2. Quarrel

Venti Settembre. Venerdì. Caldo, ma non troppo. Bar con poca gente. Non potrebbe essere migliore la giornata.

"Buongiorno. Cosa posso portarle?" Chiedo al ragazzo mulatto che si é appena seduto al tavolo tre. Dev'essere anche un pò orientale, non sono razzista, é solo constatazione. Probabilmente avrà la mia età.

"Buongiorno, vorrei un cappuccino, dell'acqua frizzante e se ce l'ha una brioche alla nutella, grazie." Annuisco stupendomi per l'atteggiamento cordinale che hanno i ragazzi che entrano in questo bar, ieri il biondo e oggi lui. Pochi clienti ma buoni.

"Certamente, arrivano subito." Sorrido e vado spedita verso il bancone iniziando a preparare la schiuma e il caffè per poi aggiungerci il latte. Procedimento un pò lungo ma con risultati ottimi.

Non riesco a fare a meno di pensare che il biondino di ieri probabilmente oggi non verrà e nemmeno domani, il giorno dopo e quello ancora successivo. L'ha detto lui stesso che viaggia spesso per lavoro, per quel che mi riguarda é stato uno dei clienti che passa una sola volta anche se devo dire che un pò mi dispiace.

Dopo quasi cinque minuti preparo il vassoio: bicchiere di acqua frizzante? Messa. Cappuccino? Messo. Brioche alla nutella? C'é.

"Ecco a lei l'ordinazione, scusi l'attesa" sorrido posandogli le bevande e il cibo alla sua destra, come é giusto che sia.

"Non si preoccupi, può farmi compagnia?" Mi guardo attorno e vedo che ci sono solo i soliti due clienti al tavolo sette e al tavolo nove. Annuisco.

"Calum Hood e dammi del tu, non soppprto troppo il 'lei'." Sussurra allungandomi la mano che afferro per poi stringerla dolcemente.

"Cassandra Wilson, ma chiamami Cass." Sussurro a mia volta scoppiando a ridere subito dopo e facendo ridere anche il cliente.

"Ci viene molta gente eh?" Non posso fare a meno di ridere, forse sono troppo immersa nello studio e nel lavoro per accorgermi che ci sono persone, anche della mia età, col senso dell'umorismo.

"Non so come non sia ancora finito in banca rotta." Sussurro, ridendo poi insieme.

"Beh non diciamolo allora. Non vorrei mai che perdessi il lavoro a causa di poca clientela." Mi sorride gentilmente e spero che non ci stia provando.

"Vai a scuola?" Gli chiedo cercando di cambiare argomento, prima ancora che possa rispondere il capo mi grida contro che la mia pausa non dura tutta la giornata lavorativa indicandomi il suo ufficio.

"Vai." Mi sorride incitandomi ad alzarmi, gli sorrido e vado nella 'tana del lupo'.

Dopo essere entrata chiudo la porta alle mie spalle, l'unica volta che ci sono venuta è stato per firmare il contratto a tempo determinato. Non é cambiata poi molto la sistemazione, la scrivania é rimasta al centro della stanza e oltre a quella non c'è molto.

"Wilson siamo a lavoro, perciò non si parla più del dovuto con i clienti, si lavora. La-vo-ra. Sono stato chiaro?" Faccio per annuire, ma mi blocco.

"Mi scusi ma.. sono un essere umano e volevo chiacchierare con il cliente, sono una cameriera non una serva, perciò fa parte del mio lavoro parlare con i clienti. E il sabato sera quando ci sono dei cinquantenni ubriachi che parlano di quanto é insoddisfacente la loro vita sessuale con la moglie, dovrebbe intervenire. Come ha fatto adesso. Perché in quel contesto io non chiacchero ma ascolto, purtroppo, in quanto cameriera." Annuisce lentamente. Ora si che sono licenziata. Dovevo starmene in silenzio.

"Sono contento Wilson che si fa rispettare, volevo vedere questo. Domani ci sarà una serata un pò più movimentata del solito, in quanto verranno degli ospiti importanti e volevo vedere se aveva carattere per fare il turno e sopportare i cinquantenni." Annuisco mentre il capo ridacchia, ho l'impressione che questa cosa dei cinquantenni mi perseguiterà per un pò di tempo.

"Bene Wilson, ora vada, può conversare se tiene comunque d'occhio il bar, ma ricordi solo se ci sono pochi clienti." Annuisco uscendo dall'ufficio. Perché la gente è così strana?

Significa che non sono licenziata e che posso chiacchierare con Calum basta che sto dietro ai clienti, giusto? Onestamente ha ragione, avrebbe potuto riprendermi ieri per il comportamento mentre parlavo con il biondino, ma non l'ha fatto. Per una volta sono felice di non avere tenuto la bocca chiusa.

"Scusami- dico, sedendomi, al ragazzo di fronte- vuoi ancora parlare?" Chiedo insicura dondolando la testa.

Stranamente i clienti al tavolo sette e nove ci sono ancora e nel bar non sono arrivati nuovi clienti.

"Certo sempre che tu non sia stata licenziata... e non per poca clientela." Ci mettiamo a ridere e devo dire che è di ottima compagnia.

"Al momento sono ancora una cameriera." Gli sorrido sentendo poi il mio telefono al bancone squillare. Mi giro con gli occhi spalancati verso il luogo dell'oggetto e prego che il capo non se ne accorga. Oggi è la giornata dove rischio il licenziamento.

"Vai pure a rispondere- mi giro per vedere Calum sorridente che mi indica il bancone- evidentemente siamo destinati a non parlare." Ridiamo e mi sbrigo ad alzarmi ed andare a rispondere.

"Ashton che c'é?" Chiedo sottovoce al telefono. Se ce lo avessi davanti giuro che lo strozzerei.

"Non posso venirti a prendere per andare da Cate." É triste ma io sono arrabbiata, come vado a scuola?

"Ti é successo qualcosa?" Guardo l'orologio preoccupata- sia per Ashton e sia per il tragitto- sopra al casinò del bar e noto che sono solo le nove e un quarto.

"Diciamo di si, ho dei debiti in alcune materie. E devo studiare, così almeno cerco di recuperarle oggi pomeriggio. Cass.. domani hanno gli scrutini. Non ce la faccio davvero. L'autobus che passa da lì é alle undici e quarantacinque però per andare a scuola non devi passare da Cate." Sbuffa.

"Tranquillo so che non che non è colpa tua.. me la faccio a piedi e salto scuola. Chiedo un permesso per uscire prima." Sospiro nella confusione totale.

"Cassie non andarci, non sei obbligata. Mi dispiace non avertelo detto prima, ma l'ho saputo poco fa." Mi giro a guardare i clienti e mi chiedo fra quanto se ne andranno.

"L'ho promesso Ash. Devo andare adesso, grazie mille, davvero." Dico prima di spegnere la chiamata e tornare al tavolo di Calum sospirando.

"É una congiura eh?" Ride prima di alzarsi e prendere i piattini di ceramica.

"Direi.. anche perché devo chiedere al capo se posso uscire prima perciò temo che non parleremo molto. Aspetta.. é il mio lavoro, lascia che lo faccia io." Gli dico prendendogli la roba dalle mani e avviandomi al bancone mentre mi ringrazia.

"Come mai, se posso sapere?" Chiede inseguendomi.

"Devo prendere l'autobus per tornare in città e nella corsa mattutina l'ultimo mezzo é alle undici e quarantacinque. Scusa il monologo." Vado dietro al bancone per risciacquare ciò che ha usato il ragazzo mentre lui mi fissa.

"Tranquilla, ho un amico che parla ininterrottamente per venti minuti quindi ci sono abituato, poi non hai parlato molto- mi sorride calorosamente- a che ora finisci?" Chiede tirando fuori il telefono ed osservandolo.

"Mezzogiorno, come mai?" Lo guardo parecchio confusa.

"Pensavo.. dato che devi andare giù in città, potevo darti un passaggio. Probabilmente dici di no perché-" lo stoppo alzando una mano e ridacchiando. So già che pensa che lo possa interpretare male, ma non sembra cattivo.

"Grazie davvero! Mi faresti un piacere enorme. Comunque dici del tuo amico logorroico ma anche tu non scherzi.- ridacchiamo- Sicuro che ti vada bene? Non mi conosci e mi devi passare a prendere. Poi cosa fai queste due ore? Non voglio impicciarmi.. dico solo che se vai in città e poi torni qua per tornare in città non farlo." Mi rendo conto di gesticolare ma é davvero imbarazzante.

"Pure tu sei logorroica!- mi punta il dito ridacchiando- Eccetto gli scherzi sarò qui per mezzogiorno nel caso ti chiamo per avvertirti di un ritardo. Puoi fidarti." Mi dice mentre prende un 'fazzoletto di carta' dal bancone e tirando fuori una penna dai suoi pantaloni neri e scarabocchiandoci sopra numeri per poi passarmelo.

"Mi fido. Ti scrivo anche io il mio numero- dico prima di prendere quel pezzo di carta, a mio parere, inutile e scriverci sopra con la penna di Calum- ecco fatto." Glielo passo gentilmente.

"Grazie. Quanto ti devo per la colazione?" Chiede tirando fuori dalla tasca posteriore dei jeans il portafogli, anch'esso nero.

"Offre la casa- sta per ribattere ma lo blocco- aiutandomi con il trasporto stai facendo tanto. É il minimo che posso fare Calum." Gli sorrido e alza una mano in segno di saluto.

"Okay.. beh grazie allora. É il minimo pure il mio, mi hai fatto compagnia per la colazione, anche con le interruzioni. Ci vediamo tra un paio d'ore." Sorride per poi andarsene.

Chissà cosa mi é saltato in testa, devo andare per forza da Catherine altrimenti penserà che se non c'é Ashton io non ci vado. Spero solo che oggi sia allegra come ieri.

Dopo meno di mezz'ora Anche i clienti al tavolo sette e nove se ne sono andati ed il bar é vuoto. Come sempre del resto.

Finito di lavare e sterilizzare tutte le tazzine e piattini vari, preparo il sapone per lavare i vetri e il moccio per lavare per terra, un modo come un altro per passarsi il tempo, cercherò di metterci più tempo possibile. Tanto i clienti qui non se ne vedono.

Verso le undici arriva il capo con una pila di volantini da distribuire per la serata di domani al karaoke. Non posso ribattere di non sapere a chi darli come ogni fine settimana che esce dal bar per tornare a casa.

Ne approfitto per andarmi a cambiare con calma, non ho mai visto un cliente entrare qui dalle undici a mezzogiorno perciò anche oggi non cambierà niente, non che di norma ne vedo tanti.

Appena finito mi siedo ad un tavolino prendendo dalla borsa la bozza della mia tesina. Le emozioni.

Dopo poco sento una macchina parcheggiare e sistemo tutti i fogli nella borsa.

"Eccomi." Entra Calum dalla porta a vetro sorridendomi.

"Ehi! Sono pronta, mi puoi aiutare a chiudere la saracinesca per favore?" annuisce uscendo dalla porta prendo la borsa sul tavolino ed esco anch'io.

Tira giù la saracinesca, senza la minima fatica, e ci avviamo in macchina. Non so dire che marca sia perché non me ne intendo, ma, a meno che non sia daltonica, la macchina é grigia. Mi apre la portiera e fa il giro per entrare dalla parte del guidatore.

"Dove ti porto?" Chiede accendendo il motore.

"Miles Street, se puoi.- sembra pensarci su e mi chiedo se accettare il passaggio sia stata la cosa giusta da fare- Oppure dove puoi. Mi arrangio non é un problema per me." Mi affretto a dire mettendomi la cintura di sicurezza.

"Certo che posso! Come ti stavo per dire stamattina.. non sono esattamente del posto. Suono il basso e questo mi fa girare locali fino a cambiare zona. Tu invece fai altro oltre alla barista?" Chiede aprendo di poco i finestrini.

"É bello il basso soprattutto se accompagnato da altri strumenti. Io vado alla VCASS, faccio le lezioni pomeridiane." Sorrido alla sua faccia stupita.

"Concordo, infatti suono con amici. Ma non é difficile andare sia a scuola che a lavoro? Io mi sono diplomato prima per poi lavorare come musicista, potresti farlo anche tu." Con l'ultima frase mi ricordo dei volantini del capo e frugo nella borsa di corsa per poi tirarli fuori tutti.

"Tieni! Sono volantini da distribuire per domani. Come ogni sabato a c'é la serata 'karaoke' al Berlin Bar sulla sedicesima di Corrs Lane al due, magari tu e i tuoi amici potreste passare. Se vuoi te li dò tutti." Gli dico mettendoli sul cruscotto della macchina. Ora mi fa scendere per averlo spaventato quando ho urlato 'tieni'.

"Ci farebbe molto piacere venire, li distribuisco io non c'é problema. Grazie." Mi sorride fermandosi ad un semaforo rosso sulla Burnley.

"Grazie. No non è difficile, almeno non per me. Di mattina lavoro, al pomeriggio scuola ed alla sera prima di dormire studio. Ho già chiesto se potevo fare il diploma verso ad Aprile ma mi hanno rifiutato la richiesta." Dico girandomi verso il finestrino. A volte i professori ed i presidi sono così categorici che è impossibile ribattere.

"Onestamente credo che siano ingiusti. Se hai deciso di non andare alla cerimonia del diploma possono anche fartelo fare prima, poi non mi sembri una che va a sbandierare gli argomenti in giro per la scuola quindi ribadisco che sono ingiusti." Dice gesticolando mentre guida, mi viene da ridacchiare per il suo 'ingiusti' ma non mi sembra il caso di ridere. Poi se lo offendo mi fa scendere.

"Già. Non seguo molto la gente a scuola quindi non saprei neanche a chi dirlo, inoltre alla cerimonia non ci sarei andata. Tu hai rinunciato di bere Punch per viaggiare?" Stavolta rido facendogli fare lo stesso.

"Al punch non si dice mai di no. Alla festa del diploma hanno chiamato me ed i miei amici per suonare perciò oltre al diploma prima sono riuscito anche ad andare al ballo." Sorride compiaciuto girandosi verso di me.

"Geniale come cosa." Gli sorrido di rimando, mi sta abbastanza simpatico.

Per gli altri quindici minuti parliamo dei nostri interessi, di musica e dell'Australia; non male come argomenti.

"Siamo sulla Sturt Street, puoi lasciarmi anche qui, non c'é problema." Dico raccogliendo la borsa dai miei piedi.

"Pensala come se fossi su un taxi.. devo portarti alla destinazione e ti ci porto." Dice svoltando al sinistra per entrare sulla Miles Street.

"Perfetto, spero solo che tu non debba andare tanto lontano, altrimenti potevi benissimo lasciarmi sulla Sturt." Gli sorrido educatamente, in fondo spero di rivederlo domani, sembra un ragazzo tranquillo.

"Non preoccuparti, devo andare sulla Coventry Street al negozio 'DVD Media PTY Ltd', così posso appendere anche i volantini per domani." Ride di gusto, non mi piace il caos e già domani ci saranno molte più persone.

"Oh bene, allora non ti ho fatto un torto." Dico guardando fuori dal finestrino. Siamo esattamente davanti alla mia scuola.

"Per niente, eccoci qui. Grazie per la compagnia, la colazione, il tragitto e per il karaoke di domani. Se domani non trovo il posto posso chiamarti o disturbo?" Dice fermandosi al parcheggio e spegnendo il motore della macchina, girandosi verso di me e sorridere.

"Ovviamente puoi chiamare. Grazie a te sia del passaggio, sia della compagnia e sia per domani.- sorrido a mia volta, slacciandomi la cintura- Ci si vede allora." Dico prima di aprire la portiera.

"È stato un piacere Cass, a domani." Dice quando esco dalla sua macchina.

Dopo che ha riacceso il motore, aspetto che riparta per poi avviarmi in clinica. Sulla Sturt Street.

Fortunatamente la clinica non è molto distante, cinque minuti e dovrei esserci, meglio se mi incammino.

Ieri Cate era abbastanza sociale e simpatica, almeno all'inizio, speriamo solo che anche oggi sia così. Vederla ieri era come vederla prima che si ammalasse. Lunedì ha i test per controllare che sia migliorata. Dovrà parlare con uno psicologo che non la segue nel suo percorso di recupero, le farà delle domande specifiche che dalla risposta capirà se é peggiorata o migliorata, poi dovranno pesarsi senza che le venga detto il peso, evitando in questo modo se é 'ingrassata' di peggiorare nuovamente e se é dimagrita di andare avanti per questa, brutta, strada.

Eccomi arrivata. C'è Alexis, una ragazza qui per il tirocinio da infermiera, devo ammettere che ispira molta allegria nonostante qui non ce ne sia.

Appena arrivo dal suo bancone per salutarla si alza in piedi e si avvicina al mio orecchio.

"Ho sentito dire che Catherine ha avuto una crisi di nervi dallo psicologo e poi si é rifiutata di andare in mensa, le hanno portato il pranzo in camera." Mi bisbiglia per poi darmi un bacio sulla guancia e risedersi alla scrivania.

"Grazie mille, vado a vedere come sta." Le sorrido andando verso la stanza 26 nel reparto 'Disturbi Alimentari'.

Mi mette tristezza vedere come le persone per assomigliare a qualcuno, per piacersi di più o per cercare un modo di punire se stessi per qualche brutta cosa che hanno fatto altre persone, finiscano per farsi del male. Fisico e mentale. Fortunatamente Cate ha ancora una figura che non comprende esclusivamente le ossa, può riuscire ad uscirne.

"Buongiorno Catherine, eccomi qui! Oggi Ash non può venire." Le dico chiudendo la porta alle mie spalle, trovandola seduta a gambe incrociate sul letto che si guarda le gambe.

"Non voglio più che vieni." Dice alzando la testa verso di me.

"Perché Cate?" Non so dire come mi senta in questo momento, vengo qui tutti i giorni da mesi e non me l'ha mai detto.

"Ma non lo capisci?- ride di scherno- Lo psicologo mi ha detto che devo affrontare le cose per superare- si indica il corpo esile con una mano- questo." Sono sempre più confusa mentre resto appoggiata alla parete vicino alla porta. La colpa è mia se è anoressica?

"No, non capisco. Sono la tua migliore amica, perchè dovrebbe essere colpa mia se non riesci a guarire?"

"È così chiaro! Vi piacete tu ed Ashton.. siete una bella coppia, davvero. Solo non rinfacciarmelo ogni volta che mi vedi." Dire che sono sconvolta è poco, non riesco neanche a muovermi.

"Cosa? Catherine lo sai che non è ve-" Mi interrompe alzandosi in piedi.

"É okay, siete felici ma non sbattermelo in faccia, nell'orario di visite non venite più per favore.. mi fate solo stare peggio. Sappiamo entrambe che Ash si arrabbia perché vorrebbe passare più tempo con te e non può in quanto devi venire da me. É facile, ti sto solo facendo un favore. Puoi andartene adesso che hai finito di fare la psicologa?" Chiede trattenendo le lacrime.

Scuoto la testa, si sbaglia di grosso se la pensa così.

"Cate fammi solo spiegare. Io e lui siamo solo amici, come puoi pens-"

"Smettila di nasconderlo! Io non sarò mai alla tua altezza, ora vattene se non ti dispiace." Incrocia le braccia al petto, guardandomi male.

"Non me ne vado, non é colpa mia se sei rinchiusa qui. Voglio aiutarti ad uscire, non bloccarti qui con le tue stesse mani."

"Non lo sto facendo.. ad Ashton piaci tu! Gli piacciono le more evidentemente, non c'é altra soluzione. Abbiamo entrambe sei lettere nel cognome, abbiamo entrambe le iniziali con 'C' e 'W' ed andiamo entrambe alla VCASS. Ma allora perché piaci più tu di me? É perché sono più grassa di te?!" Si mette a piangere davvero forte, faccio per avvicinarmi ma si sposta e la porta si apre.

"Ho sentito urlare, tutto bene ragazze?" Chiede Alexis sulla porta con delle lenzuola in mano.

"Certo che si!" Le sorrido mentre la rossa si asciuga le lacrime.

"D'accordo, scusate l'interruzione." Ci sorride per poi chiudere la porta dietro di se.

Catherine si siede sul letto, abbracciandosi le gambe nella sua tuta enorme.

"Non c'entrano queste cose. Sei confusa e depressa, non dev'essere facile stare qui dentro. Stai delirando.. sia io che Ashton ti vogliamo bene. Sei più magra di me, lo capisci? Non sarai mai il prototipo di ragazza che ti sei messa in testa, qualunque esso sia. La struttura ossea non te lo permette, a quel punto non c'entra più la cosiddetta 'carne'." Mi continua a guardare male e se ne sta in silenzio.

"No non é vero. Tu sei la causa! É tutta tua la colpa, sei sempre stata più bella di me. Tutti hanno sempre preferito te e lo faranno sempre." Aveva ragione Ashton a dire non venirci oggi.

"Tu sei gelosa, a te piace lui e stai incolpando me di tutto! Non ci posso credere! Nessuno mi preferisce, ma cosa ti salta in testa?" Ormai la rabbia prende il sopravvento.

"Ho visto il mese scorso quando sono stata dimessa, per quei due giorni, tre magliette di Ashton a casa tua! Spero che siete fidanzati e volete nasconderlo perché se così non fosse.. non ti facevo quel genere di ragazza, ugh. Ma hai ragione! Sono rinchiusa qui dentro." Mi guarda con disprezzo, anche se dovrei farlo io considerando come mi sta trattando.

"Mi stai dando della poco di buono? Davvero?! Ma che stronzate ti hanno messo in testa? Vuoi la verità?- le chiedo fissandola negli occchi e senza aspettare risposta, continuo- Si avevo e ho tre sue maglie perché quella settimana il Campus l'aveva sbattuto fuori e quindi si cambiava e dormiva da me, il resto della roba la teneva in macchina, ora mi ha detto di usarle tranquillamente per casa che tanto lui se n'é comprate altre." Ha la bocca spalancata e fossi in lei ce l'avrei anch'io, si spiegano molte cose.

"Mi hanno sempre detto la verità, siete voi due che mi nascondete le cose.. e pensare che sei la mia migliore amica. Grace l'ha sempre detto.. Cassandra rispondimi onestamente, perché Ash non viene mai a trovarmi se non ci sei anche tu?" Domanda giocando con l'elastico dei pantaloni.

"É Grace la causa del tuo ricovero, era un periodo che eri debole e hai dato retta alla sua invidia. Sei sempre stata più brava te nel ballo che lei e ha sempre voluto avere il tuo fisico, non farti più andare a lezione era quello che voleva cossiché lei diventava la migliore in tutto!" Possibile che non ci arriva? Caspita era ed é così evidente. Mi avvicino alla porta pronta per andarmene.

"Cassandra rispondi alla domanda.. perché non viene da solo?" Non so proprio cosa dire, non lo so nemmeno io.

"Posso giurarti che tra noi non c'é nien-" Si alza dal letto di scatto e si avvicina alla porta per poi aprirla di scatto.

"Appunto. Fuori di qui!" Mi urla spingendomi fuori e chiudendomi la porta in faccia.

Non mi resta che avvertire chi di dovere del suo comportamento aggressivo, non ne capisco il motivo. Come può incolpare me? Dopo tutti i sacrifici che ho fatto e sto facendo per lei.

"É successo qualcosa di brutto di là?" Mi chiede Alexis una volta che mi fermo davanti alla scrivania, aspetto che passino altre infermiere per andare a controllare altri pazienti prima di parlare.

"Il suo umore cambia radicalmente, c'é ancora lo psicologo che la segue di solito?" Chiedo guardando l'ora sul display del mio telefono, é quasi l'una.

"É venerdì e il Dottor Jones é uscito prima che tu arrivassi ma credo sia meglio che tu gli faccia una telefonata prima dei controlli di lunedì." Mi fa l'occhiolino e si alza dalla sua sedia.

"Gliela farò senz'altro, grazie." Le dico dandole un bacio sulla guancia.

"Ci vediamo domani sera." Mi saluta risedendosi.

Devo andare da Ashton, se faccio un'assenza a scuola nemmeno se ne accorgono, non posso permettere che tutto finisca così, per un fraintendimento e una malattia.

"Taxi! Ehi taxi!" Inutile non se ne ferma nemmeno uno, credo mi tocca andare a piedi. Tutto sommato mi va bene, sono solo cinquecento metri da qui a Eastern Road, la scuola di Ashton.

Non ci riesco ancora a credere che dopo tutti questi anni d'amicizia lei si comporti così, per colpa di un'amicizia sbagliata lei si è rovinata, se non la vita, una buona parte.

Come può pensare una cosa del genere? Come può credere che io voglia vederla soffrire così? So benissimo che le piace Ashton, non mi permetterei mai di approfittarmi del fatto che lei sia lontana per poterle 'fregare' chi le piace. Se dovesse piacermi un ragazzo che piace anche a lei gliene parlerei, in modo da non perdere la nostra amicizia.

Grace, purtroppo, l'ha cambiata. In peggio.

Non era così una volta. Era sempre spensierata, ballava al parco fregandosene se c'era gente, si abbuffava di Donuts sia a colazione che a merenda, studiava flauto a traverso con passione e rideva di tutto. Da quando ha iniziato ha ballare e studiare in coppia con Grace, ha smesso lentamente di fare tutto ciò ed è diventata quella che è adesso: un'adolescente priva di emozioni fissata con lo specchio e il cibo.

Sono sempre stata dell'idea che la migliore amica si vede, sopratutto, nel momento del bisogno. Sai che lei c'è sempre, qualunque cosa accada. Si litiga? Se una delle due ha un problema, anche alle tre del mattino, si chiama e si parla. Questo le ho sempre giurato e le ho sempre promesso, evidentemente non è ricambiato, ma non si può essere migliori amiche solo una persona.

Devo girare a destra e ci sono quasi a vedere la scritta 'College Studio Gallery Photography' in bianco e subito sotto 'PhotoImage.com.au' in blu e arancione. Ecco l'edificio grigio topo con le serrande arancioni, speriamo sia qui Ash altrimenti devo andare fino al campus ed è nettamente più lontano.

"Ciao, sai dirmi dov'è Ashton Irwin?" Chiedo ad un ragazzo abbastanza alto e carino appoggiato a un bancone di lavoro dentro l'edificio.

"Un ragazzo biondo forse un pò più sul castano, alto tra un metro e ottanta e uno e novanta? Riccio ma non troppo? Occhi sia marroni che verdi?" Chiede ghignando e guardandosi le mani.

"Si lui. Sai dirmi dov'è?" Gli chiedo guardandomi intorno. È pieno di strumenti per fare foto, accessori, abiti, pannelli e siamo solo nell'atrio.

"Mi dispiace bambola, ma non lo conosco." Si mette a ridere a crepapelle, o è stupido o mi sta dando della tale.

"Ti stai mettendo in ridicolo da solo, ne sei a conoscenza vero? Dov'è Ashton Irwin?" Possibile che in tutta la scuola, l'unico deficiente l'abbia trovato io?

Oh ecco Ash!

"Cass che ci fai qui?- sembra piuttosto arrabbiato mentre avanza verso di noi con una fotocamera in mano- Chase smettila."

"Devo parlarti. Grazie per avermi aiutato Chase." Gli sorrido falsamente per poi uscire dall'edificio aspettando il mio amico.

"Si può sapere cosa diavolo sei venuta a fare qui? Avresti potuto chiamarmi, sarei venuto da te appena mi sarei liberato un attimo. Ti avevo detto che qui ci sono persone cretine." Dice guardandomi storto.

"Ti piaccio?" Chiedo seria guardandolo negli occhi che sbarra immediatamente.

"Ma sei impazzita? Cosa ti é preso?! Non voglio dire che tu non sei bella o altro, sei positiva in tutto, ma-"

"Quindi non stiamo insieme, giusto?" Non lo faccio neanche finire, so che é maleducazione ma m'importa poco adesso.

"Che io sappia no Cassandra, stai cercando di dirmi qualcosa?" Ride probabilmente per la sua battuta e mi guardo intorno.

"Catherine mi ha addossato la colpa della sua malattia, mi ha urlato di non andarla più a trovare siccome le rinfaccio di avere una storia con te dato che andiamo a trovarla insieme e perché ho tre tue maglie. Alexis ha detto che ha dato i numeri dallo psicologo e che Grace é l'unica che non le nasconde le cose." La sua bocca é spalancata e devo ammettere che é molto, ma molto, arrabbiato.

"Te l'avevo detto che era meglio che non ci andavi, ma come può dire che la colpa é tua e non di quell'oca starnazzante?! Le hai spiegato che ero stato espulso dal campus? Perché diavolo non la curano ma la peggiorano?!" Incomincia a dare calcio all'Istituito e spero che non ci vedano altrimenti i bei voti negli scrutini se li gioca.

"Gliel'ho detto e non lo so, non vuole più che andiamo a trovarla.. pensavo di chiamare il Dottor Jones e avvertirlo, lunedì Cate ha i controlli.- lo guardo incerta ed annuisce dandomi un bacio sulla guancia- Ash perché non vai mai a trovarla da solo?"

"Sono impulsivo e non accetto quello che si fa per apparire più bella ai suoi occhi, perché lei non è bella così, nessuna è bella così magra. Quante volte io le ho urlato contro e tu l'hai consolata?" Ora capisco lo fa per proteggerla, non vuole che lei s'intristisca a causa del suo comportamento ed evita andarci di sapendo che perderà la pazienza.

"Allora va e diglielo, pensa che non vuoi starci per stare con me." Ci sorridiamo e poi scoppia a ridere mettendosi la mano a livello dello stomaco.

"Per quanto ti voglia bene ragazza passiamo fin troppo tempo insieme." Dice abbracciandomi stretto e ricambio subito.

"Lo penso anche io, devi andare a studiare adesso che se poi ti bocciano è colpa mia." Gli dico ridendo mentre lo spingo verso la porta del College.

"Hai ragione, ti chiamo e grazie. Vai a scuola adesso?" Scuoto la testa, lo saluto con la mano ed aspetto che entri prima di cercare di chiamare un taxi.

Non una, non due, non tre ma dopo ben nove tentativi riesco a fermarne uno e dopo aver dato il mio indirizzo di casa decido di chiamare lo psicologo per avvertirlo del comportamento di Catherine.

Dopo una decina di minuti sono a casa, senza qualche soldo ma almeno mi sono evitata il mal di piedi e la nausea da autobus.

Lo psicologo ha detto che é nella norma che confonda il bene e il male, che incolpi chi le é vicino e che sia piena di rabbia e per questo motivo mi ha chiesto se era mia intenzione dare retta a quello che mi ha intimato, ossia il non presentarmi più in clinica. La mia risposta non può essere stata che negativa, insomma.. stiamo parlando di anni di amicizia, non é che se oggi litighiamo non ci parliamo più.

Devo mettermi a studiare seriamente. Novembre é un mese pieno di esami e sono già stressata senza doverne fare ancora uno figuriamoci dopo.

Chissà se veramente domani viene Calum con i suoi amici... sono curiosa di scoprirlo, magari se riesco a portare gente mi danno una promozione.

Devo smetterla di sognare in grande e studiare di più. Non si vive di sogni.

--

-Lia

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