11. Nuovi punti di vista
Hancillas
Sto per ordinare di fare rotta per Alderaan quando penso una cosa: forse Thres potrebbe essere scappato.
L'idea, in effetti, non è sbagliata, e così decido di fare la cosa più ovvia, ossia chiamare la sua nave. Nel ponte ancora in subbuglio per i danni del duello con Becka, riesco ad ottenere il controllo dell'olocomunicatore e digito il codice del suo comlink.
Passano pochi secondi che la sua immagine esce dal disco metallico. Dalla sua posizione deduco che sta pilotando la nave, perciò cercherò di non fargli perdere tempo.
"Hancillas" fa lui con una nota interrogativa.
"Thres" dico io sorridendo, "dove ti trovi?"
Al ché lui scuote la testa. "In un bel disastro: sono in una battaglia spaziale nell'orbita di Javaal e devo compiere un attacco suicida per dimostrare a un..." e per un attimo interrompe il fiume di parole.
"A un Sith" completa, e allora capisco il suo dubbio e capisco anche che lui potrebbe essere un mio nemico. Forse incontrandolo l'avrei ucciso, se non avessi saputo che era imparentato con me. Forse l'avrei considerato uno schiavo dell'Impero, uno dei tanti, seguendo il pregiudizio della Repubblica e, per quanto mi rincresca dover lo ammettere, dei Jedi.
"Ho preso il controllo di un piccolo incrociatore" gli dico subito. "Se ti serve una mano, dovrei essere lì in tempi brevi".
"Forse ho un'idea" e mentre dice così muove improvvisamente le braccia e guida la sua nave da qualche parte.
"Dicevo" riprende poco dopo "che se riuscissi a far atterrare la Mantis nell'hangar della nave che devo abbattere, forse potresti riuscire ad arrivare a Javaal giusto in tempo per prelevarci insieme alla nostra nave. Cosa ne pensi?"
"Si potrebbe fare, e credo che non sarà difficile compiere un'azione lampo del genere con un vascello rapido e maneggevole come questo".
Non mi ha chiesto dove mi trovavo, né come sto. Dovrei essere arrabbiata?
"Va bene, allora ci vediamo nell'orbita di Javaal tra quarantacinque minuti. Thres, chiudo".
L'ologramma svanisce con un guizzo e mi ritrovo a fissare la parete metallica. "Ehm, Jedi" chiede qualcuno.
Mi volto e vedo la faccia un po' spaventata di un ufficiale di ponte che mi fissa. "Dimmi" dico ostentando una certa allegria; un Jedi dovrebbe essere sempre gentile.
"Ho sentito nominare Javaal. Facciamo rotta per il pianeta?"
Annuisco, e cammino fino al turboascensore. Sono successe troppe cose in troppo poco tempo; sono abituata all'azione, e anche ai cambiamenti, ma non riesco bene a rendermi conto di quello che sta succedendo. Ho una famiglia che non conosco, ho dei nemici che non conosco, comando una nave che non conosco e sono davanti a delle strade da percorrere che non conosco. Non so nulla, ed è questo che mi disorienta: troppi misteri per una che, come me, è sempre stata abituata a sapere tutto.
Forse potrei contattare il Consiglio, parlare con la mia Maestra. Ma poi dovrei dire tutto, dovrei rivelare di Thres, di tutti gli avvenimenti, del compito che non ho portato a termine. No, non lo farò.
Do un pugno al muro, sento la testa che sta per scoppiare. Dovrò lasciare l'Ordine, è questa l'unica risposta ai miei problemi. Non dovrei ammettere più niente. Però avrei fallito, e non sarei più in grado di guardare in faccia un Jedi. Sarei una Jedi Caduta? Mi considererebbero una Sith? Oppure un fallimento da dimenticare?
Voglio lasciare il ponte; non voglio essere vista come so di apparire, e cioè come una disperata. Faccio arrivare il turboascensore e seleziono l'hangar. Le porte si aprono su una sala non grande come mi aspettavo: ospita un paio di caccia e un mercantile. D'altronde, cosa mi potevo aspettare in una nave controllata da contrabbandieri e fuorilegge?
Qualcuno mi addita, qualcun'altro sussurra a chi è a portata d'orecchio. Ora che ci penso, potrei essere in pericolo: dopotutto, sul ponte c'erano neanche venti persone che mi hanno visto. E poi, una persona razionale non si lascerebbe comandare da una prigioniera che ha ucciso il precedente comandante; metto mano alla spada laser.
Vado verso lo scudo metallico che ha preso il posto del campo magnetico usato nella navigazione spaziale. Mi sarebbe piaciuto guardare lo spazio, che da piccola mi affascinava tanto, ma mi ero dimenticata che siamo nell'iperspazio; mi accontento di mettermi appartata e di cercare di meditare.
Ma la meditazione non è più la stessa, ora che non sono più una Jedi. Cosa sono, allora?
Rimango ferma e isolata dal mondo per un po'; poi, decido che l'attesa è snervante e torno al turboascensore. L'equipaggio ha smesso di indicarmi e si limita a rivolgermi occhiate.
Nella cabina, seleziono il piano del magazzino. Il piano del Chiss. E lì torno proprio a dove era morto, dove ora c'è solo una macchia rossa dove prima era accasciato il suo cadavere. Ripenso al suo avviso, e allora estraggo il mio comlink e faccio comparire il messaggio sulla mia famiglia.
"Perché lui? Perché lui per primo?"
Thres non era il primo nella lista, e neanche l'ultimo. Il terzo di otto nomi, ma ho deciso di chiamare lui. La Forza voleva che lo conoscessi, ma se adesso lascerò l'Ordine, tutto ciò non avrebbe senso.
Getto il comlink a terra e, scocciata, inizio a camminare nel magazzino. Poi mi siedo su una cassa in legno pregiato e cerco di non pensare a nulla, di svuotare la mente di tutti questi pensieri che mi stanno annientando. "Troppe cose" mormoro quasi senza accorgermene.
Lentamente mi assopisco e finalmente mi sento sollevata.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top