. Decisamente non assomiglia affatto a Cristel. Non so che dire sinceramente, sono scioccata in maniera positiva dalla sua empatia, mi ha tolto le parole di bocca. Vedo che, dopo qualche secondo di silenzio, ricomincia a rivolgermi la parola."

"Allora cara, avrai pronto l'abito tra qualche giorno, credo già dopodomani. Visto che verranno recapitati direttamente al vostro domicilio, che nome inserisco per la consegna?"

Una sola parola, panico. Che dovrei dire a questo punto? Non posso svelare il mio nome e non posso allo stesso tempo sembrare troppo sospetta. Devo inventarmi una scusa che abbia senso e che non sembri solamente una scusa. Cerco di trovare velocemente una soluzione.

"Oh, grazie mille ma non è necessario. Proprio dopodomani sarei dovuta venire giù in paese per un impegno preso in precedenza, quindi passerò personalmente a ritirare il mio vestito per il ballo."

"Come vuoi, per me va benissimo anche così."

"Bene, allora passerò nel pomeriggio di quel giorno, La ringrazio ancora per la disponibilità."

"Grazie a te per aver scelto la mia sartoria, Magdalene."

Spazio autrice:

Questo secondo capitolo è stato scritto riflettendoci molto sopra. Sono appena uscita da quello che si è soliti chiamare "blocco dello scrittore". Credo che, almeno per il momento, questa fase sia passata, proprio per questo sono pronta ad aggiornare più spesso. 

Cosa ne pensate di questo capitolo? Come vi è sembrato? Volete vedere come continua la storia? Fatemi sapere le vostre impressioni.

Oggi mi è capitato di leggere una frase che mi ha molto colpito (credo sia anche il titolo di un libro) e per questo ho deciso di condividerla con voi, per concludere questo spazio autrice:

"Quando siete felici, fateci caso."

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