Capitolo 18.

<< Non è possibile vivere felicemente senza anche vivere saggiamente, bene e giustamente, né saggiamente e bene e giustamente senza anche vivere felicemente. A chi manchi ciò da cui deriva la possibilità di vivere saggiamente, bene, giustamente, manca anche la possibilità di una vita felice>> Epicuro

Capitava ogni tanto di avere qualche pausa di dieci minuti a lavoro, soprattutto nei momenti in cui quasi tutte le persone avevano ormai ordinato e si doveva solo aspettare che finissero. Quella sera, sembrava andare tutto bene... Certo, c'erano più persone del solito, ma era una situazione gestibile. Avevo approfittato dei miei dieci minuti di riposo per leggere e rivedere alcuni degli appunti di filosofia che avevo preso quella mattina. L'argomento che avevamo trattato mi aveva incuriosito e mi piaceva entrare nell'ottica di Epicuro, era interessante.

<< Studi anche mentre lavori? >> domandò qualcuno, distogliendo la mia attenzione dal testo.
Fui felice di vedere Ethan.

<< No, ho dieci minuti di pausa e ne approfitto per rileggere gli appunti di oggi >> dissi.

<< Allora la filosofia ti deve piacere proprio tanto, per essertela portata dietro pure al lavoro. Sai, ti ci vedo ad andare in giro e fare discorsi strani sulla vita, e altre cose così>>

<< Sì, un po' come te che parli sempre di quelle strane galassie e costellazioni. E comunque, la filosofia non è solo fare discorsi strani sulla vita, ma cercare di capire l'intelletto umano, i modi di pensare, dell'agire e... >> cominciai un discorso che forse non sarei più stata in grado di finire quella sera, se solo Ethan non mi avesse fermata:<< Sì sì, va bene. Ho capito. >>

Già, mi capitava spesso di lasciarmi prendere troppo la mano sulle spiegazioni, soprattutto quando si trattava di filosofia, ma le persone che mi conoscevano ci avevano fatto l'abitudine e semplicemente usavano la tattica del 'sorridi e annuisci' ogni volta che mi dilungavo troppo, ma non mi dava fastidio.

Mi piaceva comunque lasciare che la mia mente si spingesse ben oltre la filosofia e amavo parlarne ad alta voce.

<< Sai, ho studiato filosofia per gli ultimi anni del liceo, e non mi va di ricordare quei brutti momenti in cui aprivo il libro, e l'unica cosa che volevo fare era quella di buttarlo fuori dalla finestra>> cominciai a ridere quando sentii quelle parole uscire dalla sua bocca.

Riuscivo a malapena ad immaginare un Ethan furioso
che diventava pazzo alla sola idea di dover studiare Platone o Aristotele.

<< Varia dai punti di vista... A me piaceva, e piace tutt'ora >> dissi.

<< Sì, tu sei matta >> continuò a ridere e io mi aggiunsi a lui.

Poi, qualcosa attirò la nostra attenzione.

Il locale cominciò a riempirsi improvvisamente di persone, che però sembravano essere venute per assistere a qualcosa di ben preciso, di certo non per mangiare dato che non si avvicinavano nemmeno ai tavoli vuoti. Si radunarono tutti attorno al palco in fondo al locale e cominciarono a chiacchierare tra di loro, facendo più baccano di quanto già ci fosse.

<< Cosa sta succedendo?>> domandai.

<< La band del tuo professore di filosofia viene a suonare qui, questa sera. Non lo sapevi? >>

<< Sapevo che ci sarebbe stata una band, solo non pensavo fosse la sua >> e questo spiegava perfettamente l'arrivo improvviso di tutte quelle persone. Ale mi aveva detto in precedenza che il professore aveva una band anche molto conosciuta in città, ma non pensavo così tanto...

In pochi minuti, il locale fu pieno zeppo di persone e portare le ordinazioni ai tavoli diventò quasi impossibile, dato che certe persone nemmeno avevano la decenza di spostarsi per far passare noi povere cameriere.

Tina era quella che più non sopportava l'idea di vedere il locale così pieno, e per la prima volta tutti eravamo d'accordo con lei! Era perfino andata da suo padre per chiedere di spostare il concerto da un'altra parte, ma lui rifiutò.

E la situazione peggiorò quando la band fece ingresso dal retro sul palco. Le persone si schiacciarono tutte davanti e cominciarono a gridare e cantare le canzoni.

<< Niente lavoro per questa sera. Mi rifiuto di distribuire cibo là fuori >> si lamentò ad un certo punto Tina, lanciando a terra alcuni fogli con le ordinazioni e uscendo dalla cucina.

Alla fine, decidemmo di comportarci esattamente come lei, e di lasciare che la situazione si stabilizzasse prima di ricominciare a lavorare. Io e Noemi ci posizionammo da qualche parte, in un angolino del bar, per goderci la musica e quel professore strambo che tutti ormai amavamo per il suo modo di essere diverso dagli altri.

La mia migliore amica, nonostante io cercassi di avere un qualche tipo di conversazione, dava risposte molto vaghe, cosa davvero strana dato che ad ogni domanda che le facevo dava risposte infinite. Si stava comportando in modo strano, era chiaro, ma volevo aspettare la fine del concerto per parlarle.

Anche perché, in quel momento, la mia attenzione era completamente puntata sul mio professore. Era incredibile come in un singolo uomo si concentrassero due mondi completamente diversi, ma allo stesso tempo compatibili. Filosofia e musica andavano a braccetto, e lo si proprio bene mentre suonava quella chitarra come se stesse sfogliando pagine di libri di filosofia.

<<E voi due che ci fate qui, da sole?>> domandò Ale con accanto Ethan.

<< Quella band sta spaccando, e voi ve ne state qua?>> domandò Nikolaus.

<< Ci stiamo godendo lo spettacolo, senza immischiarci in mezzo alla folla. Già facciamo fatica a respirare qui, figuriamoci la in mezzo>> spiegò Noemi, e io condivisi a pieno i suoi pensieri.

<< Non c'è niente di male stare là in mezzo! Non hai idea di quanto si stia bene a cantare in mezzo a quelle persone>> aggiunse Cornelio.

<< Non fate le asociali, avanti, andiamo la in mezzo e godiamoci questa meraviglia>>Ale afferrò Noemi per il braccio e la trascinò via con sé, così lontano che ad un certo punto non riuscii nemmeno a vederli più.
Stessa cosa fecero gli altri ragazzi della band.

Ethan occupò il posto che fino a pochi minuti fa apparteneva alla mia migliore amica, appoggiandosi con la schiena al muro e le braccia incrociate davanti al petto. Osservava le persone davanti a sé, ne analizzava i comportamenti e ogni tanto sorrideva per qualche bambino che saltellava a ritmo delle canzoni. Al contrario, a me piaceva osservare Ethan... Riuscivo ad immaginare a come le informazioni si stessero elaborando nel suo cervello pieno di piccole stelle...

Continuai fino a quando non aprii bocca per parlare, essendo stata io una ragazza che raramente se ne stava zitta:<< Tu non vai con gli altri?>>

<< No>> rispose.

<< Come mai?>> insistetti.

<< Io ascolto la musica, non la ballo>> mi spiegò. << Comunque dovresti dire al tue ex fidanzato di smettere di guardare in questa direzione, sta diventando fastidioso>>

E quando mi voltai, era proprio così... Leonardo era concentrato su di me, e mi osservava mentre sorseggiava una delle tante birre che aveva bevuto quella sera. Era tipico di lui prendersi una serata dedicata alla birra.

L'aveva fatto anche con Ale, fino a quando il mio migliore amico non aveva capito che non ne valeva la pena dato che il giorno non poteva nemmeno alzarsi dal letto prima di mezzogiorno a causa del mal di testa che gli veniva.

<< Non mi avvicino a lui>> distolsi lo sguardo dal mio ex ragazzo e mi concentrai su altre persone.

<< Oh, non credo che serva... Sta arrivando lui>> sussurrò Ethan accanto al mio orecchio.

<< Cosa?>> non feci nemmeno in tempo a finire di parlare, che Leo era già davanti a me, che mi squadrava da capo a piedi con un sorriso malizioso.

L'arroganza e la prepotenza piano piano erano entrati a far parte del suo carattere, non riuscivo più a riconoscerlo. Ma ormai era una storia vecchia anche se per lui ora provavo solo odio.

<<Ehi, piccola Barbie. Cosa stai facendo?>> mi domandò sospirandomi addosso. Il suo volto era vicinissimo al mio, avevo paura che volesse baciarmi improvvisamente, anche perché se l'avesse fatto sarebbe partito lo schiaffo.

<< Sto cercando di ascoltare un po' di musica, togliti>> lo spinsi dal petto, ma lui resisteva. <<Te ne vai?>> alzai la voce per la rabbia. Non volevo nemmeno rivolgergli parola.

<< Non me ne vado>> disse, insistendo.

<< Ti ha detto di andartene>> intervenne Ethan, mettendosi in mezzo e separandoci.

Lo ringraziai mentalmente per essere intervenuto, perché Leonardo raramente distoglieva la sua attenzione dagli obiettivi che voleva raggiungere.

<< Togliti di mezzo>> rispose Leo.

<<No, non hai capito niente. Sei tu quello che si deve togliere, perché come hai sentito bene, Daisy non vuole avere niente a che fare con te>> alzò la voce Ethan.

La situazione stava andando sempre verso il peggio e io non sapevo come fare per tranquillizzare sia Leo sia Ethan, che sembrava cominciare a infastidirsi sul serio.

<<Levati>> lo spinse via Leo, toccandogli le spalle.
La situazione stava lentamente degenerando, e ad un certo punto si arrivò ad uno scontro che, per Leo che si trovava in quelle condizioni, fu inevitabile.

Ethan cercò di spostarsi e di dirgli di darsi una calmata, ma il biondino non aveva alcuna intenzione di ascoltare, anzi, restai a bocca aperta quando sferrò il primo pungo.

Non stava succedendo sul serio... No, non doveva succedere.

La situazione sembrava poco reale e non riuscivo nemmeno a crederci che Ethan si fosse veramente messo in mezzo alla rissa per difendermi. Leonardo era sempre stato così... Amava rovinare le belle serate alle persone, e quella volta c'era riuscito sul serio.

<< Smettetela >> alzai la voce per farmi sentire, ma ai due sembrava non importare, dato che continuavano a sussurrarsi cose poco carine l'un l'altro.

La cosa che più mi colpì, fu il fatto che nessuno attorno sembrò voler intervenire... Le persone guardavano, ma non agivano. Era fastidioso.

Perciò, mi presi qualche secondo per riflettere bene sulla cosa giusta da fare, e cercai di avvicinarmi ai due. Afferrai la felpa di Leonardo e gli gridai:<< Smettila subito, Leonardo>> e la sua risposta fu quella di spingermi indietro, in modo da avere di nuovo la possibilità di tornare a concentrarsi su Ethan, che stava cercando di difendersi.

Le mie gambe si muovevano all'indietro e andai addosso ad una persona, che per fortuna era Ale! << Stai bene?>> domandò.

<< Ti prego, fai qualcosa>> lo pregai.

Senza pensarci troppo, raggiunse i due e si mise in mezzo alla loro lotta per allontanarli, e per fortuna ce la fece. Ethan respirava profondamente e teneva gli occhi scuri concentrati sul ragazzo che per primo lo aveva attaccato, tra l'altro senza un buon motivo per farlo!

<< Mi spieghi che diamine ti è saltato in testa? Che problemi hai Leonardo? >> gridai a quello che fino a poco tempo fa consideravo un ragazzo per bene.

<< Non sono affari tuoi Daisy. Questo qua non doveva mettersi in mezzo. >> si giustificò.

<< Questo non ti dà il diritto di prenderlo a pugni>> spiegai arrabbiata.

<< Dai, Daisy, andiamo via... >> sussurrò accanto al mio orecchio Ethan, afferrandomi il braccio per cercare di portarmi via. Non me lo feci ripetere...

Sentivo davvero il bisogno di uscire da quel posto e di andare nel mio appartamento per tranquillizzarmi e riprendermi dalla scena che avevo visto.
Io ed Ethan uscimmo dal locale e, non appena sentii l'aria fresca accarezzare la mia pelle, cominciai a tranquillizzarmi. Il ragazzo dai capelli scuri continuava a tenermi stretto il braccio mentre stavamo andando in direzione del parcheggio, ossia dove c'era la sua moto.

<< Mi spieghi come facevi a stare con uno così?>> domandò improvvisamente.

<< Non era così aggressivo... O meglio, non lo era con me. Pensavo di riuscire a fargli cambiare idea>> spiegai. Questa mia frase, non fece altro che far scoppiare Ethan in una sonora risata:<< Perché ridi?>>

<< Certo che voi ragazze siete davvero convinte del fatto di riuscire a cambiare un ragazzo. Ammettilo, ve li scegliete apposta con qualche problema di gestione della rabbia, per poi poter dire che è cambiato grazie all'amore che prova nei vostri confronti>> si stava prendendo gioco di me.

<< Non c'è niente di male nel cercare di rendere migliore una persona>> mi giustificai.

<< Se una persona nasce stupida, rimarrà tale. >> concluse. << Cercare di cambiare una persone penso sia una grandissima perdita di tempo>>

<< Le persone possono cambiare, Ethan. Per un motivo o per un altro... >>

<< Cavolate>> chiuse il discorso.

Eppure io continuavo a crederci... Ero convinta che le persone, ad un certo punto della loro vita, decidessero di apportare un certo tipo di cambiamento nella loro vita, che le avrebbe cambiate anche dal punto di vista del carattere. Un esempio, era proprio lo stesso Ethan.

La prima cosa che avevo notato fin da subito, era stata la sua voglia di conoscere persone e di inserirsi nella nostra cerchia di amici. Tempo fa, si sarebbe isolato, invece, dopo così tanto tempo, era inevitabile non notare la semplicità con la quale stava stringendo amicizia con tutti. Non si faceva alcun problema. Aveva anche un modo diverso di atteggiarsi con me. Il piccolo Ethan che conoscevo era la persona più dolce della Terra, che mai cercava di stuzzicarmi, forse perché troppo timido.

L' Ethan che stava in quel momento accanto a me, invece, era esattamente il suo opposto.

Mi misi il casco per la moto e montai dietro ad Ethan, pronta a tornare nel mio appartamento. Guardai il ristorante con la sensazione di essermi dimenticata qualcosa... Ma certo! Con il disastro che era successo, mi ero dimenticata di parlare con Noemi. Mi segnai in mente un piccolo appunto, ossia quello di ricordarmi di parlare con la mia migliore amica il giorno successivo. Era questione che andava risolta il prima possibile.

<< Cosa avevi detto? Non vai in moto?>> domandò prima di partire.

Un sorriso nacque spontaneamente sul mio volto, ma cercai di tenerlo ben nascosto per non dargli la soddisfazione di essere riuscito a farmi cambiare di nuovo idea su qualcosa che tanto odiavo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top