Capitolo 29.

Canzone per il capitolo:

Hold on - Chord Overstreet

"La somiglianza rende perfetta l'amicizia.
-Platone"


" Quando la notte indossa le stelle, pensa a me" fu la prima cosa a cui pensai quando finalmente aprii gli occhi quella mattina.

Sfiorai con le dita il perimetro delle stelline di metallo che avevano reso tanto speciale la sera precedente e ripensai a quelle labbra sulle mie, a quelle braccia strette attorno al mio corpo, al cuore che andava a mille e al respiro sempre più pesante.

Quella mattina ero di buon umore, per la prima volta in tutta la mia vita. Mi ero svegliata con il sorriso stampato in volto, ed era solo grazie a Ethan. Avrei tanto desiderato, se fosse stato possibile, di rivivere la serata precedente per riprovare le mille emozioni che si erano susseguite dentro di me. Sì, avrei dato qualsiasi per avere uno di quei giratempo di Harry Potter, non mi sarebbe dispiaciuto.

Uscii dalla mia stanza, e cominciai a fare colazione. Amavo il sabato, perché era una di quelle giornate in cui si poteva colazione con massima calma. Mi preparai un bel caffè e tirai fuori i miei biscotti preferiti. Tutto stava andando bene, addirittura Ale, stranamente, non stava suonando la batteria, cosa che mi rese doppiamente felice.

Il mio telefono vibrò, e quando sbloccai lo schermo, notai un messaggio da parte di Noemi che diceva:

'Ciao Daisy. Mi dispiace per il modo in cui ho reagito ieri, ma ero davvero arrabbiata per il fatto che non fossi stata sincera con me fin dal principio. Forse le cose sarebbero andate in modo diverso, chi lo sa. Sai quanto ci tengo alla sincerità tra di noi e ci sono rimasta semplicemente male. Ma in ogni caso, ti sto scrivendo questo messaggio per dirti che, anche se adesso sono ancora un po' arrabbiata, sono sicura che presto mi passerà tutto. Devi solo avere un po' di pazienza, tutto qui. Ti voglio bene.'

Ne fui davvero felice. Noemi non mi aveva perdonato, certo, ma mi aveva comunque dato una minima speranza.

'Ti voglio bene anche io. Scusami. ' le risposi prima di tornare alla mia colazione.

Inzuppai il biscotto nel caffè e appena vi diedi un morso, il mio sguardo si posò su una busta sotto la porta dell'ingresso... Sentii il mio cuore andare a mille, un'altra lettera da parte del ragazzo sconosciuto? Passo dopo passo, con un gigantesco nodo in gola, afferrai la busta di carta e l'aprii per vedere il contenuto.

" La somiglianza rende perfetta l'amicizia.
-Platone"

La cosa che mi stupì di più fu il Post scriptum in fondo alla pagina, che indicava un posto e una ora esatta in cui incontrarci. Inutile dire che rischiai di sputare il mio povero caffè da quanto ne fui sorpresa.

Quella persona aveva intenzione di incontrarmi, di smascherare il suo volto, e io finalmente mi sarei tolta un grandissimo peso dalla coscienza. Avrei voluto chiamare Noemi, avevo bisogno di lei e dei suoi consigli. Ma sapevo che era troppo presto.

Cominciai a girare per la casa in cerca di qualcosa da indossare, e mi misi una delle mie solite felpe e un paio di leggings. Mi stavo sistemando i capelli quando qualcuno bussò alla porta. Mi feci una corsa veloce fino all'ingresso, e quando aprii, Ethan, con un bellissimo sorriso in volto, si avvicinò rapidamente a me e subito fece scontrare le nostre labbra.

Afferrò dolcemente il mio volto, e si allontanò per sussurrarmi:<< Buongiorno>>

Avevo il cuore che batteva a mille, le mani si appoggiano alle sue e i miei occhi incontrarono i suoi profondi, quelli che tanto amavo perché guardandoli era come se mi ci perdessi dentro.<<Buongiorno>> risposi mordendomi il labbro, non riuscendo a trattenere il sorriso.

<<Stavi per uscire?>> domandò allontanandosi da me.

<< Sì. Indovina un po' cos'è successo?>>

<< Ti stai dando alla pazza gioia perché sto venuto a trovarti?>> ironizzò.

<< Anche per questo, ma sono così felice per un'altra cosa. Guarda>> spiegai, passandogli la lettera.

Osservai i suoi occhi muoversi lentamente per leggere parola per parola, e quando arrivò alla fine, si spalancarono per la sorpresa. Non riusciva a crederci nemmeno lui:<< Davvero? Non è uno scherzo? >>

<< Non credo. La calligrafia sembra la sua, e io non vedo l'ora di sapere di chi si tratta>>

<< Magari è un serial killer, che cerca di conquistare le ragazze bellissime con queste tecniche romantiche e antiquate>> ipotizzò Ethan, con il sorriso in volto.

<< Ed è per questo che mi accompagnerai>> decisi al momento. La verità era che il dubbio di sapere di chi si trattasse mi stava torturando.

Era passato parecchio tempo dalla prima lettera che avevo ricevuto, e io volevo sapere a tutti i costi di chi si trattasse soprattutto per saperne i motivi, non per altro.

Afferrai la lettera e mi sedetti sulla gamba di Ethan, cercando di coinvolgerlo il più possibile in quella mia missione : trovare il ragazzo misterioso delle lettere.

<< E perché mai dovrei aiutarti, sentiamo?>>
domandò avvolgendo il braccio attorno alla mia vita. Si sentiva dal tono della voce che era un po' infastidito dalla mia ossessione per il ragazzo delle lettere. << Non ho alcuna intenzione di aiutarti a trovare uno spasimante.>>

<< Perché sono sicura che non vorresti che un serial killer mi portasse via da te>>

<< La questione è leggermente diversa. Serial killer, o no, non voglio che nessuno ti porti via da me>> rispose, facendomi sentire subito in imbarazzo.

Mi piaceva l'armonia che si era creata tra di noi, i sorrisi sui nostri volti, i piccoli baci e le dolci parole. Sì, mi piaceva eccome.

<< Perfetto, allora andiamo. Abbiamo mezz'ora di tempo per arrivare e non fare tardi>> mi alzai in piedi e afferrai la giacca per uscire di casa

Ero in ansia? Anche troppo per i miei gusti. Non sapevo chi potesse nascondersi dietro quelle lettere e speravo non fosse uno dei miei amici, perché semplicemente non avrei saputo come reagire a una notizia come quella.

Raggiungemmo la moto di Ethan, quella che prima odiavo, e grazie a google maps riuscimmo ad arrivare anche in anticipo. Era un piccolo pacchetto, in un quartiere di piccole casette.

<< Bene, su google maps dice che è qui>> mi disse Ethan, fermandosi per qualche secondo per controllare sul cellulare.

Avevo paura, ed ero in ansia. Avevo deciso di portarmi dietro le lettere che tanto amavo rileggere prima di andare a dormire ed immaginare la persone che ci metteva tanto impegno per scriverle e per spedirmele.

Spesso mi piaceva pensare che fosse stato Ethan, ma lui si trovava là con me, non poteva essere lui.

Mille dubbi, mille domande, mille ansie, poche risposte e certezze.

<< Sei agitata?>> mi domandò.

<<Un po'... Ho paura di sapere di chi sia stata l'idea delle frasi, delle lettere, di tutto. >>

<<Hai già idea di chi possa essere stata l'idea?>> domandò.

<< No... Sai, ad un certo punto pensavo fossi tu>> confessai.

La sua reazione mi stupì e per qualche secondo mi fece mille dubbi. Spalancò gli occhi, si grattò la nuca e cominciò a guardarsi attorno, come se avessi azzeccato in pieno il punto. Non poteva essere Ethan... Non era assolutamente da lui fare questo genere di cose.

<< A proposito di questo... Forse dovrei dirti qualcosa...>>  sussurrò.

<< Ethan, cosa mi stai nascondendo ?>> domandai con il cuore in gola.

<<Vedi, Daisy, devo dirti una cosa molto importante, però devi promettermi che questo non influenzerà la nostra relazione>> disse serio.

<< Cosa devi dirmi?>> insistetti.

<<Ecco, vedi Daisy, mi dispiace... Ma non sono io>> cominciò a ridere, facendomi innervosire.

Mi ero fatta tutti quei problemi nella mia testa senza alcun motivo, perché il ragazzo accanto a me non c'entrava assolutamente niente.

<< Ma ti pare questo il momento per questi tuoi stupidi scherzi?>> domandai tirandogli un pugno sul braccio.

Rise ancora di più, perciò tornai a concentrarmi sulla cosa più importante: guardarmi attorno per cercare di vedere se qualcuno stesse venendo nella nostra direzione.

Ad un certo punto, qualcuno svoltò l'angolo e da lontano riuscii a scorgere una figura maschile. Un ragazzo sul metro e ottanta, dalla muscolatura snella, i capelli biondi e gli occhi azzurri stava venendo nella nostra direzione.

Il giubbotto nero, pantaloni beige...

A passo svelto si avvicinava sempre di più. Non riuscii a capire di chi si potesse trattare all'inizio, pensai di non averlo mai visto.  Ma poi qualcosa dentro di me, riuscì a farmi tornare in testa il volto del piccolo ragazzi che mi era stato accanto per molto tempo!

Non riuscivo a crederci. Era veramente...

<< Tommy?  >> sussurrai.

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