But it's not the end, I'll see your face again

Daniel
La figura di Rose si allontana da casa mia, testa bassa e passo svelto, come se stesse fuggendo da qualcosa, probabilmente da me.
Sospiro, sapevo che non mi avrebbe lasciato solo, che non avrebbe permesso che mi autodistruggessi. Continua a farmi visita ogni giorno, non mi parla, ma vuole sapere lo stesso come sto, che problemi mi affliggano, se abbia bisogno di qualcosa. Insomma, si preoccupa, pur mantenendo l'aria da dura che non le si addice totalmente. Per non parlare della pazzia che ha fatto, come diamine le è saltato in mente di rafforzare il legame tra me e lei e acconsentire a provare i miei stessi sentimenti?
– Se ne è appena andata. Perché la tratti male? – mio padre fa capolino in camera, sembra essersi rimesso un pochino, ma so che sta ancora soffrendo tantissimo. Ed io lo posso sentire, capto gli stati d'animo di tutti quelli che mi stanno attorno, per non parlare della lettura del pensiero. Sono come una calamita, e la testa, molto spesso, sembra su punto scoppiarmi.
– Perché, in questo momento, non credo che sia una buona idea che lei stia accanto a me. Potrei finire per farle del male. –
– Ma guarda, sembra quasi che ti importi – l'uomo prende posto accanto a me sul letto, abbasso lo sguardo e sorrido. – Tieni davvero tanto a lei, vero? –
– Più di quello che sembra o che riesca a dimostrare. Insomma, Rose è stata l'unica abbastanza testarda da starmi vicino sempre, che le cose andassero bene oppure no, ed io, invece, l'ho sempre respinta, ma lei continua comunque a tornare, crede che in me ci sia del buono, che non sia totalmente da buttare, anche adesso che sono così. Io la osservo ancora, la notte, e lei non dorme più, semplicemente sta con il naso chino sui libri che le ho dato, nella vana speranza di trovare una cura a tutto ciò. Poi, quando sorge l'alba, dorme per qualche oretta e poi via, esce di nuovo per stare con Albus, per essere la ragazza perfetta che crede che meriti, quando, in realtà, dovrebbe essere lui a ringraziare di averla nella sua vita. Ma tra poco partirà e non riesco ad immaginarmi di non avere quella rompiscatole in giro per tre lunghi mesi – il mio vecchio mi batte una mano sulla schiena, i miei occhi stanno ricominciando ad adattarsi alla luce del sole. Ma il mio cuore sembra essersi spento per sempre, incapace di battere ancora o di provare qualcosa che non sia dolore o odio. Grazie Rebecca, grazie mille.
– Se tra te e Rose c'è davvero un rapporto così stretto, allora non devi aver paura della distanza. Due cuori possono battere all'unisono anche se sono lontani – ridacchio appena, sembra una di quelle frasi fatte che si trovano nei libri che leggono sempre le ragazze.
– Io non sono innamorato di Rose. –
– Io non ho detto questo figliolo, perché la tua mente ha subito pensato una cosa simile? –
– Perché è quello che tutti si aspettano che accada. Che io possa fare una carognata del genere e porti via Rose da Albus quando, invece, per me lei è come una sorella. È la mia protetta, è naturale che mi sia affezionato nell'ultimo anno, ma continuano sempre a fraintendere. –
– Dovresti iniziare a fregartene un pochino di più di quello che pensano i tuoi amici. Il tuo rapporto con Rose non deve subire cambiamenti in relazione a ciò che i ragazzi possono dire. E fidati se ti dico che, per quel che ho potuto osservare, lei a te ci tiene tantissimo. È una brava ragazza e una brava amica, come hai detto tu non è facile starti accanto, hai un carattere di merda. –
– Grazie – scoppiamo entrambi a ridere, non riesco a ricordare se io e mio padre abbiamo mai parlato così prima d'ora. – Se n'è andata per colpa mia vero? Per quello che sono diventato –
– No Daniel, non è colpa tua. I problemi con tua madre c'erano già da molto tempo, ma io preferivo non vederlo, l'amavo troppo ma, a volte, non basta. –
– Non lo dire a me – mormoro, passandomi una mano tra i capelli biondi. – Rebecca se ne è andata ed io ho perso tutto –
– Hai ancora Rose. –
– Lei domani parte e, per quel che ne so, in tre mesi possono succedere tante cose, potrebbe anche decidere di non rivolgermi mai più la parola, e questa volta sul serio – mio padre guarda l'orologio e sorride, è assurdo quanto mi somigli. E questa cosa mi spaventa. Mi sta capitando troppo spesso di pensare al futuro ultimamente, e tutto ciò che vedo è un buco nero.
– Beh credo che tu abbia ancora un bel po' di ore per sistemare le cose, quindi non perdere tempo. –
– Mi viene difficile volare senza ali, anzi, più che altro, strano. –
– Teletrasportati allora, sei bravo in questo – sospiro e socchiudo le palpebre, ancora non ho ben capito che poteri mi sono rimasti e quali, invece, ho acquisito dal mio nuovo status. – E per quanto riguarda Albus, se è davvero tuo amico capirà quanto Rose sia importante per te –
– Parlare con lui è abbastanza difficile per ora. –
– Non lo saprai mai, se non ci provi – mi batte una mano sulla spalla e si alza, richiudendosi la porta alle spalle.
– È diventato saggio – borbotto, per poi socchiudere le palpebre e alzare leggermente il capo. Il mio corpo si tende verso l'alto, prima di sbriciolarsi in una moltitudine di particelle che si dirigono tutte verso lo stesso punto. Sono leggero adesso, come se i miei pensieri fossero scomparsi in un colpo solo. E, invece, la mia testa potrebbe esplodere da un momento all'altro.
Improvvisamente, percepisco un urlo; apro gli occhi e mi ritrovo Rose davanti, con la mano destra sul petto e la sinistra piena di vestiti.
– Che cosa ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo! –
– Volevo parlare con te prima che partissi, suppongo che passerai il resto della giornata con Albus e gli altri, e preferirei trascorrere un po' di tempo da solo con te, se non ti dispiace –sospira, i suoi occhi verde ambrati mi bruciano la pelle. E' combattuta, lo sento, una parte di lei vorrebbe dirmi di sì e l'altra mandarmi via a calci. Spero che prevalga la prima, anche perché ne ho prese veramente tante da lei, e adesso mi lancia anche i libri, visto che ha capito che la mia soglia del dolore si è alzata notevolmente.
– Devo fare la valigia e Albus passa a prendermi alle otto e mezza, quindi hai esattamente tre ore e ventinove minuti a partire da ora. –
– Me le farò bastare – mi guarda malissimo mentre comincia a sistemare i bagagli, dannazione, se ne stanno andando tutti, persino lei. –A che ora hai l'aereo domani? –
– Alle dieci, ma devo essere lì almeno due ore prima per imbarcare le valige e fare i controlli. –
– Oh – riesco a dire solamente. Andiamo Daniel, è Rose, non deve essere così difficile. – Comunque grazie, per tutto quello che hai fatto per me. So che te l'ho ripetuto un milione di volte ma lo penso sul serio. Con te non riesco ad essere bravo come con le altre ragazze, semplicemente perché tu mi tratti in modo diverso. Hai sempre cercato di aiutarmi, non importa quante volte io ti abbia allontanato o ti abbia risposto male, ci sei sempre per me, ed io invece non faccio altro che incasinare tutto. Credo di non avere mai avuto un'amica come te, sai? Il che si ricollega al discorso sul perché non so come comportarmi quando ci sei tu. E l'idea che adesso te ne andrai per così tanto tempo mi manda un po' in confusione il cervello perché, anche quando non ci parlavamo più, io continuavo ad osservarti di nascosto, a tenerti d'occhio, ed ora non potrò farlo più. Non ci sarà più nessuno che mi dirà cosa fare, che mi rimprovererà, che mi aiuterà a scoprire di cosa sono capace, o che cercherà di farmi riavere le ali, ma so anche che non sono nessuno per chiederti di rimanere, e tu non avresti motivo di ascoltarmi. E poi è giusto che tu torni a San Francisco, voglio capire se riusciamo a cavarcela pure senza di te –
– Finirete nei guai con il Consiglio nel giro di tre giorni massimo – ridacchio, ha perfettamente ragione. Rose non ha cambiato soltanto me quando è arrivata, ha cambiato le vite di tutti noi, che lo vogliamo ammettere oppure no. Ci ha fatto capire che, oltre il nostro mondo, c'è anche quello degli umani, e che ognuno di noi ha un effetto sulle vite degli altri, nonostante, spesso e volentieri, non ce ne accorgiamo.
– Ti ho fatto questo comunque, qualche giorno fa – caccio le mani in tasca ed estraggo il foglietto bianco leggermente spiegazzato. Lei lo prende e, con un'estrema delicatezza, lo apre, per poi sorridere.
– È bellissimo, ma quando lo hai... –
– Te l'ho detto, anche quando siamo arrabbiati, io ti osservo sempre dormire, mi infonde calma, non me lo so spiegare. Così ho cominciato a disegnarti, e questo è quello che è venuto fuori – sembra davvero contenta per quel semplice regalo, ed io tiro un sospiro di sollievo, è la prima volta che ne faccio una giusta.
– Lo appenderò quando ritornerò da San Francisco, voglio portarlo con me, giusto per ricordarmi qualche buon motivo per non ucciderti. –
– Vabbè ma ci sentiremo, ti terrò aggiornata su ogni mio possibile cambiamento o sviluppo. –
– Ecco riguardo a quello – posa il foglio e incrocia le braccia al petto. – Ho bisogno di stare lontana da voi per un po' di tempo, di riordinare le idee –
– Cosa? E perché? – mi siedo sul materasso, osservando la ragazza annaspare nelle sue stesse parole.
– Perché la mia vita ha subito un cambio repentino nel giro di niente, a volte non riesco a sentire nemmeno il flusso dei miei pensieri – ammette, spalancando le braccia, per poi lasciarle ricadere lungo i fianchi. –E devo capire alcune cose –
– E con Albus? Cosa dice lui di questa tua decisione? –
– Non è molto d'accordo ma la rispetta, come spero farai anche tu. Ci sentiremo due volte a settimana in videochiamata per parlare, e la stessa cosa farò con Daisy. Ma ho davvero bisogno di staccare – la guardo e, per la prima volta, sento un dolore al petto, lo stesso che si prova quando stai lasciando andare una persona cara. – Ed è un po' preoccupato ovviamente, ma so già che non potrà accadermi niente, anche perché tu lo sentiresti, sei il mio angelo custode dopotutto –
– Su questo ti sbagli mia piccola Rosebelle, non so più chi sono da tanto tempo ormai – abbasso la testa. Sento la ragazza sedersi accanto a me e poggiare, delicatamente, il mento sulla mia spalla.
– Beh allora diciamo che sei il mio vampiro custode – rido, solo Rose poteva avere una sparata del genere. – Ti ripeto quel che ho già detto al Consiglio: non voglio nessuno al tuo posto –
– Credevo che fosse soltanto per salvare il mio fantastico culo angelico dalla loro ira funesta. –
– In realtà, era per salvare me, più che altro – si stacca e ritorna a sistemare le valige come se niente fosse. – Mi ci vedi a dover combattere contro un altro custode? Grazie ma ho abbastanza angeli nella mia vita, non me ne servono altri –
– Io non sono preoccupato dal fatto che stai partendo sai? Perché sono convinto che due cuori possano battere all'unisono anche senza stare insieme – esordisco io e Rose, per tutta risposta, fa cadere tutti i suoi vestiti per terra. Forse ancora non le sono così tanto indifferente. – Non oso immaginare come reagisci quando Albus ti dice qualcosa di carino –
– Arrossisco sempre, come penso stia accadendo in questo momento – ed effettivamente, le sue guance pallide sono diventate color pomodoro. Ma è adorabile, nonostante tutto. –Cosa intendevi con quella frase? –
– Che spero che, nonostante la tua mancanza, le cose tra noi due rimarranno uguali. Nell'ultimo anno, che l'abbiamo voluto oppure no, ne abbiamo passate davvero tante, soprattutto io, e non mi ricordo un solo momento in cui tu non eri al mio fianco. Credo seriamente che tu sia la mia migliore amica Rose, quella che c'è sempre, ogni volta che le cose si complicano o succede qualche casino. E so di aver detto tante volte che tutti quei discorsi sul filo rosso, su noi due che siamo collegati, fossero solo delle grandissime cazzate, ma in realtà non è così. Non so bene perché sia successo, ma io e te siamo le faccia di una stessa medaglia, continueremo sempre a cercarci, a trovarci, a scontrarci e a fare pace. I nostri cuori battono allo stesso ritmo anche se sono distanti, e credo davvero che ci sia qualcosa di più sotto, qualcosa di magico, perché sennò non riesco a spiegare il modo in cui ci attraiamo e ci respingiamo. So che ti ho ferita in un'infinità di volte, talmente tante che non mi basterebbero le dita delle mani per contarle, e so anche di non meritarmi niente, ma sono davvero contenta che tu sia venuta qui a New Orleans, che tu sia entrata nella mia vita. E spero che ti ricorderai per sempre questo discorso, perché non ce ne sarà un altro – ride, passandosi una mano tra i capelli castani. – Ti voglio bene Rose, qualsiasi cosa accada, e prometto di cercare di diventare una persona migliore mentre sarai via, o almeno meno irascibile – i suoi occhi si velano di lacrime, è contenta, lo posso sentire, e lo sono anche io, nonostante sia parecchio inusuale per me parlare tanto apertamente dei miei sentimenti. Ma domani Rose partirà e lei è importante per me, quindi che male c'è? Non è Rebecca e non potrà mai farmi del male.
– Sai che cosa odio di più di te, Daniel Manson? Che mi fai sempre piangere. Tu non hai idea di quante lacrime io abbia versato per te in tutti questi mesi, quante volte tu mi abbia fatto arrabbiare e mi abbia fatto uscire fuori di testa. Eppure, adesso, sto piangendo perché non credevo che fossi in grado di dire parole tanto belle, soprattutto a me, a cui di solito riservi soltanto insulti. Ed io non so davvero che dire. –
– Woah, credo che sia la prima volta che succede – mi incenerisce con lo sguardo ma io, consapevole che non potrò farlo per tre lunghi mesi, mi avvicino a lei e la stringo tra le mie braccia, con la paura che voli via troppo presto. – Tengo a te in un modo vergognoso, quasi non mi riconosco –
– Tranquillo, non dirò a nessuno di questa tua improvvisa dichiarazione d'affetto, rimarrà uno dei nostri tanti segreti. –
– Ne sono contento – appoggio il mento sulla sua testa, perché Albus non è qui con lei in questo momento? Dovrebbe passare ogni singolo minuto con Rose prima che parta. Ma, da una parte, credo che sia meglio così, per me intendo. Mi ucciderebbe se mi sentirebbe pronunciare simili parole alla sua fidanzata, anche se non se la merita per niente, ed io non smetterò mai di ripeterlo. – Secondo te, adesso che Rebecca mi ha lasciato, le ragazze cascheranno ai miei piedi più facilmente? –
– Idiota – sibila lei, ridendo, e dandomi un pizzicotto sul fianco. – Comunque sì, per ora i ragazzacci vanno molto di moda –
– Che sia ringraziato il Signore, ero quasi entrato in astinenza da sesso – si stacca da me e mi guarda malissimo, non sa che sto solo cercando di farla ridere, visto che prova una tristezza infinita, anche se non so bene per cosa. Okay, magari un pochino lo penso sul serio, ma sono sempre un maschio, ho delle esigenze. E con lei, sotto questo punto di vista, mi sono sempre comportato bene. Tranne quella piccola volta del bacio, ma è successo così tanto tempo fa che me ne ero quasi dimenticato.
– Sai, non so se essere contenta per queste tue affermazioni, sintomo che ti senti meglio, o prenderti a sberle. –
– Beh approfittane, poi non potrai più farlo per tre lunghi mesi – spalanco le braccia e socchiudo gli occhi, una debole scarica di pugni mi arriva sul petto. Andiamo Rose, puoi fare di meglio. – Non ho sentito niente –
– Non mi va di farti del male in questo momento. –
– Cuore tenero – la punzecchio io, sentendo un nodo alla gola improvviso. – Dov'è Albus? Credevo che non ti avrebbe mollato un attimo oggi –
– Lo pensavo anch'io – ammette, cercando di nascondere una punta di tristezza. – Non riesco a spiegarmelo, a volta sembra che fosse più preso quando non stavamo ancora insieme – si chiude nelle spalle, vorrei davvero sapere dove si trova quell'imbecille in questo momento. – Forse sono io che sto diventando paranoica –
– Secondo me ci pensi troppo. –
– In che senso? –
– Che rimugini troppo sulle cose, in particolare sulla tua relazione con Albus. Rilassati, prendi le cose come vengo. E poi sono convinto che, dopo tre mesi di lontananza, poi non riuscirete più a staccarvi l'uno dell'altro. –
– Io però non credo di essere pronta ad andarci a letto – mi affogo con la mia stessa saliva e comincio a tossire rumorosamente. Ha davvero detto quello che ho sentito?
– Oh mio dio Rose, non intendevo questo! – mi passo le mani sul viso, cercando di togliere quell'immagine dalla mia testa. – Non ti azzardare mai più a spararne un'altra di questo genere. –
– Che detto da te è strano. –
– Mi impressioni così. –
– Okay adesso ho paura che tu abbia sbattuto la testa, stai bene? Tu mi raccontavi praticamente ogni cosa della tua vita sessuale. –
– Sì, è solo che... – roteo gli occhi al cielo, prima di riportarli su di lei. – Non dire più certe cose in mia presenza, va bene? Tu sei Rose, dovresti essere praticamente asessuata. –
– Okay ma stai calmo, sta diventando una strana conversazione, ed io sto cominciando seriamente a preoccuparmi. –
– Nah, era semplicemente tanto che non parlavamo, sono più che altro parole represse. –
– 'Parole represse' mi piace come cosa – si blocca immediatamente e corre verso la scrivania, gettando in aria un paio di cose prima di trovare il suo quaderno nero. Quante volte l'ho letto di nascosto, mentre lei era nel mondo dei sogni. È molto meglio di tanta altra roba che gira per ora, dovrebbe pubblicarlo.
– Hai ancora spazio lì dentro? –
– Ne ho comprato uno nuovo in realtà. –
– Ho fatto una domanda stupida. –
– Già – finisce di appuntare la frase e lo getta nella borsa marrone. Ah come faremo in questi mesi senza Rosebelle Greyson e le sue stranezze.
– Posso confessarti una cosa senza rischiare che tu ne parli con Albus o con gli altri? –
– In teoria dovrei dirti che io con lui non ho segreti... –
– Ma in pratica? –
– Ma in pratica ti dico che te lo prometto, anche perché ti ho coperto le spalle così tante volte nell'ultimo anno che mi sembrerebbe strano fare il contrario. –
– Sono davvero preoccupato del fatto che te ne vai, perché non so come farò senza di te. So che meriti un po' di pace, ma vedi, il problema è che, per colpa tua, Daniel Manson non può stare più senza Rose Greyson, e lei invece ci riesce benissimo – le si mozza il respiro, le sue labbra si dischiudono appena, rosee, senza la possibilità di emettere alcun suono. – Ho detto tante cose prima, ma mi viene la nausea se penso che non ti vedrò, non ti sentirò e non ti parlerò per tutta l'estate –
– Oh Daniel – si avvicina a me, prendendo le mie mani tra le sue. Quando sono diventato tanto dipendente da lei? Io non ero affatto così. – Ascolta, se proprio non ce la farai, se ti troverai in una situazione da cui non vedi via d'uscita, chiamami, mandami un messaggio, ti prometto che ti aiuterò – le mie labbra si curvano in un sorriso e, istintivamente, la prendo tra le braccia, stringendola forte a me. – Okay, okay, adesso calmati, sono seriamente preoccupata per te –
– Sei davvero importante per me, dico sul serio. Solo tu puoi aiutarmi a rimettere a posto il casino che è la mia vita. –
– Stai diventando troppo poetico, Holden sarà fiero di te a settembre. –
– Holden si innamorerà di me, fidati. Ho in serbo alcune sparate filosofiche che lo faranno ricredere sul mio conto – vorrei dirle che, ora come ora, l'unico motivo per cui mi sveglio la mattina è lei, le sue visite giornaliere, ma credo che, questa mia ultima affermazione, possa essere fraintesa. E se devo stare davvero senza di lei questa estate, voglio almeno i miei amici accanto, visto che mi lascerebbero solo, se pensassero che sto cercando di rubare la ragazza ad Albus.

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Osservo il soffitto rosa di camera di Rose, l'ora x è arrivata e, tra poco, Albus la passerà a prendere. Potrei rimanere anche io con loro, ma non mi sentirei ancora a mio agio, lui e Chris mi ricorderebbero troppo quello che ero e che, forse, non potrò più essere. E poi non credo che mi vorrebbero, ho combinato davvero troppi casini negli ultimi mesi, e il mio attuale stato è solo la punta dell'iceberg.
– Sto bene secondo te? E sii sincero – Rose spunta dinanzi ai miei occhi indossando un vestitino senza maniche rosa, con la gonna bianca a motivi blu. I lunghi capelli castani le ricadono mossi lungo le spalle mentre i piedi si muovono freneticamente nelle Vans fucsia. Non riesci a stare ferma un secondo quando è nervosa.
– Sei bellissima – mi ritrovo a dire, incapace di intendere o di volere. Le sue guance si tingono di un rosso accesso e la sua bocca si dischiude leggermente.
– Ma cos...Daniel mi stai prendendo in giro per caso? –
– No, sono serio, perché pensi sempre che mi prenda gioco di te? –
– Non mi hai mai detto che sono carina, figuriamoci bellissima. –
– Beh lo sei, non vedo per quale motivo dovrei dirti il contrario – alzo le spalle con noncuranza, domani mi pentirò di tutta questa storia. O meglio Albus mi farà pentire di tutta questa storia.
– Okay, cercherò di non pensare a quanto siano state assurde queste ultime tre ore...ma tu sei sicuro di non voler venire con noi questa sera? –
– Non sono ancora del tutto pronto a confrontarmi con il resto del mondo, con te è tutto più facile, visto che continui a comportarti come se non fosse successo niente, se fossi lo stesso di sempre. –
– Voglio solo saperti tranquillo e al sicuro mentre io torno per un po' a casa, sai che non potrei godermi l'estate se non avessi la certezza assoluta che tu non ti caccerai in altri casini. –
– Lo sarò, ti prometto che mi terrò fuori dai guai – sorride, ho più paura che succeda qualcosa a lei più che altro. A San Francisco, la città da cui sua madre l'ha portata via, da sola, senza nessuna protezione. Come pensa che io possa stare calmo?
– Rose, c'è Albus! – Isebelle urla e noi ci guardiamo, è arrivata l'ora di salutarla.
– Devo andare – sussurra, così io scendo giù dal letto e, in un attimo, la stringo tra le mie braccia.
– Mi mancherai tantissimo piccola rompiscatole, la mia vita sarà anche fin troppo tranquilla. –
– A chi lo dici, vuoi mettere non avere a che fare con niente di angelico o di potenzialmente dannoso per la mia vita? – ridacchiamo, spero che il mio migliore amico non salga in questo momento, potrebbe finire male. – Quindi tu ci credi, a quella cosa che due cuori possono battere all'unisono anche se non stanno insieme? –
– Totalmente – prendo il suo volto tra le mani, i suoi grandi occhi brillano come due stelle nel cielo. – Guarda noi due, non riusciamo a stare lontani nemmeno se ci mettiamo d'impegno –
– Hai ragione, ormai è destino che ci cacciamo nei guai, che ci facciamo spedire dal preside per colpa di Johnson, che facciamo esplodere provette, che aiutiamo fantasmi a trovare l'amore della loro vita. E la cosa più assurda è che a me va bene così – scoppio a ridere, ne abbiamo passate tante nell'ultimo anno e, ormai, abbiamo imparato a capirci.
– Tranquilla, sono sicuro che il futuro ci riserverà altre di questa avventure. Ma ora va', Albus e gli altri ti aspettano, è con loro che devi stare questa sera, non con me –
– In teoria ci dovresti essere anche tu. –
– Rose. –
– Va bene, va bene – si alza sulle punte e mi schiocca un lieve bacio sulla guancia. – Abbi cura di te Daniel Manson, non voglio trovarti in nessun guaio quando tornerò qui –
– Te lo prometto Rose – la osservo scomparire dalla mia visuale, il cuore che si chiude in una morsa. Poi capto un pensiero, è di Albus. Riesco a leggere nella sua mente, scopro dove è stato questo pomeriggio e il respiro mi si mozza. Come ha potuto fare una cosa del genere? Dopo tutto quello che è successo, come?
Lotto contro me stesso e contro la voglia che ho di scendere le scale e di raccontare ogni cosa a Rose, e di prenderlo a pugni ovviamente. Ma non posso rovinarle la sua ultima sera ed io avrò modo di ammazzare di botte Albus domani, e per il resto dell'estate. Dio, ma come gli è venuto in mente? Cosa ha al posto del cervello?
Così mi affaccio dal balcone dalla porta finestra di camera sua e la osservo andare via nel suo vestitino rosa, mano nella mano con il mio migliore amico.
Mi manca Rebecca, mi manca come l'aria. Ancora non posso credere a quello che mi ha fatto, credevo che mi amasse. Ma, forse, nessuno può realmente tenere ad una persona come me. E, con questi pensieri in testa, celato nella notte, spicco il volo, senza le mie adorati ali, e con il cuore straziato dal dolore. Perché mi ha lasciato? Perché mi ha fatto del male? Ritorno a casa in pochi minuti, mio padre è gettato sul divano che fa zapping con telecomando. Mi fa sentire ancora peggio vederlo in questo stato.
– Ehi, sono tornato. –
– Tutto a posto con Rose? – prendo posto nella poltrona davanti a lui, bloccandogli la visuale. – Andiamo Daniel –
– Papààà – tendo una mano verso di lui e faccio arrivare il telecomando da me, mettendo in pausa il programma. – Ti stai riducendo uno schifo –
– Non hai risposto alla mia domanda però. –
– È stata più dura del previsto. Mi sono affezionato a Rose più di quanto avessi calcolato e previsto, e ho paura che Albus le faccia del male. E non riesco a concepire di stare tutti questi mesi senza di lei. Sai, anche quando non ci parlavamo, la guardavo da lontano, la osservavo e, in qualche modo, mi ritrovavo in pace con me stesso. Ma adesso fisicamente non ci sarà più e ho paura di perdere il controllo di nuovo. –
– Okay, credo che adesso ci voglia un discorso padre-figlio – si mette a sedere, passandosi una mano tra i capelli biondi. – Intanto prendi un respiro profondo. Fai come me: inspira ed espira –
– Papà non sto partorendo. –
– Daniel non cercare di fare lo spiritoso per mascherare quel che provi davvero – roteo gli occhi al cielo, sa che odio parlare dei miei sentimenti, e l'ho fatto fino a cinque minuti fa, quindi vorrei evitare di aprirmi di nuovo, soprattutto con mio padre. – Quello che sta cercando di fare è proiettare i tuoi sentimenti per Rebecca su Rose. Con questo non sto dicendo che tu non le voglia bene, assolutamente, solo credo che tu ti stia attaccando a lei più del previsto per via di quel che è successo. Tra tua madre e la tua ragazza che se ne è andata, dopo averti trasformato in vampiro, hai passato davvero un periodo schifoso, ma ricordati che Rose è, prima di tutto, la ragazza del tuo migliore amico, e potresti rovinare quattro rapporti –
– Mi sento tremendamente solo – ammetto. – Lei è l'unica che mi è rimasta accanto per tutto questo tempo, capisci? Ho solo Rose. Con i ragazzi non vado più d'accordo da mesi ormai, e mi sono allontanato da loro dopo il viaggio a Lione ed ora mi ritrovo senza niente – mio padre mi poggia una mano sulla guancia, sorridendo.
– Il mio bambino sta diventando grande a quanto pare – mi dà un colpetto sulla nuca, era da tanto che non parlavamo. Per tutta risposta, sfioro la mia tempia con i polpastrelli e comincio a tirare fuori un piccolo rivolo violaceo. – Che stai facendo? –§
– Sto tirando via questo ricordo, domani lo porterò da Daisy e lo farò cristallizzare. –
– Posso chiederti il perché? –
– Potrebbe tornarmi utile nel momento in cui Rose minaccerà di uccidermi. –
– Daniel, te lo dico perché sei mio figlio e ti voglio bene: ti stai leggermente fissando. –
– Non puoi capire – mormoro. – Non puoi capire come mi senta e cosa stia provando in questo momento. Sei adulto, e quindi credi che io mi sia preso una specie di infatuazione nei confronti di Rose, ma non è affatto bene. Ho semplicemente analizzato come sono andati i mesi scorsi e mi sono accorto che, quando c'è lei al mio fianco, riesco a non combinare casini. E adesso che lei se ne è andata, che io sono in questo stato, ho paura di scoprire cosa posso fare –
– Okay, adesso ascoltami attentamente – poggia entrambe le mani sulle mie spalle, guardandomi fisso negli occhi. – Qualsiasi cosa accadrà da oggi in poi, io starò al tuo fianco. So di non essere stato molto presentemente negli ultimi tempi, anche grazie alle varie litigate con tua madre, ma ora siamo solo noi due, e ti prometto che le cose cambieranno –
– Vogli crederti papà, voglio crederti davvero. Però sappi che, se anche tu dovresti tradire la mia fiducia, se anche tu dovessi deludermi, non so se riuscirei ad accettarlo. –

Rose
– Tesoro hai preso tutto? –
– Certo mamma e poi tu mi raggiungerai tra poco. –
– Lo so, voglio solo assicurarmi che non rischi di farti del male o di mandare a fuoco la casa nel frattempo – le faccio la linguaccia e lei mi scompiglia i capelli castani. Mi stacco da lei, fiancheggiando Albus, che mi sorride.
– Allora principessa, non ti mancherò nemmeno un po' durante questi tre lunghi mesi? –
– Uhhhm no – il ragazzo spalanca le braccia, io rido e mi ci fiondo dentro, lasciandomi circondare e stringere contro il suo petto. – Mi mancherai tantissimo. Ma è una cosa che devo fare, visto l'andazzo dello scorso anno –
– Sì effettivamente non ti abbiamo reso le cose molto facili – ci stacchiamo, i suoi grandi occhi azzurri brillano come le stelle nel cielo. – Sei sicura che non devo preoccuparmi di niente? –
– Sì tranquillo...solo ho bisogno di chiederti un favore. –
– Certo dimmi. –
– Prenditi cura di Daniel, ti prego. Ho paura che faccia qualche sciocchezza, ha perso sua madre e Rebecca nel giro di niente, e temo che possa finire nei casini – le sue labbra di curvano in un sorriso dolce, non posso partire senza avere la certezza che loro due tornino a parlare, e che quella testa bionda e bacata sia al sicuro.
– Te lo prometto bambolina, ma ora devi andare, o perderai il volo. –
– Oh giusto giusto – afferro la borsa e me la porto sulle spalle, lui si china su di me e mi schiocca un bacio sulle labbra. – Allora ci vediamo tra tre mesi...oltre che su FaceTime si intende –
– Ci vediamo tra tre mesi – mi fa l'occhiolino ed io sospiro, incamminandomi verso la mia uscita.
È la prima volta che parto da sola, o che passo tanto tempo senza di loro, da quando li conosco. Ma era una cosa che andava fatta, la confusione che ho in testa è parecchia e questo è l'unico modo che ho per poter mettere un po' di ordine.
Ovviamente mi mancheranno, mi mancherà l'amore di Albus, l'acidità di Daniel e la pazzia di Daisy. Mi mancherà Chris e il suo sentirsi messo da parte e Audrey che mi rimbecca sempre. Però non voglio mentire dicendo che mi mancherà anche Diana, perché non è così, anzi, sono contenta di non vederla per un po'. E non vorrei proprio essere nei panni di Daniel, ora che è libero, si prospetta una luuuunga estate per lui.
Daniel. Farà meglio a non combinare casini mentre sono a San Francisco, o le prenderà, quando ritornerò a New Orleans.
<< Io non sono preoccupato dal fatto che stai partendo sai? Perché sono convinto che due cuori possano battere all'unisono anche senza stare insieme>>
Non lo sono nemmeno io, sai Daniel? Troveremo il modo di litigare ancora in futuro, e, magari, io riuscirò a capire come gestire la relazione con Albus. Ma non oggi. No. Oggi torno a San Francisco, la mia adorata città, il posto che mi è sempre mancato in tutti questi mesi. Oggi torno dove ho lasciato mio padre, torno nel luogo da cui devo ripartire per scoprire cosa gli è successo. 







Sbaaaam!

STARLIGHT E' UFFICIALMENTE FINITA ED IO SONO IN UN BAGNO DI LACRIME. Questa è la mia prima storia, quella che voglio che diventi un libro, e sapere che, la prima parte, è arrivata al termine mi prova una stretta al cuore.

Ma non temete, il secondo libro è già in cantiere, e spero di pubblicarlo al più presto, quindi continuate a tenere Starlight in libreria, ci sono parecchie sorpresine in serbo.

Nel frattempo, vi invito a passare tra le mie altre storie, se vi va. Tra questi giorni dovrei iniziarne una nuova, e continuare Strings e Castle on the hill, quando finalmente finirò il corso di spagnolo che mi prende ogni pomeriggio.

Voglio ringraziare tutti quelli che hanno seguito, votato, letto, commentato e portato questa storia al #472 in fantasia. Mi state aiutando a realizzare il mio sogno.

Adesso, però, devo andare, per qualsiasi cosa mi trovate su

twitter _moonljght

instagram _hurricavne_

un bacio e A PRESTISSIMO

Rose xx

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