You never really can fix a heart
– Io non vorrei dire che te lo avevo detto ma... –
– Allora non farlo Albus, non mi pare proprio il momento – gli intimo, lanciando un'occhiata a Daniel, che sta disteso sul letto. – Ho detto ad Holden che hai la mononucleosi e che non puoi uscire di casa per ora, così mi ha dato dei compiti da fare per permetterti di passare l'anno, ma sta tranquillo, ti aiuterò io e... –
– Sta' zitta – sputa acida Diana. Daisy mi ha confidato che spera che, adesso, Daniel si renda conto di essere innamorato di lei da sempre. Non si accorge che ha il cuore completamente spezzato e che non ne vuole saperne niente di nessuno. E il semplice fatto che non stia ribattendo in alcun modo, mi fa temere il peggio. – Piuttosto, dobbiamo preoccuparci del Consiglio. Ci ha convocato –
– Vogliono togliermi i poteri – il ragazzo si mette seduto, passandosi una mano tra i capelli color dell'oro. – E farebbero anche bene, sono un pericolo ambulante –
– Non voglio un altro angelo custode. –
– Rose la faccenda è più complicata di così, devi cercare di rimanere calma – guardo Audrey e sbuffo, ma come faccio a non reagire quando uno dei miei amici si trova in un casino tanto grande?
– La cosa strana è che riesco a sentirti, riesco ancora a sentire ciò che provi, ed in un modo esagerato adesso. –
– Se il Consiglio vuole interrogarci, dovremmo prepararci qualcosa da dire. Il suo esilio nel Limbo potrebbe dipendere anche da quello che esce dalle nostre bocche – tutti concordano con quanto espresso da Chris. Eppure, come sempre, io mi sento in dovere di fare qualcosa, qualcosa di testa mia, per poter salvare la situazione. O peggiorarla. Dipende dai punti di vista.
– Anche io voglio testimoniare. –
– Tu non c'entri niente per l'amor di dio! – mi urla contro Diana, col volto paonazzo.
– Smettila Diana, stai diventando una vecchia zitella- Daisy la rimprovera, questa situazione sta sfiorando il ridicolo. –Comunque credo che Rose abbia ragione-
– No – taglia corto Albus, lanciandomi uno sguardo di fuoco. – Lei non dovrebbe nemmeno sapere del nostro mondo. Cosa pensi succederebbe se venissero a conoscenza dell'Animus, di lui che le dà il suo sangue, dell'avventura con i vampiri e... –
– ...e di tu che le cancelli la memoria a tuo piacere? Diciamoci la verità, sono l'unico qui che non l'ha messa nei casini – afferma Chris, passandosi una mano tra i capelli rossi. In effetti, credo che abbia pienamente ragione.
– Stiamo dimenticando il problema principale – afferma Albus, cercando di mettere a tacere tutti, ma, in realtà, non fa altro che aumentare la discussione, fino a quando ognuno dei presenti non inizia a parlare contemporaneamente, creando soltanto più confusione.
Sospiro, non riusciamo mai a fare qualcosa senza litigare.
Mi volto un attimo, convinta che Daniel sia di fianco a me, ma devo ricredermi quando trovo il letto vuoto. E nessuno si è accorto di niente.
Mi alzo e corro fuori dalla camera. Il cuore mi martella nel petto, ancora non è mai uscito da quando Rebecca lo ha trasformato, e se la luce del sole lo riducesse in polvere? E se fosse colpito da un attacco improvviso di fame e si mettesse nei guai? E se il Consiglio lo catturasse?
– Smettila di essere così ansiosa, sono qui – sussulto, sentendo la voce di Daniel e ritrovandolo seduto sul dondolo del giardino sul retro. – Sono davvero nella merda – si incastra le mani tra i capelli, tirandoli energicamente. Posso solo immaginare cosa voglia dire per lui tutta questa situazione.
– Dimmi in che modo posso aiutarti – mi siedo accanto a lui, con le mani in grembo e la promessa di non arrabbiarmi se mai dovesse iniziare ad insultarmi.
– Oh Rose, apprezzo davvero tanto quello che stai facendo per me ma nessuno può salvarmi, men che meno tu che sei una semplice umana. –
– Ci deve pur essere qualcosa che... –
– Dovreste semplicemente lasciarmi solo, ora come ora. Non voglio avervi tra i piedi, dopotutto questo è un problema mio, senza contare che non voglio sentire Albus rimproverarmi per la storia con Rebecca. Io la amo e so che, se è andata via, un motivo ci sarà per forza. Ritornerà. –
– No Daniel, non lo farà – sbotto improvvisamente. –Perché ti ostini a proteggerla? Lei ti ha soltanto usato, e so che è brutto da dire e ancor peggio da sentire, ma devi guardare in faccia la realtà. Siamo noi che ti aiuteremo a superare tutto questo, siamo noi che ti staremo vicino –
– Smettila! – urla lui, lanciando una palla di fuoco contro uno degli alberi del giardino, che comincia a bruciare. – Io non so in che lingua dirti che non ti sopporto più! Non sono innamorato di te Rose e non lo sarò mai. Quindi finiscila di difendermi a spada da tutto e da tutti, questo non cambierà le cose – roteo gli occhi al cielo, stanca dell'ennesima discussione che verte su questo tema. A volte devi saper mollare, non si può salvare qualcuno che non vuole essere salvato.
– Quando vorrai capire che io sto solo cercando di esserti amica? Io sto benissimo con Albus e, sinceramente, non vorrei minimamente stare con uno come te. Sei egoista, superficiale, manipolatore e non ti importa di niente e di nessuno. Oggi siamo tutti qui per cercare di aiutarti e tu che fai? Scappi, perché è la cosa che sai fare meglio, è più facile che affrontare le situazioni. E vorrei dirti che anche io sento quando stai male, infatti ieri sera mi bruciava la pelle, quando hai tentato di tagliarti le vene – distoglie lo sguardo. Qualche giorno fa non ho potuto fare a meno di notare che, per qualche strano e assurdo motivo che non riesco a spiegarmi, riesco a percepire quando Daniel si fa male, come succede a lui con me.
– Bene, ti ho più o meno trasferito una parte dei miei problemi, sei contenta ora? Così potrai ricominciare con quella storia dei fili che ti piace tanto. –
– Oh finiscila Daniel, a questa facciata del cattivo ragazzo non ci crede più nessuno. So benissimo che stai male, ti conosco meglio delle mie tasche, non puoi mentirmi – scoppia a ridere nervosamente, gettando la testa indietro. Idiota.
– Non è vero Rose, tu non sai niente di me. Ti sei attaccata come una cozza allo scoglio senza una vera ragione, forse perché ti manca tuo padre o qualcosa del genere, ma io non sono lui, né voglio essere un punto di riferimento per te. E maledico il giorno in cui mi hanno assegnato a te come angelo custode – continuo a ripetermi in testa che non è lui che sta parlando ma solo la sua rabbia eppure, invece, mi ritrovo a chiedermi se ne valga davvero la pena, se l'amicizia con Daniel potrà ripagarmi di tutti i colpi che lui stesso mi ha sferzato. Come si può salvare qualcuno che non vuole essere salvato? Semplicemente non si può. Per questo prendo un respiro profondo, e lascio che le dita si distengano. Mani basse, ho perso questa battaglia.
– Hai ragione Daniel e so che l'ho detto tante volte ma, da adesso, sei veramente da solo, sono stata una stupida, una stupida a credere che potessi aiutarti, una stupida a pensare che la nostra amicizia valesse qualcosa per te, una stupida a rimandare il mio viaggio per aspettare che tu guarissi. Non meriti niente Daniel, non meriti l'amore, l'affetto e il supporto che tutti noi stiamo cercando di darti. Hai un cuore freddo come una lastra di ghiaccio e nessun fuoco potrà mai scioglierti – mi alzo, spolverandomi il jeans. Dovrebbero pulire il dondolo qualche volta, ci sono due dita di polvere.
– Dove stai andando adesso? –
– A casa, buona fortuna Daniel – ritorno dentro, una parte di me spera che lui mi venga dietro, e che mi chieda scusa per come si sta comportando, cominciando a parlare di come si sente realmente.
Ma non accade niente di tutto ciò. Mi ritrovo dentro quella casa, a camminare lentamente, cercando di entrare in contatto con lui. Non è vero che posso sentire quello che prova, è successo soltanto quella volta e basta, ma volevo fargli capire che potrei aiutarlo.
– Sto tornando a casa, mi chiamo fuori da tutta questa storia. Si è cacciato lui in questo casino, noi lo abbiamo avvertito in tutti i modi possibili e immaginabili, e ora deve prendersi le sue responsabilità. –
– Rose che è successo? – Albus corruga la fronte, io mi limito a scuotere la testa. – Okay ragazzi, la accompagno a casa, se ci sono sviluppi ditemelo –
– Ve ne andate entrambi? Non potete. –
– Daisy è inutile, dico sul serio. Se, però, hai bisogno, farmi sapere. –
– Va bene – si passa una mano tra i capelli biondi, mentre Albus dispiega le grandi ali bianche e dorate. Ho davvero bisogno del mio angelo in questo momento. – State attenti, porta forti venti –
– Tranquilla – rispondiamo entrambi, mentre salto tra le sue braccia.
Voliamo via dalla finestra, il sole sta tramontando e il cielo si screzia di arancio e fucsia. Mi stringo di più al petto di Albus, cercando di nascondere le lacrime. Perché deve sempre farmi stare male?
– Cosa è successo? – mormora lui, poggiando le sue labbra sulla mia fronte.
– È sbottato, come sempre dopotutto. E poi sai com'è fatto, gli piace tanto sottolineare il fatto che avevo una cotta per lui. –
– Oh mio dio, ancora con quella storia. –
– Esatto– borbotto, l'aria sta diventando davvero fredda.
– Stiamo per atterrare, reggiti forte – serro le palpebre mentre lui scende in picchiata. Il mio stomaco si contorce in una morsa, io, a queste cose magiche, non mi ci abituerò mai. –Tutto a posto piccoletta, puoi riaprire gli occhi – ne apro uno alla volta, ritrovandomi nel giardino di casa mia.
– Grazie mille – mi stacco da lui, passandomi una mano tra i capelli castani. Mi dirigo verso casa, cacciando le mani in tasca alla ricerca delle chiavi. –Senti...n-non è che rimarresti con me? Questa storia di Daniel mi ha lasciato totalmente senza forze –
– Rose sono il tuo ragazzo, non dovresti nemmeno chiedermelo – sorride dolcemente, e ogni cosa sembra andare, finalmente, al suo posto.
Daniel
– Posso? – Holden alza lo sguardo, stupito quanto me nel vedermi qui dentro. Eppure glielo devo, quindi ho dovuto mettere da parte l'orgoglio che, come dice mio padre, sprigiono da tutti i pori, e mi sono ritrovato davanti alla sua porta.
– Sì, sì certo, accomodati – prendo posto alla sua scrivania, i suoi occhi verdi mi scrutano, sconcertati.
– Ha qualche problema? – domando, posso sentire l'odore del suo sangue. Porto una mano davanti alla bocca, cercando di trattenere un conato di vomito. Non mi abituerò mai a questa sensazione.
– Cosa? No, sono semplicemente stupito di vederti qui. Hai per caso perso qualche scommessa? –
– Diamine no! Perché avete tutti questa cattiva considerazione di me? – le sue labbra si dischiudono per rispondermi, ma io lo blocco, portando una mano in avanti. –No lasci stare, probabilmente direbbe le stesse cose che una persona a me vicina mi ripete da un'infinità di tempo –
– Suppongo che sia proprio per Rose che sei qui. –
– Cosa le fa pensare che... – mi guarda con un sopracciglio alzato ed io sospiro, sto diventando davvero troppo prevedibile. – è vero, è venuta a parlarmi, ma non sono venuto qui per questo – mi fissa con un leggero ghigno sulle labbra. Mi ricatterà per tutto il liceo, dopo oggi. – Volevo solo ringraziarla per quel che ha fatto per me. Rose mi ha raccontato che ogni cosa, so che ha cercato in tutti i modi di darmi una mano e, se sono passato al secondo anno, è grazie a lei –
– Oh sarei davvero un egocentrico a prendermi tutto il merito – si abbassa, alla ricerca di qualcosa nel suo cassetto. – Se sei stato promosso è principalmente merito di Rose –
– Cosa? – domando, leggermente confuso. – Non ci parliamo da... –
– Ne hai combinate un'altra delle tue Manson? – getta davanti ai miei occhi due fogli a righe, su cui capeggia una scrittura che riconoscerei tra mille. – Hai saltato due compiti in classe ed io avevo intenzione di farteli recuperare. Poi mi ha detto della mononucleosi e mi ha assicurato che te li avrebbe fatti fare lei ma, a quanto pare, dovete aver litigato, perché li ha scritti al posto tuo –
– I-io non ne avevo idea – osservo quelle pagine incredulo. Dopo tutto quello che le ho detto, dopo che abbiamo smesso di parlarci, lei ha continuato lo stesso a darmi una mano. – Abbiamo avuto qualche problema recentemente e... –
– Tu non la meriti proprio una come lei – afferma Holden, mostrandomi i due voti sui fogli. – Ha preso il massimo e, se non fosse stato per la calligrafia, avrei potuto credere tranquillamente che fossero lavori tuoi –
– Non riuscirei mai a prendere voti così alti nella sua materia. –
– Vedi Daniel, la mente di Rose è un qualcosa di sublime, e non sto scherzando. Quella ragazza è riuscita a esprimere un concetto con parole che, in genere, useresti tu. Quando ho letto questi lavori, per un momento, ho pensato davvero che li avessi scritti tu: stessi pensieri, stessa capacità di analisi...è riuscita ad entrare nella tua testa, ad essere te. Dovresti tenerti stretta una ragazza così – lo guardo, ritrovandomi per la prima volta senza parole. E, in quel momento, realizzo che, forse, con Rose, ho sbagliato davvero ogni cosa.
– Rischiava la sospensione, e lei è molto attaccata a queste cose. Una volta abbiamo fatto esplodere una provetta e Johnson ci ha minacciati dicendo che avrebbe avuto un impatto sul nostro curriculum. Non posso credere che abbia rischiato tanto per me. –
– Beh se stai cercando di dire che sei un idiota, ti appoggio in pieno – lo guardo di traverso mentre lui appoggia la schiena alla sedia, incrociando le braccia al petto.
– Non è che per caso lei ha una relazione segreta con Rose? –
– Ehi, bada a come parli ragazzino, queste sono cose gravi da dire – mi punta un dito contro, talmente arrabbiato, che il suo volto è diventato color pomodoro. – E assolutamente no, ho semplicemente molta stima di lei e del suo intelletto –
– Ed io mi sento uno schifo. –
– Lo so. E sappi che, se non ho fatto rapporto per quel piccolo scherzetto dei compiti, è stato solo per lei, non di certo per te. L'ho vista, durante tutto l'anno, perdere il controllo con te, cercare di non esplodere e tirarti schiaffi, e non avevo alcuna intenzione di punirla per avere un cuore d'oro, quindi vedi di non farla soffrire più. –
– Chissà perché non fate tutti che ripetermi questa cosa. –
– Perché è la verità, ma tu ti ostini ancora a non capirlo, sei troppo orgoglioso. –
– Okay, adesso devo seriamente andare – mi alzo e sistemo nuovamente la sedia. – La ringrazio –
– Fai qualcosa per farti perdonare – borbotta lui. Scuoto la testa ed esco dall'aula, i ragazzi se ne sono già andati, fantastico.
Mi dirigo in palestra che so per certo essere deserta. Siamo in pochi qui a scuola in questa calda giornata di inizio giugno, la maggior parte degli studenti sono già in vacanza, pronti a partire verso il mare, lasciando accuratamente i libri a casa.
Giungo nel luogo desiderato e, dopo aver appurato di essere solo, spicco il volo. Non dispiego le ali, mi fanno troppo male, ma riesco comunque a rimanere su.
In pochi minuti giungo nei pressi di casa di Rose e mi appollaio sull'albero di fronte alla sua finestra.
La ragazza è distesa sul letto, con gli occhi che fissano il soffitto e le mani posate sullo stomaco. Non riesco a decifrare bene i suoi sentimenti, sono troppo forti e troppo contorti. Eppure il suo sguardo è vuoto, e non capisco il perché. Dannazione è uscita col massimo dei voti, tranne in scienze purtroppo, dovrebbe essere contenta.
Non credo di essere io la causa di tutta questa situazione, è stata felice negli ultimi tempi, anche senza di me, soprattutto senza di me, finalmente libera di quella palla al piede che la faceva sempre piangere e stare male.
Rimango fino a sera a fissarla, seduto su quel dannato albero. La osservo prepararsi per uscire con Albus e gli altri, rincasare e mettersi a letto. Sono ore che la guardo, mio padre non mi ha chiamato, probabilmente non si è nemmeno accorto che non sia a casa.
E poi accade. Rose esce dalla finestra e incrocia le braccia al petto. Guarda fisso verso di me. Ops, credo che mi abbia scoperto.
– Mi spieghi perché è da oggi pomeriggio alle quattro che mi spii? – esco dalle fronde, volando fino al suo balcone.
– Ho visto anche io i quadri, volevo semplicemente ringraziarti – mormoro. La mia testa, in questo momento, sta macinando decine di altre cose da dirle, ma la mia bocca è incapace di articolarle.
– Non ho fatto niente. –
– Sai benissimo che non è così – volta lo sguardo, arrabbiata, ferita. Si morde il labbro e sbuffa, scocciata.
– Holden ha cantato. –
– Come un canarino – ridacchio, ma lei no. Cerca sempre di incenerirmi, non l'ho mai vista così. – Senti mi dispiace per quel che è successo e... –
– No – poggia una mano sul mio braccio. – Non ho intenzione di ascoltarti e di perdonarti, non dopo quello che mi hai detto –
– Non elemosino l'affetto di nessuno io – rispondo duro, sentendo gli occhi pizzicare.
– Bene, allora credo che non ci sia più niente da dirci – mi volta le spalle e rientra dentro, chiudendomi la porta finestra in faccia.
– Fanculo – urlo, spiccando il volo, ma alla fine ritorno al mio posto di prima, incapace, per qualche strano e assurdo motivo, di allontanarmi da lì, di allontanarmi da lei.
Rassegnato, faccio comparire, nelle mie mani, il mio bloc notes con la matita.
Sfoglio le pagine, sentendo un colpo al cuore davanti ai ritratti di Rebecca. Se mi amavi così tanto, perché te ne sei andata? Trovo un foglio bianco e comincio a scarabocchiarvi sopra alcune righe, inconsciamente.
Verso le due di notte, lo schizzo prende forma, rivelando un viso che mai avrei pensato di ritrarre.
Rose
Batto lentamente le dita sui tasti del computer, il foglio bianco di Word sta di fronte a me, la sua luce mi illumina il viso. Blocco dello scrittore. Fantastico. Non ho messo giù neanche una parola da quando ho litigato con Daniel, eppure, di solito, capita sempre il contrario.
Dicono che un cuore ferito è un cuore che lavora ma, in questo caso, non sta portando a niente, se non a frasi scritte e cancellate un milione di volte e una trama che fatica a venire giù.
Sposto il pc e mi giro con la schiena sul letto, osservando il soffitto rosa antico della mia camera. La scuola è ormai finita, siamo riusciti tutti a passare e oggi i ragazzi dovranno testimoniare dinanzi al Consiglio. Vogliono accusare Daniel di alto tradimento, a quanto pare nel loro mondo c'è una regola scritta che vieta ai vampiri di nutrirsi di, beh, di angeli o di qualsivoglia altra creatura, senza contare che non possono trasformare nessuno, tranne in casi eccezionali. In sintesi, si trova in un mare di guai, e nessuno è in grado di lanciargli un salvagente per aiutarlo, è troppo lontano da noi, dalla nostra barca. Anche se, io, me la farei a nuoto pur di tirarlo fuori dai casini, se solo me lo permettesse. E lo farei per chiunque altro di loro.
Tra le pene proposte c'è il Limbo, un posto senza spazio né tempo da cui, si narra, nessuno sia mai tornato, e la privazione dei poteri, oltre che del ruolo di angelo custode.
– Ciao – sobbalzo e mi alzo di scatto, sentendo la voce di Daisy. La ragazza è ferma sulla porta, con i capelli biondi che le ricadono lunghi sulle spalle e un mezzo sorriso triste sulle labbra.
– Mi hai fatto spaventare, credevo che fossi al processo. –
– Stavo per andarci, ma credo che debba venire anche tu – storce la bocca, per poi sedersi sul letto bordo del letto, proprio di fronte a me.
– Non vedo cosa c'entri io, potrei peggiorare ulteriormente la situazione. –
– Non se dimostri al Consiglio quanto Daniel sia bravo come angelo custode. –
– Nel vostro mondo non è reato favorire falsa testimonianza? Perché in quello di noi comuni mortali sì. –
– Oh Rose – Daisy scuote la testa. –Lo so che avete litigato, che ci sono state tante incomprensioni sia ora che in passato, ma voi due vi volete bene e lui tiene a te, molto di più di quanto possa fare o farà mai Albus –
– Daisy, credevo che fosse finita la storia del team Daniel e del team Albus – la riprendo. Lei sospira e si passa una mano tra i capelli biondi. – E comunque lui vuole che stia totalmente fuori da questa storia –
– E tu da quando ascolti fai quello che ti dice – mi mordo il labbro. Devo davvero tentare? Devo davvero andare lì e giocarmi il tutto per tutto per poterlo salvare?
– Vi odio. Non dovevo fare amicizia con voi, decisamente no – le sue labbra si curvano in un radioso sorriso e, in un attimo, mi getta le braccia al collo, contenta.
– Sapevo che avresti detto di sì. E per la cronaca, io continuo a credere in te e Daniel. –
-– Non c'è niente tra noi due, ed io sono contenta con Albus, lui è perfetto. –
– Appunto, sai che noia – la incenerisco con lo sguardo e lei si stacca, facendomi segno di alzarmi. – Adesso ci dobbiamo teletrasportare al Consiglio –
– Allora uno, sai che questo mi provoca sempre la nausea e due, mia madre è al piano di sotto, le prenderebbe un colpo se dovesse salire e non trovarci più qui. –
– Oh giusto giusto – annuisce. – Facciamo finta di uscire, ci teletrasporteremo dal tuo giardino – storco le labbra, sento già la nausea e lo stomaco che si contorce. Resisti Rose, ancora poco tempo e sarai a San Francisco, lontano da tutta questa follia. Giuro che rompo il cellulare o fingo di dimenticarlo qui.
Scendiamo velocemente le scale, sembra che casa mia sia invasa da una mandria di bufali dal rumore che facciamo. Il cuore mi martella nel petto come un tamburo, che cosa dirò quando mi ritroverò davanti tutte quegli angeli, e vampiri, e maghi, insomma, tutte quelle creature non umane? Non riesco neanche a parlare davanti alla classe senza balbettare almeno cinque volte in un solo discorso, figuriamoci tenere un'arringa davanti al Consiglio.
– Mamma stiamo uscendo – la donna, seduta sul divano col pc sulle gambe, si volta verso di noi e ci sorride. Sapesse quante balle le ho raccontato da quando siamo qui.
– Va bene tesoro, pensi di ritornare per cena? –
– Sì sì tranquilla – le facciamo un cenno sbrigativo con la mano e ci fiondiamo fuori. L'aria calda di New Orleans non fa altro che aumentare il senso di pressione e di soffocamento che ho in corpo, imperlando la mia fronte di sudore e rendendo la mia bocca asciutta. Otto mesi fa non pensavo che la mia vita avrebbe preso questa piega.
– Okay, adesso siamo pronte. Chiudi gli occhi Rose, per te non è mai facile. –
– Sai che novità – Daisy afferra il mio braccio, il calore si diffonde nel mio organismo. Il mio corpo sembra lanciato verso l'alto, senza peso, leggero come una nuvola. Come sempre, il senso di nausea non tarda ad arrivare, contorcendo il mio stomaco e chiudendolo in una morsa. Se, dopo quello che sto facendo, non avrò un bel po' di karma positivo, giuro che mi ritiro.
Il viaggio, questa volta, è più lungo di quel che pensassi, e sono quasi tentata di aprire gli occhi, giusto per vedere come sia davvero. Ma mi obbligo a non farlo, potrei avere un attacco di panico che, ora come ora, non gioverebbe ad alcunché.
– Siamo arrivati – tiro un sospiro di sollievo quando, dopo un bel po' di tempo, sento pronunciare a Daisy la fatidica frase.
Spalanco le palpebre, contenta di ritornare a vedere, e mi ritrovo davanti ad un imponente castello azzurro, scintillante. L'atmosfera che si respira è magica, indescrivibile, come se mi ritrovassi all'interno di un libro, o di un sogno.
Ma la terra su cui posa io la conosco benissimo, perché l'ho calpestata per quattordici anni.
– Siamo a San Francisco – mormoro, guardandomi intorno come una bambina. Siamo nella mia città. – Il triangolo della magia –
– Sai, credo che tu conosca più cose di noi sul nostro mondo. Però ora dobbiamo entrare, è già abbastanza tardi – mi afferra per una mano e mi trascina verso la costruzione. Le porte si aprono da sole, rivelando una grande sala bluastra, con ampie finestre che si stagliando verso il cielo. Il soffitto è illuminato da una luce fredda abbagliante, la cui provenienza non riesco ad individuare.
Mano a mano che ci procediamo, inizio a sentire delle voci, un vociare concitato che si fa sempre più forte.
– Il comportamento del ragazzo è qualcosa di scandaloso! –
– Non ho mai visto niente di simile! –
– Merita di essere esiliato. –
– No di più, non dovrebbe ricordare niente di quel che è la vita da angelo –- mille voci entrano nel mio campo uditivo. Daniel è nei guai, e non so quanto potrà aiutarlo la mia presenza. Potrei seriamente peggiorare le cose e, a quel punto, non me lo perdonerei mai. E neanche lui.
– Rose suggeriscimi qualcosa da dire – sibila Daisy, riscuotendomi dai miei pensieri.
– Eh? –
– Cosa fanno nei film a questo punto? Non mi ricordo e tu hai una memoria che fa invidia a Wikipedia – rimango a bocca aperta. Ho solo quindici anni, come faccio a trovarmi in una situazione del genere?
– Non lo so...chiedi che venga esaminato un altro testimone per il processo contro Daniel Christopher Manson – le sussurro all'orecchio. In mezzo alla sala, c'è un grande orologio dorato che segna le sei in punto, circondato da un'aura dello stesso colore.
– Daniel fa Christopher di secondo nome? –
– Daisy! Concentrati sull'obiettivo! –
– Sì, sì giusto, scusa – sospiro, le mie gambe tremano, ho seriamente paura che possano cedere da un momento all'altro. Non ora Rose. – Chiedo che venga esaminato un altro testimone per il processo contro Daniel Christopher Manson – il diretto interessato si volta verso di noi e l'espressione che si dipinge sul suo viso è qualcosa di indescrivibile. Adesso mi ammazza, sicuro.
Mentre ci avviciniamo verso i ragazzi, Albus ne approfitta per afferrare Daisy per il gomito e per avvicinarla di più a lui.
– Daisy che cosa stai combinando? – sibila, lanciando a me uno sguardo di fuoco. Perché, inevitabilmente, sono sempre io che finisco nei casini?
– Chi hai portato al nostro cospetto? – un vecchio con la barba azzurrina si alza in piedi. Ha una voce molto profonda, che echeggia per l'intera stanza. Le dita scheletriche sistemano gli occhialini dorati sul naso mentre, con una mano, tiene in mano una penna.
– Rosebelle Everly Greyson – dico io, poco convinta anche che sia questo il mio nome. Forse l'opzione di cancellarmi totalmente la memoria non era un'idea tanto malvagia.
I membri del Consiglio si guardano tra di loro, bisbigliando e parlottando. Daisy me la pagherà cara.
– Lei non dovrebbe essere qui – tuona l'uomo che ha parlato prima. – Avete appena violato un'altra regola, vi rendete conto di quello che state facendo?! –
– Grandioso – mormora Daniel, passandosi una mano sul viso. Avanti Rose, inventati qualcosa.
– Non è questo il punto, ora come ora – esclamo con un filo di voce. Gli occhi di tutti i presenti si posano su di me. La mia bocca diventa improvvisamente secca e la mia testa vuota, come se mi fossi dimenticata come si parli. Perciò chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo. – Ascoltate, so che Daniel ha fatto tanti errori, sarebbe da incoerenti non ammetterlo, ma lo sarebbe anche non ammettere che, con me, ha fatto un buon lavoro. Mi ha protetto come meglio ha potuto e credo che, a parte qualche caduta che non ha proprio potuto evitare, vista la mia innaturale sbadataggine, sia stato un bravo angelo custode. Ed io non voglio nessun altro al suo posto, riuscirei a sabotarlo anche troppo facilmente. Quindi okay, adesso non sappiamo se sia un angelo o un vampiro e la cosa può spaventare parecchio, ma non è stata colpa sua, si è innamorato della persona sbagliata, a voi non è mai capitato? – nessuno parla, ed io non riesco a capire se stia migliorando o peggiorando la situazione. – Quindi non credo che punirlo togliendogli i poteri o esiliandolo sia giusto, ha solo quindici anni, non riesce nemmeno a rimanere dello stesso umore per tutta la giornata, figuriamoci evitare di incasinare tutto questo –
– In effetti – sussurra Albus, piegando leggermente la testa di lato.
– Rose ritenta, sarai più fortunata – do un leggero calcio alla gamba di Daniel, diamine, io sto cercando di aiutarlo e lui continua con queste battute sarcastiche?
– Quello che sto cercando di dirvi è: non fategli del male, non se lo merita. È vero, è egocentrico, egoista, superficiale, lunatico, maschilista, menefreghista, scontroso, odioso, manipolatore, sadico, narcisista, incapace di provare emozioni... –
– Arriverà un 'ma' prima o poi – faccio per dargli un pizzicotto, ma lui blocca la mia mano, stringendola nella sua. A quel punto prendiamo la scossa, ed io mi affretto a spostarmi da lui.
– Ma ha anche tanti lati positivi, che sono appositamente nascosti, e sarebbe un peccato soffocarli in questo modo. E poi, come ho detto prima, ha solo quindici anni, e voi gli avete affidato una ragazza della stessa età che incasina ogni cosa che tocca – i membri del Consiglio si guardano tra di loro, senza emettere un singolo suono. Ho quasi più paura di loro che di Johnson.
– Ottimo discorso tesoro – Albus mi passa un braccio intorno alle spalle, stringendomi a sé.
– Sei sarcastico o... –
– No, assolutamente, sono fiero di te – gli sorrido, mi alzo sulla punta dei piedi e lo bacio sulla labbra.
– Possiamo aspettare il verdetto prima di darci alle effusioni? – sbotta Daniel. – Vi ricordo che qui c'è in gioco la mia vita – il vecchietto che ha parlato prima si alza e si sporge leggermente verso di noi.
– Il Consiglio si riunisce per deliberare, saremo da voi tra pochi minuti – a quelle parole il resto degli anziani si alza, sparendo dietro una luce blu.
– Daniel Christopher Manson ha infranto alcune delle regole più importanti del nostro mondo. Tuttavia, considerando la giovane età e il modo in cui la sua protetta lo ha difeso senza esitare, siamo convenuti ad un verdetto finale: vista la natura non ancora accertata del suddetto, ci riserviamo di ritenerlo sotto controllo negli anni a seguire. Ovviamente, però, sarà privato delle sue ali con effetto immediato. –
– Cosa? Ma non sarò mai più... – la voce di Daniel gli muore lentamente in gola, strozzata dai singhiozzi. Mai nella vita avrei mai pensato di vederlo piangere. – Ci deve essere un'altra soluzione, io non voglio essere una vampiro, non saprei nemmeno come vivere in questa forma –
– Non è compito del Consiglio occuparsene, il nostro lavoro si limiterà a tenerti sotto controllo per evitare che combini ulteriori danni. Ed ora andate via, prima che decidiamo di cancellare la memoria alla signorina qui presente. –
– No di nuovo no! – Albus accanto a me soffoca una risatina. – Torniamo a casa ragazzi –
– Daisy, a te l'onore – mi stringe a sé e, nuovamente, mi ritrovo in un turbine azzurro, col corpo che tende verso l'alto e la sensazione di nausea che mi attanaglia lo stomaco.
Ci ritroviamo, in pochi minuti, a casa di Daniel, nel silenzio più totale. Sua madre non è tornata più e suo padre è caduto in depressione, credo che non si accorga nemmeno di quel che sta succedendo al figlio.
– Beh è andata bene, in fin dei conti – mi ritrovo a dire, visto che nessuno si azzarda a fiatare.
– Mi hanno tolto le ali! Per te è una buona cosa questa?! –Daniel urla, le luci in casa si alzano e si abbassano senza sosta. I suoi poteri sono più forti adesso, e non ci vuole di certo un mago per capirlo.
– Preferivi l'esilio per caso? –
– Andate via, andate via tutti, voglio rimanere da solo – ci guardiamo negli occhi mentre lui si appoggia al tavolo, respirando a fatica. – Dico sul serio, non voglio più vedere nessuno di voi per tutta l'estate, soprattutto te Rose –
– Io? Ho semplicemente cercato di aiutarti. –
– Tu mi hai rovinato la vita! – tira un pugno contro il tavolo, che si spezza in due, per poi voltarsi verso di me. – Da quando sei arrivata tu è andato tutto a rotoli! Io e Albus che ci scanniamo, i miei casini che aumentano, ogni cosa. Non avrei mai voluto che entrassi nella mia vita, sei una piaga, e mi pento ogni giorno di averti conosciuta –
– Daniel stai... – blocco il ragazzo accanto a me, poggiandogli una mano sul petto.
– Va bene, se è questo che vuoi. Continua pure a credere che sia mia la colpa per quel che ti è successo, penso che per te sia più facile vederla così piuttosto che batterti una mano sul petto e ammettere che anche tu hai combinato un bel po' di casini. Sei umano pure tu, in un certo senso, e puoi commettere degli errori, come tutti quanti noi. Quello che ti è successo è senza dubbio brutto, nessuno sta dicendo il contrario, ma dovresti ringraziare che non ti abbiano tolto i poteri o che non ti abbiano esiliato. Per le ali troveremo una soluzione, studieremo un modo per farti tornare ad essere un angelo, ma prima di prendertela con me o con qualcun altro, guardati allo specchio e chiediti quante volte io ti abbia domandato se andasse tutto bene o mi sia preoccupata per il fatto che avessi il collo pieno di buchi che tu, per liquidarmi, mi dicevi fossero succhiotti. Abbiamo provato ad avvertirti in tutti i modi Daniel, ma tu non ci hai voluto ascoltare, tu non lo fai mai, pensi di non poter mai sbagliare, di riuscire a cavartela in qualche modo ma adesso, adesso che ti trovi in questa situazione, ti stai rendendo conto che non è così, e stai impazzendo perché non sai come uscirtene. Beh ti do una dritta a riguardo: stai affogando Daniel, e se non ci permetterai di darti una mano, non riuscirai a risalire –
– Non ho bisogno di nessuno – mormora lui, con gli occhi quasi neri e il volto privo di qualsiasi espressione.
– Bene, non avevo dubbi a riguardo. Solo, evita di appostarti sull'albero di fronte alla mia stanza, mi fai venire gli incubi. –
– Credevo che non volessi più vedermi – Daniel ridacchia, è seduto contro il muro, completamente avvolto nelle tenebre.
– Guarda che non me ne frega niente di te – borbotto, chiudendo la porta della camera e lasciandomi andare di fronte a lui, con le braccia incrociate al petto. – Voglio solo assicurarmi che tu non faccia altre cazzate. Non ho alcuna voglia di rapportarmi con un altro angelo custode, quindi mi servi ancora vivo e vegeto –
– Ah ma davvero? – scoppia a ridere sguaiatamente, gli occhi viola brillano nel buio come due fari. – Inventane un'altra Rose –
– Smettila di tentare di ucciderti – sibilo a denti stretti. Il suo volto si contrae in una maschere di indignazione, come se avessi appena detto la cavolata del secolo.
– Non sono te, hai dimenticato questo piccolo particolare. –
– Sai, è davvero curioso quante cose si possono scoprire leggendo i libri degli angeli, tutti quei bei manuali che tuo padre ti passava ma che tu non ti degnavi di leggere. Se li avessi aperti, forse avresti imparato qualcosina in più – noto un guizzo nei suoi occhi, un guizzo di sfida e, allo stesso tempo, di paura. – Tipo i doni celestiali... –
– Che intendi dire? –
– Quello che hai affermato tu quando eravamo a Lione: uno di questi può legare, inevitabilmente, l'angelo e la persona a cui è stato donato. –
– La quantità di sangue che ho versato nella tua bocca non era abbastanza per creare una connessione tra me e te. –
– Lo so, ma se una certa strega mi avesse aiutato... –
– Non avresti osato – mormora lui a denti stretti, fiondandosi su di me, e bloccandomi al muro. – Senza contare che Daisy è negata con le pozioni, non le riescono nemmeno le più basilari, figuriamoci una del genere –
Deglutisco a fatica, so che Daniel non mi farebbe mai del male, ma una parte di lui è pur sempre un vampiro in parte, e non desidero affatto conoscere questa nuova parte di lui. Ed è a questo che penso mentre continua a tenermi inchiodata alla parete, col suo alito che mi sfiora il volto fin troppo prepotentemente per i miei gusti. L'odio che prova per me potrebbe trasformarsi in fame in un batter d'occhio. – Hai paura di me – molla la presa e, di colpo, si allontana da me, lasciando che la parete opposta lo attragga come il ferro ad un magnete.
– Vuoi biasimarmi per caso? Non ti riconosco più, non so più chi sei, sto cercando di aiutarti e... –
– Lo hai davvero fatto? – mi interrompe lui, minimamente interessato al mio discorso di prima. Parlo al vento, ne sono sempre più convinta.
– Te l'ho detto, non voglio un altro angelo custode – sbotto, roteando gli occhi al cielo. È davvero impossibile dialogare civilmente con lui. – E devi seriamente smetterla di tentare di farti del male –
– Vuoi biasimarmi per caso? – mi fa il verso lui, dondolando la testa a destra e a sinistra. – Sono un mostro, mia madre non vuole più avere a che fare con me e Rebecca è sparita –
– E questi sono buoni motivi per porre fine alla tua vita? –
– E tu ne hai di migliori per farti del male? Perché io ti sento sempre, forte e chiaro. –
– Non stiamo parlando di me. –
– E perché dovremmo farlo di me allora? – gemo esasperata, passandomi le mani tra i capelli scuri.
– Finiscila! Mi stai incasinando il cervello. –
– Guarda che stai facendo tutto da sola – alza le mani in segno di resa. Scuoto la testa e mi sollevo sulle mie gambe. Ho avuto la mia dose quotidiana di Daniel.
– Fanculo – sputo acida, decisa ad andarmene da qui. – Ci vediamo –
– Dove stai andando adesso? –
– Lontano da te – mi richiudo la porta alle spalle, ma lui sghignazza, sghignazza divertito come un bambino.
– Tanto lo so che tornerai anche domani – sbuffo, stringendo i pugni intorno al manico della borsa. Ed ha ragione, perché, se lo lasciassi andare in questo momento, rischieremmo di perderlo per sempre.
Sbaaam!
So che molti di voi mi odieranno per quel che sto per dire ma QUESTO E' IL PENULTIMO CAPITOLO DI STARLIGHT GENTE! E niente, settimana prossima arriveremo alla fine, e già mi scende una lacrimuccia al pensiero, questa storia è parte di me, vorrei che diventasse un libro eccetera eccetera. Ma non preoccupatevi, sto già scrivendo il seguito e niente sarà più come prima.
Anyway, vorrei ringraziare tutti quelli che leggono, votano e commentano la storia, non saremmo arrivati a questo punto senza di voi.
Ora mi dileguo che sto morendo dal sonno (manuela capirà perché)
un bacio
Rose xx
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top