Shot me out of the sky you're my kryptonite
*leggete l'angolo autrice, mi raccomando*
Rose
– Aspettate, non riesco proprio a camminare oggi – emetto un ultimo respiro prima di accasciarmi su una panchina, esausta. Non sono mai stata una persona particolarmente atletica, ma la situazione odierna è particolarmente tragica.
– Che ti prende Rose? Stai male? – Albus si siede accanto a me, guardandomi con il suo solito sguardo preoccupato e anche un po' intriso di pena.
– Non ne ho idea, mi sento debole, come se ogni forza del mio corpo mi stesse abbandonando – prima che lui possa dire qualcosa, Daisy e gli altri ci raggiungo. Lei saltella contenta, come se stesse camminando in un campo di fiori. A volte penso seriamente che si droghi, non può essere sempre contenta e felice, come se la Terra fosse un grande giardino fiorito dove tutti si vogliono bene e non accade mai nulla di male.
– La prof ci ha appena dato due ore libere non è fantastico? – sbatte le mani entusiasta, come una bambina in un negozio di caramelle. – Che succede Rose? –
– Mi sento uno schifo e non ho minimamente idea del perché – poggio i gomiti sulle gambe e mi prendo la testa tra le mani, esasperata.
– Non vorrei intromettermi e rischiare di morire ma credo che potrebbe essere colpa mia, in qualche modo – Daniel si gratta la nuca, riducendo gli occhi a due fessure, impaurito per l'effetto che, tale affermazione, possa avere su di lui.
– Che intendi dire? – il biondo gonfia le guance e si guarda intorno. In questo momento ha tutti i nostri occhi puntati addosso.
– Beh sai com'è, Lione fa parte del triangolo della magia nera insieme a Torino e Londra ed io sono il tuo angelo custode e, di conseguenza, il mio potere è più grande in questo momento. E il fatto che siamo vicini, che stiamo l'uno accanto all'altro, indebolisce te e fa diventare me più forte – socchiude le palpebre e porta le braccia al petto, pronto per una mia possibile sfuriata. Ma io non sono arrabbiata con lui, sia perché non ne ho la forza, sia perché, effettivamente, non è colpa sua, è una cosa che non può controllare. – Perché non mi stai urlando contro? –
– Perché è una cosa fuori dalla tua portata, non sei stato tu a fare in modo che accadesse. –
– No ma avrebbe dovuto dircelo prima, mi sarei inventato qualcosa per farti rimanere all'albergo e, ovviamente, ti avrei fatto compagnia. –
– Ovviamente – Daniel imita con un conato di vomito per la frase di Albus. Il ragazzo, ancora accanto a me, tende una mano contro di lui, ma il biondo lo precede, ed ecco che si ritrova, rovinosamente, per terra. – Non hai sentito quel che ho detto? Sono più potente ora e tu sei ancora in frase di transizione, puoi fare solo qualche trucchetto –
– Fase di transizione? – domando io, leggermente confusa da tutta quella situazione, complice anche un mal di testa atroce che ha deciso di rovinarmi ulteriormente, senza contare che Albus non mi dice mai niente di niente, ed io odio questa situazione. So tutto di Daniel ma, per quel che riguarda il mio ragazzo, non so minimamente cosa faccia dopo scuola, quando sparisce per ore e ore senza dare sue notizie.
– Da quando è morto il piccolo Louis ho deciso di rinunciare alla carica di angelo custode, non ti ci mettere anche tu ora, Rose, te ne avevo già parlato tra l'altro –
– Ho solo fatto una domanda, perché ve la dovete sempre prendere tutti con me? – sbuffo, mi trattano così solo perché non sono come loro, solo perché sono umana.
– Lascia stare, piuttosto, voi due avete intenzione di dare vita ad uno scontro angelico nel pieno centro di Lione? – Chris si rivolge a quei due che, come al solito, si riservano sguardi di fuoco. Fortuna che erano migliori amici, non voglio assolutamente immaginare cosa si sarebbero fatti se si fossero odiati.
– C'è un Animus qui vicino – subito dopo aver pronunciato quelle parole, gli occhi di Daisy si sgranano e si capovolgono. L'iride e la pupilla spariscono, io deglutisco a fatica, cominciando a tremare. I suoi piedi si sollevano dal terreno di appena due centimetri. Albus e Daniel si lanciano uno sguardo allarmato, la gente sta iniziando a fissarci così, in perfetta sintonia, quei due si avvicinano alla ragazza e la rispingono giù, semplicemente posando le mani sulle sue spalle.
– Daisy che cosa vedi? – il biondo suda freddo, le sue iridi sono completamente viola, un viola scurissimo, che non avevo ancora mai visto nei suoi occhi.
– Un ospedale, proprio al centro di Lione. Ha un'energia potentissima ed è stato teatro di episodi tremendi. Un cuore spezzato ha trovato la sua fine lì dentro e un bambino maledetto non ha mai visto la luce – un brivido mi corre lungo l'intera colonna vertebrale. Sento un peso sul petto, un peso che mi rende difficile respirare e concentrarmi su cosa realmente stia succedendo.
– Okay, dobbiamo andare in questo posto. –
– Cosa? Sei impazzito per caso Daniel?! – Albus gli urla contro. Daisy, nel mentre, sbatte le palpebre. I suoi occhi ritornano normali ma, subito dopo, sviene tra le braccia di Albus. – Questa storia delle visioni sta cominciando a diventare sempre più inquietante –
– Non dovremmo fare qualcosa? Non mi sembra stare troppo bene – dico io. – Forse dovremmo riportarla in albergo –
– Non sono pazzo ma, se sta accadendo davvero qualcosa all'interno di quell'ospedale, noi dobbiamo controllare. Sai quanto possa essere pericoloso un Animus, soprattutto se... – Daniel mi ignora totalmente, così come il resto dei ragazzi.
– ...soprattutto se è ancora adibito a qualche altro uso, in particolare pubblico – lo interrompo io. – Un Animus è un luogo al cui interno, in passato, c'è stata una concentrazione di energia magica tale da lasciarne dei residuali che, nel tempo, continuano a crescere. Ora, essendo questa una delle città del triangolo nero della magia, la faccenda si complica – – Grazie per la descrizione accurata Rosepedia – mi sbeffeggia Daniel, sghignazzando divertito. – Comunque brava, ti stai dando molto da fare –
– Non dovrebbe nemmeno saperle queste cose, smettila di passarle i libri che tuo padre dà a te! –
– Preferiresti una ragazza vuota e senza cervello Albus? –
– Ah quindi un po' come è Rebecca? –
– Dio... – Daisy riapre gli occhi. Si poggia una mano sulla fronte e si rimette a sedere, guardando i due ragazzi che le stanno ai lati. – Ricordatemi di non svenire più in vostra presenza, siete davvero odiosi –
– Rebecca è molto più intelligente di te – ribatte Daniel. – Tu sei soltanto prevenuto –
– Sono io prevenuto o tu cieco, dato che non riesci a vedere che ti sta soltanto usando come sacca del sangue personale? –
– Per l'amor di dio basta! – Audrey tocca le braccia di entrambi e dalle sue mani si generano due scosse blu che li feriscono, facendoli gemere dal dolore. – Non si può più andare avanti così! Vi punzecchiate a vicenda è questo non va bene –
– Andiamo all'Animus – mi alzo di scatto, barcollando leggermente a causa del mio malessere generale.
– No Rose, tu non verrai – Albus si stropiccia gli occhi – Adesso ti riporto in albergo dove starai al sicuro e... –
– No – scuoto la testa. – Tu non capisci, devo venire anch'io –– Cosa intendi dire? –
– Che sento di dover andare in quel posto anche io. Non chiedermi perché, lo sento e basta. –
– Rose... –
– Lasciala stare – interviene Daniel. – È compito mio proteggerla, finché starà con me sarà al sicuro...e smettila con questa storia del 'si è visto in passato', perché stai cominciando seriamente a rompere –
– E tu hai scocciato con questa storia della lettura del pensiero, è una totale invasione della privacy – borbotta lui arrabbiato. – Va bene, portiamo anche lei, ma io non voglio saperne niente, sarà sotto la tua responsabilità –
– Non sono una poppante che si caccia continuamente nei guai va bene? Posso cavarmela benissimo anche da sola – mi stringo nelle spalle. – E poi un'altra cosa: sarà anche vero che non me ne intendo tantissimo di relazioni, ma non credo che sia così che deve comportarsi un fidanzato –
– Uuuh la faccenda si sta facendo interessante – tiro una gomitata nelle costole di Daniel e lui, per tutta risposta, mi strizza il fianco destro. Idiota.
– Fa' come vuoi Rose, ma sto iniziando a credere che questa nostra storia sia un po' troppo affollata. –
– Ed io sto iniziando a credere che questa nostra storia non sia una vera e propria relazione – i suoi occhi si incastrano nei miei. Forse è finita ancor prima di cominciare.
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– Così è questo l'Animus – guardo l'ospedale abbandonato al centro di Lione, una strana sensazione mi attanaglia lo stomaco. Io questo posto l'ho già visto, ma non mi ricordo dove.
– Va tutto bene Rose? – Daniel si avvicina a me, il vento scompiglia i suoi capelli dorati. I suoi occhi sono viola da un bel po' di tempo, e questo non mi piace. Anche perché, quando lui è di cattivo umore, la maggior parte delle volte ci vado di mezzo io.
– So che ti sembrerà strano, ma io ho sognato quest'edificio stanotte. –
– Cosa vuoi dire? –
– Non mi ricordo esattamente il sogno ma, non so come spiegarti, appena l'ho visto il mio cervello mi ha mandato una specie di flashback di quel che avevo visto – dall'espressione che si dipinge sul suo volto capisco che non è normale che accada una cosa del genere. E dire che mi capita da tutta la vita.
– Potrebbe essere un effetto della città, non allarmiamoci troppo – afferma Audrey, cercando l'appoggio degli altri, ma non crede nemmeno lei a quello che sta dicendo.
– In realtà non è la prima volta che succede, già in passato ho sognato cose o situazione che, poi, nella vita reale, si sono realizzate – i ragazzi si lanciano uno sguardo allarmato, solo Daniel continua a fissarmi, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
– Ve l'avevo detto che non era una buona idea portarla. –
– Sta' zitto Albus – il biondo si avvicina verso di me, il volto indurito e le iridi scure, prive di qualsiasi traccia di azzurro. – Guardami un attimo Rose: cosa ti ricordi del sogno? – sospiro, le sue mani si posano sulle mie spalle ma, inspiegabilmente, prendiamo la scossa. – Okay ho capito, io e te non possiamo stare vicini in questa città –
– C'era una ragazza, credo, una ragazza dai capelli lunghi. Mi prendeva per mano e... – non riesco a continuare perché la testa comincia a dolermi fortemente. La afferro con le mani, mentre voci diverse iniziano a parlarmi tutti contemporaneamente.
– Rose? Rose che sta succedendo? –
– Fateli smettere, fateli smettere! –
– Di cosa stai parlando? – Albus si avvicina e mi avvolge tra le sue braccia. – Daniel aiutami –
– Levati – il biondo sposta il mio ragazzo e, con un gesto repentino, mi prende tra le braccia. Porta una mano sulla parte sinistra del mio volto e fa poggiare il mio capo sul suo petto. –Va tutto bene, stai tranquilla – comincia a cullarmi avanti e indietro per la piazza di fronte all'Animus, cantando una canzoncine sottovoce. – Piccolo angelo non volar via, piccolo angelo non volar via. Resta accanto a me, ti indicherò la retta via. Tra le stelle del ciel ti guiderò, i mari del mondo ti mostrerò –
– Daniel che le succede? –
– Non lo so Daisy, ma non possiamo stare qui, dobbiamo tornare immediatamente all'albergo. –
– Ve lo avevo detto io. –
– Ma non vedi che sto male Albus? – sento Daniel sospirare e stringere la presa intorno al mio corpo. Perché lui sta facendo questo? È tutto sbagliato, non dovrebbe andare così.
– Qualcuno deve rimanere con lei, ci stai tu? – sbatto le palpebre un paio di volte, mi sento debole, non riesco a tenere gli occhi aperti.
– E lasciare te, in questo stato da super angelo dopato, in un Animus? Non se ne parla nemmeno, sai che sono l'unico che può tenerti testa, senza offesa ragazzi. –
– No e perché mai? Non prendete mai in considerazione né me né Audrey e Diana – sputa acido Chris, mentre i capelli arancioni gli si drizzano sulla testa come tanti spuntoni.
– Ma è la tua ragazza, dovresti stare con lei! Voglio dire, ci starei io volentieri, ma avete bisogno di una strega all'interno dell'Animus – Daisy incrocia le braccia al petto, muovendo ritmicamente la testa in circolo.
– Va bene, rimango io con lei. Ma poi non lamentatevi se pensa che la trattiate come una bambina di due anni. Guardatevi. La vostra amica sta male e voi, per entrare per la prima volta in un Animus, ve la state sganciando come una patata bollente. –
– Parli proprio tu che la tratti sempre male. –
– Parli proprio tu che sei il suo ragazzo. –
– Basta, mi avete rotto – faccio un salto e scendo dalle braccia di Daniel. Non riesco quasi a reggermi in piedi, ma non ho alcuna intenzione di farmi trattare come un ospite indesiderato. – Andate tutti a fanculo, posso stare anche da sola – giro i tacchi e corro via, corro velocemente, con il cuore che martella nel petto e il fiato che si mozza. Sono troppo debole.
Ad un certo punto, però, mi fermo, abbassandomi fino a poggiare le mani sulle ginocchia. La mia fronte è imperlata di sudore, il mio equilibrio sta cominciando a mancare. Sento il mio corpo scivolare lentamente verso il basso, già vedo il cielo sopra di me. Ma, proprio quando sono sicura dell'impatto, due braccia mi afferrano al volo, sollevandomi.
– Sai, quando siamo partiti, credevo di farmi due risate alle spalle tue e di Albus, non di interpretare la parte del cavaliere senza macchia e senza paura, con l'armatura lucente, che salva la fanciulla in pericolo – ridacchio debolmente mentre Daniel mi trasposta fino alla fermata dei taxi. Brividi di freddo percorrono la mia pelle, troppe sensazioni in poco tempo. – Ma chi me lo ha fatto fare – con un gesto repentino, si toglie la felpa, tenendomi prima con un braccio e poi con l'altro, e la avvolge intorno al mio corpo. – Se lo racconti a qualcuno giuro che ti uccido, mi sto facendo schifo da solo in questo momento –
– E allora perché sei qui? – sospira, lasciandomi andare dentro il sedile del taxi. Chiudo la portiera e fa il giro, prendendo posto accanto a me.
Il mondo intorno a me è ovattato. Sento la testa terribilmente pesante, tanto da dondolare su se stessa.
– Appoggiati a me, prima che vomiti e che io sia costretto a pagare questa corsa cento euro – mi trascina sul suo petto, passando un braccio intorno ai miei fianchi. È tutto sbagliato, dovrebbe esserci Albus accanto a me, perché per lui sono così poco importante? – Non ti avrei mai lasciato tornare in queste condizioni da sola in albergo, piccola idiota. Sei mia amica e colei su cui devo vegliare, quindi non mi importa quello che dice quel deficiente del tuo ragazzo. Io devo proteggerti, anche se spesso e volentieri mi rompo farlo perché, devi ammetterlo Rose, tu ti fai male praticamente sempre. Cavolo, non riesci a fare un passo senza prendere una storta! – sorrido, ormai con le palpebre totalmente serrate, sento che le forze stanno per abbandonarmi. – E poi all'Animus possiamo tornarci anche questa sera, quando tu starai meglio. La LeBoux va a letto alle dieci, abbiamo tutto il tempo di questo mondo-
– Ti voglio bene Daniel. –
– Ecco, ora sono realmente fottuto – lo sento alzare le braccia e sbatterle sulle gambe, il mio corpo si sbilancia per un secondo ma poi lui, sbuffando, mi riprende e mi riavvicina a sé. – Ti voglio bene anche rompiscatole, te ne voglio davvero tanto, nonostante il tuo umore mi mandi in confusione, non riesca a leggerti nel pensiero...nonostante il tuo cercare di tenermi testa, il tuo piangere per tutto, il tuo voler capire ogni cosa...Tu non hai davvero minimamente idea di quanto io ti voglia bene Rosebelle, così tanto che, a volte, mi fa paura –
Daniel
– La mia testa... – sussulto e mi volto. Rose si sta svegliando, passandosi una mano sulle palpebre, stropicciandosele.
– Ehi, come ti senti? – i suoi occhi si aprono e si posano su di me, un'espressione stupita si fa strada sul suo volto (e forse anche un po' delusa). Lo so che avrebbe preferito che ci fosse Albus al mio posto, ma non è certo colpa mia se il suo ragazzo sta facendo il cretino oggi.
– Leggermente confusa, ma meglio...tu sei rimasto qui tutto il tempo? –
– Sì, hai dormito per un'ora e mezzo ed io, in compenso, ho battuto il mio record personale a Temple Run, guarda – le mostro il cellulare, contento per il risultato ottenuto. Rose poggia la testa sulla mia spalla ed io non mi sento proprio di allontanarla, non se lo merita. I ragazzi l'hanno trattata davvero male prima, come se fossero irritati dalla sua presenza, cercando una scusa per passarsela l'uno con l'altra. Ma perfino io, che la leggenda narra non abbia un cuore, mi sono sentito uno schifo, e mi sono subito offerto di prendermi cura di lei. Anche perché so benissimo che loro dentro un Animus, senza di me, non resisteranno un minuto. Soprattutto Albus, che è praticamente senza poteri.
– Loro non sono ancora tornati vero? –
– Devono essere ancora dentro l'Animus, perché non riesco a captare i loro pensieri – sospira e si mette a sedere sul letto. Mi ritrovo ad osservare i lineamenti del suo volto. Il viso paffuto, i capelli mossi che glielo sfiorano, gli occhi cangianti con le ciglia corte e poco folte, le labbra a cuoricino piene e rosee. È talmente diversa da Rebecca, ed io mi stupisco nell'accorgermi che sto cercando le varie differenze tra le due.
– Daniel perché Albus sta con me, se poi mi tratta male e non ha nemmeno voluto accompagnarmi qui? – il suo tono di voce quasi mi spezza il cuore. È seriamente dispiaciuta, come se fosse colpa sua, se avesse fatto qualcosa di sbagliato quando, invece, vuole soltanto che qualcuno la tratti bene, non come una stupida. Le parole sembrano quasi morirle in gola, strozzate, si capisce che sta cercando di trattenere le lacrime.
– Non lo so Rose, ti direi un'idiozia e non voglio assolutamente mettermi in mezzo tra voi due. Da quando sei arrivata tu, Albus è come impazzito, ha trasformato in una gara riuscire a conquistare la tua fiducia, quando io non ci stavo minimamente provando. E non voglio nascondere di essere preoccupato, assolutamente. Sta succedendo qualcosa in lui ed io non riesco a capire di che si tratti. E mi dispiace che ti stia facendo soffrire, perché proprio non te lo meriti, già ci sono io che ti do abbastanza grane- ridacchio debolmente, ma Rose continua a guardare un punto fisso di fronte a sé. Percepisco il suo dolore, sento che si sta struggendo nella vana speranza di capirci qualcosa. E questo fa venire a me mal di testa.
– Forse si è messo con me soltanto perché gli faccio pena. –
– Finiscila, non è così. Sono sicuro che questa sera riuscirete a chiarire, dopo aver chiuso la faccenda all'Animus – sbuffa, non so sinceramente cosa dirle per riuscire a farla stare meglio, e non mi sento nemmeno di mentirle, perché non voglio illuderla di qualcosa di cui non sono sicuro.
Da quando si sono messi insieme, io ed Albus non parliamo più, ci limitiamo a qualche grugnito o a qualche litigata di tanto in tanto, ma nessuno sa più cosa passa nella testa dell'altro. E dire che, prima, ci capivamo senza dire una parola, con un semplice sguardo. Ed è una situazione brutta, perché avevamo un rapporto bellissimo, ed io non so davvero come fare per riuscire a salvarlo.
Forse bisogna semplicemente accettare che il tempo passa, e che le persone cambiano, e che finiscono con l'allontanarsi, col perdersi definitivamente, prendendo strade diverse. E forse sto passando troppo tempo con Rose, perché io, certe considerazioni filosofiche, non le ho mai fatte in vita mia.
– Non è che ci parleresti tu? – sbatte le ciglia dei suoi occhi verde ambrati, io lascio andare il capo sulla testiera.
– Non mi ascolterebbe, lo sai. –
– Va bene – mormora, allontanandosi leggermente da me. Perché mi caccio sempre in questi casini? – Concentriamoci sull'ospedale abbandonato, passami il computer che è sul comodino –
– Signorsì – prendo il suo pc e glielo porgo, lei lo apre e digita velocemente la password. – Non sappiamo nemmeno come si chiama –
– Dammi massimo cinque minuti e te lo troverò in un batter d'occhio – la osservo smanettare con la tastiera, le sue dita si muovono rapide e la luce si riflette sugli occhiali quadrati.
– Ce ne saranno a dozzine qui –
– In realtà è solo uno, guarda qui – mi avvicino a lei, le nostre braccia si sfiorano e le nostre guance si toccano, mentre lei mi indica l'edificio sullo schermo del computer. Prendiamo nuovamente la scossa, ma nessuno dei due sembra farci caso. – L'Hotel-Dieu è il nome che è stato dato ad una serie di strutture edilizie costruite nel settimo secolo in Francia e poi successivamente convertiti in ospizi, ospedali generali e infine ospedali veri e propri. Spesso erano costruiti accanto a parrocchie e posti alle dipendenze dei vescovi. –
– Chissà perché, quando c'entra la Chiesa, è sempre tutto più raccapricciante – sento la mia pelle accapponarsi, questa storia sta iniziando a non piacermi più. Mio padre mi ha sempre raccomandato di tenermi lontano da tutto ciò che concernesse l'occulto e il mondo dell'aldilà e invece mi ritrovo a cercare notizie su un Animus situato in un ospedale abbandonato. Ottimo lavoro Daniel, certo che non ne fai una giusta.
– Ma voi angeli non siete creature di Dio o qualcosa del genere? – domanda, confusa, alla ricerca di altre notizie su quel posto.
– Siamo tutti creature di Dio, Rose...e la faccenda è più complicata di così. –
– Va bene, va bene, non voglio sapere altro – sventola le mani in alto per poi riprendere la sua ricerca. Credo che, ormai, sia diventata una cosa personale. – Daniel stavo pensando, è possibile che io abbia sentito le voci dei pazienti che sono morti lì? – il respiro mi si ferma per un minuto, mentre lei mi fa cenno di passarle uno dei libri di mio padre. Dischiudo appena le labbra, si sta avvicinando pericolosamente alla verità ed io non posso permetterlo.
– Non credo sia possibile Rose, tu sei umana. Sei sicura che non ti debba venire il ciclo? Voi ragazze date di matto quando siete in quel periodo. –
– Scusami cosa c'entro questo? Non c'è alcuna correlazione –comincia a sfogliare voracemente le pagine, con gli occhi che percorrono e divorano le parole, fino a che non trova ciò che certa e, senza tanti giri di parole, lo mette sotto il mio naso, picchiettando la parte interessata con l'unghia. – Qualche tempo fa ho letto che, in particolari situazioni, gli angeli custodi possono fare da catalizzatori ai loro protetti, riflettendo ciò che provano loro – tiro un sospiro di sollievo, questa volta me la sono vista brutta, devo stare più attento in futuro. – E se fosse questa la situazione particolare? –
– Su questo devo darti ragione, noi ci troviamo in un momento davvero assurdo, alla presenza di un Animus e tutto il resto, però io non ho sentito niente Rose, nessuno di noi lo ha fatto, quindi io questa ipotesi la eliminerei – per tutta risposta lei gonfia le guance e riprende il libro, alla ricerca di qualche altro cavillo angelico. Diventerà peggio di mio padre.
– E questo ci porta a pagina duecentocinquantaquattro, 'Esperienze di premorte e di incontri ravvicinati con essa'–legge il titolo scandendo bene ogni lettera e ogni parola. È assurdo che si ricordi ogni cosa a memoria. Ma, man mano che parla, il sangue mi si gela nelle vene. Si sta avvicinando alla soluzione, senza avere alcun altro indizio a disposizione se no quello che ha sentito. Dannazione, mi avevano avvertito di tenerla lontana dall'Animus, ma cosa ne potevo sapere che avesse un raggio d'azione così ampio? – Le persone che hanno a che fare con la morte in modo molto ravvicinato spesso hanno la tendenza a captare le emanazioni che gli abitanti del mondo invisibile trasmettono –
– Okaaay – le prendo il libro dalle mani e lo chiudo, rimettendolo al suo posto originario. Credo che, per oggi, abbiamo studiato abbastanza e, soprattutto, abbiamo rischiato abbastanza. – Mi spieghi come fai a sapere tutte queste cose? Passi i tuoi pomeriggi a leggere i manuali che ti passo? –
– Sarebbe una brutta cosa se ti rispondessi che, effettivamente, è così? –
– Ti stai avventurando in terreni inesplorati e non voglio che ti cacci in qualche guaio. –
– Ma potrebbe essere possibile, no? Potrebbe essere possibile che io abbia sentito quelle voci perché ho assistito alla morte di mio padre quando ero piccola e... -
– Rose – taglio corto, il suo sguardo si posa su di me. – So cosa vuoi fare e ti dico da subito che è una pessima idea, è chiaro? Il mondo dei fantasmi è un territorio inesplorato e pericoloso, ed io non ho alcuna intenzione di appoggiarti in questa missione suicida –
– Non sai cosa stessi per dire. –
– Vuoi cercare un modo per contattarlo, vuoi riuscire a parlare ancora con lui, ma non posso farti correre questo rischio, soprattutto perché ci andrei di mezzo io. –
– In realtà stavo per affermare che, forse, posso comunicare col mondo dei fantasmi. –
– Rose, non mentire con me. Sappiamo benissimo che tutto questo discorso ci porta sempre ad un'unica soluzione, e mi dispiace sembrare senza cuore in questo momento, ma tu non hai davvero idea di quanto sia pericoloso entrare in contatto con Casper e compagnia bella – le sue labbra si dischiudono ed è subito pronta a dire qualcosa ma, improvvisamente, Daisy, Audrey, Chris e Albus fanno il loro ingresso in camera.
– C'è dell'energia lì dentro, davvero tanta energia – afferma la bionda. Tra i suoi capelli scorrono piccole saette bianche, che la fanno sussultare.
– Tradotto, i fantasmi ci hanno fatto il culo – Albus si avvicina a noi e si mette in ginocchio, prendendo le mani della ragazza accanto a me. –Rose credo che abbiamo proprio bisogno di te –
– Di me? Ma io sono una semplice umana. –
– Tu sentivi delle voci lì, in piazza, non è così? –
– Sì. –
– E allora pare proprio che abbiamo trovato la nostra Cassandra – si volta verso gli altri, cercando una sorta di sostegno. Ma non incrocia mai il mio sguardo, perché sa che potrei dare di matto. Che diamine gli è saltato in mente?
– Che vuol dire? – domanda Rose, chinando leggermente la testa di lato.
– Significa che avevi ragione tu prima. Puoi vedere i fantasmi, puoi persino parlare con loro, ma stavo cercando di non farti scoprire niente, visto che, di solito, quando si entra in questo campo, non si sa mai a cosa si fa incontro- i miei occhi cominciano a pizzicare, dannazione, qui fa più male, quando succede.
– Ha il diritto di sapere. –
– E, guarda caso, hai deciso di farlo proprio ora che dobbiamo entrare in un Animus. –
– Ragazzi – si intromette lei, poggiando una mano sul petto di ciascuno. – Non iniziate, vi prego –
– Daniel sta cercando di nasconderti una parte della tua vita – piagnucola Albus, puntando un dito contro di me.
– Per l'amor di dio, piantatela! Vi comportate come bambini di tre anni! –
– In effetti ha ragione. Peggio di Rose e Daniel che litigano, ci siete solo voi due. Sembrate pronti a saltarvi di sopra da un momento all'altro. –
– Questo perché non vi rendete conto che io ho quasi sempre ragione – borbotto.
– Beh fossi in voi le appianerei, non possiamo continuare così – Audrey mi incenerisce con lo sguardo, dà sempre ragione ad Albus, credo che abbia una cotta per lui. – E siamo anche abbastanza stufi di dovervi sorbire ogni giorno –
– Bene, andate a fanculo, tutti voi – spalanco la finestra di camera mia e, senza nemmeno dispiegare le ali, mi lancio nel vuoto, beandomi della brezza fresca, mentre il sole sta cominciando la sua discesa, screziando il cielo di colori caldi e tenui.
Volo per circa venti minuti e arrivo di nuovo a Parigi. Mi appollaio sulla Tour Eiffel, osservando le luci della città accendersi ad una ad una. È una di quelle situazioni per cui Rose impazzirebbe e mi do io stesso del pazzo per aver pensato una cosa del genere.
Scocciato, estraggo il cellulare dalla tasca, e compongo il numero di Rebecca.
– Ehi francesino – ridacchia. Socchiudo le palpebre, spero di calmarmi in questo modo.
– Mi manchi. –
– Oh mio dio Manson, non mi dirai che stai diventando romantico? –
– Non prendermi in giro stronza, ho un cuore anche io. –
– Lo so tesoro. E mi manchi anche tu – sorrido, spero che nessuno si accorga della mia presenza lì su, o potrebbero scambiarmi per un aspirante suicida. – Che sta succedendo di bello? –
– Abbiamo trovato un Animus e, a quanto pare Rose riesce a comunicare con i fantasmi al suo interno. –
– Uuhhh la faccenda si fa interessante. –
– Albus l'ha lasciata a me, ed ora la vuole usare per poter entrare lì dentro. Lo detesto. –
– È solo geloso di te, non lo hai ancora capito? – le sue parole, che dovrebbero calmarmi, fanno scorrere l'adrenalina ancora di più nelle mie vene, mi infervorano più del dovuto. – Albus si è cacciato nei guai e, anche se non lo hanno scoperto, è in fase di transizione, e non ha nemmeno la metà dei tuoi poteri. Sta cercando di screditarti, e i tuoi amici sono dalla tua parte. Ti temono Daniel, non possono controllarti, e cercando di distruggerti. Non devi permetterlo amore mio, non devi –
– Vorrei che tu fossi qui – sospiro, passandomi una mano tra i capelli biondi. Le mie gambe dondolano nel vuoto, sotto di me c'è un bel volo di non so quanti metri. O forse sono semplicemente assuefatto dai sentimenti di Rose, devo chiedere a Daisy se, per caso, ci sia un filtro che mi consenta di metterli a tacere per un po', giusto per riprendere il controllo della situazione.
– Lo so, ma ora pensa all'Animus. Se riuscissi a farlo diventare territorio franco, o comunque, ad entrare in contatto con qualcuna delle anime lì dentro, il Consiglio inizierebbe a guardarti con un occhio di rispetto, e tutti si dimenticherebbero presto del perfetto e fantastico Albus StCloud. –
– È per questo che ti amo. –
– Ti amo anch'io – ridacchia, e non riesco mai a capire se sia sincera oppure no. – Piuttosto, sta' attento, quella banda di idioti potrebbe metterti i bastoni tra le ruote, soprattutto quella sociopatica di Rose. Si fa troppe domande e sono stanca di averla sempre tra i piedi. E' arrivato il momento che tu la rimetta a posto Daniel, che la faccia capire che c'è un confine che non deve superare –
– Lo farò, te lo prometto. –
– Bene tesoro mio. E adesso torna dai cretini, devi dimostrarli chi comanda. –
Sbaaaam!
e niente, ho adorato particolarmente Daniel in questo capitolo, soprattutto quando canta.
Anyway, volevo dirvi, come vi ho già accennato nel capitolo scorso che, purtroppo, per motivi personali (sessione invernale di merda) non potrò aggiornare fino a fine mese, pregate per me.
Per questo mi sto ritrovando alle dieci e mezza di un freddo mercoledì di febbraio a pubblicare di sera (tanti auguri, tra l'altro, all'amore della mia vita, Harry, che oggi compie 23 anni).
Beh, che ne pensate di questo capitolo? Cosa sta succedendo a Rose? Che nasconde Albus? E cosa sta cercando di celare Daniel? Queste e altri quesiti potrebbero trovare una lieve soluzioni sui miei profili in cui, in questi giorni, come ho sempre fatto, potrei postare qualche foto o qualche frase dei capitoli successivi. Quindi, se siete curiosi di scoprirne di più, seguitemi su:
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un bacio e a presto (se mai sopravvivrò)
Rose xx
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