Epilogo: "Ultimamente penso alla P.C.A"

La canzone inserita nel capitolo, nonché quella nei media, si intitola: Everything is lost.

Per una maggiore percezione del capitolo, posso consigliarvi di sentire il ritornello quando leggerete la prima frase.

Un'ultima cosa, se siete così gentili da darmi il vostro numero whatsapp, creo il nostro piccolo gruppo. Vorrei interagire di più con voi, se me lo permettete.

Buona Lettura.

-

L'anno stava terminando, e con se stava terminando il tempo in quell'Accademia. I sorrisi, le risate, i momenti tristi e felici sarebbero rimasti dentro quelle stanze.
Kathrin stava finendo di preparare la sua valigia e dopo averla chiusa si accasciò sul letto.
"Mi mancherà questa gabbia di matti" sorrise osservando bene la sua camera. La sua compagna di stanza Vic era già partita il giorno precedente. Il preside aveva dato tre giorni agli studenti per prepararsi e andarsene. C'era chi si era fiondato subito fuori dall'Accademia, voglioso di vivere un estate indimenticabile, c'era invece chi aveva deciso di restare ancora un po' aspettando fino all'ultimo giorno, come Kathrin e gli altri.
"A chi non mancherà questo posto?" replicò Michael raggiungendo la ragazza sul letto e baciandola sulla nuca. L'odore di miele nei capelli di lei invase totalmente le narici di Michael che ancora una volta, si considerava fortunato per aver trovato una ragazza così semplice e dolce, ma allo stesso tempo determinata e forte.
"In fondo è proprio qui che ci siamo conosciuti, no?" disse il più grande alzandosi dal letto e aprendo il mini-frigo.
Kathrin lo osservò e socchiude gli occhi piano, stressata dagli ultimi giorni in Accademia.
"Già" sorrise a sua volta Kat portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi aggiunse "Sicuro di aver preparato tutto amore?"
"Sì. La valigia è all'ingresso della camera. Salutiamo gli altri e partiamo." rispose l'altro, sorseggiando dell'acqua ghiacciata.
Si erano dati appuntamento con tutti gli altri in camera di Alex, Christopher e Zach per salutarsi. Avevano deciso tutti luoghi diversi per le loro vacanze estive, si sarebbero rivisti solo l'anno dopo. Non era facile salutarsi, dopo un anno di certezze e incertezze, di amore e odio, di tristezza e felicità, tutte emozioni contrastanti tra di loro che però insieme formavano l'immagine perfetta di quell'anno passato insieme.
Kathrin pensò al suo rapporto con tutti i ragazzi, a partire da Cameron e Jonah con cui ogni tanto scambiavano battutine e con cui Kat si arrabbiava ogni volta che loro commettevano un errore con i loro rispettivi fidanzati.
Pensò ad Austin, che all'inizio dell'anno le aveva chiesto aiuto con Christopher, dimostrandosi un ragazzo all'apparenza duro, ma in realtà dolce ed gentile.
Pensò poi si suoi tre piccoletti.
A Christopher, il primo che aveva conosciuto tra i tre. L'aveva visto in un momento di debolezza e di amore. E Kathrin l'aveva aiutato, dandogli una speranza in più, una spinta per dichiararsi, per dimostrare il suo amore, perché dimostrare il proprio affetto era la cosa più bella che si possa fare. Rifletté sul comportamento di Chris, che era cambiato nel corso del tempo, che era sempre stato un ragazzo dolce e sensibile, con un cuore d'oro. Però era cambiato di più con Austin, che l'aveva fatto innamorare, che gli aveva consegnato il suo cuore e Chris lo teneva al sicuro gelosamente, avvinghiato ad come se fosse la sua unica ancora di salvezza in un mare in tempesta.
Poi pensò ad Alex, alla sua dolcezza, alla sua determinazione, alla sua solarità e alla sua gioia di vivere. Con il suo carattere non faceva altro che portare felicità nel cuore di tutti. Era in grado di tirare sù il morale a chiunque, in passato ci era riuscito anche con Austin, quindi anche la prova più ardua l'aveva superata. Se Kat non l'avesse conosciuto, forse ad ogni suo crollo, lei si sarebbe alzata con fatica e più debole di prima, ma grazie a lui era riuscita a vincere su tutto, ma soprattutto era riuscita a vincere la felicità.
Pensò poi a Zach. A quel ragazzo tutto miele, che pensavano che fosse di cristallo, a cui tutti badavano con cura come ad un figlio. Solo lei aveva capito che Zach non voleva questo, ma soprattutto non lo era. Lui poteva essere debole ma si era sempre dimostrato forte nei momenti nei quali chiunque sarebbe crollato. Perché in realtà Zach era tutt'altro che un bambino indifeso, lui era una roccia. Una roccia che come tutte, a volte si sgretolava e perdeva qualche pezzo, ma poi lo recuperava con la forza e soprattutto ripartiva più determinato di prima.
Infine pensò all'unica folata di novità nella sua vita. Una folata di vento leggera, delicata che le aveva fatto vivere e passare momenti di spensieratezza e d'amore che lei non aveva mai provato prima. Una leggera folata di vento che le aveva scombussolato la testa e la vita, ma soprattutto il cuore che batteva sempre fortissimo come la prima volta. A quella folata di vento che aveva alimentato il fuoco di passione che c'era in lei. A quella folata di vento che in più delle volte l'aveva trascinata via dalla tristezza, dal male e l'aveva salvata. A quella folata di vento di nome Michael.
Quella stessa folata di vento che ora la stava chiamando da minuti e che si era anche un po' preoccupata.
"Amore? Hey, ci sei?" domandò di nuovo Michael osservandola preoccupato.
"Mh... Oh si, scusami. Ero in balia di pensieri." rispose dolcemente Kat, alzandosi dal letto e prendendo la valigia.
"Va bene." rispose l'altro, raggiungendola per prendere la valigia troppo pesante.
"Quante cose ti eri portata ad inizio anno?" chiese sorridendo Michael.
"In realtà la maggior parte delle cose le ho acquistate durante l'anno" rispose ridendo Kathrin facendo la linguaccia.
"Sei sicura che tuo zio mi possa ospitare quest'estate?" chiese poi Michael ritornando serio. "Non vorrei essere di troppo." aggiunse infine.
"No amore. Ti ho già spiegato che la casa è abbastanza grande e che sicuramente a Zio Ted non potrà far male una mano in più nella locanda." sorrise, "Passeremo l'estate lì, tra le montagne e i laghi." disse Kat euforica, facendo sorridere Michael che annuì lentamente baciando la sua ragazza.
Le labbra morbide dei due si scontrarono ancora, ma questa volta a differenza delle altre, c'era più desiderio che rese quel bacio ancora più magico.

-

Jonah uscì dal suo dormitorio e si diresse a quello del suo ragazzo. Durante l'estate aveva deciso che avrebbe fatto a Zach una sorpresa. Infatti il più piccolo non sapeva dove avrebbe passato l'estate, il suo ragazzo gli aveva detto soltanto di preparare la valigia con vestiti estivi e alcuni più pesanti.
Zach non apprezzò l'idea, amava pianificare ogni cosa e avere tutto sotto controllo.
Dallo studio al momento libero. E non sapere la meta sconosciuta, lo faceva impazzire.
Allo stesso tempo però, non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con il suo fidanzato. Solo lui e Jonah, tranquillità, riposo e amore.
Jonah arrivò a destinazione e spinse i portoni dell'entrata. Percorse il lungo corridoio e arrivò alla Stanza 210. Si meravigliò poiché una volta aperta la porta, trovò la stanza vuota, cosa che in quell'anno non era mai accaduto. In quella stanza si erano tenuti i momenti più belli, più tristi di quell'anno passato insieme.
Richiuse la porta e tirò fuori dalla tasca il cellulare con l'intento di comporre il numero di Zach, ma una volta acceso il display notò il messaggio.

Siamo tutti al chiosco, raggiungici. Ti amo.
-Zach

-

3 giorni prima

"Hey". Austin chiamò il suo fidanzato.
Ultimamente le cose tra Christopher e Austin non andavano bene. Il più piccolo aspettava con ansia la decisione del fidanzato, riguardante il lavoro offertogli dal padre. Negli ultimi giorni non faceva altro che riflettere sulla possibile scelta di Austin e ora, Chris si stava torturando le mani per l'ansia, la fronte sudava e lo sguardo era attento ad ogni minimo gesto del fidanzato, come se da questi potesse capire il suo intento.
Si erano incontrati quel pomeriggio, perché Austin gli aveva detto che finalmente aveva preso una decisione e ora Christopher aspettava che il ragazzo parlasse.
"Chris, non mi guardare così." iniziò il maggiore.
"Come ti dovrei guardare Austin?"
"Mi stai guardando come se da questo dialogo dipendesse la nostra relazione."
"È così Aust." replicò duramente Christopher.
"Ma per favore Chris." sbuffò sonoramente il moro, alzandosi dal letto del più piccolo.
"Austin se hai accettato il lavoro, non è un buon modo per dirlo." replicò il minore.
"L'ho accettato, Chris."
Quest'ultimo se lo aspettava, ma sentirselo dire faceva ancora più male.
In quel momento le sue certezze si distrussero una ad una. Chris stava cadendo in un vortice e sapeva che non sarebbe più riuscito a uscirne. Non c'era niente su cui aggrapparsi, niente su cui piangere, niente su cui arrendersi.
C'era il vuoto intorno a lui, vuoto come il suo cuore in quel momento, come il suo sguardo che perso girovagava nell'oscurità, senza un faro. Perché fino a quel momento la sua guida era stata Austin.
Quello stesso Austin che l'aveva aiutato, che l'aveva amato, che l'aveva protetto e che ora lo stava uccidendo senza pietà.
Chris gli aveva donato il suo cuore piccolo e fragile, gli aveva dato fiducia e amore. Ma dov'erano in quel momento tutte queste cose?
Dove era andato a finire l'Austin che lui conosceva?
"Hai pensato a noi?" le mani di Chris tremavano e la voce era spezzata dal pianto.
"Chris, almeno per l'estate potresti venire da me, e poi per l'inverno decideremo." rispose il fidanzato, ormai anche lui sull'orlo del pianto.
"Per l'inverno decideremo? Ma ti ascolti quando parli Austin? La P.C.A. È casa mia ormai . Ho trovato degli amici, il mio amore più grande ma allo stesso tempo ho trovato tutte le mie insicurezze, i miei pianti, le mie paranoie che erano lì ad attendermi e a trascinarmi giù con loro. Ma grazie a Zack, Alex, Jonah, Cameron, Kathryn, Michael, grazie a te, non mi sono lasciato andare, perché io ti amo Austin." le lacrime scendevano ormai a dirotto, e il volto stanco di Chris desiderava solo tregua.
Chris si chiese se forse l'amore non era un motivo sufficiente per convincere Austin, eppure era tutto ciò che avevano, tutto ciò che poteva donargli.
"Vuoi capire che sto accettando il lavoro anche per questo? Per il nostro amore? Per garantirci un futuro stabile?" Austin aveva iniziato ad urlare e Chris aveva arretrato.
Chris non voleva un futuro stabile, non senza Austin, non voleva una grande casa e dei soldi, solo il suo compagno, una vita insieme, un modo per potersi amare nonostante la distanza.
Avrebbe voluto sapere se esisteva un modo per riuscire a superare tutta quella situazione insopportabile, ma ormai si era lasciato andare all'idea che non si potesse fare più niente e che lui non sarebbe sopravvissuto a tutto quello, era troppo.
Si lasciò andare alla tristezza, a cosa serviva asciugarsi le lacrime se queste avessero continuato a scorrere inesorabilmente portandolo con se in un mare di disperazione e dolore in cui sarebbe inevitabilmente annegato, senza neanche la possibilità di risalire, perché solo in balia di una situazione che non sapeva e non poteva affrontare.
Aveva fatto tutto il possibile eppure non bastava, non era abbastanza.
Il cuore di Chris non ce la faceva, stava mantenendo un peso troppo grande da reggere e sopportare.
"Cosa me ne faccio di un futuro senza amore Austin?" domandò lentamente Christopher prima di voltare le spalle e andarsene, lasciando tutto lì, tristezza, rabbia, paura e amore.

FINE FLASHBACK

Il vento fece muovere le foglie degli alberi di pino che accerchiavano il chiosco.
Il paesaggio circostante era tranquillo e i ragazzi della P.C.A. erano lì a salutarsi.
"Non ci vedremo tre due mesi ragazzi." Kat sorrise malinconicamente e una lacrima le scese giù dai suoi bellissimi occhi.
"In fondo sono solo due mesi." rispose Chris con lo sguardo spento.
Tutti gli altri si guardarono complici e Alex annuì. Era meglio non contestarlo.
"Mi mancherete così tanto." disse Zach, appoggiando la testa sulla spalla del fidanzato, il quale annuì.
"Mi mancheranno le lezioni, le stupidaggini fatte insieme, le nostre litigate, l'amore che ci siamo scambiati. Mi mancherete voi."
Ed infondo era vero: quei ragazzi in quei mesi si erano aggrappati l'un l'altro, si erano dati forza e ora che le loro strade si dovevano dividere per un po', non erano pronti.
Christopher si alzò dalla panchina.
"Ragazzi io sono stanco, mio padre è già partito da casa e non voglio farlo aspettare."
"Vai da tuo padre?" chiese Alex e si alzò per raggiungerlo. Il minore non rispose, lo abbracciò soltanto e gli sussurrò all'orecchio un 'Ti voglio bene' stanco.
Fece così con tutti e alla fine sorrise, dimostrando tutta la sua tristezza sono con quel gesto.
Il cuore di Kat si strinse in una morsa dolorosa, ma dopo avergli detto di chiamarla quando sarebbe arrivato a casa lo lasciò andare.
Chris voltò ancora una volta le spalle e si incamminò verso il dormitorio sotto gli occhi dei suoi amici.
Tutti osservavano come un piccolo guerriero che se ne andava, gettando la sua arma da guerra a terra, con il cuore strappato ferocemente fuori dal petto.

-

Dopo pochi minuti raggiunse la Stanza 210, aprì la porta e sorrise, notando quanto quella stanza era il pilastro fondamentale di tutto.
Ricordò l'iniziale incontro con Alex avvenuto in quella camera:

"Come ti chiami?" oltre che cieca pure sorda? Ma in che situazione si era cacciato quel povero ragazzo?!
"Christopher Sparks"
La segreteria iniziò a scorrere quello che doveva essere l'elenco degli studenti e a un certo punto si fermò e chiese "Christopher Sparks?".
Cosa dovesse fare un ragazzo per sapere la propria stanza Chri proprio non lo sapeva.
"Si, sono io, dove alloggio?"
"Stanza 210, ala Ovest del dormitorio maschile, secondo piano, insieme a... Alex McCardue"
La segretaria, se così si poteva definire la donna topo, consegnò le chiavi al povero ragazzo che subito corse fuori verso il dormitorio, attraversando mezzo campus.
Finalmente era davvero alla PCA, quasi non riusciva a crederci, correva per arrivare alla stanza, ma cosa più importante, perché era felice.
Finalmente dopo tanto tempo era felice e poteva dire di essersi meritato quel sorriso che da tanto aveva abbandonato il suo volto e che ora era ritornato a increspargli le labbra carnose.
Arrivò velocemente al dormitorio.
"206, 207, 208... 209... 210!" aprì la porta senza pensarci due volte, ma non pensava certo di inciampare in una borsa finendo rovinosamente a terra.
Figura di merda numero 2, di male in peggio.
"Ehy! Ti sei fatto male?" la faccia di Christopher era ancora ben spalmata sulla moquette, quando una voce maschile lo riportò alla realtà, ricordandogli che forse aveva anche un compagno di stanza...
Subito cercò di alzarsi e gli fu offerto un aiuto dal proprietario della voce che poco fa lo aveva chiamato.
Accettò di buon grado l'aiuto del suo nuovo compagno di stanza, afferrandogli saldamente la mano calda e forte.
"Credo di no, grazie comunque" disse cercando di sorridere mentre si teneva la testa con una mano, l'atterraggio sul pavimento non era stato dei migliori.
"Io sono Christopher"
"Io Alex, piacere"

Si ricordo anche quando Austin aveva bussato sulla porta della stanza per chiederlo di abbracciarlo:

Austin uscì dalla camera, camminava a passo svelto, senza guardare in faccia nessuno, continuando per la sua strada, sapeva dove andare e le sue intenzioni non sarebbero cambiate per nulla al mondo, aveva una meta precisa ed era deciso a raggiungerla. Percorse i corridoi notando che i ragazzi del dormitorio parlavano tranquillamente, non li degnò di uno sguardo, aveva di meglio a cui pensare.
Dopo il tragitto, fatto quasi di corsa, finalmente si trovò davanti alla porta che tanto aveva cercato.
Tirò finalmente un sospiro di sollievo e cercò di liberare ancora una volta la mente dai mille pensieri che la occupavano, per poter agire lucidamente, almeno una volta.
Poi finalmente, bussò alla stanza '210'.
Chris aprì la porta tranquillamente, lasciando che il nuovo arrivato potesse notare sul suo volto tutta la stanchezza di cui era provvisto quel suo piccolo corpicino.
Il suo umore cambiò del tutto appena vide Austin, l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento di indecisione.
"Austin?" Chris ruppe il ghiaccio.
Non sapeva esattamente cosa fare, ma sapeva che non potevano rimanere per tutta la notte a guardarsi come delle statue.
Austin espirò, come se fino a quel momento avesse trattenuto il fiato, e finalmente lo lasciò andare, per riprendere nuovamente ossigeno nei polmoni.
Un po' come le sue emozioni, aveva lasciato andare quelle che si era tenuto dentro e ora voleva solo accoglierne delle altre dentro quel suo cuore
Un cuore troppo grande per poterlo capire del tutto, ma troppo piccolo per essere condiviso in due.
"Zitto e abbracciami Sparks"

Ma ormai non era più così, ogni cosa successa in quella stanza e fuori erano caduti nel dimenticatoio e nessuno sarebbe riuscito a tirarle fuori, non più.
Si mise gli auricolari e schiacciò play sulla canzone scelta. La melodia partì subito dopo e sferrò un pugno di ferro al cuore ancora più distrutto di Chris:

Everything is lost,

and this nightmare closing in,

Si lasciò concedere solo altre due lacrime poi le asciugò e chiuse lentamente le palpebre.

There's a sorrow beneath my skin

Ed era vero, c'era solo tristezza sotto la sua pelle, che bruciava senza sosta, mandando in cenere tutto, ogni emozione che incontrava per la sua strada.
Prese la valigia e uscì. Chiuse per l'ultima volta quella porta e sorrise tristemente leggendo il numero di quella stanza. E per la terza volta in quel giorno, girò le spalle e se ne andò.

This is the end of me.

FINE

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