For him you are just another doll

Rose
–Andiamo Rose, sono due ore che ti sto chiedendo scusa, non mi pare il caso di farne una tragedia – continuo a camminare a grandi falcate con i pugni serrati, Daniel mi segue, blaterando parole e frasi sconnesse, nella speranza che io, finalmente, smetta di essere arrabbiata con lui. Ma io, in questo momento, vorrei soltanto che sparisse dalla mia vista. O che prendesse fuoco. Entrambe le opzioni si equivalgono per me.
– Ed esattamente per cosa stai chiedendo ammenda? Per l'essere stato uno stronzo colossale ieri o per star facendo il coglione oggi? – mi volto verso di lui con i denti digrignati, lottando contro la voglia di prenderlo a pugni. Oggi è meglio che stiamo lontani, lontanissimi.
– Wow e tutto questo da dove viene fuori? Non ti avevo mai vista così – ride, divertito. Per lui è tutto un gioco, un dannatissimo gioco.
– Vaffanculo Daniel, vaffanculooooo – urlo, arrivando nei pressi della mensa. Audrey, Chris, Daisy, Diana e Albus si volta no verso di noi, preoccupati e divertiti allo stesso tempo. Ormai ogni giorno è diventato uno show, il Daniel e Rose show. – Giuro che oggi potrei ucciderti –
– Io credo che tu stia un pochino esagerando – si ferma di fronte a me, roteando gli occhi al cielo. Gemo, pronta a lanciarmi su di lui, ma due braccia mi cingono prontamente i fianchi e mi tirano indietro. Albus. Sempre un ottimo tempismo.
– Okay uragano adesso calmati, non ne vale la pena – continuo a tendere le mani verso di lui, voglio cancellargli quell'espressione compiaciuta che ha sulla faccia. E magari togliergli un po' di bellezza. – Daniel è meglio che ti allontani un pochino, non so se riuscirò a tenerla per molto –
– Oh tranquillo, non avevo intenzione di mangiare con voi oggi, la mia super sexy fidanzata, che è appena tornata, mi aspetta...ci vediamo dopo tigre, attenta a non sbranartelo – mi strofina le nocche sul capo, senza smettere di sorridere. Lo uccido, lo uccido lo giuro.
Lo guardo andarsene e raggiungere Rebecca, le lascia un bacio sulle labbra e poi prende un posto accanto a lei. Credevo che il quarto anno fosse in gita, sono confusa.
– Okay Rose adesso calmati. –
– Lasciamelo uccidere, ti prego, ho visto tante di quelle serie tv e di telefilm che non mi prenderebbero mai. –
– Rose! – tuona con decisione. Sospiro e mi lascio andare tra le sue braccia. Diciamo che per oggi Daniel continua a vivere. – Ora io ti lascerò e tu ti siederai tranquilla, senza tentare di fare del male a Daniel – mi libera e prendo posto accanto a Daisy, ancora tremendamente arrabbiata.
– Che ha combinato questa volta? – domanda Audrey atona prima di lanciarsi in bocca una patatina fritta. Tanto lo so che muore dalla voglia di dirmi 'te lo avevo detto'.
– Non fa che insultarmi da ieri e poi, come ciliegina sulla torta, ha fatto cadere metà dell'ossido di carbonio all'interno della provetta con rame, e questa è esplosa. –
– Mi immagino la faccia di Johnson – Albus ridacchia ed io lo incenerisco con lo sguardo. Perché nessuno capisce la mia situazione? Però, ovviamente, se capita a loro, succede un casino.
– Inciderà sulla mia valutazione periodica, la mia vita scolastica è praticamente rovinata – mi porto le mani tra i capelli. Otto anni passati a costruire il perfetto curriculum scolastico e poi arriva Daniel e manda tutto a puttane. Senza contare mia madre e la sua felice idea di andarsene da San Francisco. Avrei dovuto frequentare la Lick, una delle migliori scuole delle città, avrei avuto le porte spalancate per i college più importanti di tutto il Paese.
– Andiamo Rose non esagerare, hai il massimo in tutte le materie. –
– Non in scienze Albus. –
– Solo perché Johnson è una carogna...devi stare tranquilla okay? Caccia via lo stress. –
– Quindi non posso uccidere Daniel? –
– Rose... –
– Ferire? –
– Roose... –
– Mutilare gravemente? –
– Rose! –
– Va bene, va bene, mi arrendo – alzo le mani, sventolando bandiera bianca, dovrò studiare scienze fino alla fine del liceo per riuscire a recuperare a questo disastro. O forse per il resto dei miei giorni. Chi può dirlo, visto che, in questa dannatissima città, ne accade una al giorno.
– Sta di fatto che lui sta ancora attaccato a quella sanguisuga – sputa acida Diana, ma nessuno l'ascolta, questa sua ossessione sta raggiungendo livelli assurdi recentemente. – Dobbiamo fare qualcosa –
– No – mi intrometto io, aprendo il portapranzo, sto morendo dalla fame. – Non ci ascolta e, più noi diciamo una cosa, più lui fa tutt'altro, quindi è totalmente inutile –
– Ehm scusami ma non ho chiesto il tuo parere, vorrei parlare con qualcuno di più importante ed esperto in materia – sbuffo, non riesco a sopportare la gente oggi e, adesso, la mia rabbia si concentra su di lei.
– Ehi, non parlarle così – Albus interviene, prendendo le mie difese. – I tuoi problemi con Daniel sono tutti legati al fatto che tu sei ossessionata dalla sua persona e lui, invece, non ti calcola mai – il ragazzo si volta verso di me e mi fa l'occhiolino, sorridendo. – Siete una massa di stronzi, nient'altro – la regina del melodramma si alza con fare teatrale e, come se fosse la cosa più normale del mondo, mi sbatte il vassoio del pranzo sulla fronte. Questa è matta da legare.
– Ti ha fatto male? – Daisy si china verso di me, mentre io mi tengo la testa dolente. Quella è totalmente da rinchiudere!
– Abbastanza, ma che diavolo le prende? –
– Fammi vedere – la bionda sposta le mie mani alla fronte e vi posa, delicatamente, due dita. In un attimo il dolore svanisce. Adoro la magia, quando ha questi scopi e non rischia di farmi morire di morte violenta.
– Che mi hai fatto? –
– Segreto – mi strizza l'occhio; decido che, per oggi, è meglio non approfondire, e mi limito a dare un morso al panino che mi ha preparato mia madre questa mattina.
– Questa storia finirà in due modi: o mi farete uscire pazza o mi farete ammazzare, in entrambi i casi non mi andrà per niente bene. –
– Non essere melodrammatica su, devi solo farci l'abitudine – Albus sorride e, per qualche strano e assurdo motivo, il mio cuore inizia a fare le capriole, sembra quasi non volersi fermare.

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– Quindi, bene o male, cosa dovrò aspettarmi da voi domani? Giusto per non farmi cogliere impreparata – Albus accanto a me ride, ha le braccia poggiate sotto la testa ma, a differenza di Daniel, non sta creando tutte quelle lucine che fluttuano nell'aria, e che a me piacciono tanto. Forse dovrei finirla di paragonarli continuamente, non è una cosa positiva.
– Niente di che mia piccola Rose, solo qualche possibile difficoltà a trattenere i poteri, un Daniel leggermente più acido del solito e Diana, beh, Diana è sempre incontrollabile ad Halloween. –
– Hai un bel modo di intendere 'niente di che' tu – scoppia a ridere e si volta verso di me, poggiando la testa su una mano.
– Rose, finché tu resterai sotto la mia ala protettiva, in tutti i sensi, non correrai alcun pericolo, fidati di me. –
– Perché, ogni volta che dici così, io finisco nei casini – mi metto a sedere, poggiando la schiena contro la tastiera del letto.
Lui mi imita, ma continua a rimanere voltato nella mia direzione.
– Sto cercando di trovare una risposta adeguata, ma non credo che ci sia. –
– Esatto – in quel momento sentiamo bussare, Albus urla un 'avanti' e, poco dopo, sua madre fa capolino dalla porta. Lei non mi ha detto che dovrei dimagrire, e già per questo la adoro.
– Scusate per l'interruzione ragazzi, vi ho portato qualcosa da mangiare, la lascio qui – sorride e adagia sulla scrivania un piatto con un'enorme cheesecake ai frutti di bosco. Il mio stomaco, appena la vede, comincia a brontolare.
La donna, poi, si congeda con un cenno e si perde nei meandri della loro enorme casa.
– La adoro – mi fiondo verso la torta, tagliandomene una fetta. Amo i dolci, potrei mangiarli continuamente.
– Penso che la cosa sia reciproca – Albus si siede accanto a me, sembra che qualcosa gli faccia male, qualcosa che io non posso vedere.
– Va tutto bene? –
– Sì, è solo che, domani sera, devo sistemare una faccenda importante. –
– Roba da angeli? – domando, prendendo una forchettata abbondante di cheesecake.
– Esattamente – forse anche lui, come quel decerebrato del suo migliore amico, prova dolore quando il piccolo Louis sta male. Deve essere sicuramente cosa.
– Non parlo con Daniel da giorni e a lui non sembra importargliene – sussurro, più a me stessa che a lui. Le ore di lezione che condividiamo ormai sono diventate cariche di silenzio e di rabbia. Non riusciamo a trovare più un punto d'incontro, sia perché lui non vuole e sia perché io, ormai, ci ho rinunciato.
– Tranquilla, è il periodo, vedrai che le cose si sistemeranno. –– Per caso ha chiesto di essere sollevato dall'incarico? – domando visto che, e so di dovermene vergognare tanto, recentemente, ho aggiunto qualche altro segno sui polsi e lui non è intervenuto per urlarmi contro e sottolineare il fatto che, se mi ferisco, lo sente anche lui. Non che lo faccia a posta o per essere notata, semplicemente mi sento fuori posto in questo mondo di modelle perfette. Vedo Daisy, Audrey e Diana ogni giorno, magre, belle, noto come le guardano i ragazzi, come parlano, come sorridono e poi ci sono io, sempre sbagliata e incasinata, con le cosce grosse, il sedere grande e il volto che assomiglia ad una palla, gonfio e insignificante. E le battute quotidiane di Diana e di Daniel non mi aiutano per niente.
– Non ne ho idea Rose, ma non credo, lui odia andare a confrontarsi con Consiglio, trovano sempre un cavillo a cui appigliarsi per punirlo. –
– Che cos'è il Consiglio? – chino la testa di lato, incuriosita da tutta quella faccenda. Mi appassiono al loro mondo sempre di più ogni giorno che passa.
– È uno degli organi che si occupa del nostro mondo, di tenere tutto sotto controllo. È formato da due rappresentanti per ogni essere magico, chiamati "Anziani" e, a capo di essa, c'è un Presidente, che viene eletto ogni cinque anni. –
– Wow, siete davvero organizzati. –
– Tu non ne hai idea bambolina. –

Daniel

– Cosa è successo tra te e Rose? – mi domanda Rebecca, pulendosi la bocca. Qualche goccia del mio sangue, infatti, le sta colando dal bordo delle labbra.
– Niente, perché? – mi tocco il punto in cui ha affondato i suoi canini, per ora i suoi morsi mi fanno più male del solito e non capisco il perché. Forse per il fatto che domani è Halloween.
– Non me la dai a bere. Non vi parlate più, e voi due avete uno strano rapporto. –
– Io e lei non siamo niente – affermo freddamente, alzandomi e dirigendomi verso l'armadio, alla ricerca di una camicia.
– Guarda che lo so che ci stai male, puoi ammetterlo con me. –
– Rebecca ci tieni tanto a farmi arrabbiare oggi? – sbotto, tirando un pugno contro l'armadio. L'anta si stacca di netto, dannazione, mio padre questa volta mi ammazza.
– Ehi bimbo non alzare la voce con me – in un attimo, la ragazza è di fronte a me, che mi punta un dito contro il petto.
– E tu non costruirti castelli in aria. Sarò anche più piccolo di te di qualche secolo, ma non per questo puoi trattarmi come vuoi. –
– Woah woah woah – alza le mani, i suoi occhi brillano. –Solo perché sei arrabbiato per la storia di Rose, non devi di certo scontartela con me –
– Ancora con questa storia?! Basta Rebecca, hai rotto – le volto le spalle e prendo l'anta dell'armadio. La tengo ferma per qualche minuto, le giunture si illuminano ma, finalmente, riesco a riattaccarla.
– Senti, sai che ti dico? Io me ne vado, quando ti sarà passata questa fase no, chiamami. –
– Va' al diavolo – lei si volta e scoppia a ridere, per poi volare via dalla finestra. Io, per ora, le ragazze non le capisco proprio, e non è una cosa normale.
Mi getto sul letto e socchiudo le palpebre. Quando le riapro, la stanza è invasa dalle lucine, l'unica cosa che riesce ancora a calmarmi.
Come ha potuto seriamente pensare che io fossi arrabbiato per la situazione con Rose? Non è tanto importante, e non mi sognerei mai di perdere tempo a struggermi sul rapporto che ho con lei, non ne vale la pena.
– Fanculo – urlo, tirando l'ennesimo pugno contro il muro. Questa storia deve finire.
– Wow, sei davvero arrabbiato – mi volto, ritrovandomi Albus in camera, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte.
– Non si usa più bussare? – sputo acido, sedendomi sul letto e tastando le nocche con le dita. Immediatamente, i graffi che mi sono causato svaniscono. Ecco uno dei tanti motivi per cui essere un angelo è una figata assurda.
– Volevo parlarti. –
– Riguardo? Anzi no, fammi indovinare, Rose – gli sorrido sarcastico, lui rotea gli occhi al cielo e si siede, poggiando le braccia sullo schienale.
– L'ho appena accompagnata a casa. –
– E non ti ha dato il bacino della buonanotte? –
– Andiamo Daniel, smettila di fare così. –
– Dove vuoi arrivare? –
– Lei è innamorata di me o di te? – domanda secco. Credo di non averlo mai visto tanto serio in vita mia.
– Perché mi stai chiedendo una cosa del genere? –
– Perché tu la conosci meglio di chiunque altro, e perché puoi sentire quel che prova, io no. –
– Mi stai chiedendo di tradirla – abbasso lo sguardo, sentendo un nodo stringermi lo stomaco.
– No, ti sto chiedendo di aiutare il tuo migliore amico – mi mordo l'interno delle guance, indeciso. Non mi importa più di tanto di Rose, ma sarebbe una carognata farle una cosa del genere. Lei si fida di me, non so bene per quale motivo, ma non voglio ferirla ulteriormente. – Andiamo Daniel, credevo che non ti importasse niente di Rose –
– Perché non fate che ripeterlo? Mi dà fastidio. –
– Perché tu sei così, tu non ti preoccupi della gente – si stringe nelle spalle. Io mi ritrovo a guardare il mio riflesso nello specchio, domandandomi se sia veramente il mostro che loro dipingono.
– Sto diventando semplicemente quello che voi descrivete –mormoro, più a me stesso che a lui. Sento gli occhi pizzicare, lo sapevo, stanno per diventare viola.
– Cosa? –
– Mi sto plasmando a seconda delle vostre dicerie – mi volto verso di lui, il mio migliore amico continua a non capire.
– Ma di che diamine stai parlando? –
– Sto passando troppo tempo con Rose – ammetto, passandomi una mano tra i capelli biondi. Il mio cervello sta andando in pappa. – Le piaci più tu, tranquillo –
– Dici sul serio? – le sue labbra si curvano in un sorriso radioso, non potevo dargli notizia migliore.
– Sì, il suo stomaco ha fatto le capriole quando vi siete baciati. –
– Fantastico! – in uno slancio d'affetto, mi getta le braccia al collo, e mi batte un paio di pacche sulla spalla. – Grazie amico, ti giuro che Rose non saprà mai niente di questa storia, magari potrei accennarle qualcosa durante la prima notte di nozze –
– Oh mio dio, finisca di dire idiozie – mi lancio sul letto, portando entrambe le mani sulla faccia. – Stiamo seriamente sfiorando il ridicolo –
– Che vuoi, credo di essermi innamorato – si sdraia accanto a me, con un'aria sognante stampata sul volto. Adesso giuro che vomito sul serio.
– Come fai a dire una cosa del genere se ci sarai uscito al massimo due volte? Sono io quello che passa più tempo con lei, tu ti limiti semplicemente a sminuirmi o a fare qualche battuta insulsa e non necessaria. –
– Grazie Daniel. –
– I migliori amici fanno anche questo o sbaglio? –
– Dovrebbero anche supportarmi. –
– Sai come la penso. –
– Purtroppo sì. –
– E poi tu odi Rebecca. –
– È una vampira Daniel, sto solo cercando di salvarti. –
– Ma se non hai nemmeno il coraggio di venire ad affrontarmi! Mandi Rose a fare il lavoro sporco! –
– Possiamo per una volta non parlare di lei? – urla. Io sbuffo, passandomi violentemente le mani sul volto. Ci sono momenti in cui penso che sarebbe stato meglio se lei non si fosse mai trasferita qui. E questo è uno di quelli.

Rose

Quando, il lunedì mattina, la sveglia suona, i miei occhi si aprono timidamente, scongiurandomi di rimanere nel letto. Con un movimento lento, allungo il braccio e la spengo, nascondendo la testa sotto il cuscino. Sarebbe facile fingersi malata con mia madre, non sospetterebbe mai che io stia mentendo, non lo faccio mai. Eppure c'è qualcosa nell'aria che mi dice che accadrà qualcosa oggi, qualcosa che mi condizionerà profondamento. O forse è colpa dei ragazzi e della loro storia su Halloween che mi ha messo abbastanza soggezione. Ma, come si dice, prevenire è meglio che curare, ed io vorrei evitare di rischiare di morire.
– Tesoro ti senti male per caso? – sento mia madre sedersi sul mio letto e poggiarmi una mano sulla schiena. Vorrei tanto rispondere affermativamente alla sua domanda e dirle che ho solo bisogno di stare un po' tra le coperte, ma tanto so che, in un modo o nell'altro, riusciranno a coinvolgermi in qualche loro piano folle. Non ho scampo.
– No tranquilla, sono solo un po' stanca, ecco tutto ­– mi metto a sedere, lei mi passa una mano tra i capelli castani, percorrendoli in tutta la loro lunghezza.
– Vuoi rimanere a casa oggi? – sì, sì, dì di sì Rose, almeno ti risparmieresti la mattinata. Ti risparmieresti Daniel.
– Non c'è bisogno, ora mi vesto e scendo a fare colazione. –
– Va bene – mi dà un bacio sulla fronte ed esce dalla mia stanza. Sospiro rumorosamente, lasciandomi ricadere sul materasso morbido. Sono così stanca dei drammi.
Mi obbligo ad uscire dal letto caldo e a vestirmi, non posso sempre tirarmi indietro, non posso sempre aggirare l'ostacolo per evitare di stare male, anche se può sembrare la strada più facile.
Mi passo un po' di mascara sulle ciglia e vado a fare colazione, pentendomi, ad ogni scalino che scendo, di non aver scelto l'opzione che mia madre mi aveva dato. Potrei sempre tornare indietro, da un momento all'altro, potrei risparmiarmi almeno la mattinata.
– Rose sei pallida, sono preoccupata. –
– Tranquilla mamma, è sicuramente colpa del ciclo, sai che mi sento sempre poco bene quando ce l'ho – bevo il mio latte col Nesquik in silenzio, sperando che mia madre non faccia altre domande. Diamine, devo essere davvero disperata per dare la colpa a qualcosa di naturale e che ho ormai da anni. Complimenti Rose.
– Mi chiami se ci dovessero essere problemi a scuola? –
– Certo, devi rilassarti però, andrà tutto bene – ritorno in camera per lavarmi i denti e prendere la tracolla prima di correre giù ed uscire da casa. – Ciao ma' ci vediamo più tardi – la saluto, sentendomi in colpa per darle tante preoccupazioni.
L'unico fattore positivo, però, è che, essendo Halloween, le lezioni termineranno per l'ora di pranzo, il che vuol dire che ho circa sei ore prima di dovermi recare a casa di Daniel insieme agli altri, per aiutarlo con gli ultimi preparativi della festa.
Il sole è coperto dalle nuvole e la luce, di rimando, è opaca e pesante. Ogni cosa sembra far presagire il peggio, e questo non mi piace per niente.
Cammino guardando, come sempre, la strada, fissando le mie scarpe che fanno piccoli passi verso la scuola. Le case sono completamente ricoperte di addobbi di Halloween e, per questa ragione, mi ritrovo a schivare zucche e ossi di scheletri sparsi qua e là per il quartiere. Eppure, quell'aria tesa ed energica che ho sentito non appena mi sono svegliata, continua a gravarmi sul petto come un peso. Non sarà un angelo o un vampiro o una strega, ma so che accadrà qualcosa oggi, che gli equilibri si sono incrinati e che, proprio come la visione di Daisy, qualcuno perderà la propria anima. Ed è inutile mentire e non ammettere che una parte di me ha paura che quella persona sia Daniel. Per tutta la settimana l'ho visto come stretto in un mantello di tenebre che ne ha oscurato la luce e le ali che, dal canto mio, non ho mai visto. C'è qualcosa nei suoi occhi, quasi perennemente viola per ora, che mi fa accapponare la pelle. Ma ho promesso che non mi sarei più intromessa, che non mi sarebbe più importato di quel che fa o che non fa, perciò mi sono limitata ad osservarlo quando me l'ho ritrovato accanto, durante le ore di lezione, per cercare di capire cosa non andasse, cosa ci fosse di sbagliato in lui, cosa lo turbasse. Ma ho preferito non pensarci e dedicarmi ad altro, tipo uscire con Albus e passare del tempo con lui.
Albus. Così perfetto da essere quasi inquietante, nei suoi modi gentili e nel sorriso sempre stampato sul volto giocoso e allegro. Eppure ho il presentimento che nasconda qualcosa, un segreto più grande di lui che sta diventando la sua ombra, che sta cercando di inghiottirlo sempre di più, ogni giorno che passa. O forse, ancora una volta, mi sto semplicemente facendo condizionare da tutta la storia di Halloween e dalle parole dei ragazzi. Il rapporto con loro sta diventando malsano e non va per niente bene.
Con tutti questi pensieri arrivo a scuola, ragazzi con maschere si divertono a far spaventare la squadra delle cheerleader e le loro urla si disperdono per il cortile della scuola. Se ci dovessero provare con me, probabilmente, si beccherebbero un pugno in faccia, non perché sia violenta, sono semplicemente gesti involontari di difesa.
– Hai davvero una brutta cera oggi – Daniel mi affianca, era da tanto che non mi parlava, non in questi termini almeno. Oggi il sole non lo colpisce creando la solita aura celestiale di sempre, anzi, il suo corpo sembra quasi offuscato da qualcosa che non riesco nemmeno a descrivere e questo mi ricollega al ragionamento che ho fatto prima: dove è finita la sua aura dorata? – Andiamo Rose, è passata quasi una settimana, non puoi ancora essere arrabbiata con me –
– È Halloween anche per me – borbotto, stringendomi nel giubbotto di pelle nero.
– Hai il ciclo per caso? – scuoto la testa, chiedendomi se riesca a percepire una cosa del genere.
Mi do della stupida e, senza fiatare, mi dirigo verso gli altri, onde evitare di tirargli seriamente un pugno in faccia. E no, questa volta non sarebbe un gesto involontario.
– Vedo che la giornata sta cominciando nel migliore dei modi – Albus ridacchia seduto sull'erba del cortile, anche lui sembra attorniato da un alone oscuro oggi. Ma che diamine sta succedendo?
– Io ho quasi mandato a fuoco casa mia, pensa un po' – Daisy si gratta la testa, imbarazzata, credo di essere seriamente a rischio di morte. Sarei dovuta rimanere a casa.
– Io ho fatto esplodere il tostapane – Audrey alza la mano colpevole, oggi muoio, ne sono sempre più convinta.
– Io i fornelli della cucina – Diana arriva alle spalle di Daniel, abbracciandolo. Il ragazzo sospira e, senza girarci intorno, la stacca bruscamente. Nonostante mi renda conto che, di tanto in tanto, lei possa essere leggermente asfissiante, non è per niente giusto che la tratti così, anche lei ha dei sentimenti, ed è una sua amica.
– Sono l'unico che non ha rischiato di uccidere qualcuno oggi? – domanda Chris confuso, passandosi una mano tra i capelli rossi.
– Sì ­– rispondono loro in coro, fingendo di pensarci su per qualche minuto.
– Detto ciò, io andrei in classe, mi tengo cara la pelle in vista di sta era, so già che finirà male – li faccio un cenno del capo e imbocco la strada verso la scuola. I brividi mi percorrono velocemente la pelle della braccia, se non sapessi di essere normale, avrei quasi il sospetto di star percependo qualcosa.
– Aspetta un attimo Rose – Daisy urla verso di me, io sospiro e aspetto che mi raggiunga. – Senti anche tu questa strana energia nell'aria? –
– Sì, ho la pelle d'oca sin da quando è suonata la sveglia questa mattina. –
– Ho avuto un'altra visione questa notte. Accadrà oggi, alla festa di Daniel e tu finirai parecchio male. –
– Grande, era proprio quello che volevo sentirmi dire – la voce fatica ad uscire, è tutta colpa di mia madre. Che bisogno c'era di trascinarmi a New Orleans quando potevamo tranquillamente rimanere a San Francisco?
– E poi sai che, la nostra città, è un focolaio per il mondo magico? Non come Londra, San Francisco, Torino e Lione, s'intende, ma è considerata La Mecca per quelli come noi. Una volta che arrivi a New Orleans, non puoi più essere rintracciato. –
– Daisy mi stai facendo venire l'ansia. –
– Mi dispiace, dico sul serio, ma è bene che tu sia informata su quello che ti può succedere, solo così puoi modificare il tuo destino e plasmarlo a tuo piacimento – sfodera un sorriso a trentadue denti prima di schioccarmi un bacio sulla guancia e volatilizzarsi. Perfetto, cos'altro può andare peggio?
– Ti conviene cessare il fuoco Rose, sento che dovrò starti particolarmente vicino oggi – Daniel entra nel mio campo visivo, sospiro, e mi decido ad entrare in classe, dirigendomi verso il nostro banco. Sono da poco passate le otto e già la testa mi scoppia.
– Daisy già mi ha detto tutto, rischi di lasciarci le penne. –
– Le profezie di Daisy si avverano una volta sì e dieci no, non ti devi preoccupare di questo ma di tutto quello che si riverserà per strada stasera. Gli umani diventano una preda succulenta ad Halloween, i freni inibitori non esistono più ed io, per quanto possa avertene dette negli ultimi tempi, non posso permettere che ti accada qualcosa di male, non me lo perdonerei mai – poggia un braccio sul banco ed uno sulla mia sedia, il suo respiro accarezza la mia pelle, che sento andare a fuoco. Eppure stento a credere alle sue parole, non mi fido, mi ha già delusa troppe volte da quando lo conosco, senza contare che mi ha fatto capire in più di un'occasione che di me non gli frega niente.
– Promettimelo, promettimi che, alla fine, non manderai tutto all'aria per stare con Rebecca. E no, non sto facendo una scenata di gelosia, voglio solo che tu mi assicuri che, questa sera, io non finisca nei casini. Non voglio morire prima di aver conosciuto Harry Styles. –
– Te lo prometto Rose, hai la mia parola. –
– Bene – mormoro. Vorrei davvero potergli credere. – Ma sappi che, se anche questa volta tradirai la mia fiducia, io e te avremo chiuso, chiaro? –
– Okay – e vorrei davvero poter leggere nel pensiero in questo momento, solo per sapere se sta dicendo la verità oppure no.

👀👀👀

– Il tuo costume è offensivo per la mia gente – mi rimprovera Rebecca, alludendo alla mia maschera da vampira.
– M-mi dispiace – deglutisco a fatica. Ora come ora, lei è l'ultima persona che vorrei fare arrabbiare, anche perché non credo che lei si comporti molto come Edward Cullen.
– Ehi Rebecca, vieni qua, non guardare Rose come un pezzo di pizza – la ragazza sbuffa e raggiunge Daniel, che la stringe a sé. Sospiro. Pericolo scampato, almeno in questo momento.
– Qualcuno ha visto Albus? – domando, guardandomi in giro, alla ricerca del ragazzo. Siamo qui da un'ora e lui non si è fatto ancora vedere, il che è strano, visto che è puntuale come un orologio svizzero.
– Era con me prima che arrivassi qua, ha detto che doveva sbrigare una faccenda importante – risponde Audrey mentre si sistema allo specchio il trucco da zombie. Chissà se loro esistono davvero, non ho ancora letto niente nei libri.
– Non ho tempo di preoccuparmi di lui, gli invitati arriveranno tra poco ed io non riesco a far partire la musica – Daniel geme esasperato, tirando un pugno al tavolo. Il computer sobbalza leggermente e il lampadario sul soffitto dondola. Questa è una delle cose che mi fa più paura di lui.
– Aspetta, ti do una mano – mi avvicino e trascino il computer via da lui, cominciando a spulciare tra le varie impostazioni del computer. – Dove sono i tuoi genitori? – domando, mentre armeggio con le impostazioni. A quanto pare il sistema operativo non riconosce le casse.
– A tentare di risanare il loro rapporto in Tailandia, mancheranno per due settimane. –
– E tu starai qui tutto solo? –
– Rose, ricordati con chi stai parlando. –
– Già, come dimenticarlo – sbuffo. Spengo e riaccendo le casse, le configuro e, infine, clicco su play, lasciando che la musica si diffonda per tutta la casa.
– Okay, sei decisamente un genio, grazie. –
– Figurati – mi stringo nelle spalle, le sue labbra si curvano in una specie di sorriso. Nessuno dei due farà il primo passo, siamo troppo orgogliosi.
In quel momento, il campanello suona. Nel giro di quindici minuti casa di Daniel viene invasa da metà del corpo studentesco della Ben Franklin, ci sono anche gli studenti più grandi, e non me lo aspettavo proprio.
Ben presto riesco a perdere di vista i ragazzi, arrivando all'amara conclusione che, a parte loro, non ho nessuno: non ho parlato con nessun altro ragazzo, né credo che qualcuno sappia il mio nome. Ho degli amici, ma continuo comunque ad essere insignificante, sono come la carta da parati.
Sospiro, afferro una pizzetta, e salgo le scale, diretta nel giardino d'inverno. Perché ho sempre questa assurda esigenza di stare da sola? Perché non riesco ad inserirmi da nessuna parte?
Mentre mi addentro nell'oscurità dei lunghi corridoi, sento un brivido correre lungo la mia colonna vertebrale, come se il mio cuore stesse percependo che sto andando incontro a qualcosa. Le dita delle mie mani tremano e il mio buon senso mi dice di tornare indietro, di smettere di fare l'asociale e di cercare i ragazzi.
Ma, come accade ormai da troppo tempo, non ascolto quella vocina della mia testa, e continuo ad incamminarmi, ritrovandomi ben presto alla meta prestabilita. E sarebbe stato meglio che non lo facessi.
Quando apro la porta, infatti, la prima cosa che vedo sono un paio di enormi ali dalle sfumature dorate. Albus. Qualcosa mi dice che l'ho trovato.
– Che ci fai qui? – la sua schiena si raddrizza, il ragazzo si volta lentamente verso di me, il respiro mi si mozza e, per la prima volta, mi trovo ad aver paura di lui. Il mio cuore batte talmente forte che sembra mi stia per esplodere dal petto.
Gli occhi di Albus sono vitrei, vuoti, privi di qualsiasi sentimento e, finalmente, realizzo perché i ragazzi fossero così preoccupati riguardo ad Halloween. Lui, in questo momento, sta incarnando, in ogni centimetro della sua pelle, il male, l'oscurità.
E il colpo di grazia, alla fine, me lo dà il corpo inerme del bambino che sta reggendo con le mani.
Questo supera qualsiasi cosa abbia mai fatto Daniel da quando lo conosco.






Sbaaaam!

Sorpresaaaaa. Sì, col tempo libero che ho oggi, ho deciso di aggiornare tutte le storie lasciate in sospeso anche perché, a dir la verità, mi è mancato wattpad nell'ultima settimana e mezzo.

Comunque, so che questo capitolo fa abbastanza schifo, ma mi serviva come passaggio, diciamo così, per arrivare alla parte clou di questo Halloween che si troverà nel prossimo chapter. E preparatevi, Daniel e Rose litigheranno parecchie volte da oggi in poi.

Detto questo, corro ad aggiornare strings, per qualsiasi cosa mi trovate su

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