Capitolo 8
L'uomo steso a terra era una guardia arcordiana.
Aveva due bruciature sul petto, evidentemente provocate da un blaster, e il suo colorito biancastro non lasciava molti dubbi sulle sue condizioni.
Sato scattò verso di lui senza pensare, e proprio allora la canna di un fucile sbucò dalla rampavi sbarco.
Bail fece per urlare qualcosa, ma si fermò quando vide chi stava impugnando l'arma. "Capitano Antilles!"
La sua gioia alla vista del pilota fu enorme. Finalmente un alleato, un vero alleato, di cui poteva fidarsi ciecamente. E per di più era vivo! E se Antilles era vivo, probabilmente dovevano esserlo anche tutti i membri dell'equipaggio.
Sato intanto era rimasto immobile, con le mani sollevate dietro la nuca a causa del fucile ancora puntato su di lui. "Lascialo andare, è un amico" disse Organa avvicinandosi con calma al pilota.
Quello abbassò l'arma con molta cautela, dimostrando la sua diffidenza verso le guardie di Arcord. "Possiamo fidarci?" chiese sospirando.
"Certamente".
"E di lui?"
Il Senatore si voltò verso Ceon, che stava venendo indicato da Antilles. L'arcordiano era rimasto sul carro, in silenzio.
Bail non seppe cosa dire. "Non lo so... Ha ucciso il re".
Se n'era ricordato solo in quel momento. Durante il viaggio aveva dimenticato il motivo del suo iniziale astio, ma adesso capiva la sua stessa diffidenza. "Ma credo che debba venire a bordo comunque. Qui verrebbe ucciso dai droidi probabilmente".
Ceon si rallegrò, mentre con un colpo di tosse Sato prese parola: "In ogni caso non credo ci sia tempo per discutere di queste cose. I nemici ci sono quasi addosso".
Antilles assunse una posa fiera e fece un cenno a qualcuno che si trovava dentro. Due uomini dell'equipaggio apparvero sulla rampa. "Preparate i turbolaser e accendete tutti i sistemi al mio ordine. Sarà una bella sorpresa per i Separatisti".
Bail non si aspettava un simile avvenimento, e la speranza tornò completamente a muovere il suo spirito. "Sono tutti vivi?" chiese speranzoso.
"Certamente. Abbiamo lasciato che le guardie entrassero, e una volta avvistato il vostro carro ce ne siamo sbarazzati".
"Ma come avete fatto a..."
"Senatore, dopo!" lo interruppe bruscamente Sato puntando il dito alle sue spalle.
Ceon aveva impugnato una pistola e la stava sollevando minacciosamente.
"Arcord non diventerà parte della Repubblica!"
Premette il grilletto, e un lampo illuminò la pista d'atterraggio, proprio mentre le gambe di Organa venivano afferrate dal Comandante. Bail perse l'equilibrio e cadde. E fu senza dubbio una delle migliori cadute di tutta la sua vita.
I colpi di blaster colpirono lo scafo della corvetta senza neanche scalfirlo, mentre subito un fuoco di risposta fu esercitato dai tre uomini del Senatore. Ceon si accasciò nel carro, morto o comunque gravemente ferito, e Organa non volle neanche scoprire se respirava ancora.
"Andiamocene. Questo popolo non merita la nostra attenzione".
Con quelle gravi parole si rialzò in piedi e salì sulla rampa di sbarco, preceduto e seguito dal suo equipaggio e della sua migliore guardia del corpo, il Comandante Sato.
Il portello si richiuse alle loro spalle, proprio mentre il Capitano Antilles dava l'ordine di attaccare la nave nemica.
***
Erano bastate poche raffiche di turbolaser per mandare in rotta la chiatta di sbarco. I piloti nemici non avevano fatto in tempo a contrattaccare che si erano ritrovati con la maggior parte dei sistemi disattivati.
A quel punto la fuga era stata rapida, per quanto nella nave si respirasse un'aria tesa e nervosa. Il Senatore Organa non parlava, osservava silenzioso la finestra del ponte di comando.
Nessuno osava rivolgersi a lui. Nessuno osava chiedergli la motivazione di quell'atteggiamento, anche se non era così difficile da intuire.
Il Comandante Sato si era seduto accanto a lui. Fissava la console delle comunicazioni con le labbra serrate, con un'espressione facciale indecifrabile.
Bail lo notò e decise di rompere il ghiaccio: "Hai lasciato il tuo pianeta".
"Non era il mio pianeta".
Organa lo guardò interrogativo. "Cosa vuoi dire con non era il mio pianeta?"
"Non lo era. Giunsi lì anni fa e, per alcuni motivi, fui costretto ad arruolarmi nella guardia reale".
"In ogni caso mi hai salvato la vita, Comandante. E più di una volta. Penso che la Repubblica sarebbe fiera di accoglierti tra le sue fila; o magari potresti lavorare come guardia del corpo per me. Hai la mia fiducia, Sato".
Gli occhi del Comandante si inumidirono come se si fosse commosso, e al contempo in essi brillò una luce di speranza. "Allora?" lo incalzò Bail.
Lui aprì la bocca e...
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