𝓝°4

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Non so se qualcuno calcola ancora questa roba dopo un mese e passata di nulla assoluto, comunque...
Per qualche miracolo, ho trovato il post-ispirazione a questa one-shot, nonostante abbia balzato a piè pari la parte sulla moda, perché per quanto adori la tradizione dei poncho (che scorre potente negli Skywalker) non era quello su cui volevo focalizzarmi. Riassunto breve: Luke si lamenta, Han tenta di rimetterlo in riga.

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Han lasciò la cabina a Chewbacca appena il Falcon raggiunse la velocità luce. Aveva perso di vista i gemelli al decollo, troppo impegnato a districarsi con il suo copilota tra l'ennesimo manipolo di caccia TIE, per non parlare di quello Star Destroyer fuori programma.

I gemelli. Pensò, dimenticandosi dell'Impero. Erano saliti? Certo che erano saliti, non poteva essere stato così stupido da partire senza di loro. Però non erano, come al solito, intorno alla scacchiera.

- Luke!? Leia!?

- Arriviamo!

Oh, allora erano davvero saliti.

- Arrivo, io! Tu devi riposare! - Luke poi abbassò la voce e Han non poté sentire altro. Quando il biondo si degno di palesarsi, il capitano era seduto sul divanetto e fissava un po' stanco la scacchiera spenta. Era sempre così, quando l'adrenalina di avere la morte pronta ad azzannarti le chiappe finiva, si sentiva sempre un po' stanco.

- Leia...

- Sta bene, non preoccuparti! - lo rassicurò alzando la protesi alla mano. Un blaster doveva averlo colpito prima di salire a bordo, perché aveva un buco annerito sul dorso e alcune dita piegate come congelate in un istante tra il palmo aperto e il pugno chiuso. Si sedette davanti ad Han: - Ma c'è mancato poco; è meglio se riposa, almeno fino a quando non saremo alla base.

Han si limitò ad annuire ed era pronto a finirla lì con le facce lunghe e tristi e gli mancava solo un istante per chiedere a Luke se gli andava una partita a scacchi, ma quello aggiunse una frase che gli fece arricciare il naso: - La nostra principessa ha sempre la fortuna dalla sua!

- Cosa hai detto? - fece secco Han, con ancora il dito pronto ad accendere gli scacchi; ritirò la mano.

- Cosa c'è? "Nostra principessa" non...

- No, no, l'altra parte.

- Oh.

- Eh.

- No, niente, niente... - borbottò Luke, abbassando lo sguardo sulla scacchiera. Percorse il contorno di qualche casella con un dito della mano sana. - Nulla d'importante.

- Tu dici? Perché se Leia è stata recentemente baciata dalla fortuna... beh, vorrei fare quattro chiacchiere con questa signorina Fortuna.

Luke non riuscì a trattenere una risata, ma si sforzò di tornare serio. Sperò che nel silenzio la conversazione cadesse nel dimenticatoio ancora prima d'iniziare.

- Non guardarmi così. - protestò, senza degnarsi di guardare davvero Han negli occhi. Non stava vedendo come lo stava guardando, ma lo stava percependo. Essere un Jedi ha i suoi pregi e i suoi difetti.

- Cosa? Io? Guardarti come? - ribatté Han, alzando le mani con fare innocente.

- Come se ti avessi appena fatto esplodere il Falcon.

- Beh, se posso dirtelo, ragazzino, sembri altrettanto colpevole, ma la vecchia ragazza - e così dicendo diede una pacca sulla parete dietro di lui e due viti saltarono di netto da un pannello. - sembra ancora reggere, come al solito almeno. Quindi...

- Sono invidioso, d'accordo? Leia ha avuto tutte le fortune dell'universo e io sono invidioso. È questo che volevi sentire? 

Era fastidioso che Han potesse leggerlo senza neanche poter incolpare la Forza. Quello però non fece una piega e restò a fissarlo in silenzio.

Luke avrebbe potuto far finta di niente, alzarsi e tornare da Leia, o magari passare a scambiare qualche parola con Chewie. Però lo vide, negli occhi di Han e nel suo mezzo sorriso, che persino il contrabbandiere sapeva che non si sarebbe alzato di lì prima di una confessione in piena regola.

Non era la prima volta, ma c'erano stati pochi precedenti in cui entrambi erano sobri per ricordarsi i segreti dell'altro.

- Sono invidioso di Leia, e anche di te, se è per questo, ma meno. Ok, diciamo che ero invidioso, ora no, ora sono adulto.

- Sei adulto. - ripetè monocorde l'altro.

Anche se era chiaro che lo stava prendendo in giro, Luke continuò: - Voglio dire, io a 19 anni non ero mai andato più lontano di Mos Espa. Tu a 19 anni... dov'eri?

Han si stiracchiò contro lo schienale e cercò la risposta: - Non ero su Corellia, questo è certo, ma non avevo ancora il Falcon.

- Ma avevi viaggiato, avevi visto mondi! - fece Luke, allargando le braccia come per poter abbracciare la quantità di mondi che aveva desiderato visitare da bambino. - E io avevo visto solo i due soli di Tatooine. Ma Leia! Oh, Leia! Una principessa, capisci no? Io bloccato su una palla di sabbia e mia sorella alla corte di Alderaan, bella fortuna!

Si aspettava da Han una qualche reazione: una risata canzonatoria, un cenno d'accordo, qualunque cosa. Invece rimase in silenzio, a fissarlo.

- Stai dicendo che pensi che Leia sia la più fortunata perché ha vissuto a palazzo? - disse infine. Altra cosa che Luke non sopportava di Han: c'erano certe volte, rare occasioni, in cui non riusciva proprio a capire cosa gli balzasse per la testa, Forza o non Forza.

- Beh, sì. Era anche senatrice e un'importante ribelle, mentre io ero un contadino come altri cento su Tatooine. - rispose, con estrema sincerità.

- È questo, quello che vuoi dire? Invidi la vita che ha fatto Leia prima d'incontrarci?

- Beh, vog- Ahia! Hey!? Ma che ti prende?

Han gli aveva assestato uno schiaffo sulla nuca che quasi non gli fece colpire la scacchiera di faccia, ma non sembrava per nulla dispiaciuto.

- Cosa mi prende!? Ma ti senti quando parli?!

Luke alzò un sopracciglio e l'obbligò ad aggiungere qualcosa.

- Possibile che non te ne sia mai accorto, mai?

- Cosa intendi?

- Oh, stelle! - Han si alzò con tanta veemenza che per poco non staccò la scacchiera dal pavimento. - Credevo di essere io quello scemo, tra noi tre, ma è un sollievo scoprire che invece quello sei tu, dico davvero.

- Invece d'insultare, potresti provare a spiegarti?

Han aspettò un istante, poi allungò una mano verso le cabine: - È sveglia? - domandò a bassa voce.

- No, le ho dato abbastanza sonnifero da farla dormire fino all'atterraggio.

- Bene. - fece Han, unendo le mani davanti a sé, fece un respiro profondo e poi urlò: - Possibile che non ti sei accorto di niente? Non puoi averla vista e dire comunque certe... - aveva spalancato le braccia, ma accorgendosi solo un secondo momento di stare esagerando tentò di tornare composto e si sedette. - Non posso dire certe brutte parole davanti a te.

- Non ho 3 anni, Han.

- Lo so bene. Ne hai 23 e... anzi, quasi 24, sbaglio? Comunque sia... dai, davvero non l'hai mai vista?

- Cosa? Chi? Han, ti prego, non fare il misterioso!

- D'accordo. D'accordo! - appoggiò il gomito sul tavolino e gesticolò, iniziando a spiegare: - Tu, forse non te ne accorgi, ma ti lamenti sempre di Tatooine, di casa tua. E se non te ne lamenti, ne parli costantemente.

- Davvero? - era genuinamente sorpreso, soprattutto era convinto di non sembrare tanto petulante, almeno ai suoi amici.

- Davvero. Ti ricordi quando siamo andati a Chandrilla, noi quattro? Abbiamo accompagnato Leia da Mothma per non so cosa. Eravamo appena atterrati, eravamo ancora allo spazio-porto e tu, dal nulla, senza che nessuno dicesse niente, mi hai tirato una manica e te ne sei uscito con... oh, aspetta, ero sicuro di ricordarmi le parole esatte...

Si tamburellò la fronte con le dita e Luke restò pazientemente in attesa.

- Hai detto qualcosa tipo: "Hey, guarda quello shuttle! Un ferro vecchio, persino peggio del Falcon. Deve essere più vecchio di me! L'avevo come modellino, da piccolo".

- Sì, ora che me lo dici sì, ricordo, ma cosa centra con...

- Ti ricordi cosa ha fatto lei, mh?

Non era stato un grande evento, quanto semplicemente un missione diplomatica, dunque non era certo marchiato a fuoco nella memoria di Luke.

- Ha... ha riso? Era una cosa stupida, per cui...

- Esatto, e ha riso senza coprirsi la bocca e sai che lo fa solo quando...

- Quando ti prende in giro?

Han, bloccato a metà frase, rimase immobile per un secondo, tempo per lanciare un'occhiataccia a Luke: - Quello e quando vuole nascondere che non è davvero così felice.

- Continuo a non capire. Cosa ho detto di male? L'ho offesa?

- Quasi, quasi! - sospirò Han. Giocherellò con il bavero della camicia mezza aperta, cercando le parole giuste; era bravo a parlare, ma non a parlare di cose importanti come quella, come Leia.

- Immagina che, invece che su un pianeta desertico con i tuoi zii, di essere cresciuto al palazzo di Alderaan, erede al trono. Immagina di studiare e studiare, e di diventare il più giovane membro del senato imperiale. Immagina di collaborare contemporaneamente con il più sgangherato corpo di rivoluzione che questa galassia abbia mai visto.

- Oh, se non lo sogno tutte le notti!

- Immagina ora tutte le stupide cerimonie reali, immagina le aspettative nei tuoi confronti. Immagina la quantità immane di libri che hai letto per non tradirle, per non deludere i tuoi genitori. Immagina l'ambiente politico, ma non solo, immagina il cuore dell'Impero, la parte più sporca e nera di quel cesso, prima ancora di prendere la tua prima cotta. Immaginare di iniziare a rischiare la tua vita per una causa più grande di te a 15 anni. Immagina non aver mai avuto il tempo per giocare con un modellino di astronave. Immagina tutto questo e poi spunta fuori questo tipo, che si lamenta di quanto la sua infanzia sia stata piena di affetti e di giocattoli e di qualunque cosa riempia l'infanzia.

Luke era attonito. No, peggio, era mortalmente senza parole. Possibile che fosse stato così cieco in tutti questi anni? Istintivamente si voltò a fissare la parete, oltre la quale e oltre le altre dietro questa, stava ancora dormendo Leia.

- E io non posso certo lamentarmi.

Luke si voltò di scatto verso Han, che sembrava quasi soddisfatto dell'effetto che stavano avendo le sue parole sullo Jedi. In ogni caso, continuò: - Voglio dire, non ho avuto un'infanzia degna di questo nome e ho rischiato la vita dozzine di volte prima di arrivare a 20 anni, ma se ho nostalgia di Corellia, posso sempre tornarci. Non che mi piaccia, perché non è un bel posto! Beh... le foreste non sono male, a Chewie piacciono... stavo dicendo?

- Che... Stavi dicendo che non puoi lamentarti.

- Oh! Giusto! Perché ho ancora un sasso da chiamare casa, da indicare e dire "Oh, sì, sono partito da là". Leia non può fare lo stesso.

Il ricordo di Luke gli procurò un brivido lungo la schiena, da fargli persino male. Non che l'avesse mai visto, Alderaan, ma aveva visto gli olocron della sorella e sembrava davvero un posto magnifico.

- Oh stelle, quand'era?

- Cosa?

Han batteva le nocche sulla fronte, con gli occhi serrati, in cerca di chissà quale pensiero.

- Sto diventando vecchio, ragazzo, troppo vecchio. Dovrei andare in pensione, a questo punt... Oh! Ecco! Ero cieco, per questo non ricordo granché! Su Tatooine.

- Su Tatooine...

- Mi avevate liberato da Jabba e poi abbiamo raggiunto la Home-One, ma tu... non lo so, sei andato da qualche altra parte, un cambio di rotta per allungarla, non ricordo. Però, ricordo che prima di partire, te ne sei uscito con: "Tempesta di sabbia, un classico. Non mi è mancata affatto casa, spero di non tornarci mai più."

- Oh Forza! - sospirò Luke, prendendosi la testa tra le mani.

- Puoi dirlo forte. Sai cosa vuol dire quando sei cieco (e mezzo stordito dall'ibernazione nella crinking carbonite quindi non sai neanche da che parte sei girato) e senti la persona che più ami nella galassia trattenere i singhiozzi perché non spera più di rivedere il suo pianeta?

In un'altra situazione, Luke avrebbe sorriso, perché erano talmente raro che Han ammettesse a cuore aperto i suoi sentimenti. Ora che fare? Era stato un idiota per anni e c'era voluto Han Solo (non proprio il più rinomato esperto in relazioni umane) a farglielo notare.

- Ora che faccio?

- Beh, io so cosa non dovresti fare. Compatirla.

Han si stravaccò sul divanetto, con entrambe le mani dietro la nuca.

- La conosci: sarebbe peggio. Meglio raddrizzare il tiro senza dirle nulla. Ci manca ancora che inizi a provare pietà per lei perché te lo detto io. Se lo venisse a scoprire... beh, sono sicuro che la principessa si pentirebbe di ogni sua scelta.

E parlando così, alzò la mano destra verso il soffitto. La pessima luce della sala faceva brillare la fede all'anulare.

Non era nuova, sembrava persino consumata, e Luke conosceva la storia dietro quell'anello, ma a giudicare dal sorriso del contrabbandiere, sembrava che stesse guardando il più grande tesoro della galassia.

- Pentirmi di cosa?

La mano di Han gli ricadde sulla testa con il peso di un macigno, mentre Luke già si era alzato di scatto e voltato verso Leia, con la rapidità con cui di solito rispondeva a un segnale d'allarme.

- Ti avevo detto di stare a letto!

- Avevi detto che l'avevi sedata!

- A quanto pare hai detto un sacco di cose, Luke.

Ridacchiò come se niente fosse, sedendosi davanti a Han.

- Non siamo ancora arrivati.

- Avrò sbagliato i dosaggi, non potevo certo dargliene tanto da stendere un bantha!

- Di cosa stavate parlando?

Il fiacco tentativo dei due di sviare il discorso era fallito ancor prima di cominciare. Han si alzò con nonchalance, accampando la miglior scusa che avesse sotto mano: - Vado da Chewbacca: ieri il motivatore ha ricominciato a fare le bizze.

E prima di sparire verso la cabina di pilotaggio, lasciò un bacio tra i capelli di Leia e lanciò invece un'eloquente occhiata al fratello.

Non fare scherzi.

Luke prese il posto di Han davanti alla scacchiera, che accese subito senza pensarci due volte.

- Ci facciamo una partita?

- Mi conosci, mi batte solo Chewbacca.

- Lo vedremo. - e mentre le lasciava la prima mossa, aggiunse - Ti ho mai raccontato di Tatooine? Mi ricordo le serate, sempre tranquille, e le albe. Oh, amo le albe di Tatooine.

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