Capitolo 9: "Segreti innocenti"
Lacrime di coccodrillo.
Glielo dicevano sempre, le sue erano lacrime di coccodrillo, false, come il creatore delle medesime.
Non aveva mai capito perché gli dessero del falso, ma tutti lo avevano sempre fatto, chiunque lo vedesse soffrire alla fine gli voltava le spalle e gli diceva di non scherzare.
Perché il suo dolore non poteva essere vero?
Austin odiava già abbastanza quel mondo per avergli dato quel carattere insolito e decisamente poco amabile, inoltre doveva anche stare a guardare persone ignoranti che sottovalutavano il suo dolore?
No grazie.
Non ci teneva affatto.
Chi erano poi quelle persone per dirgli cosa era lui, tanto alla fine se ne sarebbero andate.
Alla fine tutti lo lasciavano solo.
Erano passati già 3 mesi e fra poco sarebbe iniziata la settimana di vacanza che di solito la P.C.A. gli lascia, anche per il giorno del ringraziamento.
Ma Austin proprio non ne aveva voglia di stare tra parenti quasi sconosciuto che gli dicevano quanto era cresciuto, gli chiedevano della scuola oppure della fantomatica "ragazza" di cui tutti i parenti chiedono.
Che poi cosa volevano sapere, li vedeva solo 3 volte all'anno e quello già gli bastava.
Austin odiava i posti affollati, con gente che non conosceva, forse perché si perdeva spesso ed aveva un pessimo senso dell'orientamento.
Quel piccolo dettaglio di se però lo aveva sorpreso quando, seguendo l'istinto, si era ritrovato sul retro del dormitorio ad ascoltare la voce del biondo più problematico del mondo.
Quella volta c'era rimasto davvero male, forse perché a modo suo voleva provare a scusarsi e non c'era riuscito.
Non si scusava spesso, anzi, quasi mai, ma quando voleva farlo non ci riusciva, come quella volta.
Però almeno una cosa, delle tante che si teneva nel cuore, era riuscita a dirla.
"Io ci tengo a te" penoso, non poteva dire niente di meno consono a quella situazione.
Avrebbe dovuto dare ascolto a Cameron quando gli diceva ogni volta che doveva aprire di più il cuore alle persone; però proprio non ci riusciva, era una cosa che ancora gli risultava fuori dal comune, o almeno con persone come il biondo.
Stranamente, invece, con Cameron risultava tutto più facile, gli diceva tutto.
Ma ancora non ci riusciva, non con tutti, forse perché nel suo cuore erano racchiusi troppi segreti, che forse è meglio rimangano tali.
Sposta ancora una volta il mouse del computer per rifinire quel l'ultimo bordo, quello che aveva già fatto e rifatto, mille volte; era pronto, era inutile girarci intorno, avrebbe solo dovuto stamparlo e ridarlo al proprietario.
Però qualcosa lo frenava, forse il fatto che ora era odiato dal così detto "proprietario".
"Ti odio", "Vattene", "Sparisci", "Non ti sopporto più"...
Lui non si poteva reputare una persona di molte parole o dai grandi argomenti, ma quel piccoletto sputa-veleno alcune volte lo sorprendeva proprio.
Quanto astio in un corpicino così fragile e minuto.
Astio dedicato solo a lui, per quanto ne sapeva: Alex era il suo migliore amico, Cameron ormai non si capiva più in quale stanza stava, se la 86 o la 210, e ora anche Kathrin.
Buffo, li aveva visti diverse volte in biblioteca, Christopher e la rossa, a studiare insieme, eppure in un certo senso era lui che li aveva fatti avvicinare; anche se non gli era stato detto, a grandi linee aveva capito cosa era successo.
Molto probabilmente la rossa non aveva detto a Christopher il motivo reale per cui era nella sua stanza, settimane prima.
No, non glielo aveva detto, se no il biondo ci avrebbe pensato due volte prima di insultarlo senza freni qualche sera prima.
Il vero motivo?
Semplice, Austin non è poi così falso come tutti pensavano.
Dopo che il biondo aveva deciso di stroncare quel sentimento che piano piano si stava formando dentro di lui, con quel "Ti odio", il moro si era preoccupato; quelle parole non erano facili da ricevere, ma neanche da pronunciare, lui lo sapeva bene, probabilmente Chris stava male quanto lui.
Ma mica poteva seguirlo come uno stalker?!
Avrebbe dato meno nell'occhio, se fosse stata la dolce ragazza dai capelli rossi, ad osservare il giovane, no?
Ad era proprio questo che aveva chiesto a Kathrin.
All'inizio le aveva solo chiesto se avesse notato qualcosa di strano, poi le aveva chiesto di prestare più attenzione al biondo e poi, quella fatidica sera, in cui avevano parlato nella stanza del maggiore, le aveva chiesto di parlare con Christopher.
Ma chi avrebbe mai pensato che tutto questo avrebbe portato ad una amicizia fatta anche di nozioni, compiti e libri?
Nonostante tutto non gli dispiaceva affatto quella assurda situazione; forse aveva contribuito, anche se per poco, a far stare meglio Chris, forse non avrebbe mai saputo perché quella sera la ragazza si trovava nella sua stanza, ma gli andava bene così, gli bastava vederlo sorridere.
Anche se quel sorriso non era per lui, andava bene, non era così narcisista da volere le attenzioni del mondo.
Gli bastava vedere in lontananza il sorriso più bello del mondo, come un mero spettatore, davanti a un film di cui non faceva parte.
"Tu cosa faresti?"
Ore prima Cameron era rientrato ed aveva sorpreso Austin davanti al suo "progetto segreto", non gli aveva fatto troppe domande, probabilmente era stremato, conosceva più o meno la situazione che stava vivendo l'amico e di certo non era una delle più leggere.
Cameron era forse l'amico migliore che il cielo gli avesse donato e non poteva lasciarlo solo!
Cam gli disse brevemente la situazione, senza entrare troppo nel dettagli ovviamente e dopo di che si buttò sul letto, affiancato dal suo amico.
"Non lo so" disse Austin fissando il soffitto, l'esatto punto che fissava anche Cam.
Come avrebbe potuto aiutare l'amico?
Lui non ne sapeva niente dell'amore e il biondo ne ara una prova tangibile, non sapeva come fare e le poche volte che ci provava, faceva qualcosa di sbagliato, sempre.
Poteva solo ipotizzare, cosa avrebbe potuto aiutare Alex?
Ora che ci pensava, non conosceva troppo bene McCardue, ma una cosa la sapeva e quella era sicura, lo aveva notato subito...
"Però non credo gli piaccia soffrire e lasciarlo a crogiolarsi nel suo dolore non credo sia la cosa migliore; certo, prima deve rendersi conto della situazione, ma tu vuoi aiutarlo a superare la cosa, no?" chiese girandosi verso l'amico che, a sua volta, si era voltato per guardarlo.
Cameron annuì e continuò a guardare il suo amico.
"Allora fargli pensare ad altro, tirarlo via dalla tristezza. Cameron, sei un ragazzo fantastico, sorridi per farlo sorridere. Fargli dimenticare il suo dolore, per ricordare il vostro amore..." forse era quello di cui aveva bisogno anche lui, quanto gli mancava ridere...
"E come posso fare? Non riesco neanche ad abbracciarlo per paura che si rompa!"
La voce di Cameron forse era più sofferta del dovuto ed Austin probabilmente lo notò, perché aveva cercato con una mano quella del suo amico, per sfiorargliela appena.
"Fra qualche giorno avremo una settimana di vacanza, lui non va mai da nessuna parte e di certo non starà con la sua... Famiglia. Portalo con te, prendetevi una vacanza, lontano da tutto e tutti, solo voi due... Magari non ci penserà troppo e potrete riprendervi da tutto questo" Cameron alle parole dell'amico aveva sorriso teneramente e gli aveva anche stretto la mano.
Aveva un che di strano quel sorriso, come se Cameron sapesse qualcosa di cui Austin era all'oscuro.
"Anche tu vorresti stare con qualcuno, immagino. Da soli, lontani da tutto e da tutti" disse Cam ripetendo le parole che l'amico aveva pronunciato poco prima
Forse è vero, ma Austin non voleva credere a quelle parole, non più.
"Ti sbagli" disse il moro tirandosi su a sedere, ma tenendo ancora la sua mano in quella di Cameron.
"No invece... Parlagli"
Da quando l'argomento si era spostato da una tragica coppietta ad un insensibile ragazzo con troppi problemi da poter risolvere da solo?
"Sempre che non mi sdraiti contro di andare via, di sparire dalla sua vita o... Che mi odia" era difficile per Austin mettersi completamente a nudo, non lo aveva mai fatto e non pensava di averne mai bisogno, però quella volta non poteva riuscirci da solo.
Però non voleva parlarne in quel momento, no, ora quello ad avere bisogno di aiuto era Cameron, non lui.
Lasciò la mano del ragazzo che ancora se ne stava sdraiato per poi portare la medesima su un fianco di Cam.
Il ragazzo aveva un punto debole, il suo tallone d'Achille, e Austin conosceva quel punto, lo avrebbe sfruttato a suo favore.
Iniziò a muovere le dita, a grattare, l'altro ragazzo intuendo il suo volere si rigirò per sfuggirgli, ma ormai era guerra.
Cameron schivò la mano di Austin, ignaro però del fatto che l'altro lo avrebbe costretto contro il materasso con la mano libera.
Poi Austin attacca su due fronti, sui fianchi, i punti più sensibili e, per quanto Cameron voglia scappare da quella presa, il moro gli aveva chiuso tutte le vie di fuga, era in trappola.
Ora non gli restava che il contrattacco!
Ma tutte le sue buone intenzioni andarono a farsi benedire quando la prima risata lasciò le sue labbra.
Lo ammetteva, il solletico proprio non lo sopportava!
"Austin!" lo riprendeva ogni tanto, tra una risata e l'altra.
Ma il moro, imperterrito, non si fermava e continuava a fargli il solletico, fino a che il respiro venne davvero a mancare a Cameron... Forse non si fermò subito, anzi, ora che ci pensava, potevano essere anche la seconda o la terza volta che il suo amico implorava pietà ed ossigeno...
Ma la cosa importante è che Austin aveva raggiunto il suo scopo, infatti quando lasciò andare l'amico, vi si sdraiò di fianco, ancora una volta e, guardando la faccia stremata dell'altro, in quel momento così tranquillo e leggero, non poté fare a meno di mettersi a ridere lui stesso.
Cameron partecipò a quella risata, anche se per poco.
"Non smettere mai di ridere" disse Austin guardando l'altro.
"E tu non smettere mai di farmi ridere" rispose sorridendo il castano.
In quella stanza si alternavano momenti di gioia a quelli di dolore, fin troppo in fretta.
Ma quello non era un momento di dolore, perché non sentivano alcun male, solo tanta felicità e questo lo sapevano bene.
"Cameron, giurami una cosa" il ragazzo chiamato in questione gli sorrise ancora e gli rivolse un cenno del capo per farlo continuare.
"Devi essere forte, come una roccia, per te e per Alex"
Cameron socchiuse le labbra, lui di certo non si sentiva forte, tanto meno coraggioso o impavido, non sapeva neanche come avrebbe fatto a proteggere Alex, quando, in passato, non era riuscito a proteggere neanche se stesso.
Sospirò.
"Però me lo devi promettere anche tu"
Una promessa fatta da Austin Sanders era più che altro un vincolo.
Ed era appunto per questo che Cameron aveva detto quelle parole, il moro annuì con decisione.
"Allora sarò roccia contro fuoco e gelo, sarò roccia di fronte al mondo e nell'animo"
-
Ancora un giorno e avrebbe dovuto dire ai suoi parenti che preferiva restare in uno squallido dormitorio desolato, piuttosto che con loro.
Lo avrebbero disprezzato, li avrebbe delusi, ancora una volta, l'ennesima.
Però non poteva lamentarsi, le cose non andavano poi così male, per lui almeno, i suoi voti avevano ripreso ad essere buoni, come a inizio anno; il biondo si era un po' calmato, come se ci avesse messo una pietra sopra; Carmeron invece gli parlava più spesso e lo aggiornava sempre, esattamente come avevano sempre fatto.
Era tutto perfetto, ma prima delle vacanza avrebbe voluto ridare la foto a Christopher.
La foto sua e di sua madre, quel fatidico giorno in cui gli aveva preso la foto, non per cattiveria, aveva deciso che avrebbe aiutato il biondo; solo contava di poterla rimettere al suo posto prima che Christopher tornasse in camera sua.
Aveva fatto i conti male ed era andata a finire male, ma per fortuna era riuscito a scannerizzare la foto, in modo di averla poi sul computer sotto formato di un file immagine.
Dopo di che l'aveva praticamente riparata, lo strappo era abbastanza netto e preciso, era stato facile ed ora non c'era altro da dover modificare, ora era perfetta, immacolata.
Però ancora non si era deciso a consegnargli quella foto, erano successe troppe cose e non ce la faceva a guardare il volto di Chris senza provare quei sensi di colpa che lo avevano divorato fino a quel momento.
Anche se ultimamente il ragazzo stava meglio, era comunque stato male a causa sua e, per quanto Austin possa sembrare una persona insensibile, se ne era dispiaciuto.
E proprio in quel momento era chiuso da solo in quella camera oscura a guardare quella bellissima foto.
Aveva chiesto un favore ad alcuni suoi conoscenti del club di fotografia, che gli avevano lasciato usare la loro attrezzatura.
Era ovvio che non servisse una camera oscura per stampare una foto su carta, però gli serviva una stampante che potesse far risaltare al meglio l'immagine e i colori.
E allora perché era in quella stanza tutta buia e da solo?
Per qualche strana ragione il buio, ancora meglio se penombra, gli aveva portato consiglio, tranquillità e pace.
Cose che nella sua vita, da quando Christopher era entrato a farne parte, non erano più presenti.
Avrebbe fatto fatica ad ammetterlo, ma in quella stanza nessuno poteva sentire, nessuno avrebbe mai saputo quello che una volta per tutte Austin aveva ammesso a se stesso.
Si sbagliava, si era sempre sbagliato su tutto.
Ma non era l'unico, tutti si erano sbagliati su di lui, anche Christopher e glielo avrebbe dimostrato.
Mise la piccola foto in una busta, prese le sue cose e uscì.
Da quella porta quel giorno non uscì un ragazzo, ma un uomo.
Non di quelli forzuti, con barba e tatuaggi, alti e grossi, no, non aveva bisogno di quello.
Perché Austin Sanders, dietro di se, aveva appena lasciato le sue paure, i suoi dubbi e le sue famose lacrime di coccodrillo, che in quel momento erano più vere che mai.
"A chi hai scritto poco fa?" chiese Christopher curioso, staccando finalmente gli occhi dai libri.
Era un pomeriggio intero che studiava, doveva recuperare e la verifica del giorno dopo avrebbe avuto un ruolo fondamentale per il suo rendimento scolastico.
"Nessuno" rispose sbuffando la rossa davanti a lui.
"Bugiarda!" questa volta alla affermazione aveva partecipato anche Alex.
Il giovane si era unito al piccolo gruppo di studio solo il giorno precedente, proprio perché la matematica non gli era mai andata a genio.
E così che Alex aveva conosciuto Kathrin, la giovane dai lunghi capelli rossi, di cui Chris gli aveva parlato qualche volta.
"Ragazzi, non era nessuno di importante, davvero!" disse la ragazza cercando di troncare così la discussione.
Non poteva mica dirgli che aveva mandato un messaggio ad Austin, l'incubo del biondo, per poterlo vedere.
Non che volesse vederlo per un motivo preciso, sono che ci teneva ad "aggiornarlo".
Nel tempo in cui aveva conosciuto Christopher, non si era mai dimenticata della promessa fatta ad Austin e si erano tenuti in contatto.
Lei gli doveva molto, anche se forse non lo avrebbe ammesso neanche a se stessa, ma se quella sera il moro non l'avesse praticamente costretta ad andare a consolare Chris, ora non starebbe ridendo delle pessime battute dei due simpaticissimi ragazzi davanti a lei.
Aveva conosciuto una persona davvero preziosa e in qualche modo avrebbe voluto sdebitarsi con Austin, parlargli di Chris era il suo modo per farlo.
"Riprendiamo scansafatiche!"
Inoltre Kathrin non era così cieca da non notare tutto quello che le accadeva in torno, lei era sempre stata una persona molto attenta e aveva subito notato che tra Austin e Christopher non scorreva buon sangue.
O almeno all'inizio la pensava così, infatti non avrebbe mai pensato, invece, che Austin potesse provare dei sentimenti così forti e neanche che Chris potesse essere il destinatario di quei sentimenti ancora celati.
Si era anche recata qualche volta davanti alla stanza di Austin, per parlargli, per saperne di più, ma la maggior parte delle volte la aveva accolta il suo compagno di stanza oppure era rimasta a guardare semplicemente la porta senza avere risposta.
Austin aveva troppi segreti.
Stranamente il moro accettò l'invito della ragazza, però il luogo dell'appuntamento, questa volta, non era la stanza numero 86, ma in un bar ai margini del campus della P.C.A.
Si trovarono nel luogo prestabilito, o almeno la rossa, Austin non si era ancora fatto vedere, si presentò solo dopo tre tazze di te e 20 minuti di attesa.
Kathrin era già abbastanza nervosa, per aver dovuto aspettare, ma si morse la lingua per non dirgli niente, il moro non sembrava stare troppo bene già di suo, forse era meglio non rigirare il coltello nella piaga.
"Cos'è quella faccia? Stai bene?" chiese la ragazza tornando a sedersi.
"Che t'importa a te?!" rispose stizzito il ragazzo.
Non aveva voglia di parlare con Kathrin, certo, era felice che Chris potesse contare su qualcuno, ma non per questo la ragazza gli stava particolarmente simpatica, anzi, una cosa che lo aveva fatto insospettire fin dall'inizio è che fosse gentile, troppo gentile.
Così tanto da dare di volta lo stomaco, anche le persone più cordiali non erano così, lei sorrideva sempre, era l'incarnazione di una santa.
Ma nessuno era perfetto, cosa si celava dietro la maschera di Kathrin Morrison?
"Scusa, ho fatto qualcosa di male?" chiese lei senza staccare gli occhi dalla figura davanti a lei.
Austin finalmente si decise a guardare la persona davanti a se, sospirò, alla fine non era colpa di Kathrin se Christopher aveva deciso di ignorarlo per l'ennesima volta.
"No... Ho solo altro per la testa"
"Con 'altro' intendi dire Chris?" a quella interruzione il moro lanciò una gelida occhiata alla ragazza davanti a lui, ma lei non si fece intimorire da quello sguardo, anzi, riprese a parlare.
"Alcune volte provo a parlargli di te"
"Non ti ho chiesto questo Kathrin" la interruppe Austin, che fu tranquillamente ignorato.
"Lui non ne vuole sapere di te, minimamente, quando provo a parlargliene mi ignora, sono preoccupata e non solo per lui..."
Austin sospirò, non andava bene, sperava forse che il risentimento di Chris pian piano se ne andasse o si afievolisse, ma a quanto pare niente da fare.
"Mi odia così tanto?" chiese a bassa voce dopo aver preso un sorso dalla bibita che aveva ordinato da poco.
"No, non ti odia, non ti ha mai odiato, solo ha paura di te"
"Ancora peggio"
"Non la penso così. Alla fine non credo tu sia una persona malvagia, anzi, scommetto che hai molto da dare a quel ragazzo, solo... Devi capire come fare e dimostrargli che non ha motivo di avere paura"
La voce della ragazza risultava così sicura, così rassicurante...
Forse, e dico forse, per quella volta Austin diede ascolto a qualcuno.
"Cosa devo fare?"
A quella domanda la ragazza si alzò in piedi e iniziò a raccogliere le sue cose, senza troppa fretta.
Chris avrebbe stato con suo padre durante le vacanze, e probabilmente non avrebbe dovuto sperare in un riappacificamento prima della fine di esse, quindi il consiglio di Kathrin fu uno dei più semplici ma dei più chiari che avesse mai ricevuto.
"Amalo, non serve altro Austin"
-
SPAZIO AUTORE
PSYCHOIXX
Ehilà ragazzi!
Ecco il nuovo capitolo, un capitolo molto importante!
Abbiamo scoperto veramente chi è Kathrin e cosa ci fa quì.
Austin pian piano si sta pentendo, ma dobbiamo dare tempo al tempo.
Arrividerci!
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