Capitolo dieci.
"E tu chi sei?" Domandai, osservando un biondino che leggeva 'Fuori piove dentro pure, passo a prenderti?'.
"Questa domanda la dovrei fare io a te." Disse sorridendomi.
"Cercavo Cameron." Annuì.
"Devi essere Abigail." Continuava a sorridere ma poi come conosceva il mio nome?
"Come?" Venni interrotta da lui che mi disse di accomodarmi.
La stanza era grande quanto la mia ma c'erano solo due letti. Mi sedetti su quello vuoto. Era sicuramente di Cameron.
"Cameron parla solamente di te." Ridacchiò.
"A te, invece, piace?" Domandò il ragazzo di cui non conoscevo il nome.
"Non so." Mi sdraiai su quel letto che odorava di Cameron.
"Te lo si legge in faccia che ti piace, poi ho ascoltato la tua conversazione con la ragazza con te... Si chiama Kristal giusto?" Annuii.
"Quindi anche lui?" Scosse il capo.
"Lui non c'era e so che hai ascoltato le sue parole." Mi fece l'occhiolino.
"Tu sai un bel po' di cose su di me ma io non conosco niente di te." Dissi, rimettendomi a sedere a gambe incrociate fissandolo negli occhi.
"Mi chiamo Nathan, ho 17 anni e sono stato trasferito in questo ospedale da 6 mesi perchè quello del mio paesino non era molto attrezzato." Fece spallucce e mi sorrise.
"Da cosa sei affetto tu?" Chiesi spontaneamente.
"Leucemia." Sospiró ed accarezzò il libro.
"Mi spiace."
"A me, come pure a te, non piace sentire questa frase per compassione." Mi fulminò con lo sguardo.
"Sai troppo su di me." Lo rimproverai amichevolmente e lui ridacchiò.
"Io dovrei andare." Dissi dopo un lungo silenzio. Sentimmo la porta aprirsi e la testa di Cameron sbucare dal nulla.
"E tu che ci fai qui?" Domandò, notando la mia presenza.
"Ero venuta a cercarti." Gli risposi francamente.
"Io vado a fare quattro chiacchiere con la dottoressa." Nathan ci lasciò soli.
"Perché?" Chiese, sedendosi sul suo letto di fronte alla sottoscritta.
"Stamani. Il bacio." L'ultima parola quasi non si sentiva.
"Perchè sei scappata da me?" Mi fissò dritto negli occhi.
"Ho le idee confuse." Spostai lo sguardo sul libro che Nathan aveva rimasto sul suo letto, in quel momento era diventato molto interessante.
"Su cosa?" Quasi urlò.
"Non lo so." Mi presi la testa tra le mani, richiudendomi a riccio su me stessa.
"Tu hai paura?" Domandò ed io annuii.
"Ho sta cazzo di fobia che mi perseguita, tutto questo è sbagliato." Risposi con le lacrime agli occhi.
"Perchè deve essere sbagliato? Per me è tutto così perfetto." Mi accarezzò la guancia su cui erano scese delle lacrime traditrici.
"Non è perfetto. Io... Tu... Noi... Non è perfetto. È sbagliato. Lo sai che siamo affetti da sto male... Non stiamo bene..." Dissi tra un singhiozzo ed un altro.
"Insieme sì. Insieme siamo perfetti. Due metà destinate ad incrociarsi ed incatrarsi perfettamente come i due pezzi mancanti ed essenziali di un puzzle." Tirai su col naso e, dopo essermi rimessa sulla sedia a rotelle, scappai via. Sapevo fare solo quello: fuggire.
Andai, di nuovo, su quel balcone, però, stavolta ad osservare lo splendere della luna.
"Nessuno è perfetto. Neanche lei." Un suo braccio mi avvolse la vita e con l'altra mano libera indicò la luna.
"Neanche loro." Puntò il dito sulle stelle.
"Nessuno è perfetto ma guarda questo cielo: così scuro ma illuminato da tutti loro. Questa è perfezione: l'incastro tra vari pezzi diversi per formare un unico grande splendore. La perfezione che tutti amano." Mi voltai verso di lui e, stavolta, fu lui a baciare me.
Kristal. Domani avrebbe subito l'operazione. Mi staccai dal bacio, sorridendogli.
"Dobbiamo andare."
"Perchè adesso." Disse, battendosi una mano in fronte.
"Domani Kristal si deve operare."
"Tra poche ore vorresti dire." Mi corresse.
"Che ore sono?" Chiesi preoccupata.
"Le tre."
Passammo l'intera, o per meglio dire quasi tutta perchè tra i miei pianti e il cielo ne avevano perso di tempo, con Kristal per incoraggiarla ad essere forte.
"Ma da quand'è che ti sei rasata i capelli?" Domandai, notando quel 'piccolo' particolare che non avevo intravisto precedentemente
"Stamattina dopo che siete usciti dal bagno." Rispose abbassando il capo.
"E se muoio?" Chiese preoccupata lei.
"Ma no che non muori." Risi io.
"Tu la prendi alla leggera, non sei tu quella che deve andare sotto i ferri." Disse, mangiucchiandosi le unghie.
"Andrà tutto bene fidati." Le sorrise Cameron.
~~~~~~
Il mattino seguente il putiferio.
Avevamo avuto il culo perchè Cameron ed io ci eravamo addormentati nello stesso letto e la dottoressa Hersen o qualsiasi infermiere non si accorsero di ciò. A svegliarci, infatti, non furono le solite donne di pulizie e le signore che dovevano lavare me e Ariel ma, ben sì, la cara e dolce Kristal che pareva impazzita quella mattina.
"Svegliatevi ragazzi." La voce di Kristal cominciava a romperci le scatole a prima mattina.
Mugolai qualcosa di incomprensibile e mi voltai dall'altro lato, dove trovai il petto duro di Cameron, ci diedi pure una bella capocciata.
Cameron si svegliò e mi imprecò contro per aver infranto il bel sogno che stava facendo.
"Tra poco vengono i dottori." Urlò esasperata.
"Ma che ore sono?" Domandò , con la voce ancora impastata dal sonno, il moro.
"Le sette meno qualcosa." Disse Kristal.
"Abbiamo dormito un'ora." Dissi cercando di riprendere sonno.
"Tra un paio di minuti, arriveranno i dottori. Devo essere essere operato cazzo." Urlò sempre più ansiosa.
Io e Cameron ci sedemmo sulle nostre sedie a rotelle, aspettando che Kristal uscisse dal bagno.
Gli infermieri finalmente arrivarono e la stesero su una barella per poi trasportarla da una stanza all'altra fino ad arrivare al secondo piano. La fecero entrare in un'altra stanza dove Ethan ci impedì l'accesso.
"Aspettatela qui." Ci sedemmo sulle sedie rosse aspettando che operazione sarebbe finita in fretta.
"Qui ti aspettai lo sai?" Appoggiai la testa sulla sua spalla, fissando la parete bianca e sperando per la mia amica.
"Quando?" Chiesi perplessa.
"Il giorno in cui venisti operata, io aspettai tutto il tempo qui fuori per vederti di nuovo." Mi sorrise , lasciandomi un bacio fra i capelli.
"Perchè poi?" Fece spallucce.
"Mi incuriosivi, ti avevo vista stare male su quella barella e vole vedere chi fosse la nuova arrivata. Avevo anche sentito che la dottoressa Hersen presupponeva che una ragazza avesse il mio stesso male ma avrei mai immaginato che quella ragazza così scontrosa e acida, che mi rinfacciò di non avere niente rispetto a me, sarebbe divenuta la mia fidanzata." Ridacchiò lui.
"Quindi siamo una." Venni interrotta dal moro.
"Se vuoi." Alzò le mani in segno di arresa.
"Una bella proposta devo dire." Risi io mentre lui alzò gli occhi al cielo.
"E comunque sì." Gli diedi un bacio sulla guancia.
"Siete disgustosi." La voce di Sharon echeggiò in quella sala d'attesa.
"Ma quindi vi siete?" Annuii.
"Finalmente, era ora che vi metteste insieme." Alzai gli occhi, ma perchè tutti pareva che aspettassero quel momento?
"Ma che stavi sognando stanotte?" Gli sussurrai nell'orecchio curiosa.
"Te mezza... "
"Pervertito." Urlammo in coro io e Sharon per poi riderci sopra.
"In realtà ho sognato che Ariel si svegliava." Fissò il soffitto e sospirò.
"Lo vorremmo tutti." Sussurrai malinconica.
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