Capitolo 13 - Buon compleanno, James!

Non ebbi mai la possibilità di vendicarmi di Ciara.

Entrai nella Sala Grande quella sera, durante la cena, a testa alta. Per un momento, Ciara e Nico sembrarono sbalorditi, ma per qualche ragione, quegli sguardi si trasformarono presto in due ghigni. Non riuscivo ad immaginare il perché, ma non mi importava molto. Li avevo battuti al loro stesso gioco, e ne ero fiera.

Wren sembrava terrorizzata quando raccontai a lei, Luna, e Albus la storia, ma Albus mi diede il cinque e sembrava incredibilmente geloso.

"Io non sarei stato mai capace di farlo!" Esclamò senza fiato.

Luna inclinò la testa. "Sono piuttosto maleducati, secondo me. Ma Astra, tu hai messo in giro la voce su Ciara."

"Non sapevo che ci fossero voci su di lei!" Dissi ad alta voce, attirando sguardi dagli studenti attorno a noi. Abbassai subito la voce. "Ci sono davvero?"

Luna annuì gravemente. "Nessuno in Corvonero sa chi le abbia messe in giro a parte me, ma non lo dirò. Quasi nessuno ci crede."

"Pensi che lo dirà alla McGranitt?" Chiese Wren, sbirciando verso il tavolo dei professori.

"Spero di no...sono già stata in quell'ufficio una volta, e preferirei non tornarci."

Sfortunatamente, il sorrisetto compiaciuto di Ciara e Nico significava proprio quello. Prima che potessi alzarmi per andarmene, la McGranitt in persona venne al tavolo e mi disse di aspettare. Ciò scatenò una serie di "oooooh" e risatine.

Dovetti aspettare che la Sala Grande si svuotasse, e un sacco di Serpeverde del primo anno sembravano riluttanti ad andarsene per una strana, sconosciuta ragione. Continuavano a trovare scuse per camminare di fronte a me, trattenendo a malapena le risate. Fu umiliante. Finalmente, la McGranitt gli disse di tornare nella loro sala comune, a meno che non volessero una punizione, e se ne andarono.

"Ora, signorina Lewis," disse la McGranitt, girandosi verso di me. "Nel mio ufficio. Venga, venga."

Si girò e andò via, e mi alzai per seguirla. Camminò intenzionalmente per le sale affollate, con me che la seguivo riluttante.

Mentre camminavamo, continuavo a ripassare i possibili scenari nella mia mente. Forse me la sarei cavata con un'avvertimento? Lo dubitavo seriamente. Non sarebbe stata così permissiva. Avevo l'orribile certezza che sarei stata espulsa.

Non potevo essere espulsa! Non avevo dove andare! Il signor Lewis aveva reso ben chiaro che non potevo più tornare a casa loro. Hogwarts era la mia unica casa! Era l'unico posto mi fossi mai sentita speciale, e amata, e accettata. Non potevo perdere tutto questo!

E a differenza della maggior parte dei miei compagni, i quali potevano essere istruiti a casa da genitori riluttanti se fossero stati espulsi, essere espulsa per me significava la fine dell'essere strega. La fine della magia.

La fine della mia amicizia con Albus e Wren e James.

Nessun babbano sano di mente mi avrebbe fatto tenere un gufo per mandare lettere ad una strega e ad un mago. Mi avrebbero chiuso in un manicomio e io non avrei mai più visto nessuno dei miei amici.

Feci del mio meglio per non piangere mentre tutto il mio mondo mi crollava addosso.

Raggiungemmo il corridoio con il gargoyle, e la professoressa McGranitt disse, "Menta piperita," in una tonalità di voce che faceva pensare che odiasse davvero la menta piperita, il che non mi fece sentire meglio. Salimmo le scale verso l'ufficio circolare.

"Mi aspetto che lei sappia perché è qui," disse la preside seccamente mentre si sedeva dietro la scrivania.

"Beh...un'idea ce l'ho..." dissi lentamente.

La McGranitt sospirò e mormorò qualcosa riguardo alla pensione. Non mi ero mai accorta di quanto sembrasse anziana.

"Astra, pensavo che tu, tra tutti, fossi al di sopra del diffondere voci riguardo agli attacchi. Hai assistito ad uno di essi!"

Studiai accuratamente le mie scarpe, facendo del mio meglio per non incrociare il suo sguardo. Non avevo l'intenzione di spargere voci...ma ovviamente non mi avrebbe creduto. Ricordavo innumerevoli volte dai Lewis, quando facevo qualcosa di strano senza volerlo, e dicevo che non volevo farlo. Qualcuno mi aveva creduto allora? Ovviamente no. Non ero considerata una persona affidabile. Perché qualcuno dovrebbe credermi?

"Perché hai accusato Ciara Malfoy di aver commesso gli attacchi? Capisci che usare la maledizione Cruciatus su un'altro essere umano è un vero e proprio crimine, giusto?" Annuii. "Perché dovresti accusare di ciò una tua compagna?"

Dopo una pausa, realizzai che aspettava una risposta. "Beh...io...non so come spiegarlo..." dissi lentamente, "e volevo solo sapere chi era stato...e pensavo...se avessi saputo...non sarei stata così spaventata..." Era molto più credibile della verità, secondo me. Perché la verità era che non lo avevo detto a nessuno a parte Albus, Wren, e James. Qualche lacrima finta e uno sguardo pietoso la convinsero.

"Dovrò togliere punti a Grifondoro. Diciamo...20. Ed avrai una settimana di punizione. Che non succeda di nuovo." La voce della McGranitt aveva perso parte della sua severità.

La fissai. "Non sarò espulsa?"

"Ovviamente no. Se espellessi ogni studente che ha messo in giro voci sugli attacchi, perderei metà della scuola. Solo perché nel tuo caso è coinvolta una compagna non vuol dire che ti meriti l'espulsione."

Non potevo crederci. Non dovevo andarmene! Il sollievo mi investì come un'onda anomala. Stavo per girarmi e andarmene quando ricordai che dovevo probabilmente dirle ciò che mi avevano fatto Nico e Ciara.

"Professoressa?"

"Sì?"

"Beh...stamattina, Ciara Malfoy e Nico Jasper hanno provato a vendicarsi di me per le voci..."

Istantaneamente la McGranitt si accigliò. "Cosa hanno fatto?"

"Hanno usato Petrificus Totalus su di me e mi hanno lasciata in uno sgabuzzino tutto il giorno."

La McGranitt sembrò sbalordita. "Come diamine hai fatto a liberarti?"

Mi bloccai. Non mi avrebbe creduto... mi avrebbe tolto altri punti per menzogne! Nessun insegnante avrebbe creduto che una ragazzina del primo anno fosse stata capace di magia non verbale...

"Beh?"

"Um..." La verità avrebbe potuto essere migliore di una bugia, in effetti. In entrambi i casi sarei potuta finire nei guai per aver mentito. "Diciamo che ho...pensato il contro-incantesimo...più e più volte...finché non ha iniziato a funzionare."

"Tu...tu hai usato magia non verbale?" La preside sembrava scioccata.

Annuii silenziosamente.

"Come...hai solo...ti rendi conto che molti ragazzi del sesto anno hanno difficoltà a praticarla? Come ci sei riuscita?"

Feci spallucce. "Non lo so...mi sono solo concentrata sull'incantesimo, e l'ho ripetuto un sacco di volte finché non è successo qualcosa."

La professoressa McGranitt mi fissò, e capii di aver fatto qualcosa di quasi impossibile: lasciarla senza parole. Provai a non muovermi di continuo mentre il silenzio diventava imbarazzante.

"Beh...si tratta...si tratta di certo di un grande conseguimento, Astra."

"Un momento, lei mi crede?"

Probabilmente non era la cosa migliore da dire.

"Perché non dovrei? Stavi mentendo?"

Scossi velocemente la testa. "No! Solo...non pensavo che avrebbe creduto che avessi usato magia non verbale...dato che è molto difficile e tutto il resto."

"Oh, certo che ti credo. Abbiamo avuto studenti in passato che hanno mostrato talento per la magia non verbale. Potresti farlo di nuovo?"

"Io...potrei provarci...che devo fare?"

La professoressa McGranitt indicò un piccolo fermacarte, della stessa forma dello Stemma di Hogwarts. "Usa l'incantesimo di levitazione su quell'oggetto, se non ti dispiace."

Puntai la bacchetta con mano tremante. E se non avesse funzionato? Funzionerà. Basta credere che lo farà.

Mi concentrai sull'incantesimo, ripetendolo di continuo nella mia testa. E nulla accadde.

Qualche minuto passò, e capii che la McGranitt stava per rinunciare. Non sarebbe successo. Avrei dimostrato che potevo farlo. Potevo! Con più forza di prima, pensai, WINGARDIUM LEVIOSA!

Il fermacarte si sollevò in aria di parecchi centimetri, e la mia testa scattò indietro per vederlo. Si fermò a circa un metro sulla scrivania, poi galleggiò sopra la mia testa.

Abbassai lo sguardo per incontrare quello scioccato della professoressa McGranitt. "Visto?"

"È stato fantastico!"

"Posso...posso andare, ora?"

"Vediamo." La sue espressione scioccata fu sostituita da una più seria. "Ti ho tolto punti, giusto?" Annuii. "E ti ho dato una punizione?" Annuii di nuovo. "Beh, presumo tu possa andare. Mi occuperò della signorina Malfoy e del signor Jasper. Non diffondere altre voci, però, o ti troverai in un mare su guai."

Uscii dall'ufficio appena potei, e corsi fino al buco del ritratto. Ero troppo a corto di fiato per dire la parola d'ordine, però, e dovetti sentire la Signora Grassa ridere di me mentre provavo a far tornare l'aria nei polmoni. Non dovetti aspettare a lungo, perché Teddy e Victoire arrivarono dal corridoio, mano nella mano, con espressioni sognanti sui loro volti. Stavano per baciarsi quando mi schiarii la gola.

Victoire si girò verso di me, ovviamente irritata. "Cosa? Ti sei dimenticata la password?"

Ero ancora troppo a corto di fiato per dire qualcosa, quindi annuii semplicemente.

Victoire sospirò. Girandosi verso la Signora Grassa, disse, "Alarte Ascendare!"

Il ritratto brontolone si aprì, e riuscii a passare. Prima che il ritratto si chiuse, Teddy e Victoire si stavano già baciando con passione.

Wren e Albus mi stavano aspettando. Nell'esatto momento in cui attraversai il buco del ritratto, si precipitarono su di me, con espressioni nervose sui loro volti.

"Cosa è successo?" Albus mi chiese, trascinandomi verso una sedia. "Stai bene?"

"Ti hanno espulsa?" Wren chiese con voce sommessa.

Velocemente misi su uno sguardo miserevole. Tanto valeva divertirsi un po', giusto?

"Lo sapevo! è stata espulsa!" Disse Albus sconvolto.

"Cosa è successo?" Wren mi esortò.

"È stata espulsa!" Ripeté Albus.

Un sorriso apparve sul mio volto, generando sguardi confusi sui volti dei miei amici. "Non sono stata espulsa. Ho avuto una punizione e ho perso venti punti, ma sto bene."

Wren affondò nella sedia vicino a me, sorridendo per il sollievo. "Non spaventarci in quel modo!"

"Sul serio!" aggiunse Albus. "È stato crudele!"

Io mi limitai a ridere. Non ero stata espulsa! Non me ne stavo andando! La professoressa McGranitt mi aveva creduto davvero!

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Probabilmente avrei dovuto provare a vendicarmi di Ciara, ma cose più importanti mi distrassero. La mia punizione, passata a pulire a mano i trofei nella Sala dei Trofei, non interferì con gli allenamenti di Quidditch, per mia fortuna. Mi chiesi se non fosse stata organizzata apposta...dopotutto, la professoressa McGranitt era stata una Grifondoro.

Il Quidditch non era la cosa più importante, però. Il tredicesimo compleanno di James era l'ultimo martedì di Gennaio, e si avvicinava rapidamente.

Quel fatidico giorno, James ci incontrò in sala comune con un enorme sorriso in faccia. Wren e io gli passammo due pacchi (contenenti cioccorane e un libro sul Quidditch, rispettivamente), mentre Albus gli diede una scatola non impacchettata di roba di Tiri Vispi Weasley. La cosa per la quale James era più emozionato, però, era un regalo da suo padre.

Il professor Potter glielo aveva dato in privato, e James non sembrava entusiasta di mostrarlo a tutta la torre di Grifondoro, quindi ci trascinò per tutta la scuola alla ricerca di una classe vuota.

Finalmente, ne trovammo una adatta: una stanza lunga e vuota che conteneva solo un grosso specchio decorato. Avevamo cose più importanti a cui pensare, però. James estrasse un lungo mantello argentato, mostrandocelo ammaliato.

"Guardate! È il mantello dell'invisibilità di mio padre! Lo ha dato a me!"

Gli occhi di Albus erano più grandi di due piatti da portata. "Whoa..."

Wren allungò le mani. "Posso tenerlo?" James annuì e glielo lasciò nelle sue mani impazienti.

"Non potete dirlo a nessuno, chiaro? Tecnicamente, Wren, non potrei dirlo a te, ma penso che Astra lo avrebbe fatto comunque, quindi..."

"Hey!" Esclamai indignata.

James alzò le mani in segno di resa. "Va bene, va bene! Comunque, papà dice che è uno dei Doni della Morte, ma gli altri due sono persi per sempre."

Fu la mia immaginazione, oppure Wren sussultò quando lo disse?

"Uno dei cosa?" Chiesi.

"Conosci le storie di Beda il Bardo, giusto? Beh-"

"No, non le conosco! Chi è Beda il Bardo?"

Tutti e tre i miei amici mi fissarono. "Ma ogni bambino conosce quelle storie!" Esclamò Albus.

"Sono cresciuta con i babbani! Noi abbiamo, Winnie the Pooh, e Cappuccetto Rosso, e Cenerentola!"

"Cener-cosa?" Chiese James. "Sembra il nome di una malattia!"

Scossi la testa. "Lascia perdere. Spiega e basta."

"Um...beh...c'erano questi tre fratelli," iniziò James, "e arrivarono ad un ponte, e-"

"Perché non andiamo a cercare il libro in biblioteca e le leggiamo la storia?" Suggerì Wren. "Sarà molto meglio."

Così andammo tutti in biblioteca e aspettammo mentre Wren cercava il libro tra gli scaffali. Tornò indietro portandone uno vecchio chiamato Le Fiabe di Beda il Bardo.

"Eccoci qui. Cerchiamo la storia dei tre fratelli." Girò le pagine finché non individuò la storia giusta. Poi, iniziò a leggere.

"C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guardarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata.

 E la Morte parlò a loro.

Era arrabbiata perché tre nuove vittime l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume. Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.

Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicino a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.

Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.

Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell'Invisibilità.

Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell'avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito. A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.

Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invincibile.

Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.

E fu così che la Morte chiamo a sé il primo fratello.

Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tra volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.

Ma era triste e fredda, separata da lui come un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.

E fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello.

Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.

Alzai le sopracciglia. "Va bene...mi ripetete cos'è un Regalo della Morte?"

"Dono," corresse James. "Alcuni dicono che la storia sia vera. I Doni sono il Mantello dell'Invisibilità," James alzò il suo regalo, "la Pietra della Resurrezione, e la Bacchetta di Sambuco."

"Ok...e...?"

"E la persona che possiede tutti quegli oggetti insieme è virtualmente la più potente strega o il più potente mago del mondo," esclamò Wren.

"La gente crede che mio padre li abbia avuti tutti, ma che se ne sia liberato," Albus disse solennemente.

"Silente aveva la Bacchetta di Sambuco," James confermò. "E poi Voldemort gliela rubò. Poi papà la vinse da lui. Ma papà se ne è liberato da qualche parte." James fece spallucce. "Oh beh. Il mantello è comunque fighissimo. Guardate!"

Si mise il mantello sulle spalle, e immediatamente il suo corpo sparì, lasciando una testa galleggiante. Sorrise alle nostre espressioni sconcertate, e alzò il cappuccio in modo da far sparire anche la testa.

All'improvviso, a trenta centimetri da Wren, apparì e sussurrò, "Boo!"

Wren urlò, e la bibliotecaria piombò su di noi. Corremmo velocemente fuori dalla libreria.





Spigolo autore


Alla faccia del regalo. Io da piccolo ero contento coi Lego, e invece James ha avuto il fantastico Mantello dell'Invisibilità.

Sapete cos'altro è fantastico? La saga chiamata The Sea and the Sky Series, scritta dalla simpaticissima e bravissima Ginwalker_.  Una delle migliori saghe su Percy Jackson che ho trovato su Wattpad, in certi momenti raggiunge i livelli dell'originale. Vi consiglio di leggerla il prima possibile.

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima.

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