2. In pericolo

Hancillas

Chiudo la chiamata e guardo il sole che splende alto sulle Montagne di Juran. Trovo Alderaan davvero affascinante: niente ecumenopoli, niente enormi complessi, come se la natura si fosse tenuta in guardia dall'arrivo dei colonizzatori.

Mi dispiace però dovermi ricordare del mio compito; mi volto indietro e vedo in fondo al sentiero che ho percorso per arrivare al bosco la mia scorta di soldati della Casa Organa. Sono indecisa sul da farsi: il mio dovere di Jedi mi imporrebbe di continuare la ricerca della Maestra Garen, ma quel messaggio ha un po' sconvolto le mie priorità. E io normalmente non sono una persona che si lascia facilmente sconvolgere.

"Jedi, vogliamo muoverci?" chiede scorbuticamente il capo della squadra, il Capitano Trid Skobos. Se c'è qualcosa che odio di quel pianeta, sicuramente è lui e i suoi modi violenti.

Proprio per farlo innervosire percorro il sentiero con calma e lo guardo con aria di sfida: il patto con gli Organa gli impone di scortarmi senza fiatare fino a destinazione, e voglio vedere finoa a che punto terrò fede all'accordo.

"Finita la chiacchierata al comlink?" chiede scocciato, e io capisco che mi ha spiato; non so però fino a che punto è riuscito a vedere, e potrebbe quindi non aver visto Thres e la sua stupida amica.

"Contavo sulla discrezione di un fedele soldato Organa, ma a quanto pare la vostra curiosità, Capitano, è più forte della vostra lealtà".

Il Capitano avvampa e stringe la mano sull'impugnatura della pistola; io afferro la spada laser ma la lascio attaccata alla cintura. Skobos fa per parlare, ma poi ci ripensa e si avvia a passo sostenuto lungo la via principale che porta alla navetta per raggiungere il summit di pace organizzato dalla Maestra Garen. Preferisco non dire niente, anche perché i miei modi devono essere quelli di un Jedi che si attiene al Codice, e non quelli di una ragazzina immatura.

Cammino al fianco del Capitano, con le truppe che ci seguono coi fucili e le vibrospade in pugno, ma la maggior parte del percorso è tranquilla. Tranquilla ad eccezione della tensione che si è estesa tra me, Skobos e la squadra, che non sa a chi rimanere fedele. D'altronde, anch'io sarei indecisa in un'occasione del genere; ma un Jedi non deve essere indeciso! E allora chi dovrei scegliere?

"Devi scegliere la via Chiara" direbbe un qualunque Maestro, ma non sempre la via è bianca o nera. E cosa succede quando è grigia?

Proprio in quel momento sento un verso simile a uno stridio e un raggio laser fa esplodere la zolla di terra alla mia sinistra. Estraggo all'istante la spada e il mio senso del pericolo questa volta mi avverte in tempo del secondo raggio laser in arrivo: sollevo la lama gialla e il colpo viene  parato con una scia di scintille.

I soldati Organa prendono a sparare contro la tribù di Killik in cui ci siamo imbattuti, e gli insettoidi iniziano una carica con le lance protese in avanti e i fucili a raggi che sparano senza pause. Io mi pongo davanti alla mia squadra e inizio a deflettere i colpi muovendo la spada con armonia, come mi ha insegnato la Maestra Par.

I primi due Killik mi arrivano vicino, e io spicco un balzo che mi fa arrivare sul primo. Ammortizzo l'atterraggio usando la Forza, e subito compio un affondo con la spada, trafiggendo il nemico. L'altro mena un fendente con la lancia, e io lo paro senza difficoltà; questi insettoidi non sono molto agili, o quanto meno la maggior parte di loro.

Spingo la spada in avanti e mentre guardo il Killik negli occhi lo uccido, lasciando una scia incandescente sul suo corpo da insetto. Subito dopo sollevo la spada, sentendo il colpo in arrivo, e per miracolo paro il raggio sparato da un Killik fuciliere appostato dietro una roccia. Mi fondo con la Forza e prendo energia, riuscendo a scattare fino a lui senza sforzo; ancora pervasa dall'energia misteriosa, sollevo il masso e lo scaglio contro il nemico, schiacciandolo contro il suolo.

E poi qualcosa mi colpisce alle spalle, e sento l'energia andarsene lasciandomi come un fiore appassito. Mi volto e sollevo la spada in posizione verticale; la lancia del Killik si infrange sulla mia lama gialla e come un fulmine lo trafiggo.

Paro l'ennesimo colpo laser, e sento che ormai le mie braccia stanno iniziando a scaldarsi; devo mettere fine a questo scontro. Appena il Killik interrompe il colpo a causa del surriscaldamento dell'arma, io mi scaglio contro di lui e lo taglio in due, attirando subito a me l'ultimo fuciliere Killik rimasto. Anche lui finisce al suolo con un grosso taglio all'addome.

Gli ultimi lancieri rimasti vengono crivellati dai colpi dei miei uomini, e finalmente posso rinfoderare la spada. Vedo che la mia scorta si è ridotta di un soldato; ne rimangono sette, compreso il Capitano.

"Allora, vogliamo muoverci?" chiede quello seccato proprio come a ricordarmi di quanto non lo sopporto.

Riprendiamo il cammino e arriviamo nei pressi della zona dove dovrei prendere la navetta. Senza parlare, per non fare rumore, indico agli uomini di controllare la zona; io mi allontano il più possibile da Skobos e vado verso una scarpata rocciosa. Là mi sembra di vedere qualcosa, come un riflesso. Ragiono in fretta: potrebbe essere l'arma di un assalitore.

Preparo la spada e mi avvicino alla scarpata, ma una volta lì scopro che era il riflesso del sole su una lastra ghiacciata. E proprio allora un cavo si avvolge intorno alla mia vita e con una fitta vengo tirata in un anfratto tra le rocce. Provo a gridare, ma ho il fiato mozzato dal cavo, e allora accendo la spada e lo taglio. Ma prima che possa fare dell'altro qualcuno mi colpisce col calcio di un fucile.

Solo che non sa della potenza della Forza. Riesco a non svenire e mi volto tagliando in due un Devaroniano in abiti da contrabbandiere. Subito dopo giunge una raffica di colpi che paro portando la spada dietro le spalle; sento i colpi in anticipo, come sempre, ma a causa del colpo alla testa sento i miei sensi farsi sempre più annebbiati.

Tiro a me uno degli assalitori e lo colpisco rapidamente, uccidendolo sul colpo, quindi spedisco una raffica indietro contro il secondo. Il terzo però lancia qualcosa e prima che me ne accorga mi ritrovo con qualcosa che lampeggia attaccata alla spalla: una granata.

Faccio appena in tempo a radunare la Forza dentro ed intorno a me che il detonatore esplode; la fiammata scivola sullo scudo eretto da me, ma sento comunque la pelle bruciare dolorosamente. Un attimo dopo, l'ennesima raffica mi arriva contro, e un attimo dopo dalla caverna arriva un singolo colpo che colpisce la mia mano destra.

La spada mi scivola tra le dita bruciacchiate; il dolore mi impedisce di usare bene la Forza. Riesco solo a deviare la traiettoria dei colpi sparati dal nemico più vicino, ma il cecchino appostato da qualche parte riesce a colpirmi di nuovo, alla gamba, e per finire alla spalla.

Mi accascio a terra perdendo sempre di più la percezione del mondo intorno a me e del mio corpo. Il fuciliere si porta sopra di me; se fossi completamente cosciente potrei scagliarlo contro le pareti della grotta in cui mi accorgo solo adesso di trovarmi, ma ormai mi rendo a malapena conto della presenza dell'assalitore.

Poi qualcosa mi colpisce in faccia e tutto si fa buio.

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