Capitolo 15.

Il vento scorreva tra i miei capelli, i fili d'erba solleticavano la mia pelle candida e il silenzio riusciva a darmi la tranquillità che da giorni stavo cercando. Non avevo mai avuto dubbi sulla scelta del mio locus amoenus, ero più che sicura che mi sarei trovata bene immersa nella natura.

Le mie dita sfiorarono la carta liscia  dei bigliettini ricevuti dal ragazzo misterioso. Come avrei mai potuto scoprire la sua identità? Sarebbe stato come cercare un sistema binario ad occhio nudo, sotto un cielo con milioni e milioni di stelle, ossia impossibile. Decisi di chiamare Noemi per chiederle qualche consiglio, sapevo che solo lei sarebbe stata in grado di tranquillizzarmi.

<<Noemi, come stai?>>

<<Tutto bene, Noemi. Dimmi, è successo qualcosa?>> domandò. Aveva già capito dal tono della mia voce che ero parecchio preoccupata.

<< Non riesco a togliermi dalla testa la faccenda dei bigliettini... >> spiegai brevemente. << Sinceramente non capisco chi possa essere stato>>

<< Pensiamoci su un attimo.>> cominciò Noemi.<< Sono solo delle frasi di filosofia, quindi è sicuro che si tratti di qualcuno che frequenta i nostri stessi corsi dell'università. Escluderei già Ale, Ethan e Nico. Ale è il nostro migliore amico, e gli altri due non hanno passione per la filosofia, anzi, amano il mondo opposto al nostro. A questo punto, l'unica cosa che ci resta da fare, è tenere d'occhio tutti i ragazzi che vediamo durante le lezioni. Quelli che si voltano spesso nella nostra stessa direzione, o quelli che si avvicinano in modo particolare a te, saranno sospettati. Da domani ci mettiamo all'opera>> Sapevo che parlare con lei mi avrebbe fatto bene, ero più tranquilla. << Dove sei, comunque?>>

<< Solito posto, tu?>>

<<A casa. Allora chiudo la chiamata, così comincio a preparare la lista per domani>>

<< Va bene, ci sentiamo domani>>

Quello sarebbe stato un buon punto di partenza, sospettare di tutti e andare avanti per esclusione.
Cominciai a pasticciare gli angoli delle pagine degli appunti di filosofia con piccole stelle... E subito la mia testa si spostò su Ethan. Le cose tra noi due stavano cambiando lentamente, e sapevo di non essere l'unica ad accorgersene! Dal rapporto distaccato che avevamo inizialmente, stavamo passando a qualcosa che potesse avvicinarsi all'amicizia... Non poteva essere definita tale perché il mio odio nei suoi confronti non era completamente sparito, semplicemente non mi capitava così spesso di ricordare quel giorno in cui tradì la mia fiducia!

Tra uno scarabocchio e l'altro, non potei fare a meno di ricordare uno dei tanti momenti che da piccoli avevamo passato insieme, come quella volta che mi morì il pesciolino rosso. Nel presente sembrava una cosa così stupida, ma a dodicenni anni per me fu un vero e proprio trauma. I miei genitori non erano mai stati molto d'accordo sull'avere in casa animali domestici, ma per una volta ero stata in grado di convincerli a prendermi un pesciolino rosso.

Mi ricattarono molto, prima di darmi la conferma, ma fui davvero felice quando quel piccolo tesserino entrò a far parte della nostra famiglia. Certo, non era come avere un cane o un gatto, ma a me andava bene lo stesso... Mi ero affezionata parecchio a lui in nemmeno una settimana! Passavo le giornate ad osservarlo e dargli da mangiare, finché una volta non mi venne in testa la geniale idea di volergli cambiare l'acqua nel piccolo acquario... Da bambina intelligente che ero, non sapevo che l'acqua andasse purificata perché i pesciolini non potevano vivere con il cloro! Il mio amico morì qualche ora dopo, e fu triste.

Davvero.

Ero molto sensibile, e sensi di colpa per aver ucciso qualcosa mi tormentarono per un bel po'. La prima persona che chiamai fu proprio Ethan, che in poche ore si precipitò a casa mia. Mi consolò e mi disse che erano cose che capitavano nella vita. Sembrava capire perfettamente il mio dolore, come se lo avesse provato prima sulla sua pelle!

<< Non ti preoccupare. Pensa che adesso il suo spirito si è frantumato in tante piccole stelle e che questa sera potrai riconoscerle nel cielo! Te le mostrerò io, se vuoi. >> fu quella la frase che pronunciò per cercare di tirarmi su di morale. Continuai a pensarci e a pensarci, e mi veniva difficile da credere che quello stesso ragazzo che mi aveva aiutata anche in momenti stupidi, era stato in grado di tradire la mia fiducia...

Soprattutto, a quale scopo?

Eppure era andata esattamente così, e ormai nulla poteva cambiare il passato.

La mia attenzione fu distolta dal Ethan quando il mio cellulare cominciò a squillare. Sullo schermo comparve un numero che non era segnato nella mia rubrica, ma decisi lo stesso di rispondere. Magari era qualcuno dei miei amici che aveva perso il cellulare e aveva urgente bisogno di me, o forse qualcuno che aveva solo cambiato numero, o forse semplici pubblicità.

Quando risposi, in sottofondo si sentì solamente una televisione accesa e la vocina acuta di qualche personaggio di un cartone animato per i bambini, poi una bambina mi disse << Salve signora, saprebbe dirmi a che ora apre il negozio delle caramelle? Papà dice che è ancora presto, ma io non gli credo perché mi ricordo bene che l'altro altro ieri ci siamo stati a quest'ora. >>

Non riuscii a capire nulla... << Tesoro, credo tu abbia sbagliato numero>> le dissi, ma lei non mi sentì. Il cellulare le fu strappato di male e l'unica cosa che riuscii a sentire fu:<< No amore, quante volte papà deve dirti di non rubargli il cellulare? Fammi vede chi stavi chiamando>>

Quella voce la riconobbi in pochi secondi. Chiusi subito la chiamata, senza pensarci su nemmeno per un secondo... Il tasto rosso della chiamata fu digitato in pochissimi attimi.

Il mio respiro cominciò a farsi irregolare e mi si formò un nodo in gola... Faceva male pensare a mio papà. Faceva male sapere che nella sua vita le cose stessero andando alla grande e che addirittura era diventato padre per altre due volte. Momenti singoli in cui da piccola fui tanto felice con lui cominciarono a farsi spazio nella mia mente, e le lacrime cominciarono a rigare il mio volto.

Per me e mia madre era stato difficile comunicare da capo senza di lui, ma per papà non era stata la stessa cosa. Lui aveva già un'altra da parecchio tempo, doveva solo in qualche modo sbarazzarsi di me e mamma... Cosa che era successa grazie a Ethan, che aveva ficcato il naso in faccende che non lo riguardavano per niente!

E a proposito di Ethan... Non appena cominciai a piangere, eccolo che comparve con la sua moto nera dal boschetto. Era pazzo. Aveva davvero avuto il coraggio di farsi il tragitto tra gli albero con la moto nuova?

Mi asciugai rapidamente le lacrime, e cercai in tutti i modi di non prestargli attenzione. Restai seduta per terra con lo sguardo puntato nel vuoto... In quel momento non avevo voglia di rivolgere parola proprio a nessuno, tanto meno ad Ethan, che non doveva nemmeno esserci in quel posto.

<< Cos'hai ? >> sentivo i suoi passi farsi via via più vicini a me, mentre calpestava l'erba.

<< Ti avevo chiesto di cercare di non venire qui nei miei stessi orari>> ero infastidita dalla sua presenza. Avevo cercato il mio angolo di solitudine per un motivo ben preciso : starmene da sola.

<< Non abbiamo degli orari>> rispose. << Dai, dimmi cos'è successo>>

Continuò ad insistere e si sedette anche accanto a me, nella speranza di riuscire a convincermi. Sapeva bene che cosa pensavo di lui e del fatto di raccontargli le mie cose...

<< Non ho alcuna intenzione di dirti le mie cose. Fatti gli affari tuoi >>

<< So che sei convinta del fatto che non ti puoi fidare di me! Ma le cose sono cambiate. Sono passati sei anni. E per la cronaca, sono sempre stato bravo a mantenere i segreti delle persone>> si vantò. Mi voltai verso di lui e lo osservai per cercare di capire se si stesse trattando di uno scherzo. Ma no... Era serio.

Stavo per aprire bocca per rispondergli, ma lui mi anticipò, appoggiando un dito sulle mie labbra per zittirmi:<< Quando avrai voglia, ti racconterò come sono andate veramente le cose. Ma adesso, sei ancora troppo ferita e testarda per starmi a sentire>>
Mi allontanai da lui e decisi di starmene zitta. Non avevo intenzione di rivolgergli parola.

<< Allora? Guarda che non me ne vado da qui fino a quando non mi avrai detto cos'è successo!>> minacciò.

<< Ethan, te lo dico con tutto il cuore. Non è giornata. Se sei venuto fino a qui per infastidirmi, beh, sappi che non è il momento. >> ero fragile. Troppo fragile. E non ci volle molto a farmi scoppiare a piangere di nuovo. << Perciò, ti scongiuro, di lasciarmi stare>>

Cercai in tutti i modi di asciugare le lacrime dal mio volto perché odiavo mostrarmi così vulnerabile davanti alle persone, ma noi risultava difficile dato che le lacrime uscivano rapidamente una dopo l'altra.

<< Ehi>> mi disse Ethan, afferrandomi delicatamente il volto in modo che potessi guardarlo dritto nei suoi occhi profondi. << Se non vuoi dirmelo, va bene. Ma voglio stare qui con te. non ti lascerò soffrire da sola.>>

La mia voglia di lottare contro di lui era davvero poca, perciò alla fine mi lasciai cadere tra le sue braccia, nella speranza che quell'abbraccio riuscisse in qualche modo a mascherare la sensazione di vuoto che sentivo dentro di me.

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