Violenti gigli

"Ninna nanna, ninna nanna... Resta tranquilla nella tua stanza, dormi quieta, dormi ancora... Svegliati solo quando è l'ora..."

Impercettibile la voce di una bambina, costretta ad essere una piccola donna.
La stanza completamente buia, avvolta nel silenzio più tetro, quel silenzio che rimbomba nelle orecchie, che pare un fischio, spezzato solo dal vocio appena sussurrato.

Carezze susseguono altre carezze, poi la mano piccola e gelida si ferma. Un sospiro, i passi lenti e felpati verso la porta. Uno spiraglio che fionda sul pavimento un fascio di luce.

"Perché devo dormire?"

"Ma sei ancora sveglia?"

"Perché non posso alzarmi?" domanda ancora la piccola, mettendosi a sedere.

Sofia torna indietro verso la sorellina. Si siede sul letto, di fianco a lei e riprende ad accarezzarle i capelli dorati.

"Fallo per me, Martina. Dormi un altro po', solo un altro po'..."

"La mamma ha detto che posso alzarmi."

"Sì, lo so. Ma adesso la mamma non c'è, sono io la più grande e devi fidarti. Lo fai per me?"

"Cosa mi dai in cambio oggi?"

"Tutto quello che vuoi..."

"Io vorrei Crissy..."

"Va bene, ti darò la mia bambola."

"Dici sul serio? Mi dai Crissy? Perché?"

"Perché voglio più bene a te che a lei."

Le due sorelle si abbracciano sotto quel raggio bianco che appena le sfiora. Sofia porge la sua bambola a Martina e lei torna sotto alle coperte, stringendola a sé.

Pochi minuti e il respiro si fa pesante. Martina dorme beata, al sicuro, nella stanza che condivide con la sorella.
Lei invece ora dovrà uscire e già le trema il cuore.

Cammina verso la cucina, avanza spedita mentre va a ritroso coi pensieri. Quanti anni aveva? Nove? O forse dieci, come sua sorella.

Ripercorre le tappe, anche se fa male ma non può farne a meno. I ricordi passati e presenti sono troppo vividi, non può impedire che le si affaccino ogni volta. Una cosa però forse può evitarla: che Martina abbia la sua stessa sorte.

Martina no. Lei quel mostro non l'avrebbe mai avuta, a costo della sua stessa vita.

Lo scorrere del tempo, troppo veloce quel giorno, la desta dal suo lavoro in casa. Le lancette sfuggono non appena smette di fissarle. Torna con le mani nella bacinella. La madre le ha lasciato i panni da stendere. Lenzuola troppo grandi per le mani di una tredicenne.

Di nuovo lo sguardo è sull'orologio. Per quanto le faccia schifo, deve ammettere che quell'uomo è puntuale e in effetti il suono della porta si fa sentire alle dieci in punto.

Appena in tempo! Se non avesse terminato di stendere, la madre si sarebbe infuriata e avrebbe dovuto scontare pure la punizione.

Maurizio entra disinvolto come sempre. Un uomo tutto d'un pezzo. Una montagna con i muscoli di roccia ed il cuore di pietra.

Nasconde il suo falso sorriso dietro ad un mazzo di gigli. Gigli bianchi, freschi, profumati. Gigli che fanno venire in mente una sposa felice nel giorno delle sue nozze.

Li porge a Sofia senza dire una parola, quasi ad omaggiarla per la sua ospitalità. Lei ripete il solito rituale: svuota il vaso posato sul tavolo, dei fiori della domenica precedente. Lo riempie di acqua pulita e vi sistema i freschi.

Lui ammira la scena, compiaciuto e soddisfatto. La fissa aspettandosi un "grazie" che puntualmente Sofia sussurra, voltandosi a guardarlo con i suoi occhi verdi spenti.

"Ma... Tua sorella?" le chiede, e lo stomaco di Sofia è in tumulto.

"Dorme." la voce pacata, a nascondere i fremiti.

"Dorme sempre?" inizia a passeggiare intorno a lei, come un felino che bracca la preda.

Si stringe nel suo stesso corpo Sofia, cinta da brividi di adrenalina. Alza appena gli occhi.

"È piccola..." tenta di replicare in sua difesa. "...i bambini dormono più dei grandi, specie quando è domenica e non c'è scuola."

Non sa ancora per quanto riuscirà a reggere quell'attenuante, per quanto ancora lui lascerà Martina tranquilla a dormire, e a rimandare il desiderio di soddisfarsi anche di lei.

I passi che l'accerchiano, si fanno più calcati, più pesanti. Il cuore della ragazzina già esplode nel piccolo petto coperto dalle sue braccia sottili. Non si sposta di un centimetro, solo gli occhi inseguono il suo inseguitore.

Aspetta Sofia, aspetta. In silenzio, implodendo, ingoiando ancora una volta il terrore e l'orrore che le ha strappato via l'infanzia.

***

È successo di nuovo.

"Dio, Signore... Perché?... Se ho fatto la cattiva, perdonami, se non sono giusta ai tuoi occhi, allora castigami... Ma se non ho fatto nulla... Salvami! Ti prego!"

"Sofia..."

Martina è sveglia e chiama la sorella che subito si solleva dalla posizione assunta per pregare. Si massaggia le ginocchia, ai piedi del suo letto e sorride alla piccola, sperando che non abbia ascoltato le sue parole.

Si accorge di avere il viso bagnato e lo nasconde con le mani, quelle stesse che il mattino precedente aveva usato per spingere via Maurizio lontano da sé, quelle che non erano riuscite ad impedire all'uomo, "all'amico di famiglia", di fare di lei il suo oggetto.

Martina fissa sua sorella maggiore. Ha un'espressione insolita. Stringe tra le mani la bambola con cui Sofia ha giocato e dormito per anni.

Scende con i piedini nudi a terra e cammina verso di lei. Le fa cenno di sdraiarsi. Sofia obbedisce.

"Stanotte ne hai più bisogno tu..." solleva le coperte e vi infila sotto la bambola. Istintivamente Sofia l'abbraccia, le si affretta il respiro e ingoia un nodo che presto le si è ingroppato in gola.

"Perché dici così?" domanda, tentando di controllare la voce.

"Perché mi sono accorta che sei triste. Mamma e papà non se ne sono accorti, ma io sì."

"Non devi preoccuparti per me..." sorride commossa porgendole nuovamente la bambola. "So quanto tieni a Crissy e te l'ho regalata. Perché me la restituisci?"

"Perché anch'io voglio più bene a te che a lei." risponde la piccola tutto d'un fiato.

Un brivido percorre il corpo rannicchiato di Sofia. Si mette a sedere e tende le braccia verso Martina che spontaneamente, in un gesto istintivo, si attacca a lei in un abbraccio da spezzare il fiato.

"Gesù ti aiuterà..." continua Martina. "...e se non lo farà Lui, lo farò io."

Il sorriso sulla bocca di Sofia è il più bel regalo che potesse fare alla sorellina che resta vicino a lei fino a quando, qualche minuto dopo, si addormenta, ancora con le labbra inarcate e il viso finalmente sereno.

Una serenità temporanea, un sorriso che si cancella ogni domenica quando Giulia e Carlo, i genitori delle due fanciulle chiedono al loro amico Maurizio di far compagnia alle figlie.

E lui, premuroso lo fa. Generosamente, fa loro questo favore, senza chiedere nulla in cambio, anzi è contento di essere d'aiuto.

È così contento che anche questa domenica ha portato un bellissimo mazzo di gigli. Sfiora le mani di Sofia mentre glielo porge, sorridendo ancora una volta compiaciuto del dono appena fatto.

Quel profumo invade la casa, si infiltra nelle narici della ragazzina che ormai disdegna quei fiori, per quanto siano belli e delicati.

"Non voglio...!" ha il coraggio di replicare questa volta mentre viene schiacciata dal corpo dell'uomo.

Il timbro rauco nel suo orecchio, quel puzzo di tabacco che si porta addosso e che provoca nausea, e quelle minacce ripetute ad ogni accenno di resistenza...

"Lo sai cosa faccio a tua sorella se resisti, vero?" sussurra la sua voce libidinosa che si esalta ancor di più di fronte al rifiuto. "Peggio ancora, sai cosa succede se racconti a qualcuno questa cosa...!"

Sofia stringe gli occhi. Soffoca le urla dentro sé. Martina dorme, come le ha raccomandato di fare e non deve svegliarsi per nessun motivo al mondo.

È buio dietro quelle palpebre sigillate, è vuoto che inghiotte. Solo dolore, e colpi che la sbattono al pavimento freddo. Una lastra ghiacciata e dura che non attutisce le spinte assestate dell'orco.

"Presto finisce... Presto finisce...!"
Si ripete rinchiusa in quel mondo nero e intanto spera che non urli di piacere quel mostro, spera che non svegli con i suoi forti gemiti, la piccola Martina. Lei non deve sentire, non deve vedere, non deve provare quell'orrore e quel male.

L'uomo si contorce, in un crescendo di piacere, alza la voce ed urla vicino al culmine del suo abuso.

Sofia vorrebbe strapparsi le orecchie, vorrebbe non sentirlo mentre si diverte, vorrebbe che quella voce schifosa si spezzasse e fosse coperta dal silenzio...

... e in un attimo il suo desiderio si avvera.

Un rumore di cocci in frantumi, una doccia fredda che le bagna viso capelli e spalle, e poi tutto tace. Il peso del corpo di Maurizio si fa ancor più opprimente. Sofia apre gli occhi. Un viso a sovrastarla: quello di Martina.

Respirando a fatica, Sofia tenta di capire cosa sia successo. I capelli di Maurizio le solleticano la guancia, poi qualcosa di caldo gliela inumidisce: è sangue. Sulle spalle e sulla testa dell'uomo, i frammenti del vaso rotto e i suoi stessi fottutissimi gigli, quei gigli che hanno un profumo diverso in quel momento, un buon profumo.

Martina dischiude le labbra.

"Te l'avevo detto che se non ti aiutava Gesù, l'avrei fatto io."

Sofia perde battiti, cerca di scrollarsi di dosso quel peso che pare senza vita. Respira ancora, il bastardo. Con tutte le loro forze, le due piccole lo spostano, così che Sofia possa rialzarsi.

Guarda la sorella intimorita. Cosa succederà adesso? Se Maurizio dovesse risvegliarsi? Se facesse del male anche alla sua amata sorellina? La paura l'attanaglia.

Martina la fissa con i suoi occhioni trasparenti. Punta poi il suo sguardo verso il telefono e Sofia capisce che una, ed una sola è la cosa da fare: chiamare la polizia.

Prigioniera dei timori, minacciata dalla sua stessa mente, soggiogata da un animale armato di candidi fiori, la ragazzina capisce finalmente qual è la via d'uscita da quel vortice buio in cui è sprofondata per mesi.

La libertà è vicina, non ha più paura Sofia, non è più schiava. Quella stessa persona che ha protetto per tanto tempo, le ha dimostrato il coraggio di reagire restituendole l'amore e la sua vita.

Fin da piccoli c'insegnano a proteggerci dagli altri ma non da noi stessi. Le nostre paure, i nostri disagi, le nostre lacrime.
Ma sono anche queste situazioni a farci capire che la vita non è soltanto oscurità, ma anche luce. E quando usciamo dall'inferno, giungere in paradiso è come ritrovare un nuova possibilità, una nuova speranza.

Oggi Sofia ha ritrovato il sole.

Oggi Sofia è finalmente felice.

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