Heartache flips my word around, I'm falling down, down, down

­­– Questo posto fa venire i brividi. ­–
– Il che, considerando che sei un fantasma, è tutto dire –borbotta Daniel, mentre ci intrufoliamo sempre di più nei meandri dell'Animus. Ho la pelle d'oca da quando sono entrata, sento che c'è qualcosa che non va, un qualcosa di oscuro che grava su di noi come una cappa e non credo che si tratti degli spiriti attorno a noi, anzi, loro sono abbastanza calmi. – Okay dovrebbe essere qui. A te l'onore Rose – mi posiziono al centro della libreria, guardandomi intorno spaventata. Prendo un respiro profondo e stringo le mani a pugno.
– Lily – mormoro, cercando la figura della ragazza. – Lily siamo qui, ti prego vieni fuori – si materializza davanti ai nostri occhi, magnifica e tetra, con i lunghi capelli che le arrivano fin dopo i fianchi. Ora capisco il significato di 'bella da morire'.
– Lo avete trovato – non si preoccupa né di me né di Daniel, quasi come se fossimo invisibili. Le importa solo di una persona, mentre i suoi occhi si velano di lacrime, non credevo che i fantasmi potessero piangere. – Oh mio dio Nicholas – fluttua verso di lui e, nel farlo, sfiora la mia spalla. Improvvisamente le mie gambe cedono, prive di qualsiasi forza.
– Non ora Rose – Daniel poggia le mani sulle mie spalle e mi spinge su. Ci voltiamo entrambi verso i due spiriti che, dal canto loro, non fanno che guardarsi negli occhi, senza spiaccicare una parola.
– Cosa vuoi da me? Perché hai portato questi due a disturbare il mio sonno? Tu mi hai abbandonato. –
– Oh amore mio, non l'avrei mai fatto se non fossi stata costretta – Lily allunga una mano verso la sua guancia, ma lui la scosta via, amareggiato. Perché è il mio di cuore che si spezza?
– Daniel so che ti sembrerà strano, ma continuo a sentire i loro sentimenti. –
– Shh – il ragazzo mi zittisce, senza darmi possibilità di spiegare, come sempre dopotutto.
– Non voglio ascoltare le tue menzogne, sono andato avanti, non avevo bisogno di rivederti in questa non vita! –
– Beh, in teoria, se sei qui sotto forma di fantasma, vuol dire che hai un conto in sospeso col tuo passato. –
– Zitta – sibila Daniel, portando una mano sulla mia bocca e spingendomi contro il suo petto. – Fate finta che lei non esista, la tengo a bada io –
– Ascoltami, quando tu sei partito sono caduta in depressione, e Pierrot ne ha approfittato. Era passata una settimana dalla tua partenza ed io girovagavo per la città senza meta. Quel giorno sono tornata a casa e, non appena ho varcato l'uscio, lui mi ha preso, e mi ha portato nella sua camera. Per sette giorni mi ha stuprato, sette lunghissimi giorni, ad ogni ora. Non hai minimamente idea del dolore che provassi. Quando, poi, ha ricevuto la notizia dell'arrivo di alcuni ospiti, mi ha lasciato libera. Volevo scappare, volevo andarmene via, ma non sapevo dove, tu non c'eri, eri lontano. E, un mese dopo, ho scoperto di essere incinta. Pierrot mi ha rinchiuso qui dentro, sono stati i momenti peggiori della mia vita, insieme a quelli dello stupro, ovviamente. Ho abortito, da sola, con una gruccia, e poi mi sono suicidata. Non sapevo se saresti mai tornato, ed io non potevo assolutamente continuare a vivere in questo modo – il silenzio cala su di noi. Io, invece, inizio a sentire un dolore forte all'inguine, alla testa, al petto, al sedere...sento dolore in ogni parte del mio corpo, sento qualcosa scivolare lungo la mia gamba, come se stessi nuovamente riflettendo su di me ciò che, in parte, ha provato Lily.
Vorrei urlare, vorrei dimenarmi ma non posso, perciò scoppio a piangere, il mio corpo scosso da forti tremiti.
– Va tutto bene, ci sono qui io con te – Daniel sposta la mano dalla mia bocca e sussurra al mio orecchio, prima di lasciarmi un bacio sulla tempia.
– Mi dispiace tantissimo Lily – Nicholas afferra le sue mani, io mi sento venir meno. – Ma perché non me lo hai detto? Perché nelle lettere mi dicevi sempre che andava tutto bene? –
– Come facevo a scriverti una cosa del genere? Ti avrei ucciso. E poi lo hai detto pure tu prima, sei andato avanti dopo di me. –
– Ho mentito – biascica lui, in preda ad i singhiozzi. – Ho sposato una ballerina di burlesque che mi ha tradito in continuazione. Non ha voluto bambini e, un giorno, se ne è andata con tutti i miei soldi ed io sono morto solo e di stenti –confessa. Allora ci ha raccontato una balla prima. Dannato idiota. Sembra la versione francese e ultracentenaria di Daniel.
– Va tutto bene, adesso abbiamo tutta l'eternità per stare insieme – sorridono. I due amanti si lasciano andare l'uno tra le braccia dell'altra e si baciano
Il mio dolore cessa, rimpiazzato da gambe che cedono e cuore che batte all'impazzata. Mi sento piena di amore, piena di speranza, felice, come se stesse capitando a me. Adesso capisco cosa prova Daniel ogni giorno, e non è per niente bello. Dove finiscono i miei sentimenti e cominciano i loro?
La biblioteca intorno a noi sembra riprendere vita. Una forte luce invade ogni cosa: l'edera sulle pareti scompare, il legno ritrova il suo antico splendore, i libri riprendono colore, i mobili ritornano nuovi. E lì, proprio in mezzo, Nicholas e Lily hanno di nuovo i volti coloriti e le guance rosee, i capelli perfettamente pettinati ed i vestiti puliti. Nicholas e Lily sono vivi.
– Cosa è appena successo? –
– È successo che ce l'abbiamo fatta Rose, li abbiamo aiutati a passare oltre. –
– Come in una puntata di Ghost Whisperer? –
– Sì Rose, come in una puntata di Ghost Whisperer – Daniel mi sorride, cercando di trattenere una risata divertita. Ed anche i suoi occhi, in questo momento, sembrano brillare, come tutto intorno a noi. E sono azzurri, come due zaffiri. E la sua aura, anche la sua aura è tornata, dorata e lucente come non mai, come non si vedeva da tempo.
– Grazie – i due si voltano verso di noi, tenendosi per mano. – Senza di voi non ci saremmo mai ritrovati. Vi dobbiamo un enorme favore –
– Mi dispiace per quel che ti ho detto prima piccoletta, il mio cuore era diventato arido e incapace di amare, perché avevo perso l'unica ragione per farlo. –
– È stato un piacere- dico io, asciugandomi le lacrime per l'ennesima volta in una serata. Troppe emozioni in troppo poco tempo, come si può affrontare una cosa del genere rimanendo impassibili?
– Spero che riuscirete a trovare un po' di pace entrambi, ve lo meritate – ci sorridono per un'ultima volta prima di scomparire nella luce, mano nella mano, verso quel futuro che avrebbero potuto avere se solo il destino non si fosse messo in mezzo.
– Porca troia –mi ritrovo a dire, fissando imbambolata il punto in cui, precedentemente, si trovavano i due spiriti.
– Per una volta sono d'accordo con te Rosebelle – io e Daniel ci voltiamo contemporaneamente l'uno verso l'altro, guardandoci negli occhi. È successo davvero? – Bene, adesso andiamo via di qui, non ho nessunissima voglia di passare altro tempo in questo covo di matti –
– Ed io concordo su questa tua ultima affermazione – ci guardiamo di nuovo, basiti. Com'è che ancora non abbiamo litigato?
– Okay sbrighiamoci, la cosa sta diventando davvero strana –apriamo le porte della biblioteca, ritrovandoci nuovamente in mezzo agli spiriti. La mia testa potrebbe esplodere da un momento all'altro. – Rose non puoi abbandonarmi proprio adesso –
– Lo so, è che le loro voci... – mi porto una mano sul capo, le palpebre sono diventate improvvisamente pesanti. No, non adesso. – Portami via da qui, ti prego – sta succedendo di nuovo, si stanno nuovamente nutrendo della mai energia.
– Agli ordini – in una frazione di secondo, mi prende tra le sue braccia e spicca il volo, sfondando il tetto dell'Animus.
– Dove sono le tue ali? –
– Mi fanno troppo male per ora, non riesco proprio a dispiegarle. –
– Sistemerò anche questo, te lo prometto – sorride e scuote la testa, lanciandosi in picchiata verso la strada. Il vento mi sferza il volto, arrossandolo. Ho tanto sonno in questo momento.
– Quindi ce l'avete fatta? – salto giù dalle braccia di Daniel quando sento la voce di Daisy. Loro si sono rifiutati di entrare, 'interferenze inconciliabili' hanno detto.
– Sì e, come al solito, il lavoro sporco lo lasciate sempre a noi – borbotta il biondo alle mie spalle.
– Okay, adesso basta, torniamo in hotel, troppe emozioni in una sola serata – Albus mi passa un braccio intorno alle spalle, stringendomi contro il suo petto.
– Io non torno con voi, faccio un volo di ricognizione, non aspettatemi svegli – con la coda nell'occhio, osservo Daniel spiccare il volo, nuovamente senza ali. Sparisce nel cielo, nella scura volta celeste. Ed io non posso fare a meno di pensare che, questa sera, ho perso un amico.

🫧🫧🫧

La sveglia suona, come ogni giorno da, ormai, otto lunghi mesi, alle sei e quarantacinque minuti di un martedì mattina particolarmente soleggiato. I suoi raggi sbattano sui miei occhi ed io sbuffo, odio alzarmi in questo modo.
Mi stropiccio gli occhi e mi stiracchio, grattandomi la testa. Scendo giù dal letto e mi avvicino alla portafinestra, ci sono due uccellini sul ramo dell'albero, sono adorabili.
Sospiro, e decido che è arrivata l'ora di andarmi a cambiare.
Indosso il mio vestito a quadri blu e rosso e calzo le mie Converse bianche basse, per poi truccarmi gli occhi con del mascara. I capelli questa mattina sono leggermente in ordine ma, alla fine, tra un mese esatto sarò su un aereo diretto nella mia adorata San Francisco, lontano da New Orleans e da tutti i suoi casini, almeno per due mesi e mezzo. E non c'è cosa che desideri di più al mondo, in questo momento.
Scendo timidamente le scale con la tracolla in spalla, stando attenta a non fare rumore. Non voglio che mia madre si accorga della mia presenza e il mio obiettivo principale, in questo momento, è volatilizzarmi il più in fretta possibile.
– Buon compleanno amore mio! – socchiudo gli occhi e mi mordo le labbra, missione fallita, complimenti Rose. – Oh tesoro, non ci posso credere che hai già quindici anni –
– Mamma non sono niente di che, ancora non posso nemmeno guidare – la donna non mi ascolta, e mi abbraccia schioccandomi un bacio sulla guancia.
– Tuo padre sarebbe fiero di te ­– il respiro mi si blocca, vorrei che non lo avesse nominato, questa giornata è già abbastanza pesante senza che la parte più dolorosa della mia vita venga fuori.
– Adesso devo andare, ci vediamo più tardi. –
– Aspetta! Ti ho preparato i pancakes! – guardo alle sue spalle, una pila di frittelle è adagiata su un piatto bianco e, sulla sua cima, due candeline a forma di uno e cinque. Si sarà svegliata all'alba per potermele far trovare pronte coì presto.
– Va bene, ma solo un boccone – mi avvicino al tavolo, soffio sulla fiamma e ne prendo una forchettata. – Sono buonissimi, ma ora corro a lavarmi i denti e poi volo a scuola, tienili per merenda – finisco di prepararmi e mi ritrovo immediatamente sulla strada per la Marymount. Come ad Halloween, vorrei essere potuta rimanere nel mio letto, con le lenzuola tirate fin sopra la testa e il volto affondato nel cuscino. Ma, invece, mi sto dirigendo verso il posto che odio di più al mondo, dove Albus sicuramente mi avrà portato un mazzo di rose rosse, chiedendomi scusa per essere stato parecchio fugace negli ultimi giorni, Daisy mi salterà addosso contenta, Diana mi ignorerà e Rebecca cercherà di succhiarmi il sangue. E qui arriva la nota più dolorosa. Io e Daniel. Da quando abbiamo aiutato Lily e Nicholas i nostri rapporti si sono congelati. Non parliamo più, non litighiamo nemmeno, ci limitiamo a scambiarci qualche parola durante le ore di lezione che abbiamo insieme, il resto è andato perduto in quella maledetta notte a Lione. Anche quando i nostri gomiti si sfiorano, in classe, non prendiamo la scossa. Tutto è svanito improvvisamente, così come è cominciato. Quella notte ho perso un amico.
Eppure non posso fare a meno di notare come, nei suoi occhi, ci sia qualcosa di diverso, qualcosa di oscuro, che mi spaventa, che mi tiene lontano. Ed è davvero l'ultima persona a cui vorrei pensare, dico sul serio ma, a volte, prima di andare a dormire, mi ritrovo a guardare il soffitto e a chiedermi se avessi potuto fare qualcosa per impedirlo, per evitare che si arrivasse ad una tale situazione. E poi ci sono notti in cui mi rendo conto di soffermarmi troppo su di lui, e mi convinco che non ne valga tanto la pena. Vorrei sapere quando tutto questo odioso dissidio interiore finirà. Forse quando sarò a San Francisco, a chilometri di distanza, senza nessuno di loro che giochi col mio cervello o che mi faccia svenire da un momento all'altro.
– Auguriiiii Roseeeeeee! Finalmente anche la nostra piccolina compie quindici anni – come avevo predetto, Daisy mi salta praticamente in braccio, ridendo, con la sua risata cristallina e giocosa. I capelli biondi sono investiti dal sole, che li fa brillare come oro luccicante.
A lei, subito dopo, si uniscono anche Chris e Audrey, mentre Albus rimane in disparte, con le mani nascoste dietro la schiena. Rose rosse. Ci scommetto.
– Auguri alla più bella ragazza del mondo – fa comparire il mazzo davanti ai miei occhi ed io sorrido, vorrei davvero che smettesse di sparire improvvisamente quando ho più bisogno di lui. Prima che ci mettessimo insieme era perfetto, dolce, gentile, premuroso. Era tutto quello che una ragazza potesse desiderare. Adesso, invece, è sfuggente, come se mi nascondesse qualcosa. Ed io non posso fare a meno di domandarmi se sia mia la colpa di tutto questo, se sia io a non essere abbastanza, e tutti quei trip vari che, ogni giorno, mi tartassano, lasciandomi senza respiro.
Ho davvero bisogno di tornare a San Francisco per un po'.
– Grazie Albus – sorrido, prima che le sue labbra si posino sulle mie, soffici e delicate. Diana, dal lato opposto, si limita ad un cenno del capo. Da quando la faccenda tra Daniel e Rebecca si è fatta seria, lei è letteralmente uscita fuori di testa. E lui non le parla più. Ma, bene o male, non rivolge la parola a nessuno di noi, ormai. Si è chiuso in un silenzio che non sappiamo spiegare, ha issato una barriera tra lui e noi. – Ragazzi siete stati dolcissimi, ma ora io devo andare, Holden ha in programma la correzione dei nostri compiti –
– Va bene, ma non dimenticarti la nostra giornata solo ragazze, mi raccomando. –
– Tranquille – saluto Daisy e Audrey e mi dirigo velocemente verso la classe di letteratura. Prima, però, mi avvicino al mio armadietto e vi poso dentro le rose, sperando di ritrovarle sane e salve a fine giornata. Fanno incantesimi per tutto, ma non ne trovano uno per non far appassire i fiori.
Nell'aula, alcuni ragazzi si fermano per farmi gli auguri, a cui io rispondo senza nascondere una nota di imbarazzo, tradita soprattutto dal colorito roseo delle mie guance. Come fanno tutti a sapere che è il mio compleanno?
Prendo posto al mio ultimo banco, Daniel non si è ancora visto e, molto probabilmente, non verrà nemmeno oggi. Ho paura che sia a rischio bocciatura, ed io non posso fare niente per aiutarlo, anche perché so che rifiuterebbe la mano che gli sto tendendo.
– Ehi. Auguri – sussulto sentendo la sua voce, gli occhiali mi scivolano lungo il ponte del naso.
– C-Cosa? – balbetto io, voltandomi lentamente e sbattendo un paio di volte le palpebre. Il ragazzo sta con una mano appoggiata al banco, la tracolla che gli scivola lungo la spalla e gli occhi che saettano da una parte all'altra della stanza.
– Ho detto 'Auguri', buon compleanno Rose. Sei diventata sorda per caso? – mi porge, senza troppe cerimonie, un mazzo di peonie rosa e margherite bianche. – Immaginavo che Albus ti avesse portato le rose, così ho puntato su questi, anche perché so che tu li adori...e che lui continua ad ignorare questo piccolo dettaglio, nonostante stiate insieme da quattro mesi – come fa a sapere che sono i miei preferiti? Ricordo di avergliene parlato in qualche occasione, ma non pensavo mi stesse ascoltando.
– Perché stai facendo questo? – sospira, il suo sguardo si addolcisce. Si passa una mano tra i capelli e sorride. Non ha senso, sono mesi che non ci parliamo e ora fa una cosa del genere.
– Oggi compi gli anni Rose, e meriti un po' di tregua – inaspettatamente, si abbassa su di me e mi stampa un bacio sulla fronte, per poi prendere posto. Ma che diamine sta succedendo? – E poi, già ci penseranno gli altri a rovinarti il compleanno, quindi eccomi qui, sono al tuo completo servizio –
– Okay, chi sei tu e cosa ne hai fatto del vero Daniel Manson? –
– Lo so che questo è un giorno dal sapore dolce amaro per te. Tuo padre è morto il due maggio, dopo che tu lo avevi scongiurato di portarti al luna park quella domenica come regalo, o meglio, come extra, e quindi ti senti in colpa per questo – abbasso lo sguardo prendendo a mordermi il labbro, sentendo uno strano formicolio alle dita. Ci sono momenti della mia vita che, pur non essendo riuscita a dimenticare, visto la mia memoria, cerco di tenere il più lontano possibile dalla mia mente, perché fanno troppo male.
– Ti avevo detto che mi dava fastidio che tu provassi i miei sentimenti. –
– No, ho direttamente beccato il tuo diario segreto. Devo dire che è molto più interessante di qualunque altra cosa abbia mai letto in quindici anni di vita-. –
– Sei il peggior angelo custode della storia – bofonchio, incrociando le braccia al petto e cercando di prestare attenzione alla spiegazione di Holden. Non ho nemmeno idea di cosa stia parlando, e non succede mai, visto che pendo praticamente dalle sue labbra.
– Credo di aver perso il conto di quante volte tu me lo abbia detto da quando hai saputo la verità. –
– Io mi farei due domande se fossi in te. –
– Non ti rispondo perché oggi è il tuo compleanno e non meriti nemmeno che io te lo rovini, quindi farò il buono. –
– Non voglio la tua pietà – mi ritrovo a dire, presa, per la prima volta, da un po' d'amor proprio. – Non puoi spuntartene con questa cosa dopo tre mesi in cui mi hai deliberatamente ignorato. Non puoi. Te ne sei infischiato di me, dei ragazzi, non sei venuto quando la mamma di Albus ha avuto complicazioni col bambino e ha dovuto partorire. Dove sei finito Daniel? Dov'eri? Io ho avuto momenti davvero brutti in questi mesi, pensieri che avrei dovuto far scomparire in un attimo, senza contare che tu non ci sei mai quando dovresti difendermi, e non provare a uscirtene con la scusa dell'autolesionismo, perché sai benissimo a cosa mi sto riferendo –
– Lo scherzo delle amiche di Rebecca nel bagno, lo so, ma Rose, non potevo assolutamente intervenire. Ascolta, ho dovuto allontanarmi dagli altri perché sai benissimo che il mio livello di sopportazione nei loro confronti era sceso a zero, e tu, bambolina, dovevo aspettare che ti passasse la cotta per me, e credo che ormai la relazione tra te e Albus abbia preso il largo. –
– Daniel io volevo soltanto averti come amico, niente di più, niente di meno, ma tu hai dovuto complicare tutto come sempre – sospira e, con le dita, sposta i miei capelli, posando i polpastrelli sul mio collo.
– Avevi il fiato corto quando ti hanno chiuso lì dentro. Rebecca diceva che il tuo cuore batteva tanto forte che ogni vena del tuo collo si è ingrossata. Abbiamo litigato per la prima volta quando è successo. Le ho detto che non avrebbe dovuto farlo, che prendersela con te è come sparare su Bambi, ma lei è scoppiata a ridere, dicendo che voleva soltanto divertirsi. E da lì sono cominciate le urla, non potevo crederci, ti stavo difendendo con Rebecca, insomma cosa mi stava succedendo? Ero impazzito per caso? –
– Non stai migliorando le cose – abbasso lo sguardo, spostando leggermente la testa. Voglio interrompere qualsiasi contatto tra me e lui.
– Quello che sto cercando di dirti è che mi dispiace, ma avevo bisogno di staccare la spina, anche da te. –
– Quindi eri stanco di me, se ho capito bene. –
– Ero saturo, non potevo sopportarti ulteriormente – scuoto la testa, perché lo sto ancora ascoltando? Non fa altro che buttarmi giù. – Ma tengo ancora a te e alla nostra amicizia, anche se non l'ho dimostrato per niente da quando ci conosciamo – mi volto verso di lui, sorride leggermente e credo che sia sincero.
– Sei un idiota. –
– Lo so, ma tu sei troppo ansiosa. –
– Superficiale. –
– Perfettina. –
– Narcisista. –
– Tu riesci sempre a complicare tutto! –
– Beh non è che tu faccia meglio... –
– Soffochi la gente. –
– E tu non riesci a non litigare con ogni essere vivente, e non dimostri i tuoi sentimenti. –
– Stiamo andando un po' oltre lo sai? –
– E tu sai che avevi detto che, essendo il mio compleanno, mi avresti lasciata in pace? – ridacchia, e mi dà un buffetto sulla guancia. –Mi sei mancato –
– È naturale, dove lo trovi un altro come me? – lo incenerisco con lo sguardo, ma lui scoppia a ridere, passandomi un braccio intorno alle spalle e spingendomi verso di lui. – Mi sei mancata anche tu rompiscatole – mi strofina le nocche sulla testa, senza togliersi quell'espressione divertita sul volto.
Daniel Manson, l'unica persona che passa dall'ignorarti al considerarti il suo migliore amico nello spazio di un giorno.
San Francisco. Ancora pochi giorni e sarò a San Francisco, da sola, nella mia pace.

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– Non credevo che facessi sul serio – mormoro a Daniel, mentre questi mi segue tenendo il suo ed il mio vassoio in mano. A questo punto non so se sperare che ogni giorno sia il mio compleanno.
– Sono di parola, lo sai – mi siedo al tavolo, sotto lo sguardo stupito di Chris, Diana, Audrey, Albus e Daisy. Ora capisco cosa intendeva quando alludeva al fatto che non sopportava più i ragazzi, – Smettetela, lo sto facendo solo per lei – borbotta Daniel, facendomi un segno con la testa e prendendo posto accanto a me.
– Ancora più assurdo, visto l'andazzo degli ultimi tre mesi –Albus piega la testa di lato prima di addentare un trancio di pizza, scottandosi lievemente con il formaggio.
– Non ho chiesto il tuo parere, mi pare. –
– Non ti ho dato il permesso di stare accanto alla mia ragazza, mi pare. –
– Non credo che ce ne sia bisogno, non sono la vostra bambolina, mi pare – entrambi si zittiscono mentre io sposto lo sguardo da uno all'altro, aspettando un'altra battuta in risposta. – Sentite, voglio solo passare un bel compleanno e credo di meritarmelo, in un certo senso, non è stato un anno facile per me e voi, di certo, non mi avete reso le cose sempre facili –
– Ma chi ti hai mai invitato a stare con noi – borbotta Diana. Scuoto la testa, non vale la pena perdere tempo con lei oggi.
– Ho dovuto cambiare città, Stato, sono arrivata qui senza conoscere nessuno e mi sono imbattuta in un gruppo di ragazzi che mi hanno praticamente catapultata in una specie di serie tv fantasy, quindi penso di avere tutto il diritto di desiderare che, almeno oggi, nessuno dei due o qualcun altro di voi, ne combini una delle sue che includa andare a caccia di fantasmi, entrare in Animus, svenire perché sono accanto al mio angelo custode, assistere a scaramucce magiche o rischiare di essere dissanguata da un vampiro – nessuno di loro fiata, nemmeno Daniel che, avendo nominato chiaramente Rebecca, di solito si sarebbe arrabbiato affermando che sono io ad essere troppo paranoica, per via dei troppi libri che leggo. E non ha neanche tirato fuori la storia della cotta, sono seriamente colpita, si sta davvero impegnando.
– Il ragionamento non fa una piega, ma adesso mangia, abbiamo Johnson dopo, e la mia carriera scolastica e la mia estate dipendono praticamente da lui. Non voglio frequentare i corsi da giugno a settembre solo perché lui è fissato che io copi da te. –
– In teoria è vero – mi stringo nelle spalle, portando alla bocca una forchettata di pollo. Daniel fa per rispondere ma, in realtà, rimane con un braccio alzato e la bocca spalancata.

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-Ma lui non ne ha le prove, e okay che c'è stato quel piccolo incidente con la provetta qualche mese fa e...-
– Non me lo ricordare. –
– Finitela – Albus irrompe nella discussione, spostando bruscamente il vassoio. – Questa cosa tra voi due deve cessare ora, mi dà troppo fastidio –
– Quale cosa? – domandiamo entrambi, contemporaneamente, e abbastanza confusi. Ci manca solo che, adesso, lui si metta a dare i numeri.
– Questa strana sintonia che si è creata tra entrambi, questo vostro allontanarvi e riavvicinarvi in continuazione. –
– È tutta una cosa che è nata da voi, visto che non avete niente di meglio da fare che mettere bocca nella mia vita – afferma sicuro Daniel, ingurgitando una quantità spropositata di patatine fritte. Ho accanto un maialino, non ci sono dubbi.
– Non sei il centro dei nostri pensieri Daniel. –
– Nei sei davvero sicura Audrey? Perché, diciamoci la verità, entro davvero molte volte nelle nostre discussioni e... –
– E tu perché, allora, spesso e volentieri ti allontani? Non mi parli per giorni, mi liquidi con qualche scusa, salti i nostri appuntamenti e poi, puntualmente, ritorni con la coda tra le gambe ed un mazzo di rose. Qui non si sta parlando del rapporto tra me e Daniel che ti causa problemi, ma dei problemi nel nostro rapporto che causi tu Albus. –
– Complimenti per il gioco di parole – tiro una gomitata nelle costole di Daniel e lui si piega in due, il solito melodrammatico. È un angelo custode, gli avrò fatto come minimo il solletico.
– Perché ci troviamo sempre in queste situazioni? – mormora Chris, puntando gli occhi verso il cielo. Eppure era uno di quelli che, fino a tre mesi fa, ci scherzava su.
– E tu hai pensato che sarebbe grandioso aprire il discorso ora, davanti a tutti i nostri amici. –
– Ho solo risposto alla tua insinuazione di poco fa. –
– Non è facile stare con te Rose, per niente. Tu non te ne accorgi ma ci sono volte in cui, dal nulla, ti blocchi e cominci a guardare un punto fisso. E quando ti domando cosa passi per la tua testolina bacata mi rispondi 'niente'. –
– Beh può darsi che sia realmente una testa vuota, chi può dirlo – incenerisco Diana con lo sguardo, credo che non esista al mondo persona più inutile di lei.
– Ti stai arrampicando sugli specchi Albus. –
– No invece. Se qualche volta sono scostante è perché ho dei problemi da risolvere col Consiglio, visto che sono ancora in fase di transizione. –
– E perché non me ne parli? È questo che si fa nelle relazioni. –
– In teoria si scopa anche, ma penso che, per voi due, questo accadrà molto tardi. –
– Piantala Daniel! – urliamo io ed Albus, e il ragazzo alza le mani in segno di resa.
– Magari non ti ho mai detto niente perché non voglio metterti nei casini, se non lo sai il nostro mondo è parecchio pericoloso, ed io non ci tengo a metterti al corrente di ogni singola virgola come fa Daniel, soprattutto quando ti fa leggere tutti quei libri che, in realtà, dovrebbe essere lui a studiare, non tu. –
– Vedi? Tu non te ne accorgi! 'Il nostro mondo', 'i nostri poteri', tu non mi includi nella tua vita, mi tratti come una bambina che non può capire quello che ti sta accadendo. –
– Forse perché so che stai con me perché non puoi avere lui? – urla, le vene del suo collo si ingrossano e il suo viso diventa paonazzo. Nessuno parla o emette alcun suono, neanche Daniel è in grado di spiccicare parola, il che è davvero preoccupante.
– Sai che ti dico? – sussurro io, con un tono freddo e distaccato che non credevo nemmeno di possedere. – Che, se davvero pensi questo, non abbiamo più niente da dirci – porto una mano al collo e sgancio la collana a forma di 'A' che mi ha regalato per il nostro primo mese insieme, lanciandogliela. – Buon compleanno a me e tanti saluti a te – mi alzo dal tavolo senza troppe cerimonie, lo sapevo che sarei dovuta rimanere a casa. Con loro non c'è mai una cosa che va per il verso giusto, mai.
– Aspetta un attimo Rose – mentre sono quasi a metà strada, Daniel mi chiama ed io mi volto, ritrovandomelo dietro. Sospiro.
– E tu che cosa vuoi? –
– Beh è la tua giornata, quindi... –
– Il mio compleanno è già stato rovinato, puoi anche evitare di continuare questa farsa, dico sul serio – ritorno a camminare, cercando di nascondere le lacrime che, piano piano, stanno iniziando a scendere dai miei occhi.
– Rose guarda che posso sentirlo che stai piangendo – mi giro, esasperata, passandomi le mani tra i capelli castani.
– Okay, hai vinto tu, sei contento adesso? I-io sono stanca di tutto questo, dei drammi, dei vostri poteri e di essere vista solo come un intralcio. Non ho scelto io di essere così banale, di essere talmente inutile, ci sono nata e basta. Ma voi, voi non mi rendete il compito per niente facile. Dannazione, è come se voi foste perfetti, come se non poteste commettere errori, e la cosa è snervante – sono un fiume di lacrime in questo momento, e lo odio, odio essere in questo stato. –Volete che lo dica? Che lo ammetta a voce alta? Va bene, mi piacevate entrambi, ero in mezzo a due cuori, ma non ho scelto Albus solo perché tu hai iniziato una relazione con Rebecca, l'ho fatto perché mi sono innamorata e basta. Per lui non ero mai sbagliata, o insignificante come lo ero per te. Ma ora non sono più sicura di niente- scuoto la testa e sospiro. Che bella giornata. Ho sputato fuori tutta la verità, e in bocca mi è rimasto un retrogusto dolce amaro. Odio New Orleans.
– È tutta colpa mia – biascica Daniel, prima di avvicinarsi a me. – È solo ed esclusivamente colpa mia – senza darmi il tempo di poter reagire, mi avvolge le braccia intorno al busto e mi stringe contro il suo petto. – Sistemerò ogni cosa, te lo prometto. È il tuo compleanno oggi, e te lo dovrai ricordare per buoni motivi e per nient'altro –
– Non ho intenzione di chiederti come farai, ma sono davvero stanca di tutta questa situazione. –
– Lo so bambolina – si stacca da me, posando le mani sulle mie guance. – Ma mi dispiace tantissimo. Non volevo che si arrivasse a questo punto, te lo giuro –
– Com'è che sei improvvisamente diventano buono? – domando, passandomi un dito sotto gli occhi, per asciugare le lacrime.
– Non lo so, è una cosa che mi domanda sempre anche Rebecca, e per cui finiamo sempre per litigare. –
– Allora, questa volta dispiace a me – arriviamo al laboratorio di scienze e ci sediamo nei nostri soliti posti. Oggi non sono proprio in grado di tollerare Johnson, spero che abbia un po' di pietà nei miei confronti.
– Dovremmo riuscire a tenerci l'uno fuori dalle relazioni dell'altro, credo che sia l'unica soluzione. –
– Beh, per quel che mi riguarda, io non ho più un ragazzo –lascio andare la testa sul tavolo, gli occhi mi pizzicano. Dannazione.
– Devi stare tranquilla, ti ho detto che risolverò ogni cosa io.
– Oh Daniel, ogni volta che dici in questo modo, io finisco nei casini – le lacrime cominciano a scendere lungo le mie guance. – Dovevo rimanere a casa –
– No, no, no Rose, non fare così, odio vederti piangere. –
– Voglio tornare a San Francisco – mormoro, e lui sospira, passandosi una mano tra i capelli dorati.
– Sono stati solo dieci brutti minuti, non una giornata da voler dimenticare. –
– Non vedo come possa migliorare – in quel momento, uno dei ragazzi che frequenta il corso con noi, entra trafelato in classe, come se fosse rincorso da qualcuno.
– Ehi, non vi hanno detto? Johnson manca, pare si sia rotto un braccio – alzo di scatto la testa e mi guardo fisso con Daniel, sorridendo.
– Non ci credo, sai cos'è questo? – domando, sentendomi improvvisamente meglio.
– Un miracolo di compleanno mia piccola Rosebelle, e te lo meriti proprio tutto. –


Sbaaaam!

Tanti auguri alla piccola Rose che, finalmente, compie quindici anni! Ah che bell'età era quella, ancora non avevo a che fare con le gatte morte #gattemortefantasticheedovetrovarle.

Anyway, mancanto solo tre capitoli alla fine di Starlight, anche se io già terminato di scriverla da qualche giorno, e so già che piangerò quando pubblicherò l'ultimo capitolo.

Ringrazio sempre tutti quelli che leggono, votano e commentano, vi adoro, e vi invito a passare nelle mie altre storie, se volete, mi farebbe molto piacere.

Per il resto mi trovate su

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Un bacio a domani,

Rose xx

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