Passi leggeri
- Ecco guardate, l'ho trovata! -
La voce squillante di Federica, lasciò l'eco nel viale stretto e dalle alte pareti di cipresso. I tre ragazzi si avvicinarono a lei facendole cenno di zittire.
- Così sveglierai tutti! - Fece uno di loro.
Sbottarono tutti e quattro in una risata. Giulio sbarrò gli occhi che per un attimo, scintillarono.
- Wow! Di lusso! - Commentò mentre gli altri lo raggiungevano. - E perché dovrebbero fartela così? I tuoi futuri figli sarebbero disposti a spendere tanto? -
- E perché no?! -Ribatté lei in tono permaloso. - Mi vorranno bene, no? Perché non dovrebbero? -
- Io non amo lo sfarzo. - Intervenne Alessio con la sua voce pacata.
- Piuttosto, mi fanno schifo i vermi. Preferisco essere cremato. -
- No, aspetta. A me fa impressione immaginare di finire tra le fiamme... - Prese la parola Loris. - Ma poi, io mi chiedo, perché dobbiamo decidere ora in che modo vogliamo essere trattati da cadaveri? Abbiamo tutta la vita davanti! -
- Il fatto che non siamo ancora maggiorenni, non significa per forza che avremo una lunga esistenza. - Spiegò Federica.
I tre ragazzi si apprestarono a fare un gesto scaramantico. Lei rise per quanto fossero sincronizzati i loro movimenti.
- Ma piantatela! Credete a queste cose? La jella non esiste. Sono le nostre scelte che ci segnano o ci guidano verso un destino che siamo noi a farci. -
La ragazza sfiorò le ali dell'angelo, scolpite nel marmo.
- Ne voglio uno così! -
- Sembra che ti sia scegliendo un cucciolo da adottare! - La voce di Loris. E ancora tutti a ridere.
- Ma che? - Si aggiunse anche lei. - Il fatto è che non ho proprio un bel carattere e quindi spero che almeno quando sarò passata a miglior vita, potrò essere diversa, e soprattutto più saggia e buona. - Sospirò con rammarico.
- Puoi cercare di migliorarti fin da ora, no? Hai tempo per formare il tuo carattere. Guarda che non sei un caso perso. - L'incoraggiamento di Alessio.
- Ci provo. Però sono così testarda! La settimana scorsa mia madre mi ha proibito di andare ad una festa, purché diceva che quelli che ci andavano erano persone poco raccomandabili. Be', sai una cosa? Aveva ragione! Al ritorno stavamo per finire fuori strada perché erano tutti ubriachi. Ed anche io... mi hanno talmente coinvolta che... Ovviamente non ho detto niente a mia madre, ma... ammetto che aveva ragione. -
- Diglielo quando torni. Io credo che le farebbe piacere. - Continuò Alessio.
- E dille anche che vorresti una tomba come questa, non si sa mai! - Aggiunse Giulio ridendo.
- Che idiota! - Fece Federica, ma anche lei, come gli altri due, non poté fare a meno di unirsi a Giulio.
- Glielo dirò comunque. Deve sapere che apprezzo l'interesse che ha per il mio benessere. -
- Giusto! Intanto vediamo di abbassare le voci o il guardiano ci scopre! - Si guardò attorno Loris, il più serio tra i quattro.
- Ma se quello invece di fare il suo lavoro, dorme peggio di un ghiro! - Continuò Giulio, facendo cenno agli altri di continuare a camminare. Intanto Federica restò con gli occhi fissi su quella tomba. - Non credo di meritare tanto, avevi ragione Giulio. -
- Ma dai, smettila. - Le tirò un pugnetto Alessio. - Non morirai domani. Hai tutto il tempo per recuperare. -
- A proposito, - si intromise Loris. - di chi era tutto quello sfarzo di tomba? -
- Lo sai che non ho controllato? - Fece la ragazza grattandosi il mento. - Al ritorno, prima di uscire dal cimitero, vediamo. -
Intanto Giulio mostrò agli altri una specie di cappella.
- Ecco, questa sì che era una famiglia unita: tomba familiare. Non male, eh? Nemmeno da morti c'è la possibilità di rimanere soli! -
Le sue parole furono accolte dai sorrisi degli altri. Loris scosse la testa.
- Che c'è? Soffri di solitudine? -
- Be', un po' sì, se calcoli che vivo solo con mio nonno. Poi da quel che ricordo, l'ho visto sempre solo. Mia nonna è morta che aveva trentacinque anni e lui non si è mai risposato. Ogni volta che esco o che passo le giornate fuori casa o che comunque penso alla sua vita, mi ripeto che voglio avere una famiglia numerosa. Non voglio soffrire come lui. -
- Se pensiamo poi che ha solo un nipote e gli è andato a capitare proprio Giulio... - Scherzò Alessio.
Giulio sollevò gli angoli della bocca, in un amaro sorriso.
- Tu giochi, ma è così che stanno le cose... -
Tutti ammutolirono. Gli occhi profondi del ragazzo brillarono, trattenendo le lacrime. Alessio gli posò la mano sulla spalla e lui riprese fiato.
- Scusate. - Provò a stemperare la tristezza. - È che spesso faccio apposta ad andare via di casa, per non vedere quell'uomo dimenticato da tutti, ma così facendo, lo sto dimenticando anch'io... -
- Non devi sentirti in colpa. - Disse Federica. - Di certo non è facile per te... come non lo è per lui. -
- E anche nel tuo caso si può rimediare, no? - Aggiunse Loris. - Magari potresti dosare bene il tuo tempo, in modo da stare un po' di più con lui. Puoi dargli tanto, sai? E non sottovalutare quello che lui può dare a te. -
- È vero! - Si rianimò Giulio, poi furono distratti da Alessio.
- Ragazzi vedete questo loculo? È in un posto come questo che voglio siano deposte le mie ceneri! -
- Ed io che pensavo di spargerle sulla superficie del mare! - Esclamò Federica. - Saresti stato ottimo come mangime per i pesciolini! -
- Bella questa! - Urlò Giulio.
Alessio sbuffò fingendosi seccato.
- Comunque voglio che tutti, amici e familiari, vengano spesso a trovarmi, ma... -
- Ma...? - Dissero gli altri in coro.
- Ma forse anch'io avrei dei cambiamenti da fare... -
I ragazzi puntarono gli occhi su di lui e attesero che iniziasse a parlare.
- Per colpa del mio vizio, ho perduto la fiducia e l'affetto dei miei... Sono arrivato persino a rubare loro i soldi per farmi di erba... -
- Sai, io sono certo di una cosa. - Disse Loris. - I genitori, non potranno mai abbandonare i propri figli. Per quante ne facciano, se li amano per davvero, gli staranno sempre e comunque vicino. Magari ci vorrà un po' di tempo, bisognerà riguadagnarsi la loro fiducia, ma ricorda: se sei disposto a fare un piccolo sforzo per dimostrare che vuoi farti aiutare, per te ci saranno. -
- Loris ha ragione... - Si avvicinò Federica abbracciandolo, si rivolse poi a tutti. - Sapete per quanto stupida potesse sembrare questa passeggiata nel cimitero, si è rivelata gratificante. Io credo che tutti noi abbiamo compreso qualcosa e soprattutto quali cambiamenti apportare alla nostra vita perché divenga più soddisfacente e vissuta al meglio. -
- Già, non ci siamo nemmeno resi conto che s'è fatto giorno! - Disse Loris.
- Ehy! Oh mio Dio! Guardate là! - Giulio urlò quella frase, terrorizzato. Gli altri avvertirono immediatamente che nelle sue parole c'era un insolito, morboso, timore. Si voltarono, anche se sentivano i loro corpi pietrificati ed assisterono alla scena più assurda che mai potessero immaginare di vedere.
A primo impatto pareva una normalissima donna dal vestito lungo e bianco, ma mentre indietreggiavano impauriti, si rendevano sempre più conto che quella persona non era come loro, anzi, non era affatto una persona!
Si rifugiarono tra le tombe, tentando di non farsi vedere da lei e seguirono con gli occhi fuori dalle orbite, quello che sembrava un rito.
La donna con i capelli lunghi e biondi portò dei fiori e li sistemò su di una tomba. Versò alcune lacrime e proprio com'era apparsa, così sparì, disperdendosi tra gli alberi di cipresso. - Inutile dire che me la sono fatta sotto! - Esclamò Giulio bianco come un cadavere.
- Ma era...? - Balbettò Federica tremante.
- Sì, era uno spirito... un fantasma... chiamatelo come volete... ma non era come noi! - La voce scioccata di Alessio.
- Io direi di tornarcene a casa. - Suggerì Giulio respirando a fatica.
- Ehy ragazzi, un attimo! - Federica apparve ancor più spaventata. - Dov'è Loris?! -
I visi intimoriti dei tre, si voltarono uno verso l'altro e poi ancora a guardarsi attorno.
- Eccolo! - Fece Alessio. Accorsero poi da lui, nei pressi dov'era stata la donna di poc'anzi. - Ci hai fatto prendere un colpo! Già eravamo mezzi morti per aver visto quell'apparizione...! Vuoi che crepiamo del tutto? -
Loris fissava la tomba, dove giacevano fresche gerbere rosse, casualmente, i suoi fiori preferiti.
- Siamo già crepati. - Disse solamente, senza distogliere lo sguardo.
- Ma che dici? - Federica si attaccò al braccio di Alessio. - Che sta dicendo? -
Gli occhi dei tre erano ormai incollati a quella tomba, perciò si decise anche lei a guardare in quella direzione.
La foto incorniciata su quella lapide era proprio quella di Loris, non vi era alcun dubbio.
- Quella donna è mia madre... - Sibilò in bilico tra realtà e sogno. - Non ci posso credere... -
- Aspetta. Quello che dici non è possibile! - Provò a prendere in mano la situazione Alessio. - Se fossi morto, lo sapremmo, no? -
- Guarda, c'è anche il mio nome! - Indicò Loris. - E la data. Risale ad una settimana fa.
- Una settimana fa? Quando io sono scampata all'incidente...? - Vibrò la voce alla ragazza.
- Come può essere successo? - Domandò Giulio.
- Forse lo so. - Loris si sfregò il viso, tentando di restare lucido. - Ero a quella festa con te. - Disse rivolgendosi a Federica. - Ed ero nella tua stessa macchina, mentre tornavamo a casa... Ci siamo schiantati frontalmente con un'altra auto che arrivava dal senso opposto. -
- È vero! - Si portò lei le mani alla bocca. - Ma allora sono morta anch'io! -
Le loro espressioni di leggevano chiaramente. Lo shock, impossibile da quantificare.
- Quella sera, i miei genitori, mi avevano supplicato di non andare... Se solo li avessi ascoltati... - Loris era distrutto. Federica gli si avvicinò.
- Capisco come ti senti. Per me è lo stesso. Oh, mio Dio... è impensabile una cosa del genere... -
- Eppure a quanto pare è così. -Disse Giulio con voce rassegnata.
Federica diede sfogo alle lacrime, mentre gli altri ancora increduli, si avvicinarono a lei e provarono a darle conforto. -
E pensare che questa notte avevo persino deciso di cambiare. Troppo tardi... - Continuò lei ancora singhiozzante.
- Dai tranquilla. - L'accarezzò Alessio. - Capisco perfettamente come ti senti. È frustrante quanto macabra questa cosa. Vero? - Tentò di mostrare un sorriso.
- Sì, lo è... - Rispose Loris. -Ho appena visto mia madre piangere per me... Mi sento un verme per quello che le ho fatto. -
- Ok, sì, è vero che adesso questa cosa ci è strana ma... non so, cerchiamo di capirne qualcosa. -
- Tipo? - Domandò curioso Loris.
- Ad esempio io a questo punto vorrei sapere dove hanno messo me. - Fece Alessio, iniziando a scrutare i nomi dei vari loculi. Gli altri lo fissarono con disappunto. - Che c'è? Ormai siamo morti, no? Ho ricordato persino come ho perso la vita. - Così dicendo, prese a camminare e gli altri lo seguirono.
- È stato una settimana fa anche a me. Degli stupidi volevano farmi provare una pasticca. Dicevano che era uno sballo e che sarebbe stato divertente ed io, ancor più stupido di loro l'ho provata. Ricordo solo che mi sono sentito subito male e... e poi mi hanno messo in macchina, ma anche loro erano fatti e... l'ultimo ricordo che ho, è una macchina nera che ci veniva contro. -
- La nostra. - Puntualizzò Loris, prendendo la mano di Federica.
- Oddio! È con te che è successo allora! - Continuò lei in lacrime.
Alessio intanto si fermò, e dal suo viso contratto, si poté vedere una smorfia di commozione.
- Guardate... - Indicò quella tomba Dove poco prima aveva espresso il desiderio che fossero riposte lì le sue ceneri. La foto era quasi interamente coperta dai tantissimi fiori depositati, ma bastò spostarli di poco, per ritrovare in quell'ovale, la sua faccia.
- Sapevano qual era la mia volontà ed hanno fatto proprio così... Secondo il mio desiderio! Mi amavano, nonostante tutto. -
I tre ragazzi annuirono, poi Giulio si staccò da loro, quasi fosse già convinto di dove si trovasse riposta la sua salma.
Si fermò di fronte a quella grande cappella familiare che aveva visto prima.
- Ditemi che sono lì. - Restò a distanza lui. Federica si avvicinò.
- Sì, Giulio, sei qui! - Confermò.
Alessio gli diede due pacche sulle spalle e lui sorrise soddisfatto e compiaciuto.
- Come sei morto? - Gli domandarono.
- Io ero quello che guidava l'auto nera, si ci siete saliti voi... - Spiegò, e Federica e Loris, ricordarono.
- Sì, ci siamo conosciuti alla festa! - Esclamò Loris. Il tuo amico patentato, era troppo ubriaco e l'hai lasciato nel giardino della villa dove siamo stati e noi ti abbiamo spinto a guidare perché nessuno di aveva la patente.
- Già. - Siamo stati tutti degli incoscienti... - Sospirò Federica, fece un profondo sospiro e raddrizzò le spalle.- Voglio vedere la mia tomba...-
- Qualcosa mi dice che è quella che tanto ti piaceva... - Azzardò Giulio.
Giunsero lì e quando videro Federica che piangeva commossa, capirono che Giulio aveva ragione.
- Presumo che di quelli presenti nelle due auto che si sono scontrate, siamo morti solo noi quattro. - Disse Alessio.
- Ed è inutile dire che la nostra è stata una morte davvero stupida, che ha recato soprattutto tanto dolore alle nostre famiglie. - Tutti annuirono alle parole di Federica.
- Perché adesso siamo qui? - Domandò Loris. - Ci sarà un motivo valido per cui siamo insieme e abbiamo avuto modo di parlarci e confrontarci. -
- Sì, lo credo anch'io. - Disse Alessio. - Guardate quanti bambini e ragazzi morti prematuramente... e poi ci sono i peggiori assassini che campano fino a cent'anni! Forse possiamo fare qualcosa... -
- Magari un giorno saremo in grado di salvare delle vite. - Spiegò Giulio. - Forse siamo angeli, e saremo utili per aiutare altri ragazzi a non ripetere i nostri stessi sbagli... Chissà. -
- Tu un angelo? - Chiese Federica. - Dio ci salvi! -
Tornarono a ridere in quel mattino sbiadito di foschia e continuarono a camminare su quel lungo viale, che viene attraversato ogni giorno da tante altre persone, giovani e meno giovani. Alcuni perché hanno finito il loro tempo, altri perché l'hanno anticipato per futili motivi.
"La maggior parte delle volte sono le nostre scelte che ci segnano o ci guidano verso un destino che ci costruiamo noi."
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