𝓝°5

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Questa breve one shot non ha una grande ispirazione alle spalle, nessun post su tumblr o cose simili. Semplicemente si basa sulla mia ossessione per Qui-Gon (devo ancora recuperare l'ultimo libro di Claudia Gray, ma mi ispira già un sacco) e gli anelli. A proposito di questi potrei scrivere altri brevi capitoli incentrati su gioielli e star wars, ma non prometto nulla.

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Su Serenno, era tradizione che i padri regalassero un anello per il ventesimo compleanno dei figli, un dono che ovviamente trascendeva il semplice ornamento. Spesso gli anelli recavano il nome della famiglia o un breve motto, con incastonate alcune pietre brillanti, piccole gemme.

Al Tempio, di solito i compleanni non venivano festeggiati. La maggior parte degli allievi non conoscevano neppure la propria data di nascita e i pochi altri non erano abituati alla tradizione del compleanno. Insomma, a Coruscant il tempo passava senza la tempestiva cadenza della festa.

Senza accorgersene, Qui-Gon Jinn aveva vent'anni. Certo, aveva notato da tempo che non era più un bambino: la peluria sotto il mento, che pretendeva di chiamare pizzetto, ne era una prova inequivocabile.

Eppure non l'aveva realizzato appieno, fino a quando Dooku non glielo fece notare.

- Ne è sicuro?

- Sì, se gli archivi non mentono.

- Oh... ma sono date convenzionali, Maestro.

Qui-Gon era entrato negli appartamenti privati del maestro solo una volta, se ben si ricordava, il giorno in cui venne assegnato a Dooku. Per questo non si sentiva a proprio agio, nonostante il suo maestro sembrasse molto impegnato a far sì che quella conversazione restasse più confidenziale e amichevole possibile.

- Mio caro amico, non sapresti indicarmi una cosa che non sia convenzionale, in questa galassia o in quella vicina e dunque...

Si alzò dal tavolino accanto alla grande finestra, dove aveva fatto sedere poco prima il suo padawan e raggiunse una cassettiera dall'aspetto antico, di pregiata finitura. Dal primo cassetti, Dooku tirò fuori una scatolina, anch'essa fatta di legno e, tornato al tavolino, la posò davanti a Qui-Gon.

- Non capisco.

- Gli umani sono soliti festeggiare il giorno della propria nascita e di quella degli amici e conoscenti. So che non è tradizione, non al tempio, ma pensavo che... aprilo pure.

Aveva notato come il ragazzo ormai non lo stesse più ascoltando, troppo catturato dalla scatolina davanti ai suoi occhi. Non che l'idea del legno gli fosse del tutto estranea, perché era forse l'allievo che passava più tempo nei giardini del Tempio, ma non avrebbe mai pensato che qualcosa di così piccolo e perfetto come un cubo, potesse venir fuori dal tronco di una grande albero frondoso.

Aprì il coperchio, che si alzò con un colpo secco. All'interno, su un cuscino di stoffa scura, c'era un anello. Il cerchietto era di un metallo piuttosto chiaro, forse acciaio, e aveva un nastro molto sottile di un altro materiale, più scuro. Una volta che lo prese e se lo girò tra le dita, si accorse che era una stretta striscia di corteccia.

- È di un pino secolare. - spiegò il suo Maestro. - Può vivere 200 anni, certi particolarmente testardi anche 250...

Il Conte Dooku non sorrideva spesso e dava l'impressione che non ci fosse nella galassia nulla che fosse degno di strappargli neppure un ghigno appena divertito, piuttosto che altezzoso o sarcastico, che erano invece più comuni. In ogni caso quel giorno, Dooku sorrise.

- È un augurio, in un certo senso. Che tu possa vivere abbastanza per vedere un arboscello farsi tronco possente!

- 200 anni? - fece Qui-Gon, ignorando il tono pomposo che troppo spesso sembrava prendere il controllo del suo Maestro. Arricciò il naso, senza staccare gli occhi dal suo regalo: - Non sono sicuro di voler vivere tanto. Intendo dire... ha presente, no, il maestro Yoda? Tanto vale morire in battaglia.

- Non sono argomenti da discorrere in questa giornata. - tagliò corto Dooku, sferzando l'aria con una gesto secco della mano. - Oggi è festa. Chiaro?

- Chiaro.

- Provatelo. Non vorrei che ti stesse troppo largo o troppo stretto.

Il padawan obbedì all'istante, infilando l'anello all'indice sinistro; perfetto, calzava a pennello, non che lui avesse mai nutrito dubbi a proposito.

- Perfetto.

- Ne sono lieto. Qui-Gon...

- Sì, Maestro?

- Hai fatto i tuoi allenamenti, oggi?

Qui-Gon Jinn non impiegò molto tempo, forse un paio di settimane, a prendere una nuova abitudine, che molti al Tempio consideravano brutta, per non dire pessima. Quando particolarmente sovrappensiero, picchiettava la spada laser salda alla cintura con una mano, con l'anello e un ticchettio insistente annunciava il suo arrivo ovunque andasse.

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