Capitolo 11 - Un sogno
Wren ci stava aspettando ad Hogsmeade, il che scacciò via tutti i pensieri sulla mia famiglia dalla mia mente. Schizzai fuori dal treno appena si fermò e volai sul binario per salutare la mia amica.
Le tirai le braccia attorno al collo, ma Wren si irrigidì e si allontanò.
"Stai bene?" Chiesi, alzando lo sguardo verso il suo viso. C'era uno sguardo paranoico nei suoi occhi, ma mentre me ne accorgevo se ne andò ed era di nuovo la ragazza allegra e sorridente a cui ero abituata.
"Scusami," disse velocemente, e mi abbracciò. "Sto bene."
In qualche modo, non le credetti. Sembrava più magra, il che era tutto dire dato che Wren era molto magra e snella di natura. Quasi come se non avesse mangiato abbastanza durante le vacanze. Ma di sicuro i suoi nonni potevano permettersi da mangiare...se potevano permettersi un biglietto aereo...
E perché sembrava così terrorizzata quando avevo provato ad abbracciarla?
Parte di me si chiese se me lo fossi solo immaginato. Mentre i nostri amici ci raggiungevano, non vidi neanche un'indizio della ragazza che mi aveva respinta. Wren stava sorridendo e ridendo e parlando proprio come al solito.
Nessuno sembrò accorgersi di qualcosa di strano, quindi decisi che non si trattava di niente. Forse l'avevo solo abbracciata troppo stretta e non riusciva a respirare. Sì, si trattava di quello. In qualche modo, però, parte di me non era convinta.
Stavo per suggerire di salire su una delle carrozze, tirate dal nulla, apparentemente, quando Al diede una gomitata a James. "Guarda, è la tua ragazza!"
Tutti ci girammo nella direzione in cui Al stava indicando per notare di sfuggita dei riccioli castani ballonzolanti che potevano solo appartenere a Mackenzie Walker che saltellava verso le carrozze. James arrossì violentemente e mormorò qualcosa prima di seguirla. Lo guardai finché non salì sulla carrozza dietro di lei. Davvero mi stavo sentendo triste? Perché? Era solo James. Solo il mio amico. Nient'altro.
Al stava spiegando l'entità della cotta di James per Mackenzie a Luna, quindi nessuno a parte Wren notò il mio sguardo persistente. Mi diede uno sguardo di pietà mischiata ad incoraggiamento, e mi diede una pacca sulla spalla. In qualche modo, quel gesto mi infastidì solamente. Non c'era nulla di cui avere pietà di me. Non era successo niente! Invece di sfogarmi su Wren, però, feci spallucce e provai a sentire la parlantina emozionata di Albus.
"Andiamo a trovare una carrozza, ok?" Suggerì Wren.
Presto, noi quattro ci infilammo in una carrozza che probabilmente portava sei persone, ma a quando pareva il resto dei nostri amici avevano trovato posto da un'altra parte. Silenziosamente, pregai che nessuno notò la nostra carrozza semi-vuota. L'ultima cosa che volevo erano dei ragazzi più grandi a disagio che ascoltavano le nostre conversazioni.
Quello che ottenemmo potrebbe essere classificato come peggiore, in realtà. Victoire Weasley e Teddy Lupin si arrampicarono nella nostra carrozza un attimo prima che partisse. Avevo assistito abbastanza a loro due che si mangiavano la faccia durante Natale. Non esisteva che io rimanessi seduta per i venti minuti necessari a raggiungere la scuola provando ad ignorare loro che si baciavano.
Albus sembrò condividere la mia logica, perché disse subito, "Se voi due iniziate a baciarvi, prometto che vi vomiterò addosso."
Victoire alzò le sopracciglia. "Pensi che io non possa semplicemente fare un incantesimo al vomito e farlo cadere su di voi?
"P-Puoi farlo...?" Albus chiese esitante.
Victoire ruotò gli occhi. "Ovviamente. Ma non preoccupatevi, non ci baceremo, va bene? Piuttosto difficile farlo qui. È troppo accidentato."
"Probabilmente sbatteremmo le teste insieme e avremmo commozioni cerebrali gemelle," Teddy aggiunse serio. I suoi capelli oggi erano di un verde vivace, un cambiamento rispetto al suo solito turchese. Luna sembrava esserne ipnotizzata.
"I tuoi capelli erano viola quando siamo partiti," disse semplicemente, fissando Teddy direttamente.
Invece di essere a disagio, come farebbe la maggior parte delle persone, Teddy sorrise. "Già. Oggi mi sentivo più in umore da verde, però. Sai cosa intendo?"
Luna annuì seria. "Sì, capisco perfettamente."
"Guarda qui." Teddy chiuse gli occhi e sembrò concentrarsi a fondo. All'improvviso, i suoi capelli non erano più verdi. Erano rosso fuoco.
Luna sorrise. "È stato carino. Non avevo mai incontrato un metamorfomagus prima."
"Un meta-cosa?" Chiesi.
Tutti mi guardarono sorpresi.
"Non te l'ho mai detto? È ciò che Teddy è," spiegò Albus. "Per questo può cambiare il suo aspetto."
"È ottimo per i travestimenti," disse Teddy. "Posso somigliare a chiunque voglia, in realtà."
"Ma...allora come fai sapere qual è il tuo vero aspetto?" Chiesi lentamente. "Se puoi cambiare il tuo aspetto semplicemente pensandoci, c'è qualcosa che assomiglia realmente a...beh...te?"
Teddy alzò le sopracciglia, moderatamente sorpreso. "Non ci avevo mai pensato. Credo di somigliare all'aspetto che scelgo di avere più spesso. Tipo così." Chiuse di nuovo gli occhi, e subito i suoi capelli cambiarono nella loro sfumatura turchese normale . Beh, il colore a cui ero abituata, più che altro. "Credo che, dato che è così che sono più spesso, sia il mio aspetto normale, anche se non fossi stato un metamorfomagus."
"Oh." Non aveva molto senso, ma dopotutto, molte cose non ne avevano se ci pensavi troppo. Prendete i colori, per esempio. Potrei vedere colori completamente diversi rispetto ad un'altra persona, ma non me ne accorgerei mai perché li chiamiamo con lo stesso nome. È un vero e proprio rompicapo se ci pensi. Ecco perché preferisco non pensarci.
Quella sera a cena, ero sorpresa e contenta che i tavoli di Tassorosso e Grifondoro non fossero stati rimessi ai loro posti. Non sapevo perché la McGranitt non li avesse fatti spostare durante le vacanze, ma non mi importava. Mi ero abituata a sedermi con Arthur e Wren e Albus e Luna, tutti insieme. Anche se Luna era una Corvonero. Non credo che a nessuno importasse sul serio. Era semplicemente leale come i Tassorosso. Almeno non era l'unica ad unirsi ai nostri tavoli. Notai Scorpius che rideva con Rose qualche posto più in là.
La maggior parte dei Corvonero, sorprendentemente, storcevano il naso di fronte a noi tanto quanto i Serpeverde. Alcuni di loro ci lanciavano sguardi gelosi, ma la pressione da parte dei propri compagni li spingeva a rimanere in protesta silenziosa verso il nostro divertimento. Immagino che pensavano fosse...ribellione, o qualcosa, contro il sistema delle Case, e apparentemente non volevano farne parte. Quelli che avrebbero potuto considerarlo erano posti di fronte alla dolorosa scelta tra unirsi alla nostra allegria e diventare emarginati nella propria casa, come Luna, alla quale non importava cosa pensassero gli altri, oppure stare tranquilli e accettati.
I Serpeverde erano molto simili, ma credo fosse il loro enorme odio per Grifondoro che li teneva alla larga più che altro. Era decisamente ricambiato. Ero già sotto l'illusione che da Serpeverde non potesse derivare nulla di buono. Scorpius era una strana eccezione mai sentita prima, per quanto dicesse di non essere l'unico. Nessuno a parte Rose credeva che non tutti i Serpeverde fossero dei cretini impertinenti come Ciara e Nico. Tutti nelle Case erano giudicati in base agli urlatori più chiassosi, Le Ciara ed i Nico degli anni successivi. Parte di me, molto in fondo, sapeva che non ero giusta, ma onestamente non mi importava. Con l'eccezione di Scorpius, tutti i Serpeverde erano cattivi. Tutto qui.
Durante le vacanze mi ero abituata alla vita spensierata e senza programmi dei Potter, ma ci volle solo qualche giorno per tornare alla normalità fatta di orari e lezioni ed altri studenti. Era quasi come tornare a casa da un viaggio. Ci vuole un giorno o due per abituarsi ad essere a casa, ma non importa quanto sia stato divertente il viaggio, o quanto noiosa sia casa, sei comunque felice di essere lì. Credo che Hogwarts fosse davvero la mia casa. Non ne avevo davvero un'altra. Mai avuta.
L'emozione del ritorno a scuola spinse via dalla mia mente i pensieri sia sulla mia famiglia che sul comportamento strano di Wren alla stazione, ma non per molto. Mercoledì notte, la mia mente iniziò a vagare mentre i ragazzi del primo e del secondo anno arrancavano sulle scale della Torre di Astronomia.
"Stai bene?" Sussurrò Wren, dandomi un colpetto mentre camminava di fianco a me.
Feci spallucce. "A posto." Ma non era vero. Non riuscivo a non pensare alle due cose che mi tormentavano. Chi ero io, e se Wren stava bene.
"Non ti credo," Wren sussurrò mentre salivamo sul tetto della torre e ci spostavamo sul davanzale per piazzare i telescopi.
Per qualche minuto, ci fu un abbondanza di casino mentre gli studenti sgomitavano per avere i posti per i loro strumenti e parlavano con i loro amici. Mi accigliai verso Wren nell'oscurità. La vedevo a malapena alla luce delle stelle. I suoi capelli castani le cadevano disordinati sulla schiena, e il suo mantello nero quasi si scioglieva nelle ombre.
"Perché non mi credi?" Chiesi.
Wren mi lanciò uno sguardo critico per un momento, poi fece spallucce. "Non ti credo e basta. Cosa c'è che non va?"
Sospirai. Cosa dovevo dirle? Le mi preoccupazioni su di lei? O i miei pensieri sui miei genitori? Decisi per la più semplice. "Promettimi di non dirlo a nessuno, ok?"
Wren annuì subito, poi si precipitò vicino a me così che potessi abbassare la voce.
"Ti ricordi che qualche mese fa, mi hai chiesto se mi fossi mai posta domande sulla mia famiglia?" Wren piegò leggermente la testa, così continuai, "Beh...prima non lo facevo, ma da quel momento mi sono posta un sacco di domande. E ho chiesto al professor Potter se potesse essere capace di scoprire qualcosa dal sistema di affido...non riesco a smettere di pensarci, Wren, e mi sta facendo impazzire!"
Wren pose la mano sulla mia spalla. "Hey, sono sicura che troverà qualcosa. Ma probabilmente ci vorrà tempo; i governi babbani impiegano sempre tempo. Sii solo paziente, ok?"
Sospirai. "E se non trova nulla?"
"Ci riuscirà. Ne sono sicura," Wren disse fermamente. Non sapevo da dove prendesse tanta sicurezza, ma ne volevo tanto un po'. Ciò mi portò alla Wren paranoica sul binario. Di sicuro era stata la mia immaginazione. Wren non si sarebbe spaventata di nulla. Era una Grifondoro per l'amor del cielo! Sorrisi e finalmente abbandonai l'idea che qualcosa andasse male. Se fosse successo qualcosa, me lo avrebbe detto.
La professoressa Sinistra ci disse in quel momento di guardare nei telescopi, e iniziò la lezione. Quasi mi addormentai, ma mi trattenni in tempo. Ci aveva avvisato di non farlo, dicendo che molti studenti erano caduti dalla torre nel sonno, ma erano stati salvati da un incantesimo prima di colpire il suolo e morire di una morte sanguinosa e violenta. Non volevo esattamente essere una di quegli studenti.
Persi di vista Wren mentre scendevamo le scale, il che era probabilmente una buona cosa visto che mi sarei addormentata addosso a lei. Non era nel dormitorio quando arrivai lì, ma ero troppo stanca per continuare la nostra conversazione. Neanche mi tolsi la divisa prima di cadere nel letto.
Per la prima volta da un sacco di tempo, feci un sogno molto peculiare.
Era scuro. Ero in una specie di grande stanza, o forse una caverna, piena di luci ed urla e risate da maniaco. Nessuno sembrò accorgersi della mia presenza, quindi galleggiai nel mezzo della lotta. Un paio stava duellando in modo spettacolare. La donna era quella che rideva. L'uomo stava evitando le sue maledizioni e ne lanciava di sue.
All'improvviso, il tempo sembrò rallentare. Un lampo verde balenò dalla bacchetta della donna e attraversò la distanza tra i due, colpendo in pieno l'uomo nel petto. Lentamente, la vita volò via da lui, la luce lasciò i suoi occhi, mentre cadeva all'indietro.
Sentii qualcuno urlare dietro di me, e mi girai per vedere chi fosse, ma mentre lo facevo, tutte le ombre della stanza sembrarono essere attirate verso di me, come se fossi nel mezzo di un qualche tipo di vortice. Il tempo accelerò e la stanza attorno a me sparì mentre l'oscurità mi sollevava in aria, facendomi ruotare su me stessa e soffocandomi. Non potevo respirare, non potevo urlare, non potevo vedere...
"Astra!"
Qualcuno stava urlando. Ero io. Stavo urlando, e le mie lenzuola erano tutte annodate attorno a me, quindi potevo muovere le gambe a malapena. Mi guardai attorno all'impazzata, ansimando per respirare, e calciai via le lenzuola.
"Astra, va tutto bene! È solo un sogno!" Wren era di fianco a me, inginocchiata sul pavimento vicino al mio letto. Ai piedi di esso, sedute sul mio baule chiuso, c'erano Iris e Lacy, entrambe fissandomi con occhi spalancati e spaventati. Rose era in piedi in mezzo alla stanza, apparentemente indecisa se andare a chiedere aiuto o provare a tranquillizzarmi. Scelse la seconda, e si unì a Wren di fianco al letto.
"Stai bene?" Chiese Iris con voce sommessa.
Presi un bel respiro. "Sì. Sto bene. Era solo un incubo."
"Non stavi respirando," puntualizzò Lacy.
"Ti eri agitata così tanto che le lenzuola ti stavano soffocando," spiegò Rose.
Iris ruotò gli occhi. "Stanno esagerando."
Wren sembrava la più preoccupata di tutte. "Sei sicura di stare bene?"
"Sì. I sogni non possono farmi del male. Era solo un sogno." Feci spallucce, più calma ora che ero circondata dalle mie amiche. Era solo un sogno. Non era reale. "Andate a letto."
Esitanti, Lacy, Rose e Iris tornarono nei loro letti. Wren non si mosse. "Hai spesso incubi?"
"Mai, in realtà. Non sogno molto spesso, in effetti." Iniziavo a sentirmi a disagio. "In ogni caso è solo un sogno. Non può farmi del male."
Wren si accigliò quando lo dissi, ma tornò nel suo letto. Dovevo essere ancora mezza addormentata, perché avrei potuto giurare che si tolse un paio di scarpe quando si infilò nel letto. Presto, i respiri controllati che riempivano la stanza mostrarono che tutte e quattro le mie compagne di stanza stavano dormendo. In qualche modo, non riuscii ad addormentarmi. Il mio orologio segnava le 3:30, quindi non potevo aver dormito più di due ore, ma non mi sentivo più stanca.
Rimasi nel letto, tentando di processare il mio sogno. Anche mentre provavo a ricordarlo, stava scivolando via. Non riuscivo neanche a ricordare che aspetto avevano le persone. Una cosa che non potevo dimenticare, però, era la risata della donna. La risata acuta e folle che ti aspetteresti di sentire in un manicomio. Era disturbante, e rese impossibile tornare a dormire.
Scoprii che potevo, in realtà, addormentarmi, e successe piuttosto in fretta, dato che un momento prima erano le 3:45 e quello dopo erano le 7:30. Quando mi svegliai, la luce del sole inondava la stanza e Lacy si stava lamentando dei suoi stupidi capelli, un episodio regolare. Li sistemò in una specie di coda di cavallo, creandosi un grosso bulbo in testa. Iris continuava a punzecchiarlo, ridendo, e finalmente riuscì a far sorridere Lacy. Erano di certo fatte per essere migliori amiche.
L'umore nella Sala Grande era molto più mogio, ma non riuscivo ad immaginare perché. Tutti sembravano all'erta, il che sembrava strano. Il soffitto incantato sopra di noi mostrava una giornata di sole, una rarità a Gennaio, e non capii come il tempo non influenzasse l'umore di tutti in modo positivo.
Prima che il cibo apparisse di fronte a noi, scoprii la causa dell'inquietudine. La McGranitt richiamò l'attenzione, e per la prima volta da un po' di tempo, tutte le chiacchierate cessarono all'istante. Si schiarì la gola e disse, "Studenti, ho paura di dovervi annunciare che c'è stato un altro attacco."
Spigolo autore
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima.
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