Cuori di pane (Parte 2)

~Roma, anni '60 

Adrien si guardò attorno notando che le strade di Roma che aveva percorso tante volte correndo o saltellando come un grillo felice, erano pressoché uguali, anche se qualcosa era cambiato.

Aveva i crampi ai polpacci. Difatti, senza rendersene conto, andava a passo svelto, in quella via che mai gli era sembrata così lunga, come quel giorno. 

Aveva un pesante borsone sulla spalla, che lo affaticava nei movimenti e tentava di rallentarlo, ma non sentiva dolore, e né stanchezza, anche se aveva affrontato un viaggio lunghissimo. 

Non era nemmeno passato a trovare i suoi, preso dall'eccitazione di poter rincontrare il suo vecchio amico Gustavo che non vedeva, né sentiva, da quel giorno in cui era partito per andare in America. 

Ormai era nei pressi del forno, doveva solo svoltare alla traversa successiva e lo avrebbe avuto di fronte ai suoi occhi. 

Girò l'angolo e il negozio di Gustavo non c'era... 

Adrien restò quasi pietrificato dalla sorpresa. Si lasciò scivolare il borsone giù per il braccio che impattò pesantemente sul marciapiede. 

Incredulo, tentò di capire se quella fosse la strada giusta; forse si era sbagliato, forse era così tanto che mancava da Roma, da aver avuto una svista ed aver imboccato la via precedente oppure quella successiva. Forse. 

No. Si trovava al posto giusto. Solo che quella pizzeria nuova di zecca pareva proprio non appartenere al suo vecchio amico. 

Sospirò, pensando che probabilmente aveva venduto il forno e che vista l'età, ormai non lavorava più. Riafferrò il borsone e si apprestò ad entrare nella pizzeria per vederci chiaro. 

I proprietari gli spiegarono che purtroppo l'anziano fornaio era morto tre anni prima e che la moglie, impossibilitata nel mandare avanti quell'attività perché invalida da anni, aveva venduto l'esercizio. Adrien li ringraziò e si fece spiegare dove abitasse l'anziana donna. 

Uscito fuori, cedette alle lacrime. Il suo amico non c'era più e non aveva potuto nemmeno salutarlo. 

Si ricompose ben presto, pensando ad Ilde, la moglie di Gustavo. Doveva andare assolutamente a trovarla. 

Non fu difficile, ma fu penoso vedere come la donna, che camminava a fatica appoggiata ad un bastone, vivesse di stenti. Fu gentilissima con lui, lo fece accomodare non appena ebbe riconosciuto chi fosse. Adrien capì subito che come Gustavo, anche la vedova moglie era dolce e tenera di cuore, proprio come il pane che lui stesso sfornava. 

- Gustavo parlava sempre di te. Ti ha amato tanto, non c'è stato giorno che non abbia pensato a te... - 

- Ed io a lui, signora Petruzzi. - Prese le mani della donna, nelle sue. Lei sorrise. 

- Sei un caro ragazzo... Sai quali sono state le sue ultime parole? - 

Adrien ebbe un sussulto dentro sé. Ingoiò il groppo e sorrise commosso. 

- Quali? - Si sforzò di dire, tenendo a bada le emozioni. 

- "Quando Adrien torna, digli che ho mantenuto la mia promessa, e non ho più detto una sola parolaccia." - Disse Ilda imitando il vocione del marito. - E ti assicuro che è la verità. - Aggiunse.

Il ragazzo trattenne le lacrime, affrettando il respiro che ormai non riusciva più a contenere. 

- Piangi pure ragazzo. Non c'è niente di male a farlo. - Disse dolcemente Ilde abbracciandolo. Quelle parole ed il contatto fisico, diedero inizio ad uno straziante ed ininterrotto pianto che gli scosse tutto il corpo, ma che si rivelò liberatorio. Quando si asciugò il viso e guardò negli occhi la donna, gli fece un ampio sorriso. 

- Anch'io ho mantenuto la mia promessa. Non sono cambiato. Sono solo cresciuto e sono tornato da lui perché ho apprezzato tanto tutto quello che ha fatto per me e la mia famiglia. Non ho scordato le persone che amo, prima di tutte, lui. - 

Ilde annuì con il capo e l'espressione soddisfatta. Adrien prese il borsone, dalla cui cerniera aperta, spuntava un cartoccio ancora fumante. 

- Questo è per lei. -

La donna corrugò la fronte perplessa. Prese il cartoccio e l'aprì, poi si portò di corsa la mano sulla bocca e i suoi occhi si colmarono di lacrime. 

Era un filone di pane. Lo stesso che Adrien riceveva ogni giorno da Gustavo. 

- Da oggi non dovrete più preoccuparvi di nulla, signora Petruzzi. - 

- Io... Sono senza parole... Grazie...! - 

- Non dovete ringraziarmi. - Si alzò lui in piedi, poi le fece un inchino. La donna piangendo, ma di gioia e commozione, lo fece a sua volta abbassando in capo. 

- Sei un ragazzo straordinario... Ma non voglio essere un peso per nessuno... - Disse lei singhiozzando.

- Allora ascolti almeno ciò un giorno mi disse suo marito quando ho rischiato di morire per rincorrere una moneta : "La vita è più preziosa di qualunque altra cosa, anche dei soldi." E sa una cosa? Ero piccolo per capire a pieno queste parole... poi ne ho compreso il senso e ne ho fatto il fulcro della mia stessa esistenza. Gustavo mi ha dato tanto e mi ha insegnato con i suoi gesti ad essere una persona migliore e soprattutto ad amare. Ciò che Gustavo ha seminato nel corso degli anni, ha dato il suo prodotto. E nessuno lo scorderà mai... - 

Ilde sorrise ancora, scuotendo la testa. - No. Nessuno lo scorderà. - Affermò accostando il filone al naso. - Sembra il pane di Gustavo... - Sussurrò chiudendo gli occhi. Adrien lo prese, ne staccò un pezzo e glielo porse. Lei lo addentò e fu pervasa da un senso di pace. 

Una nuova amicizia era nata quel giorno. 

L'uomo gentile e premuroso che tanto aveva dato con il suo gran cuore, non c'era più, ma la sua presenza era ancora forte e tangibile. 

La felicità che ne derivava, immensa.  

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