6. Inganno e pregiudizio

Thres

Dopo aver sconfitto l'ufficiale repubblicano e le sua squadra di artiglieri, l'Impero si è impossessato dell'intera base, e tra i vari soldati io e Mako abbiamo trovato l'ufficiale che ci aveva affidato l'incarico.

Ci ha detto di aspettare; sta parlando al comlink con un Moff, lo riconosco dalle insegne militari. Il maggiore di grado dei due sta dicendo che grazie a questa conquista la guerra su Balmorra verrà facilmente vinta dall'Impero, ora che ha la possibilità di tenere sotto controllo la valle che precede le Montagne Juran.

Sto ascoltando il discorso quando Mako mi tira con discrezione dietro un grosso airspeeder. La guardo senza capire. "Che succede?"

"Quelli" e indica l'ufficiale e il Moff al comlink, "stanno facendo grandi discorsi sull'uso della nostra base. E lui, quel vigliacco, non ha neanche detto chi è stato a conquistarla".

Annuisco, lei ha ragione. "Cosa proponi di fare?"

"Non so, magari ricordiamo all'Imperiale che la base ci appartiene. E, possibilmente, davanti al Moff".

"Va bene, non perdiamo tempo" dico, sorridendo dentro l'elmetto che sono ancora restio a togliere: per quanto l'Impero si affida spesso ai cacciatori di taglie, in presenza dei soldati non mi sento mai al sicuro.

Mi avvicino con passo deciso e, prima che i due soldati alle spalle dell'ufficiale possano fermarmi, mi porto al suo fianco. "Salve, Moff" dico sforzandomi di non ridere per la faccia dell'ufficiale che si fa paonazza; il maggiore di grado sembra invece essere interessato alla mia comparsa.

"Con chi ho il piacere di parlare?" chiede con calma.

"Thres, cacciatore di taglie. Il suo ufficiale non ha menzionato nel rapporto il fatto che sono stato io ad abbattere i cannoni e ad infiltrarmi nel corpo centrale della base?"

L'ufficiale sembra essere sul punto di soffocare, mentre il Moff lo guarda con sospetto. "Luogotenente Brovisin, è vero quello che dice questo soldato?"

Mi volto verso Brovosin e mi godo in pieno la scena: balbettando e gesticolando, tenta di dire che non è vero e che è tutto merito del suo plotone, ma il Moff sembra credermi. Probabilmente il Luogotenente aveva già la fama di essere un vigliacco.

"Luogotenente, sono molto deluso dalla vostra falsità. E soprattutto dalla vostra scarsa riconoscenza. Questo cacciatore di taglie ha aiutato l'Impero e merita di certo una ricompensa".

In questo momento potrei chiedere un grande ammontare di crediti, o magari un set completo d'armatura con tanto di jetpack ad alta potenza e armi all'avanguardia, ma decido che ora che ho preso la base, la mia missione torna quella di raggiungere Hancillas e sentire quello che ha da dire; così, facendo un passo avanti, dico che ho già ottenuto un compenso.

"E quale sarebbe, questo?"

"La sua gratitudine, Moff" rispondo cercando di adularlo un po', sia per essere sicuro di avere qualche personaggio importante su cui contare su Alderaan, "e soprattutto il Luogotenente mi ha detto che potrò usare questa base come attracco per la mia nave o, dato che credo che una D5-Mantis non atterrerebbe mai in una baia così piccola, per uno speeder".

Il Moff annuisce, e torna a guardare con odio Brovosin. "E così, neanche questo mi era stato detto. Bene". Attende che il Luogotente comprenda che non è più benvoluto dal suo superiore, quindi riprende: "Credo che potrei fare subito richiesta per un vostro trasferimento".

"E dove?" si azzarda a chiedere Brovosin. "Nel Campo Killik".

Il Luogotente sembra sempre più in difficoltà. "Va bene, signore. C'è altro che dovrei fare?"

E allora il Moff risponde con grande stile: "Tacere". Subito dopo chiude il canale e io mi allontano dal Luogotenente con Mako che ridacchia al mio fianco.

"Davvero un'idea brillante" mi complemento con lei.

"E adesso che facciamo?" mi chiede continuando a sorridere; siamo ormai arrivati all'ingresso dell'edificio principale, quello al cui attico c'è l'attracco.

"Prendiamo uno speeder e arriviamo alle coordinate. Direi che non c'è altro tempo da perdere".

Entriamo e due sentinelle imperiali si scansano lasciandoci passare. Prendiamo l'ascensore fino in cima al palazzo, e lì troviamo parcheggiati un paio di airspeeder decorati con simboli della Repubblica e stemmi vari. "Quale vuoi, il rosso o il blu?"

Mako si gratta il mento, quindi indica il rosso. "Direi che il blu cade abbastanza a pezzi. E poi, guarda che nome c'è scritto là?"

Seguo il suo dito e leggo la scritta 'Brovosin' vicino a uno dei due motori, con sopra un teschio. Ridiamo insieme: "Anche se non è morto, direi che in mezzo ai Killik lo sarà presto" commento strofinando la scritta con soddisfazione.

"Poverino, dopotutto senza un vigliacco come lui non avremmo mai ottenuto questa bella villa?"

"Villa?" mi volto verso di lei, facendo finta di non aver capito la battuta. A volte mi piace far finta di essere solo interessato al lavoro, come un normale cacciatore, anche se spero che lei capisca che per me è solo un modo di andare avanti e vivere.

"Una stupenda villa residenziale su Balmorra, con tanto di maggiordomi e sguatteri".

Si riferisce ai soldati, e proprio allora ne entrano due nell'attico. Ridendo saliamo sullo speeder rosso e  decolliamo con una scia dei piccoli reattori; scivoliamo fuori dalla base, con lei che canticchia qualche canzone che deve aver sentito su Hutta o Nar Shaddaa, e ci dirigiamo verso le montagne.

"Hai pensato a dove atterrare?" mi chiede lei dopo un po'. 

"Veramente, non pensavo di atterrare" dico mentre mi viene in mente un'idea stupida e brillante al tempo stesso. Non so se si metterà a ridere o mi toglierà la cloche di mano. "Potremmo saltare giù e mandare lo speeder a schiantarsi contro una di queste tribù di Killik".

Sotto di noi, gli insettoidi sono a centinaia, distribuiti in gruppetti o a volte solitari. Lei ride e annuisce, ed è allora che ripenso al fatto che tra di noi potrebbe nascere qualcosa. Continuererei comunque a fare il mio lavoro, ma magari in modo diverso.

Non sto capendo più quali sono le mie priorità, e me ne pento.

"Allora, che si fa?" le chiedo.

"E va bene, ragazzone, però non voglio spiattellarmi sulla neve".

Annuisco, e poco dopo raggiungiamo le coordinate; individuo un grosso grupppo di Killik, che già ci hanno avvistato. Blocco la cloche e l'altimetro in modo che lo speeder si vada a schiantare contro di loro, quindi afferro Mako per la vita e facendo partire il jetpack volo fuori dal velivolo.

Lei grida, un po' per la paura, ma anche per la spericolatezza di quel gesto, e atterriamo in mezzo a un grosso cumolo di neve. Lei si scrolla subito i fiocchi compatti e freddi di dosso, e io mi rialzo con finta goffagine. "Com'è andata, Mako?"

Lei ride e sta per dire qualcosa, quando dei KIllik che non avevo visto ci attaccano. Rispondiamo al fuoco e con rapidità ci rimettiamo in sesto, così poco dopo giaciono tutti al suolo, perforati dai nostri blaster. "Dov'è esattamente l'incontro?" chiedo incamminandomi verso i Killik morti. "Da qui c'è un sentiero che dovrebbe portare a una valle, proprio sopra una grossa scarpata. Ci dovremmo incontrare lì vicino".

"Va bene" dico, e trovato il sentiero raggiungiamo la piccola valle. C'è un grosso percorso sassoso che l'attraversa, e noi ci incamminiamo su di esso, finché non arriviamo vicino alla scarpata. Capisco che c'è qualcosa che non va quando vedo i corpi di due soldati repubblicani a non molta distanza.

"C'è stata una battaglia" commenta Mako avvicinandosi ai due e controllandoli col medscan. Fa di no con la testa.

"Dov'è la nostra Jedi, allora? Non credevo che bastassero un paio di nemici a farli fuori, oppure è una... come si chiamano gli allievi?"

"Padawan?"

"Ecco, una padawan".

E proprio in quel momento da dietro un albero arrivano una serie di colpi di fucile di precisione. Mi getto a terra e sparo un razzo che impatta alle spalle dell'albero e uccide il cecchino; subito dopo iniziano ad arrivare combattenti di vario tipo, mercenari, assassini o chicchessiano, che prendono a sparare contro di noi.

"Era una trappola, lo sapevo!" esclama Mako fulminando una canaglia col raggio elettrostatico e prendendo copertura dietro un piccolo albero.

"Non credo che l'abbia organizzata lei! Un Jedi non lo farebbe mai!" rispondo io sparando qualche razzo contro i punti in cui i nemici sono più numerosi e scattando col jetpack fin sopra due fucileri Chagrian; li colpisco entrambi avvitandomi in aria e divaricando le gambe a mezz'aria.

"Forse, ma siamo comunque nei guai!" insiste Mako.

Mi volto verso di lei e vedo un riflesso del sole vicino a lei; capisco l'inganno e sparo una raffica apparentemente contro il nulla, ma subito dopo un Kubaz esce dall'occultamento e si accascia morto.

Mako non se n'è neanche accorta, tant'è attenta ai nemici che cercano di accerchiarla. Confido però nelle sue capacità e nella qualità del suo medscan, così aggiro i nemici risalendo il bassopiano che circonda la piccola valle e, dopo averne eliminati alcuni con qualche colpo, mi alzo in volo e scateno una pioggia di razzi contro gli assalitori in basso.

Poco dopo la schermaglia finisce, e tra il fumo che ancora si alza dal terreno e dai cadaveri, e i gemiti di qualche nemico ancora in vita, raggiungo Mako. "Che si fa, adesso?"

"Non lo so" risponde lei mentre si medica una bruciatura sulla spalla. 

Ma prima che possa dire altro, lei si abbassa su un Rodiano e prende il data pad che gli è uscito di tasca. Lo accende e in un paio di click sorride. "So dove andare e cosa fare!"

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