Capitolo diciasette
Non dissi nulla ad Hanna e mi diressi nella stanza di Cameron. Vi trovai solo Nathan con un libro diverso tra le mani: Le pagine della nostra vita.
"Abi? Che ci fa qui? Non dovevi esserci tu con Cam oggi? Se non te la sentivi, basta venirmelo a dire, andavo io." Chiuse il libro, poggiandolo sul comodino, e girandosi verso di me.
"Ehy, sei pallida, cos'è suc..." Lo interruppi subito, riflettendo sulle sue parole, dette alla velocità della luce.
"Ho dimenticato che oggi iniziava le chemio, cazzo, devo andare." Corsi al secondo piano e, dopo aver chiesto ad alcuni infermieri dove potessi trovare il mio ragazzo, lo trovai. Sdraiato su un lettino, con mille flebo intorno a sè, stringendo forte le lenzuola, sudava freddo.
Aprì un occhio e, notando la mia presenza, accennò un sorriso. Non so cosa mi prese, ma mi diressi veloce al bagno più vicino. Mi accovacciai vicino e vomitai il poco che avevo ingerito quella mattina. Mi squai il viso e, a quel punto, riuscii ad entrare nella stanza, affiancando il letto.
"Se ne hai il bisogno ancora." Prese un secchiello, che proprio non avevo visto, e me lo porse. Ridacchiai.
"Idiota." Gli diedi un leggero buffetto sul braccio e, sentire la sua risata in un momento così difficile, mi rallegrò un po'.
"Mi spieghi cosa ti è successo?" Mi accerezzo la guancia con la mano, sulla quale lascia un piccolo bacio.
"Non lo so cosa mi sia preso, vederti soffrire, guardarti in questo stato. Non lo so." Dissi con flebile voce.
"Faccio così schifo?" Ridacchió ma si sentiva che la risata era autondotta per maschera il dolore, ben visibile dai suoi occhi.
"No che non fai schifo." Gli sorrisi debolmente e appoggiai la testa sul suo petto.
Fece scivolare la mano dalla mia guancia, percorrendo l'intero braccio e giungendo alla mia mano, posta sul letto, e le fece intrecciare.
***
Quando lasciarono finalmente libero Cameron, ci recammo ognuno nelle rispettive stanze.
"Ehy, Kry. Chi é stata bel bimbo." Domandai, vedendola giocare con un bambino pelato sul letto dell'ex bionda.
"Si chiama Alexander." Mi regaló un enorme sorriso. Mi sedetti sul letto con un balzo, aggiungendomi a loro.
"Ma buonasera, quanti anni hai, Alexander?" Mi rivolsi al bambino con degli occhi blu bellissimi. Non azzurri, erano proprio blu.
"Sei." Si giró a guardarmi, donandomi anch'egli un enorme sorriso, e poi irnare a colorare l'orso di peluche, palesemente disegnato da Kristal.
"Hai fatto amicizia?" Ridacchiai.
"L'hanno trasferito in questa stanza per mancanza di spazio nel reparto dei bambini." Orientai lo sguardo verso il bambino e poi a Kristal. Capí all'istante e mi sussurró all'orecchio 'tumore al polmone sinistro'. Chiusi gli occhi, sospirando.
"Sei stata con Cam?"
"Sí, neanche il tempo di entrare nella stanza che sono dovuta andare a vomitare."
"Te l'avevo detto che sarebbe stata difficile." Mi accarezzò un braccio, sconsolata.
"Poi sono rimasta con lui." Mi strinsi nelle spalle, ricordando le parole del medico: 'sono le possibilità di riuscita dell'operazione ma se non ci proviamo la bambina morirebbe in poco tempo'.
"Terra chiama Abigail." Mi sventolò una mano dinanzi al viso, ridacchiando.
"Scusa." Biascicai interrompendo i miei pensieri e rivolgendo la mia attenzione all'ex bionda.
"È successo qualcosa?"
"Aria." Sussurrai quel nome come se fosse un parolaccia, un qualcosa di proibito.
"Cosa l'è successo?"
"Ha avuto un mancamento e dopo analisi del sangue e cardiogramma, le hanno scoperto una malformazione al suo povero cuoricino. Domani la operano, le possibilità sono poche, quasi nulle. Ma se non la operassero, morirebbe nel giro di poco tempo." Tirai sul col naso, mi ero affezionata tropo a quea bambina che rischiava la vita. Sentii le braccia di Kristal avvoltermi in un forte abbraccio.
"Che ore sono?" Mi asciugai le lacrime con i dorsi delle mani, sorridendole debolmente.
"Le undici e mezza circa."
"Siamo stati quattro ore in quella stanza, wow." Sospirai incredula.
"Hanna, se non sbaglio è quello il nome della mamma." Annuii.
"È venuta circa un'ora fa, ha lasciato una lettera sul tuo comodino, ha detto che appena venivi dovevo parlartene."
"Hai letto cosa c'è scritto?" Scosse la testa. La madre di Alexander, una donna sulla trentina d'anni fece irruzione in stanza.
"Grazie Kristal per aver badato a mio figlio."
"Di niente, Sophie." Le sorrise.
"Vado a fargli il bagnetto, qualcuno di voi due deve andarci?" Disse mentre raccattava l'occorrente nella piccola valigia verde smeraldo.
"No." Rispondemmo in coro io e Kristal.
"Comunque io sono Abigail, piacere." Le porsi la mano, non appena ebbe finito di raccogliere la roba. Me la strinse, sorridendomi.
"La famosa Abigail, la Hersen mi ha parlato di te. Piacere Sophie. Ora se mi scusate." Prese per mano il bambino dagli occhi bli e lo portò nel bagno.
Saltai sulla sedia, raccolsi la lettera e mi andai a sdraiare sul letto, affianco a Kristal.
"Pronta?" Domandò.
"No." Ridacchiai e aprii la busta, sospirando.
Promemoria: È successo tutto in fretta ma non mi pento di questa scelta perché l'ho fatta per una persona che amo, mia figlia Aria.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top