PROMPT: Han Solo, n°2 (R.2)
N°2 - "Sono troppo sobrio/a per questo."
Han X Lettrice
Richiesto da: LeslieStarkiller
Non avresti mai pensato di ritrovarti a bordo del Millennium Falcon. Non tanto per la soggezione che l'alone leggendario che da sempre lo avvolge porta con sé, ma perché non avresti mai creduto che avresti mai avuto il permesso di salirci.
Tra te e il Capitano, infatti, non ha mai corso buon sangue. Al punto di arrivare ai plateali battibecchi tra lui e la principessa, forse no, ma le differenze tra di voi sono sempre state tali da non permettervi di simpatizzare più di tanto l'una per l'altro. Tu troppo inquadrata, diligente e leale alla tua causa per i suoi gusti; lui poco più di un mercenario, egoista, arrogante, attaccato al denaro più di quanto un Bantha sia attaccato al suo cibo.
«Chissà quanti crediti vi avrà promesso la Ribellione per convincervi a venirmi a salvare...» hai infatti detto questo pomeriggio a Chewbacca, senza preoccuparti di risultare antipatica.
Ma la risposta che il Wookiee ti ha fornito è stata l'esatto contrario di quello che ti aspettavi e ti ha decisamente spiazzato.
La missione su Sullust non ha avuto l'esito che avevi sperato, tanto che sei incappata tra le grinfie delle truppe Imperiali e sei rimasta loro prigioniera per ben cinque giorni. Ma, proprio quando meno te lo aspettavi, Han è venuto a salvarti e ora vi state dirigendo verso la base Ribelle, dove tutti ti aspettano con ansia.
Non avresti mai creduto che Solo potesse interessarsi della tua incolumità -- e fino a questo punto --, non dopo il vostro ultimo acceso alterco e senza promesse di denaro a stuzzicargli il palato...
In balia di questi pensieri, che, insieme ad un caldo asfissiante, ti impedivano di dormire, ti sei alzata dalla brandina che Han ti ha messo a disposizione e, in punta di piedi, hai raggiunto il salottino, sperando di accumulare un po' di sonno.
L'unico rumore percepibile nel silenzio della notte è il borbottio continuo dei motori subluce del Falcon, che lasciano penetrare all'interno un alone di luce bluastro. Ti siedi al tavolino da gioco e non riesci a trattenerti dalla curiosità di azionare gli oloscacchi, ma la loro luce, nel buio in cui la nave è piombata, ti risulta quasi accecante.
Solo dopo averli spenti noti, poco distante, una figura appoggiata in maniera scomposta all'arcata circolare che funge da entrata.
«Ti ho svegliato?» gli domandi, senza poter fare a meno di riflettere su come queste siano le prime parole che osi rivolgergli da più o meno due settimane.
«Tanto non avevo sonno» risponde Han con una scrollatina di spalle, come se la cosa non lo riguardasse minimamente. Si avvicina, dandoti modo di distinguere meglio i suoi lineamenti. «E poi ho bisogno di bere qualcosa. Ho la gola secca.»
Ti sembra che voglia sedersi vicino a te, invece prosegue oltre, seppur a passi lenti e sbadigliando. Lo vedi sparire nella minuscola cucina del Falcon e accendere la luce, per poi udire una serie di rumori indistinti. Hai appena fatto in tempo a chiederti che cosa lo trattenga più del dovuto che Han riemerge poco dopo con due calici e quella che, a primo impatto, ti sembra una bottiglia di vino Corelliano.
«Vuoi?» ti domanda con nonchalance.
Preferisci non metterti a riflettere troppo su quest'offerta: se questo rappresenta un tentativo di riconciliazione, perché buttarlo all'aria? Non ti piace tenere il broncio a lungo. Così, dopo un attimo di esitazione, rispondi: «Perché no?»
Han spegne la luce in cucina e prende posto accanto a te, versando sia a se stesso che a te una modica quantità di liquido rosso. Vedendo che lui ha già iniziato a bere, ti ritieni autorizzata a rompere il ghiaccio, sorseggiando dal tuo bicchiere per scioglierti.
«Non ho ancora avuto modo di ringraziarti per quello che hai fatto per me oggi...»
Sotto il leggero tessuto della camicia, il suo torace si gonfia di parecchia aria, per poi svuotarsi lentamente; nonostante l'oscurità, riesci ad intravedere un sottile strato di sudore rilucere sulla pelle scoperta del suo collo e del suo petto -- non devi essere l'unica ad avere caldo.
«Lo avrebbe fatto chiunque, dolcezza» si giustifica, evasivo.
Stiri un angolo della bocca, mentre il tuo sguardo si perde all'interno del bicchiere che hai davanti, sforzandoti di trovare le parole adatte per continuare il discorso.
Uno che si vanta di essere il miglior contrabbandiere della Galassia e che ha finito con il beccarsi una taglia sulla testa di un valore più alto del conto in banca di un Hutt non merita di essere preso sul serio. Ma non hai problemi ad ammettere che Han ha anche dei pro a suo vantaggio: è un buon pilota, intraprendente, coraggioso e... No, meglio non allargarsi. Comunque, dopo quello che ha fatto per te, una seconda chance la meriterebbe tutta.
«Non avrei... mai pensato di dirlo» inizi, facendo fatica ad articolare le parole. «Ma... Checché se ne dica sul tuo conto e nonostante quello che tu stesso dici e fai vedere di essere... Sei un brav'uomo, Han Solo. Anzi, un eroe. Un vero eroe.»
«Non sono un eroe» ribatte lui quasi maleducatamente, appoggiando il bicchiere sul tavolino con una discreta irruenza. «E non voglio esserlo.»
Rimani spaesata dalla sua reazione. «Perché no?»
«Tanto per cominciare, essere eroi significa avere una fila di amici alle spalle che non aspettano altro che farti fuori. E se vuoi saperlo, ne avrei già alcuni...»
Si interrompe per gustarsi un altro po' di vino e riprende il suo discorso, se possibile, con più malinconia nella voce.
«E poi... Gli eroi hanno qualcosa per cui combattere.»
«Tu no?» gli chiedi, bevendo un altro sorso.
«No. Ho sempre avuto una sola priorità: me stesso.»
«Eppure mi hai salvata» gli fai notare.
Noti un vago bagliore nei suoi occhi, ma dalla sua bocca non esce una parola. Distoglie gli occhi da te, facendo roteare con aria pensierosa il vino nel calice che ha in mano -- il che ti fa pensare che o non ha niente da dire o, al contrario, ha fin troppo da dire.
Inconsciamente o forse no, gli copri il dorso di una mano con la tua. Un tocco insicuro, tremante, ma tenero. E, solo quando Han solleva lo sguardo verso di te a questo improvviso contatto, comprendi quanto siete vicini l'uno all'altra e quanto poco vi basterebbe per annullare questa breve distanza.
«Sono troppo sobrio per questo...» afferma lui, quasi con il fiato sospeso.
«Per me è troppo tardi, ormai» ribatti, abbozzando una risata e adottando un modo più convincente per dirgli grazie: gli sfiori le sue labbra in un bacio contenuto ma pieno di riconoscenza e, sebbene impregnato dell'aroma dell'alcol, di dolcezza.
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