Capitolo 4
L'Utai si accasciò sulla spada laser fiammeggiante, e dopo un secondo il suo compagno venne tagliato a metà dalla forza bruta dell'utente del lato oscuro.
Tutto intorno la gente iniziò a urlare e a scappare terrorizzata, mentre i rottami incendiati del Trasporto Truppe si disperdevano nell'ambiente. Insieme ad essi, pezzi di plastoide ricordavano la morte di tutti gli assaltatori che si trovavano intorno al mezzo.
106 e 271 uscirono di corsa dall'edificio, portando con loro il Pau'an ammanettato. Quando videro lo spettacolo raccapricciante, nessuno dei due riuscì a parlare. L'Inquisitore si avvicinò allora al prigioniero, e senza proferire parola gli portò la punta della spada laser alla gola.
"Che fate? Che cosa fate? Io sono innocente, non ho fatto nulla!" iniziò a gridare l'uomo balbettando. L'Inquisitore arrivò quasi a sfiorare il mento appuntito del suo simile, e percepì il terrore nella sua mente.
"Dove sono?"
"Il sotterraneo..." mormorò con un filo di voce.
L'Inquisitore affondò la spada laser, uccidendo all'istante il Pau'an. 271 e 106 rimasero per un attimo sorpresi, ma poi pensarono alla loro squadra, uccisa per intero da un paio di rivoltosi dell'Orlo Esterno, e i loro pensieri furono solo di approvazione.
"Seguitemi". L'Inquisitore raggiunse l'ingresso della palazzina, mentre ovunque nella piazza la gente fuggiva in preda al panico e le forze di sicurezza locali convergevano cercando di ristabilire l'ordine.
Aprì la porta e osservò il modesto atrio in cui si trovava. Non impiegò che un paio di secondi a trovare i bordi di una botola celata per metà da un tappeto rosso scarlatto. Scansò l'oggetto con un calcio, quindi usò la Forza per spalancare l'apertura.
Non percepì nessuna forma di vita, ma questo non voleva dire alcunché. Si lasciò allora cadere nel cunicolo, profondo quasi tre metri, e vide che proseguiva per una distanza piuttosto lunga prima di svoltare. Accese la spada laser per fare luce e a passo deciso si inoltrò nel tunnel.
Sopra di lui sentiva l'agitazione della gente, mentre sullo stesso livello del passaggio non percepiva ancora nulla. Anche quando svoltò, trovandosi in un corridoio praticamente identico, non riuscì a raggiungere la mente di nessuno. Forse siamo stati ingannati sospettò per un attimo. Il Pau'an doveva aspettarsi che sarebbe comunque stato giustiziato, quindi poteva aver detto una bugia per difendere i suoi amici rivoltosi.
Ma mentre continuava a camminare, gli sembrò di arrivare a percepire una presenza non molto lontana e alla sua stessa profondità. Accelerò il passo, sempre seguito da 106 e 271, e svoltando una seconda volta arrivò a vedere la fine del cunicolo: una stanza ben illuminata, probabilmente esposta alla luce del sole.
Iniziò a correre, e finalmente percepì un Utai che sapeva del suo arrivo. Si fermò, e concentrandosi si spinse fin nella sua mente. Cercò di capire cosa avesse intenzione di fare, e grazie a un suo pensiero si accorse di un rialzamento nel terreno a pochi passi da lui. Una mina. Potevano adoperarsi per nasconderla meglio.
La dissotterrò con la Forza e, una volta che la ebbe tenuta alcuni secondi a mezz'aria per osservarla, la scagliò nella stanza in fondo al tunnel. La fiammata dell'esplosione arrivò a malapena all'ingresso del locale; doveva trattarsi di una carica piuttosto piccola, che riuscì comunque a carbonizzare l'Utai.
L'Inquisitore attese che il fuoco si dissipasse, quindi entrò nella stanza, e vide che si trattava di una grotta naturale che i rivoltosi dovevano aver collegato alla città grazie a quel tunnel. Affacciandosi da essa, il Pau'an poté vedere che dava su una delle voragini di Utapau. Probabilmente la tenevano nascosta in qualche modo quando non avevano bisogno di usarla per le loro operazioni.
Continuando a guardare le pareti dell'enorme buco, notò una specie di sentiero piuttosto stretto e pericoloso, ma celato alla gente della città grazie a delle sporgenze, che dalla grotta arrivava a un piccolo nido di dactillion selvatici. O almeno, selvatici in apparenza.
Solo allora si accorse delle persone nei pressi degli animali. "Sono i ribelli!" esclamò e, spenta la spada, prese il suo comlink. Chiamò i piloti della navetta classe Sentinel con cui era arrivato, e ordinò che lo raggiungessero nella sua posizione. Non allertò le truppe della guarnigione imperiale, che dovevano essere impegnate con l'atto di terrorismo da poco avvenuto. Inoltre non riuscirei mai ad acciuffare questi rivoltosi con dei tali incompetenti pensò con rabbia.
Continuò a guardare il nido di dactillion, quando improvvisamente avvertì un pericolo. Indietreggiò subito di un passo, e un colpo di blaster colpì la parete alla sua destra. 106 e 271 cercarono la provenienza dello sparo, ma lui ordinò loro di indietreggiare nel tunnel. "Deve trattarsi di un cecchino".
Un secondo colpo arrivò vicino ai suoi piedi, proprio mentre si rifugiava anche lui nel cunicolo. Resistette alla tentazione di cercare grazie all'ausilio della Forza il fuciliere, finché non sentì il ronzio della navetta. Corse subito fuori dal rifugio, e si sporse rapidamente dalla grotta. Ma quando guardò verso il nido, non vide che due dactillion ancora al loro posto. Tutti gli altri erano volati via.
La Sentinel arrivò davanti all'apertura nelle rocce e aprì la rampa di sbarco. L'Inquisitore balzò a bordo e sfogò la sua rabbia su un sedile che staccò senza troppo sforzo dalla parete. 271 rimase abbastanza spaventato, ma rimase zitto, mentre 106 guardava ancora la grotta aspettandosi che qualche nemico uscisse da un nascondiglio. Non fu così, però.
La rampa si richiuse, e l'Inquisitore si portò nella cabina di pilotaggio. "Dove siamo diretti?" chiese il pilota.
Il Pau'an ragionò un secondo, quindi parlò. "In fondo alla voragine".
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