Capitolo 14 - Lo Specchio delle Brame
Febbraio venne, portando ghiaccio e freddo, il tipo di tempo che ti fa rimanere acciambellato vicino al fuoco tutto il giorno. Invece, James e io arrancammo verso l'allenamento di Quidditch.
Tra meno di una settimana ci sarebbe stata la partita contro Corvonero, ed ero piuttosto preoccupata. La squadra di Corvonero di quest'anno era fantastica. I fratelli di Luna sembravano rivaleggiare contro i famigerati gemelli Weasley come Battitori, e Clarissa Rogers aveva catturato il Boccino in ogni partita in cui avesse giocato (che non erano tante, dato che si era unita alla squadra solo quest'anno, ma comunque). Anche il loro Portiere e i loro Cacciatori erano magnifici. Penso che anche Ryan fosse preoccupato.
Il giorno della partita si manifestò umido, freddo, e grigio, il che non aiutò minimamente il nostro umore. Ryan ci fece un discorso incoraggiante un po' troppo entusiasta.
"Va bene, ascoltate!" Urlò, nonostante nessuno stesse parlando. "Abbiamo una partita contro Corvonero oggi."
Fui tentata di dire Ma và, ma pensai che avrebbe potuto essere scortese.
"Certo, Corvonero ha vinto la coppa del Quidditch negli scorsi sei anni, ma credo ciò che possa cambiare. Questo è il nostro anno!"
Jaycee mormorò qualcosa riguardo al fatto che questo era esattamente ciò che aveva detto lo scorso anno.
"Corvonero non ha alcuna possibilità! Quest'anno abbiamo i migliori Cacciatori che abbiamo mai avuto, e il nostro portiere è il figlio del grande Oliver Baston! I nostri Battitori sono i figli di Harry Potter, Ginny Weasley, Angelina Johnson, e George Weasley! Tutti i grandi che hanno portato questa squadra alla vittoria! Ed infine, abbiamo una Cercatrice che fa concorrenza allo stesso Harry Potter, con una delle scope più veloci che esistano! Possiamo farcela!"
Non mi aspettavo che il discorso di Ryan funzionasse, ma lo fece. Invece degli sguardi abbattuti con cui eravamo arrivati, la squadra uscì speranzosa e confidente. Potevamo farcela! Le mie speranze erano state gonfiate a tal punto da non poter immaginare il contrario.
Clarissa ed io ci alzammo alte nel cielo quando il fischietto suonò. Girammo attorno al campo, stringendo gli occhi per la pioggia, alla ricerca di un bagliore dorato.
Patrick Shaw era di nuovo il commentatore. Avevo sentito alcune persone chiamarlo il nuovo Lee Jordan.
"Bell prende subito la Pluffa!" Urlò nel microfono. Sbirciai velocemente per vedere Jaycee Bell volare come un fulmine sulla propria scopa, con la Pluffa in mano.
"Schiva un Bolide mandato da Lorcan...o Lysander, nessuno riesce mai a capirlo, penseresti che i loro genitori gli avrebbero dato nomi più semplici, almeno."
Uno dei professori urlò, "Shaw! Pensa al Quidditch!"
"Giusto, scusi professoressa! Bell passa sotto Tara Steele-la lancia-Ryleigh Hammock prova a bloccarla-e ci rie-NO! BELL HA SEGNATO! DIECI PUNTI PER I GRIFONDORO!"
Gli spalti esplosero in esultanze. Grifondoro e la maggior parte di Tassorosso stavano esultando, ovviamente. Le nostre case erano molto vicine da quando avevamo unito i tavoli. La cosa strana fu che vidi anche alcuni Serpeverde esultare. Presumo che tutti volessero che Corvonero perdesse la coppa del Quidditch.
"Grant McBride di Corvonero prende la Pluffa-la passa a Steele-Steele evita un Bolide scagliato da Fred Weasley-passa la Pluffa a Ferguson-oh, no-BLOCCALA, BASTON-no,no! Corvonero segna..."
Alla fine non ascoltai più Patrick. Ogni tanto sbirciavo sul tabellone.
Corvonero 50, Grifondoro 30.
Corvonero 80, Grifondoro 50.
Corvonero 110, Grifondoro 80.
Corvonero 170, Grifondoro 120.
Corvonero 240, Grifondoro 150.
Fred guizzò di fronte a me inseguendo un Bolide. "Ora sarebbe un buon momento per prendere il Boccino!" Urlò, anche se lo sentivo a malapena per il rumore della pioggia.
Sfortunatamente, né Clarissa né io avevamo visto il Boccino. Avevo rubato a Caleb Goyle il trucchetto di tuffarsi senza motivo, confondendo Clarissa, ma dopo un po' smise di cascarci. Suppongo fosse una buona notizia. Quando avrei visto davvero il Boccino, non lo avrebbe capito.
Stavo perdendo la speranza. Se Corvonero avesse continuato a segnare, prendere il Boccino non sarebbe servito a nulla. Il loro Portiere, Ryleigh, era più che bravo.
All'improvviso, vidi un bagliore d'oro con la coda dell'occhio. Girai la testa per guardare meglio, e vidi il Boccino volteggiare vicino agli spalti. Sorrisi e mi tuffai.
Non so cosa avesse pensato inizialmente Clarissa quando vide la mia scopa volare via, ma passarono quasi trenta secondi prima che mi seguisse. Nel frattempo, ero in vantaggio, e la mia scopa più veloce mi teneva davanti a lei con un buon margine. Allungai il braccio il più possibile e pregai silenziosamente di andare più veloce.
Clarissa fece un ottimo lavoro a provare a raggiungermi, e alla fine ci riuscì. Eravamo spalla a spalla, cercando di raggiungere il Boccino. Almeno Clarissa non provò a spingere via la mia scopa come aveva fatto Caleb Goyle. Avrei potuto provarci io, ma probabilmente sarei caduta io stessa dalla scopa nel processo, e allora a che punto saremmo?
Mi spostai in avanti sulla scopa, stando attenta al vento gelido mentre concentravo tutta la mia attenzione sul Boccino. Un paio di volte le mie dita lo sfiorarono, ma non sembravo capace di afferrarlo.
Finalmente, con un ultimo scatto di velocità, la mia mano si chiuse attorno al Boccino, e riuscii a non schiantarmi a terra, il che era positivo. Feci un giro della vittoria attorno al campo mentre metà degli spalti esplose dalle esultante. Avevo salvato la partita! Avevamo vinto!
Per tutta la durata della festa nella sala comune, non riuscii a togliermi il sorriso dalla faccia. La maggior parte dei Tassorosso festeggiarono con noi, e portarono una quantità di cibo oltraggiosa. Portai anche Luna, ma non credo che a qualcuno interessasse davvero perché ad un certo punto notai Dominique Weasley ballare con Andrew Paciock, e Scorpius stava ridendo con Rose, Iris, e Lacy, quindi non credo che qualcuno stesse davvero controllando chi fosse ammesso.
La festa durò fino a tarda notte, finendo solo quando il professor Potter e il professor Paciock piombarono in sala comune e ordinarono a tutti di tornare nei rispettivi dormitori perché era l'una del mattino e avevamo bisogno di dormire.
Wren ed io inciampammo sulle scale per il dormitorio, ridacchiando quando mancammo il gradino per il troppo poco sonno e il troppo zucchero. Rose, Lacy, e Iris si stavano giusto preparando per dormire quando arrivammo.
"Hey, ho un'idea!" Lacy annunciò, saltando sul letto.
"Cosa?" Chiesi, non ancora pronta per andare a letto. Avevo bevuto un sacco di Burrobirra, e la scarica di zuccheri non era ancora passata.
"Rimaniamo sveglie a parlare e vediamo chi rimane sveglia più a lungo," suggerì Lacy, un'idea a cui tutte aderirono subito. Ci sedemmo tutte ai piedi dei letti, così potevamo vederci l'un l'altra.
"Di cosa parliamo?" Disse Rose dopo un minuto.
Lacy guardò Iris. "Iris," disse dolce, lanciandole uno sguardo eloquente, "Chi ti piace?"
Iris ridacchiò. "Ew, nessuno." Il suo tono non era convincente, però. Iris era già una terribile bugiarda, ed essere osservata da tutte rendeva la cosa impossibile.
"Bugiarda!" Disse Lacy emozionata. "Ti piace Eric, e lo sanno tutti." Io non lo sapevo, ma ciò poteva essere perché ero troppo occupata per pensare alle stupide cotte di tutti.
Iris arrossì, ed anche se provò a protestare, alla fine dovette confessare che sì, era vero, le piaceva Eric Finnegan.
"È il tuo turno, Rose," Iris disse finalmente. "Chi ti piace?"
"Um..." Rose mormorò qualcosa.
"Cosa? Scorpius?" Dissi, causando ad Iris e Lacy una fitta di risatine. Sì, pensavo ancora che fosse una cosa stupida, ma con Rose era così ovvio che tutti lo sapevano, anche Scorpius.
Rose annuì lentamente, arrossendo.
"Ok, Wren, tu che ci dici?" Lacy disse emozionata. Lei ed Iris sembravano amare tutto ciò, ma io stavo iniziando ad annoiarmi. Certo, era divertente vedere Rose ammettere il suo "amore eterno" per Scorpius, ma avevamo undici anni. Decisamente troppo piccole per pensare a queste cose.
"Ti sto dicendo la verità, Lacy, non mi piace nessuno!" esclamò Wren, ridendo, spezzando i miei calmi e pacifici pensieri. "Tu invece?"
Lacy rinunciò a Wren. "Mi piace Drake Baston," disse con un sospiro sognante.
"È del quarto anno!" esclamò una Rose scioccata.
"Sì, ma siamo fatti l'uno per l'altra."
Perfino Iris iniziò a ridere a quella frase, facendo corrucciare Lacy per parecchi minuti mentre Iris riprese la battaglia contro Wren ("Non può non piacerti nessuno, Wren! Non è neanche possibile!").
Finalmente, Lacy si stancò di fare il broncio e ricominciò a saltare sul letto. "Ora, lo chiederei ad Astra, ma è piuttosto ovvio. Quasi ovvio quanto Rose."
Mi accigliai. Di che accidenti stava parlando Lacy? "Anche a me non piace nessuno."
Lacy rise. "Oh, ti prego, Astra. Ovviamente ti piace James Potter."
"Ovviamente," le fece eco Iris.
"No che non mi piace!" dissi con veemenza. "Non so cosa ci sia di rotto nei vostri cervelli, ma non mi piace James. E in ogni caso, a lui piace Mackenzie Walker."
"Ed è questo che lo rende così tragico!" Lacy disse in tono drammatico, saltando giù dal suo letto e correndo verso il mio. Fece finta di svenire sul mio letto, provando a mostrare quanto fosse tragico. La spinsi brutalmente giù dal letto.
"Astra, non negarlo," disse Rose in tono pratico. "Tutti tranne James se ne sono accorti."
"Non mi piace!"
"Certo che no," disse Iris ridacchiando.
Guardai Wren disperata. "Diglielo tu!"
Lei alzò le spalle, con uno sguardo incredibilmente dispiaciuto. "Beh... in effetti ti comporti...diversamente con lui, rispetto a come ti comporti con Albus o Arthur o chiunque altro."
Le lanciai un'occhiataccia. "Non è vero!" Urlai, scendendo dal letto. "E potete smetterla di dirlo!" Dissi, guardando male le mie compagne di stanza mentre uscivo dalla porta.
Quante volte ne avevano parlato alle mie spalle? Persino Wren? Mi sentivo tradita, e molto indignata. Non era neanche vero! Non mi piaceva James! Per niente! Perché dovrebbero dirlo?
Avevo pianificato di rimanere in sala comune, ma era ancora piena di studenti più grandi, quindi sgusciai fuori dal ritratto. Mi serviva un posto per calmarmi, e una sala comune chiassosa non era proprio rilassante.
Iniziai a girare per la scuola, sbirciando nelle classi ed evitando Gazza e Mrs. Purr, la sua gatta. Immaginai che avesse un sacco di gatte, tutte chiamate Mrs Purr, perché avevo sentito il professor Paciock parlare di come un gatto chiamato Mrs. Purr girasse per i corridoi quando lui andava a scuola. O quello, oppure Mrs. Purr era una gatta molto vecchia.
Alla fine, andai nella stanza in cui James ci aveva mostrato il suo regalo di compleanno. Questa andava bene come qualunque altra, e pensai di aver sentito dei passi, quindi mi infilai nella stanza vuota e chiusi la porta.
Mi girai attorno per guardare la stanza, e realizzai che non conteneva nulla a parte un grosso specchio. Per qualche motivo, mi sentivo attratta da quell'oggetto. C'era una scritta sopra, e mi avvicinai per decifrarla.
Emarb eutel amosi vout linon ortsom
Cosa doveva significare? Mi accigliai di fronte alle parole, provando a decifrarle.
All'improvviso mi accorsi che era solo capovolta. Ortsom era Mostro al contrario. Con quella rivelazione, il resto del messaggio fu decifrato facilmente. Mostro non il tuo viso ma le tue brame.
Ma quello cosa significava? Abbassai lo sguardo per guardare nello specchio, e vidi il mio familiare riflesso, i miei occhi blu ed i capelli biondo sporco in una coda di cavallo. Non mi soffermai molto sul mio riflesso, però; non ero sola. Guardai dietro le mie spalle, ma la stanza era vuota. Mi accigliai e studiai le altre persone nello specchio.
C'era un uomo alto, con capelli neri ed occhi blu sorprendentemente simili ai miei. Mi sorrideva gentilmente, e aveva una mano posta amorevolmente sulla spalla della donna bionda al suo fianco. Anche la donna aveva occhi blu, ma erano più tendenti al grigio. Anche lei mi sorrise, con delle fossette ai lati della bocca.
Di fianco a me da entrambi i lati c'erano due bambini più piccoli. Alla mia sinistra c'era un bambino, di circa otto o nove anni. Somigliava all'uomo alto, con capelli neri e occhi blu. I suoi occhiali erano storti, e mi fece un sorrisetto furbo, salutandomi con la mano mentre se li sistemava, riuscendo solo a farli pendere dall'altro lato. All'altro mio fianco invece c'era una bambina di circa sei o sette anni. Sembrava una me in miniatura, che sorrideva e rideva, anche se non potevo sentire nulla.
Di nuovo, mi guardai alle spalle. Ero sola, eppure c'erano queste persone nello specchio? Come?
Guardai di nuovo la scritta. Mostro non il tuo viso ma le tue brame. Le mie brame...guardando nello specchio, capii che era questo che volevo più di ogni altra cosa. Una famiglia che mi amasse. La mia famiglia. Magari, se erano nello specchio, erano anche da qualche parte lì fuori...magari avrei potuto trovarli!
"Astra?"
Mi girai subito e vidi di nuovo una stanza vuota, ma potevo giurare di aver sentito qualcuno. "C-Chi c'è?"
"Oh, scusa," disse una voce, poi la testa di James apparì. Si tolse il mantello, e sorrise imbarazzato. "Mi ero dimenticato che non potevi vedermi. Cosa ci fai qui?"
Effettivamente non riuscivo a ricordarmi come mai ero qui in primo luogo. Strano.
"Da quanto tempo sei qui...?" Chiesi lentamente. "Anche tu puoi vederli?"
"Sono appena arrivato. E vedere chi?" Si avvicinò a me, osservando nello specchio. Sentii un brivido attraversarmi. Era così vicino...
"Io non vedo nulla, Astra," disse lui confuso. "Prima però ci riuscivo... avvicinati." Mi spostai, e la mia famiglia sparì. James sorrise a qualcosa, ma non potevo vedere cosa.
"Guarda!" Esclamò. "Sono io, e sto ricevendo un premio...e sono su una figurina delle cioccorane! Non riesci a vederlo?" Scossi la testa.
"Che cos'è questo?" Chiesi.
James si accigliò. "Credo sia lo Specchio delle Brame," disse. "Papà me ne parlò, una volta, quando ero bambino. Ti mostra i tuoi desideri più profondi. Immagino che il mio desiderio più profondo sia essere famoso per qualcos'altro oltre ad essere il figlio di Harry Potter," disse con una risata forzata. Potevo vedere il desiderio nei suoi occhi, però. "Tu cosa vedi?"
"Vedo una famiglia. Una mamma e un papà, e una sorella e un fratello. Prevedibile, immagino." Sorrisi, ma comunque desideravo che fosse vero. Desideravo che potessero semplicemente uscire dallo specchio e venire da me...
James mi sorrise tristemente. "L'ho trovato dopo che vi ho mostrato il mantello dell'invisibilità. Sono tornato ad investigare, perché chi lascerebbe uno specchio da solo in una stanza se non fosse importante?"
Sospirai sognante. "Dici che questo specchio mostra il futuro, magari?"
james scosse la testa. "No...non lo fa." Notò il mio sguardo abbattuto e subito aggiunse, "Voglio dire, potrebbe sicuramente succedere in futuro, ma non è detto. È solo ciò che tu desideri."
"Oh."
Dopo un minuto di silenzio, James disse, "Sai cosa mi ha detto papà di questo specchio? Papà disse che Silente lo trovò una volta mentre ci stava guardando dentro, e Silente gli disse che lo specchio non dà né conoscenza né verità, e che molte persone si sono perse di fronte a lui, incantate da ciò che vedevano, o sono impazzite, perché non sapevano se ciò che lo specchio mostrava era reale o almeno plausibile. Gli disse, 'Non serve a niente rifugiarsi nei sogni, e dimenticarsi di vivere.' Quindi papà non andò più a cercarlo di nuovo, e neanche io avrei dovuto farlo, ma immagino sia un bene che l'abbia fatto, altrimenti tu non avresti saputo niente."
Sorrisi tristemente. "Beh, immagino che ora non sprecherò tempo di fronte allo specchio. Vorrei che fosse reale...andrebbe bene se tornassi, giusto?"
James sgranò gli occhi. "Um...Probabilmente no. Facciamo un patto," disse subito. "Promettiamo entrambi di non venire a cercare di nuovo lo specchio, ok? Non voglio che tu impazzisca, e spero tanto che tu non voglia che io impazzisca."
"Va bene..."
James allungò la mano, e io la scossi. Uno strano solletico rimase sulla mia mano dopo che James tolse la sua.
"Torniamo indietro, ok? Ci entriamo entrambi sotto al mantello."
James e io tornammo al dormitorio, e trovammo la sala comune completamente vuota. Quando salii le scale verso la mia stanza, tutte le mie amiche erano addormentate.
~~~~
Quando mi addormentai quella notte, feci un altro sogno.
Ero seduta in una piccola cucina con la famiglia che avevo visto nello Specchio delle Brame. La mamma stava ridendo, e stava mescolando qualcosa in pentola. Io stavo tagliando le verdure, e ridevo anch'io. Il fratello e la sorella erano seduti al tavolo, vicino al padre, che stava raccontando una storia. Per qualche ragione non potevo sentire nulla di quello che dicevano, ma mi accontentavo di stare così. Tutto era felice e piacevole ed io ero piena di quel tipo di amore che credo solo una famiglia possa dare, qualcosa che non avevo mai conosciuto prima.
Tutto sembrò diventare nebbia, e subito iniziò a vorticare attorno a me, prima di andarsene lentamente, rivelando una nuova scena.
Era un giorno di sole, e tre bambine erano fuori a giocare. Indossavano vestiti che mi ricordavano gli anni cinquanta o sessanta - vestitini frivoli che gli arrivavano alle ginocchia, con increspature e maniche a palloncino.
La più piccola aveva circa quattro anni. Aveva capelli biondi tendenti al bianco, ed era piccola e carina. Sembrava un angelo nel vestitino bianco che indossava, ma contestai l'intelligenza di mettere un vestito bianco ad una bambina di quattro anni. Guardava le sue sorelle maggiori ammaliata.
La bambina di mezzo aveva capelli castani raccolti in due trecce e sorrise dolcemente alla sorellina minore. Il suo vestito rosso e verde mi ricordava il Natale, in qualche modo, ma di certo non poteva essere Natale. Sembrava la metà di Luglio.
La più grande aveva forse otto anni, ed aveva ricci neri che le cadevano sulla schiena. A parte quello, era identica alla bambina di mezzo. Sorrise alle due sorelline, tenendo un bastone come se fosse una bacchetta e facendo finta di lanciare incantesimi alla bambola della più piccola.
"Um...che ne dite di...Wingardium Leviosa!" Notai che lo aveva pronunciato male. Le sue sorelline risero quando sollevò la bambola in aria. Usava una mano per tenere la bacchetta e l'altra per farle fare giravolte ed altre cose.
"Crucio!" urlò, ridendo. Fece cadere la bambola a terra.
La più piccola strillò e tirò via la bambola. "Smettila! Le fai male!"
"Non preoccuparti. Non le faccio del male. Non è reale!" Il sorrisetto della bambina di un momento fa era sparito, rimpiazzato da una preoccupata tenerezza verso sua sorella.
"Non dovresti neanche fingere di usare quella maledizione," disse la bambina di mezzo. "Ho sentito che è illegale! Non voglio che tu vada in prigione!"
"Non la userei mai su qualcuno!" Esclamò la più grande. "Non la userei mai veramente su una persona! È una cosa da malati di mente!"
La più piccola stava cullando la bambola tra le braccia. "Va tutto bene, Aurora, non voleva farlo davvero, va tutto bene!" Guardò male la sorella. "Guarda, l'hai fatta piangere!"
"È una bambola!" Esclamò esasperata la bambina di mezzo. "Le bambole non piangono!"
"Esatto! Questo significa anche che non si farebbe male neanche se usassi davvero la maledizione Cruciatus su di lei." Ad un'occhiataccia da parte della sorella di mezzo, aggiunse, "e comunque, non so neanche come agitare la bacchetta per farlo, Annie."
All'improvviso, il vortice di nebbia tornò e la scena cambiò di nuovo.
Era un salotto buio, con le tende tirate. I muri erano di un colore tetro, o verde scuro oppure rosso scuro. Le sedie e i divani sparsi per la stanza avevano tutti motivi floreali completamente diversi. C'erano vasi di fiori finti su più o meno ogni tavolino, ed un'enorme televisione a forma di scatola era appoggiata ad un muro. Il perfetto salotto degli anni '90.
Una piccola bambina con dei codini disordinati stava sbirciando attraverso le persiane chiuse, saltellando emozionata ogni tanto. Una coppia era seduta sul divano, aspettando ansiosamente qualcosa.
All'improvviso, la bambina esclamò, "È qui!" saltò su e giù e corse alla porta, e io la seguii. Spalancò la porta rivelando un uomo, probabilmente sulla ventina.
"Zio Henry!" Esclamò la bambina. L'uomo fece una smorfia al nome, ma la bambina non sembrò accorgersene e lanciò le braccia attorno a lui. L'altro uomo e la donna si avvicinarono, sorridendo a disagio.
"Ah, che bello vedere di nuovo la mia sorellona!" Disse zio Henry, aprendo le braccia verso la donna.
Lei gli lanciò un'occhiata fredda. "Che cosa vuoi, Henry?"
"Cosa, un uomo non può passare a trovare la sorella?"
La donna ruotò gli occhi.
Il giovane uomo si concentrò di nuovo sulla bambina. "Hey, ti sei esercitata?"
Lei annuì vigorosamente. "Ti faccio vedere! Dov'è il gatto?" Si allontanò alla ricerca del suo gatto.
Il marito della donna sibilò, "Henry, non lo farà."
Henry rise. "Pensi che non sia capace di tenerti testa? Tua figlia ha bisogno di ricevere la giusta istruzione! Pensi di essere capace di dargliela?"
"Io non credo che tu possa farlo," replicò la donna.
Lui alzò le sopracciglia. "Va bene, d'accordo. Volete essere voi al comando? Va bene, le direte voi cosa fare. Io dirò solo a voi cosa fare." Estrasse una bacchetta e la puntò contro di loro a turno, mormorando, "Imperio." All'improvviso, si irrigidirono e sorrisero leggermente. Mi chiesi esattamente cosa facesse quell'incantesimo.
In quel momento, la bambina tornò saltellando, mantenendo tra le braccia un gatto enorme. "Guarda!" Lo lasciò a terra e prese la sua bacchetta. Aspetta, una bacchetta? Sembrava di gran lunga troppo piccola per avere una, a meno che non l'avesse rubata.
La puntò al gatto, sorridendo orgogliosa, e disse, "Crucio!"
Mi svegliai all'improvviso. Wren mi stava scuotendo. "Ti perderai la colazione!"
La fissai spaventata. Era l'immagine sputata della bambina che aveva torturato il gatto.
Spigolo autore
Tre sogni apparentemente senza un collegamento logico. Cosa vorranno dire? E cosa c'entra Wren in tutto questo?
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima.
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