Figlio della Luna

Più cancelli e più ti resta il segno... E quando sei colmo di cicatrici, queste ti daranno la forza di volare.

***

Bernie scavalcò la cassapanca e come ogni sera accostò i suoi occhi sognanti al vetro della finestra che si appannò del suo respiro.

Nel silenzio di quell'attimo, la sua mente fantasticò nel guardare quell'immensa sfera gialla che brilla, la sua unica compagnia.

Quella sera era più grande del solito, pareva quasi che sporgendo una mano, potesse toccarla. Il suo sogno, almeno nei suoi pensieri, per un attimo trovò riscontro nella realtà. Per un solo secondo, si avverò.

I suoi grandi occhioni sognanti non si staccavano da lei. E con essi lucidi come soltanto gli occhi di un bambino sanno essere, emetté un lungo sospiro prima di gettare sconsolato lo sguardo a terra.

Scese dalla cassapanca accarezzando quell'immensa bellezza che splendeva di luce riflessa, e che sembrava posata al vetro. Si infilò nel caldo delle sue coperte e ancora con il satellite riflesso nei suoi occhi, permise alle palpebre di chiudersi e suggellare lì quel sogno.

Bernie viveva in una famiglia di modeste condizioni, famiglia che in realtà non era nemmeno la sua. Venne adottato quando era ancora piccolo... ma quei problemi economici finirono per allontanare le attenzioni verso di lui e aumentare le preoccupazioni di una situazione traballante. Nel giro di poco tempo Bernie fu lasciato a se stesso... Solo insieme ai suoi desideri da piccolo grande uomo.

E cosa può desiderare un bambino, se non di essere amato? Quante volte avrebbe voluto essere preso sulle gambe della mamma ed essere coccolato. Altrettante di essere pizzicato dolcemente le guanciotte ed abbracciato, quando veniva lasciato all'asilo dal padre, proprio come vedeva fare agli altri bambini.

Il suo corpo minuto lo faceva sembrare ancor più piccolo della sua età. Con le sue manine sempre in tasca e quella testa bassa. A scuola non aveva molti amici, lo chiamavano povero.

I bambini a volte sanno essere ancora più crudeli dei grandi e lui che aveva avuto una vita difficile fin dai primi passi, non ebbe mai la forza di reagire. Lui voleva soltanto andar via da tutto e tutti, raggiungere e consacrare il suo sogno... quello di volare verso l'unica sua fonte di serenità, la luna.

La sua unica amica e confidente, colei che mai lo avrebbe giudicato e deriso. Tanto lontana da sembrare irraggiungibile eppure così tangibile che sentiva quasi parte di sé, del suo essere. Solo lì, pensava, avrebbe potuto trovare la pace e la tranquillità che bramava, quelle attenzioni che avrebbe pagato a caro prezzo pur di ricevere. Quello era suo rifugio sicuro dalla malinconia che si portava dentro.

E fu proprio questo pensiero, a spronarlo a fare qualcosa di grande, forse anche troppo per la sua giovane età. Tornato dalle lezioni e con il solito broncio dettato dall'ennesimo sfottò, decide di costruire qualcosa di rudimentale che lo conducesse verso la sua unica ragione di vita. Nel suo sogno di bambino, lui credeva veramente di poterla raggiungere. Lo desiderava più di ogni altra cosa al mondo.

Aveva solo cinque anni, eppure l'aveva visto fare in tv. Si ritrovò tra le mani un grande foglio plastificato e delle stecche che avrebbe incrociato e legato tra loro. Non fu nemmeno troppo difficile per lui che evidentemente era un bimbo con un'intelligenza al di sopra della media, ricalcare i gesti e attuare le spiegazioni che aveva attentamente seguito in quel programma visto qualche giorno prima.

Stese il grande telo in giardino e diede vita abilmente al mezzo con cui avrebbe raggiunto la luna: un aquilone.

Una volta costruito, lo nascose sotto al letto aspettando la notte. Passò l'intero pomeriggio a guardare l'orologio e sognare. Le manine gli sudavano e le gambe tremavano. Emozionato come non mai, attese il giusto momento. La notte scese e lui sgattaiolò dalla finestra della sua stanza per non far rumore.

Si recò su una collina non troppo distante da casa sua e ancora una volta rivolse il suo sguardo alla luce argentea che avvolgeva la luna. La sentì ancor più vicina, mentre stringeva tra le mani il grande aquilone che presto, sperava, lo avrebbe portato lassù.

Emozionato iniziò a correre con il suo modesto tesoro, ma questo si andò da subito a scontrare contro un cespuglio d'erba spinoso poco distante. Bernie rimase immobile a fissare il suo piccolo progetto che non fece nemmeno dieci metri. Una lacrima scese sul suo viso innocente ed il suo ultimo sguardo fu rivolto alla sua meta, la luna.

"Aiutami a raggiungerti, ti prego".

Nei giorni che vennero, restò ancor più chiuso in sé e amareggiato come non mai. Accantonò il suo progetto per molti mesi ma non il suo sguardo che ogni sera era fisso al cielo. Si rendeva conto del suo fallimento e ne era destabilizzato ma le circostanze non cambiavano intorno a lui, e il pensiero tornava alla sua compagna, che governava lì in alto come una Dea. Continuava a ripetersi dentro sé che quella di trasferirsi lassù, tra tante splendide stelle, era l'unica soluzione che aveva.

Non si diede per vinto e decise che per raggiungere il suo obiettivo, doveva sforzarsi di fare meglio. La sua cameretta era un caos di fogli, con vari disegni di progetti, calcoli, appunti, che aumentavano sempre più mentre passavano mesi e mesi.

Raggiunti i nove anni, riuscì dopo altri innumerevoli fallimenti, a costruire qualcosa che somigliasse molto ad un pallone aerostatico, ad una mongolfiera. Lui voleva volare, doveva farlo, così tutti i giorni, tornando da scuola, perdeva tutte le ore del pomeriggio nel costruire il suo progetto.

I suoi genitori non notarono nemmeno che sempre alla stessa ora usciva di casa per recarsi in un fienile abbandonato. Mangiava in tutta fretta e poi correva a perdifiato per la discesa che portava lì, in quel luogo fatiscente ma utile allo scopo. Il grosso telo da lui stesso cucito unendo vari lembi, la fantasia multicolore che gli dava la parvenza di un immenso puzzle, i suoi appunti sempre con sé per esser certo di non lasciare nulla al caso.

La cosa che gli faceva battere il cuore però, era il sentir avvicinarsi sempre più il giorno della sua partenza, per incontrare finalmente la libertà del suo sogno.

Quel giorno difatti, avvenne la notte dell'undici agosto, esatto, proprio la notte di San Lorenzo, dove il cielo esplode di stelle. Bernie corse nel fienile e trascinò fuori la sua creazione. Tutto era pronto, mancava soltanto il coraggio di salire su quel marchingegno e liberarsi nell'aria. Il vento era alto e gli accarezzava le guance spettinandogli i capelli. Il silenzio in quell'ora era da sempre uno spettatore attento e la luna era lì, ad aspettare lui.

Bernie sorrise, era pronto.

Il grande telo iniziò a gonfiarsi e a riempirsi, prendendo sempre più la forma di un palloncino gigante. Bernie indietreggiò fissando la figura tondeggiante e colorata che lo sovrastava.

Entrò ben presto nel cesto poi prese un coltello sottratto dal cassettino dove li riponeva la sua madre adottiva e tagliò le corde a cui aveva attaccato dei sacchetti pieni di terra, appesi lì come zavorra.

Con disappunto restò immobile, sbarrando gli occhi e tentando di capire perché non prendesse il volo. Affranto chiuse le palpebre, abbassò il capo e si coprì la testa con le mani. Appoggiato al bordo del grosso cesto, sentì una lacrima sgorgargli dalle ciglia. Socchiuse gli occhi e vide che come una brillante perla, si era staccata dal suo mento ed ora precipitava quasi a rallentatore giù nel vuoto...

Il vuoto... Sotto di sé c'era il vuoto! Era sospeso in aria e saliva, sempre di più.

Il sogno del fanciullo si stava realizzando, i suoi capelli spettinati dal vento si misero a danzare sul suo capo. Bernie rise di gusto, era finalmente felice. Da quell'altezza la luna gli sembrava ancora più bella, più vicina. Il vento sembrava inoltre fare il tifo per lui e lo spingeva sempre più in quella direzione.

Bernie chiuse gli occhi ed allargò le braccia.

Fu così che quella piccola mongolfiera sparì nel cielo stellato della notte.

Luna adesso sei madre.

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