OS: "Stelle appese" / Stormpilot

Personaggi: Poe Dameron, Finn, Rey (menzione), Leia Organa (menzione), Shara Bey (menzione)
Coppia: Finn/Poe Dameron
Localizzazione: post-"L'Ascesa di Skywalker"
Genere: introspettivo, giusto una goccia di angst, hurt-comfort
Da un'idea di: Dianoire_

- Hey, dove stai andando? -
- Eh, a prendere una boccata d'aria. -
- Come? L'anima della festa ci pianta in asso così? -
- Vi raggiungo tra un secondo, voi... andate pure avanti. -

E intanto il secondo era già diventato minuto, e dieci, e venti, e nessuno era ancora venuto a cercarlo. Non che ne fosse rimasto offeso, in realtà. Era giunto alla conclusione che non era tanto portato per i festeggiamenti quanto per fare il suo dovere quando gli era richiesto. Soprattutto adesso, con il peso di un nuovo vitale ruolo che gli gravava sulle spalle e l'eredità che doveva impegnarsi a raccogliere.

Dovere, dovere, dovere.

A sentire lui non c'era mai da stare tranquilli. Persino in quel momento la fitta vegetazione dell'esterno, gonfiata dall'ombra della notte, quasi gli sembrava voler penetrare nell'hangar, come un nemico che avanza strisciando. Ma, colpita in punti diversi dalle luci artificiali e dal bagliore delle stelle, in un certo senso questo effetto veniva contenuto e, ad un secondo sguardo, le piante si limitavano ad affacciarsi in un gentile capolino.

Il petto -- palpitante di spirito ribelle e onore guerriero tra le due estremità della camicia semiaperta -- gli si abbassò lentamente e Poe trasse un altro lungo sorso dalla bottiglia che aveva in mano.

Cullato dalle flebili voci delle creature notturne e dall'umido fruscio della brezza sulle foglie, quasi non sentiva più le grida esultanti che provenivano da qualche stanza più in dentro e che gli ricordavano dove avrebbe potuto, ma non voleva essere.

Si sistemò meglio sulla cassa su cui era seduto, fino a far poggiare la schiena ad una parete metallica. Da lì, gettò un occhio sul suo nuovo Ala-X, appostato poco lontano in mezzo agli altri, già intessuto da una ragnatela di ferite di guerra ma capace di sfoggiarle con più noncuranza di lui, e sorrise con un po' di autoironia.

La vera minaccia era stata eliminata dalla faccia della Galassia. A quale perverso scopo vederne altre?

«Ti stai perdendo la festa.»

Poe volse il capo di scatto, notando una figura avanzare nel buio. Nei suoi occhi si fece strada un lampo di gioia, mentre la vedeva acquistare, a mano a mano che si avvicinava all'uscita dell'hangar, i lineamenti di Finn.

«Non è che non sappiate divertirvi anche senza di me» si giustificò, con un sorriso sornione.

«Vuoi un po' di compagnia?»

Poe rimase un attimo a pensare. Ma in quel frangente non c'era poi molto da pensare. Anzi, non era proprio da Poe Dameron pensare troppo prima di agire, cosa che avrebbe dovuto imparare se avesse voluto diventare un buon generale. Solo non adesso, perché non era da lui nemmeno privarsi della compagnia del suo amico più caro. Di fatto, quell'attimo fu ben più corto del suo secondo.

«Sì» rispose alla fine, come se davanti a quel ci fosse stato un ma. «Tanto non pensavo di fare tutto da solo, qui.» E mostrò al nuovo arrivato la bottiglia di liquido scuro e dolciastro.

Soddisfatto, Finn si avvicinò ancora e si sedette accanto a lui.

«Un prestito, vedo.»

«Se vuoi chiamarlo così...»

L'ex-assaltatore si lasciò andare ad una risatina.

«Come sta Rey?» gli chiese Poe.

Da una parte era un quesito sincero; non aveva avuto modo di trattenersi molto con lei, con tutta la gente che era accorsa a congratularsi con loro, ad abbracciarli, a dare pacche sulle spalle, a chiamarli eroi. Ma dall'altra serviva solo come pretesto, non sapeva bene neanche lui per cosa -- o forse sì.

«Bene» rispose Finn, precisando poco dopo, con un'alzata di spalle: «O così mi ha detto lei. Tu come ti sentiresti dopo aver sconfitto l'ultimo grande ammasso di tenebre rimasto nella Galassia?»

«Non lo so» fece l'altro, con una buffa smorfia a storpiargli le labbra. «Credo che mi servirebbe una dormita» commentò poi, e ancora una volta la sua risposta suscitò le risa del compagno.

Ricordandosi delle norme non scritte del cameratismo, gli passò la bottiglia. Dopo aver aspettato che Finn si gustasse un rapido sorso di vino, volse la conversazione verso una nota dolente.

«E– come l'ha presa... riguardo a...?»

«Leia?»

Poe chiuse gli occhi in un silenzioso e amaro cenno d'assenso.

Finn sospirò. «Ha detto che l'ha sentito. È stato come un fremito, una– perturbazione nella Forza.»

«Mh

L'ex-assaltatore sentì qualcosa balzargli in gola notando l'espressione preoccupata dell'altro. Non era niente di buono, lo sapeva. Ma da Rey, dalla Resistenza e un po' da tutto quello che era successo, sapeva anche che qualcosa di buono poteva sempre essere costruito, anche nel buio più denso e impenetrabile.

«Poe, andrà tutto bene» lo rassicurò. «Guardati intorno, è– finita. Ci avresti creduto se te l'avessi detto un anno fa?»

«Non ci credo neanche adesso, amico.»

«Devi, invece. O non era quello che Leia diceva sempre?»

Nel sentire quel nome, Poe ricordò senza orgoglio lo scambio che avevano avuto su Kef Bir, di come Finn gli aveva sputato in faccia, che lo intedesse sul serio o no, la cruda e amara verità. Di come aveva mandato in frantumi senza tante cerimonie la sua speranza di poter essere, un giorno, degno di essere ricordato come lei. Quando si accorse che l'amico gli stava allungando nuovamente la bottiglia, Poe accennò un riso amaro, soffocandolo nell'ennesimo sorso.

«Vorrei solo poter essere la metà del generale che è stata lei.»

A conti fatti, forse gli doveva un grazie: aveva battuto le palpebre e quel giorno era diventato un oggi. Meglio saperle prima, certe cose.

«Oh, lo sei. Lo sarai– eccome se lo sarai. Solo che non riesci o non vuoi vederlo.»

Poe sollevò lo sguardo. Negli occhi di Finn lesse l'ombra di un "non avrei mai dovuto dirti quello che ho detto e non lo intendevo sul serio", come se l'avesse letto nel pensiero.

«È che– lo sai, no? Ora tutti contano su di me– su di noi

La fretta con cui si corresse non nasceva solo dalla paura di aver ferito Finn: si era improvvisamente ricordato che non avrebbe dovuto portare quel fardello tutto da solo.

«E noi non li deluderemo» affermò Finn con mortale serietà, appoggiandogli amichevolmente una mano su una gamba.

Poe rimase interdetto. C'era una scintilla negli occhi sicurissimi del giovane che brillava come un cristallo kyber nelle tenebre. La conosceva bene. Coraggio e speranza. I due ceppi di cui si nutriva il fuoco della Resistenza, e quello della Ribellione prima di essa.

Anche lui, prima che Leia li lasciasse, aveva lo stesso sguardo; senza di lei, gli sembrava di camminare bendato su un filo. L'Ordine Finale era passato, ma quello che si prospettava loro davanti era un futuro che difficilmente si sarebbe costruito da solo. E ogni orizzonte appariva incerto, ogni decisione che avrebbe potuto prendere un rischio; di quelli a cui era sempre stato solito ridere in faccia.

Non che non fosse rimasta alcuna una fiamma ad animarlo dall'interno: aveva solo paura di direzionarla in maniera sbagliata e magari appiccare il fuoco dove non avrebbe dovuto. Quello che non sapeva era che quella stessa fiamma aveva appena incominciato a maturare, affievolendosi ma ardendo in maniera più moderata e consapevole.

D'altra parte, anche Finn era cambiato. Da disertore ignaro della vita al di fuori dalle fredde mura insanguinate del Primo Ordine e in cerca disperata di un pilota, qualcuno che potesse guidarlo, era lui ad essere diventato punto di riferimento per Poe; che non poteva essere più grato alla Forza – o a qualunque altra potenza superiore tirasse i fili dell'universo – per averli fatti incontrare.

Era così bello, inebriante, vederlo tanto ottimista, tanto sicuro, determinato; averlo così vicino, sguazzare nella scintilla nei suoi occhi, perdersi, affogare, sentire il suo respiro caldo e costante sulla pelle, poterla sfiorare con la sua...

Poe si ritrasse nella maniera più impercettibile possibile, come pervaso da una scossa elettrica.

«Rey è fortunata» disse poi, con un sorriso malinconico.

La muta imprecazione che lanciò contro se stesso la sentirono soltanto le stelle, alle quali volse per un istante lo sguardo, pur percependo quello interrogatorio di Finn scottargli sul collo.

Idiota, idiota, idiota.

Guardò in basso, verso la bottiglia quasi vuota che teneva tra le mani e al cui fondo stava facendo compiere distrattamente circonferenze immaginarie solo per seguire il ripetitivo movimento del liquido all'interno ed evitare di bazzicare ancora nel ridicolo pensiero che gli era sorto in mente poco prima.

Sorrise distrattamente. «Alla fine non mi hai più detto che cosa volevi dirle» disse dopo un po', lo sguardo ancora perso nel vetro.

Finn sospirò e scosse la testa. «Poe... Non è quello che credi tu. Ma se te lo dicessi, ho paura che tra di noi possa cambiare qualcosa. E mi odierei a morte.»

Il pilota sollevò lo sguardo, d'improvviso tagliente, su di lui. «Non saranno tre parole messe in fila a farmi smettere di tenere a te.»

Quando tornò a guardare il cielo, il suo tono si fece più dolce e comprensivo. «Ma se non te la senti di dirmelo, va bene così.»

Finn schiuse le labbra, sollevato ma confuso. C'era qualcosa di strano in Poe quella sera, ma l'amicizia è anche accettazione quando non si riesce a comprendere e silenzi quando una parola può essere di troppo, quindi non volle approfondire oltre; in ogni caso, si ripromise che gliel'avrebbe detto, prima o poi.

Uno scintillio catturò i suoi occhi e li spinse in un punto in particolare: un anello appeso alla catenina che pendeva sul petto del generale Dameron rifletteva la luce delle stelle.

Finn batté le palpebre. Gli parve assurdo non averlo mai notato prima, ma pure l'occasione giusta per cambiare discorso, anche perché parlare di Rey con Poe era puntualmente fonte di dissapori.

«Quella cos'è?»

«Uh

Il pilota seguì la direzione del dito di Finn, finché la mano destra non si ritrovò attorno all'oggetto incriminato.

«Una promessa.» Due parole che ne nascondevano mille altre, tenerezza, lacrime e cuori in frantumi.

L'altro si accigliò. «Vale a dire?»

«È l'anello di mia madre. Dopo che se n'è andata, ho promesso che l'avrei tenuto finché non avrei trovato qualcuno a cui darlo. Sì, insomma... la persona giusta.»

Il ragazzo annuì, poi sorrise teneramente, e Poe non ricordò di aver mai visto nulla di più candido e sincero, a maggior ragione da parte di qualcuno che sin dall'età in cui sorridere è quasi un obbligo aveva imparato a nascondere il volto sotto un casco e il cuore sotto un'armatura.

«Spero che la troverai, un giorno.»

Poe assimilò in silenzio, il labbro inferiore stretto blandamente tra i denti. Poi parlò: «In realtà... credo di non essere più troppo lontano, ormai. Ma è proprio questo che mi spaventa di più.»

«Che vuoi dire?»

Finn non ricevette una risposta verbale, ma ne poté assaporarne la traccia sparsa sulle sue labbra. E anche fosse stato tutto un sogno, aveva l'assoluta certezza che non provenisse dalla sua bocca.

«... Io?» fu l'unica cosa che riuscì a farfugliare una volta rotto il contatto, gli occhi spalancati in uno stupore che tradiva la gioia commossa di un bambino.

«Non sei l'unico che ha una paura del kriff di rovinare tutto in un secondo» spiegò l'altro, ridendo affannosamente a pochi centimetri dal suo volto e con una mano ancora a reggergli la nuca.

Anche Finn rise, e Poe gli strinse la giacca con l'altra mano, all'altezza del cuore – la casa che voleva fare sua. Poi lo baciò ancora, più a lungo e più intensamente, come a rassicurarlo, a fargli capire che non c'era nessuno in tutta la Galassia che meritasse il suo anello più di lui.

Non appena si separarono, gli occhi semichiusi e le labbra gonfie, Finn cercò di troncare silenzi imbarazzanti o frasi di circostanza sul nascere.

«E questo dove l'hai imparato? Contrabbandando spezie?»

Come si aspettava, il suo compare non si fece cogliere impreparato.

«Cos'è, non insegnano più il rispetto per i superiori nelle truppe d'assalto?»

L'ex-assaltatore gli premette una mano sulla clavicola e inclinò la testa di lato a mo' di ammonimento. «Frena! Non sei l'unico generale nei paraggi, ricordi?»

«Dev'essermi sfuggito.»

«Come molte altre cose.»

«Ad esempio?»

«Che non c'è niente di meno spaventoso di questo.»

Stavolta fu Finn a baciare Poe. E in quelle labbra che desideravano così ardentemente appartenersi e in quelle mani che si cercavano era nascosta quella dimora in cui entrambi avevano così a lungo sperato.

Visto che mi hanno negato la Stormpilot, mi sembrava più che legittimo immaginarmi un quadretto un po' diverso...

È da circa una settimanella che mi frullava un'ideuzza in testa, ma è solo dopo il tuo intervento (Dianoire_) nella discussione su "L'Ascesa di Skywalker" se sono riuscita a darle sistematicità, quindi veramente grazie.

Comunque ho scoperto che Oscar Isaac è tipo lo shippatore n°1 della Stormpilot e che, nonostante tutto (e con tutto intendo J.J. Abrams e Disney), nei film ha volutamente interpretato Poe come se fosse innamorato di Finn, e niente, I STAN ONE (1) MAN.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top