Capitolo 2
Il viaggio non fu lungo per l'Inquisitore. Lo passò meditando, ma anche pensando alla missione che lo attendeva.
Utapau. Il suo pianeta natale. Il luogo che aveva rinnegato, e su cui non era più tornato dopo la partenza per l'addestramento.
Un mondo controllato dall'Impero, in cui le abilità tecniche e manovali degli abitanti avevano permesso di far fiorire cantieri navali con modelli esotici, molto ambiti dagli abitanti dell'Orlo Esterno.
Un mondo in cui l'Ordine 66 aveva fallito. Il Jedi Obi-Wan Kenobi era scampato all'esecuzione, e questo l'Inquisitore lo sapeva bene. Aveva studiato tutte le registrazioni di quel giorno, per scoprire fruitori della Forza scampati alla rivolta dei cloni e per indagare su casi sospetti.
Su Utapau il rapporto era stato modificato: prima veniva confermata l'uccisione del Generale Kenobi, poi messa in dubbio col mancato ritrovamento del suo cadavere, e infine negata, con l'arrivo del Maestro su Mustafar. Non c'erano altri fuggitivi, però, e quindi il presunto Jedi a capo di una cellula ribelle doveva essere arrivato sul pianeta dall'esterno.
Pensò allora che i rivoltosi dovevano già trovarsi su Utapau quando il fuggitivo era arrivato; magari aveva sentito parlare di qualche atto di terrorismo anti-imperialista e aveva deciso di muoversi fin lì per dare una mano.
Oppure poteva essere un giovane fruitore della Forza, quello che nei tempi della Repubblica sarebbe stato un Padawan. In tal caso i rapporti degli assaltatori sarebbero stati un po' esagerati riguardo alle capacità di questo Jedi, ma dopotutto l'Inquisitore sapeva che spesso quei soldati erano degli incompetenti.
Proprio per questo avrebbe dato una lezione di efficienza alle truppe di stanza a Utapau, in modo da essere sicuro che dopo la sua visita tutto sarebbe stato in ordine.
Continuò a riflettere su queste cose finché non entrò in una specie di trance, che terminò solo al momento dell'uscita dall'iperspazio.
La sua squadra preparò i fucili e indossò gli elmetti, mentre lui controllava l'elsa della spada laser e le giunture dell'armatura. Quando arrivarono allo spazioporto, tutto l'equipaggio era in piedi, pronto a scendere a terra al seguito dell'Inquisitore.
E fu questa la scena che osservarono tutti i presenti nella baia d'atterraggio della Sentinel, come anche i curiosi avvicinatisi dalle altre aree del porto. Il Pau'an, così simile ai cittadini intenti a guardarlo, incuteva timore a chiunque, compreso l'ufficiale imperiale che si avvicinava con passo di marcia.
"Signore, Tenente Kellex al vostro servizio" si presentò dopo un inchino. L'Inquisitore non lo degnò neanche di una risposta e continuò a camminare come se niente fosse, lasciando il graduato allibito e indeciso sul da farsi.
"L'ingresso della base è all'uscita dello spazioporto, signore. Se volete, ho anche fatto preparare un trasporto truppe per facilitarvi l'arrivo" si fece coraggio a dire, ma la reazione del Pau'an fu semplicemente quella di indirizzarsi verso la meta, ignorando anche il veicolo sorvegliato da un drappello di stormtrooper.
Dopo l'ennesima mancanza di attenzione, l'ufficiale si rassegnò a raggiungere il suo trasporto e su di esso raggiunse la base prima della delegazione, in modo da allertare chiunque non fosse pronto ad essere ispezionato. All'arrivo dell'Inquisitore, per i corridoi dell'edificio che stonava con lo stile e i colori di Utapau non si sentiva neanche un sospiro e non si vedevano che pattuglie ordinate di assaltatori.
Il Pau'an sapeva ovviamente che l'ordine innaturale era dovuto solo alla sua visita; questo però non lo infastidiva. Lo rendeva anzi felice la percezione della sua autorità che le truppe avevano.
"Dov'è il Tenente Kellex?" chiese improvvisamente girandosi intorno.
I suoi soldati fecero spallucce, mentre il personale della base iniziava ad impaurirsi. La persona richiesta arrivò in quel momento da un turboascensore, seguita da due trooper. "Eccomi, Inquisitore" disse chinando il capo.
"C'è un'evidente mancanza di personale".
L'accusa lasciò Kellex di stucco. "Quanti uomini avete perso per colpa di questi... 'ribelli'?" continuò il Pau'an. Il Tenente balbettò la cifra: quaranta. "Solo nell'ultimo mese".
L'Inquisitore scosse la testa. "Non ho intenzione di perdere tempo".
"Certamente, possiamo subito..."
L'Inquisitore lo interruppe bruscamente. "Voglio dati. Dov'è stato l'ultimo avvistamento? O meglio, credo, l'ultimo ingaggio".
Lo stormtrooper alla destra del Tenente aprì diligentemente una olomappa di piccole dimensioni, e lì si illuminò un puntino rosso. "Qui" indicò Kellex, "nelle fabbriche dei Porax-38, uno dei loro più noti esporti nella galassia".
"Lasciatemi indovinare: hanno rubato qualcuno dei caccia che lì vengono costruiti?"
Paonazzo per l'imbarazzo, Kellex annuì. "E quando è avvenuto tutto ciò?"
"Sette ore fa".
L'Inquisitore fece un giro su se stesso e si avviò verso l'uscita della base. I suoi soldati lo seguirono silenziosi, mentre il Tenente cercava di calmarsi. Il Pau'an decise di aiutarlo: senza neanche voltarsi afferrò la sua gola con la Forza e dopo un paio di secondi lo lasciò cadere a terra privo di sensi.
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