Capitolo 3: "La Salvezza"

"Ah intendi dire Austin! Sì, so chi è" disse il compagno di stanza di Christopher mentre quest'ultimo lo guardava con un'espressione a dir poco sorpresa.
"Come fai a conoscerlo?" chiese dopo essersi ripreso.
"È il compagno di stanza di Cameron" il tono dell'ultima parola pronunciata dall'amico era risultato alquanto strano per Chris, ma decise di non indagare oltre.
"È possibile che ce l'abbia con me?" chiese Chris abbassando lo sguardo sulle sue scarpe che in quel momento sembravano l'unica cosa che avrebbe potuto dargli delle risposte.
"Lui ce l'ha con tutti, è gentile solo con le ragazze che gli danno quello che vuole... Se invece non gli stai simpatico..." Alex lasciò la frase in sospeso, ma aveva già detto abbastanza.
"Ma io non gli ho fatto niente..." Chris aveva un brutto vizio, quando era pensieroso era solito parlare a bassa voce, infatti quelle parole sussurrate non arrivarono mai alle orecchie di Alex che al momento si rigirava una specie di volantino tra le mani.
Il suddetto volantino venne poi sbandierato in faccia a Chris il quale prese tra le mani il fatiscente foglio viola.
"Una festa di inizio anno?" Alex annuì vigorosamente e gli sorrise facendo risplendere quei denti bianchissimi.
"Ci vieni, vero?" chiese avvicinandosi a Chris.
"No, mi dispiace, non vengo" disse sospirando il giovane Sparks.
"Ma come?! Lì conosci tutti e tutti conoscono te, se non vieni poi sarà molto più difficile integrarsi e fare amicizia!"
Christopher non amava le feste, non le aveva mai amate, la maggior parte di quelle a cui era andato gli avevano procurato solo nausea, sgridate e tanto mal di testa.
"Parli come se ne sapessi qualcosa" alle parole di Chris, Alex, fece calare il silenzio nella stanza.
Erano passati poco e già in quella giornata avevano capito che c'erano degli argomenti Tabù che non bisognava toccare.
Per Alex era il suo passato, per Chris la sua famiglia.
E quelli erano argomenti che dovevano rimanere celati ad orecchie sconosciute.
Non si dissero molto altro, era tardi, quindi decisero di andare a dormire e magari pensare un po' a come affrontare la giornata seguente.
"Comunque secondo me dovresti venirci" disse Alex velocemente prima di nascondersi sotto le coperte, anche per difendersi dal cuscino di Chris che se lo avrebbe colpito in pieno volto.

"Christopher?"
"Si, è il compagno di stanza di Alex" disse Cameron tranquillo sdraiandosi sul suo comodo letto.
"A proposito del nanetto, oggi ti ha cercato" Austin sbucò da dietro la porta del bagno giusto in tempo per vedere il volto arrabbiato del suo coinquilino.
"Perché non me lo hai detto?!"
"Sei tornato tardi e probabilmente quello se ne è anche dimenticato" disse strofinandosi i capelli con un asciugamano, poi vide quel fantomatico volantino viola con sopra quelle grandi scritte color argento.
Intanto Cameron si era messo a borbottare qualcosa su quanto fosse scontroso il suo compagno e cose così, quando Austin lo interruppe.
"Ci vai con lui?" chiese con tono quasi malinconico il moro.
"Cosa?" chiese l'altro alzandosi e raggiungendo Austin.
"Alla festa?! Si, pensavo di chiederglielo, perché?"
"Così" disse tagliando corto Austin per poi andare a prendere qualche bevanda dal mini freezer.
"Tu ci vieni da solo e ti cerchi qualcuno di nuovo la o..."
"O niente scemo, neanche so se ci vengo!"
"Ma come? Tu che non vieni a una festa?! Non te lo posso permettere, no Austin no party!"
"Vedremo" disse il moro alzando gli occhi al cielo per poi prendere un sorso della sua bevanda.

-

Il calore e i gemiti si disperdevano per quella stanza che era diventata troppo rumorosa per contenere solo due persone.
Quelle due persone erano ormai da tempo chiuse per toccare la pelle dell'amato, per baciarsi e per stringersi tra le braccia l'uno dell'altro.
Quando erano insieme sapevano che le loro mani erano fatte solo per stare unite e per accarezzarsi, mentre si scrutavano con quegli occhi sinceri, come i loro corpi che lentamente si avvicinavano e si univano come le loro labbra che si assaggiavano lentamente.
Ma anche dopo aver fatto l'amore rimasero comunque abbracciati e con gli arti incastrati, per scambiarsi carezze e baci che sarebbero rimasti in quella sostanza, chiusi a chiave per sempre e il mondo non li avrebbe mai visti.
Nessuno avrebbe mai visto, perché nessuno avrebbe capito, e nel caso, anche quei pochi alla fine li avrebbero giudicati.
Anche se loro si amavano e basta, non facevano male a nessuno, volevano solo sentire ancora quella sensazione che per un breve istante gli faceva toccare il cielo.
Quella insignificante e misera sensazione che gli da ossigeno sott'acqua.
Quella bella sensazione paragonabile solo a quel loro dolcissimo bacio che ora si scambiavano, che non voleva dire proprio niente, voleva solo essere donato per essere ricordato.
Quella sensazione che tutti chiamerebbero amore.
Quel bacio, come quel sentimento, semplicemente esistevano e non si poteva fare altrimenti.

"Cameron" chiamò dolcemente il più piccolo, ancora in ascolto del battito dell'altro.
"Si piccolo?"
"Posso chiederti una cosa?" chiese Alex titubante alzando il volto.
"Certo, di cosa si tratta?" Cameron si stupì di quanto i capelli di Alex fossero morbidi sotto le sue dita che avevano iniziato a giocare con quelle ciocche sottili.
"Posso stare con te?"
"Prego?"
Alex non intendeva solo se poteva restare tra le braccia del suo amato; ma se poteva restarci ancora e ancora, fino a perdere la voglia di vivere per restare al suo fianco.
Forse se ne sarebbe pentito, forse Cameron poi sarebbe andato via da lui, ma gli andava bene, non cercava semplice amore, perché non vuole un principe azzurro.
Il principe azzurro ha dei doveri e forse non resterà per sempre.
Alex voleva solo sapere che, fino a che avrebbe avuto fiato nei polmoni, avrebbe potuto contare sulla persona che amava e che ora lo guardava sorridendo con quell'aria stanca e trasandata addosso.
Non cercava amore, voleva solo poter stringere ancora la mano di Cameron.
Quello era più che semplice amore.

-

"Per favore!"
"No!"
"Daiii!"
"No"
"Ti prego!"
"No"
"Andiamo Chris!"
"Va bene!"
"Davvero?!"
"No!"
Quella che Chris stava cercando di vincere era una battaglia più ardua di quello che avesse pensato in principio.
Il suo nuovo amico si era fatto particolarmente insistente negli ultimi giorni, riguardo alla festa di sabato.
Ignorò Alex cercando di seminarlo iniziando a camminare freneticamente, andando forse troppo veloce.
Non capiva perché volesse tanto andarci, non ne sarebbe uscito niente di buono.
Stava giusto pensando alla suddetta festa quando andò a sbattere, di nuovo, contro la stessa persona, di nuovo, rimanendo immobile a fissarlo, di nuovo!
"Marmocchio levati" disse scontroso e passando oltre, con tanto di mani in tasca e cuffie a tutto volume nelle orecchie.
Alex raggiunse Chris e vide con la coda dell'occhio Austin che tranquillo se ne andava per fatto suo.
"Anche lui ci sarà alla festa?"
Per un istante volto di Alex si illuminò di speranza, solo a sentire la parola "festa".
"Sì!" magari avendo visto uno dei volti semi popolari della scuola aveva cambiato idea!
"Bene, un motivo in più per non andarci!"

-

Odiava le feste, ma in quel momento odiava molto di più l'insistenza di Alex che ora lo aveva portato a mettersi in tiro per una festa che gli avrebbe solo causato guai.
Infatti il suddetto Alex ancora stava cercando di spingerlo a forza dentro l'edificio, alla fine lo aveva costretto: si era messo a svegliarlo a ogni ora della notte, ininterrottamente per due giorni, poi aveva ceduto, ne andava della sua sanità mentale.
Entrati, subito si diresse alla fine del bancone, per non farsi notare, stava anche per rigirarsi e vedere dove fosse Alex, ma quando lo fece, quest'ultimo era già sparito.
Gli balenò in testa l'idea di andarsene, ma poi vide qualcosa che lo convinse a restare; così dopo aver visto quel Dio greco, qual'era Austin, ballare, decise che forse ordinare qualcosa da bere non era un male.

Non gli capitava spesso di bere, quasi mai e la maggior parte delle volte rifiutava; ora come ora il motivo gli era più chiaro che mai.
Non reggeva niente, era tanto se riusciva a bere una birra senza ridere come un idiota, figuriamoci se si parla di vodka.
Per fortuna era riuscito ad andarsene e ora vagava alla ricerca del dormitorio però qualcosa bloccò il suo percorso, sempre lui, di nuovo!
Però era abbastanza sicuro che questa volta fosse stato Austin a scontrarlo e non il contrario, ma quanto pare non importava al maggiore che non si preoccupò di scusarsi.
E fu in quel momento che Chris spense il cervello e agì d'istinto, afferrando il braccio di Austin prima che questo se ne potesse andare.
"Ti ho fatto qualcosa?!" chiese quasi urlando Chris.
"Si, mi stai dando sui nervi marmocchio"
"Forse perché ti comporti da stronzo?!" a quelle parole Austin si girò e lo prese per il colletto, strattonandolo e sollevandolo quasi da terra.
"Dovresti imparare a tenere di più alla tua vita. Quindi verdi di andartene se non la vuoi perdere!"
E dopo queste parole Chris si liberò dalla presa del suo aguzzino, per poi pestargli una piede e fargli la linguaccia.
Neanche un bambino avrebbe potuto fare di meglio.
Chris riprese a correre alla ricerca del dormitorio, ma quando vi entrò vide solo figure confuse e corridoi occupati da chi, al posto di andare alla festa, aveva preferito bere qualcosa con degli amici.
Iniziò a camminare alla ricerca della sua stanza, ma purtroppo si accorse troppo tardi di essersi perso.
Era in un'area del dormitorio che non conosceva, con persone che non conosceva, ma per fortuna l'alcool gli attenuava quel senso di agitazione che piano piano si faceva strada in lui.
Qualcosa lo prese bruscamente per un braccio e lo voltò.
Quel movimento gli procurò un forte giramento di teata, che lo fece cadere a terra, e anche diversi conati di vomito che si liberarono sul pavimento.
"Che schifo, spero per te che dopo tu ripulisca, dopo che avrò finito ovviamente..."
Chris sentì una mano sulle sue natiche e subito cerco di liberarsene, senza riuscirci.
Sobbalzò quando senti invece, sempre la stessa mano dello stesso sconosciuto, afferrargli con troppa forza il braccio, facendogli male, ancora.
"Lasciami!" provò a urlare, ma la sua voce risultò stanca e flebile.
Lo sconosciuto rise e guardò la sua piccola preda mentre questa si dimenava con poca forza.
Chris non si sentiva più il braccio, probabilmente gli sarebbe venuto un livido, e ora aveva anche iniziato a far uscire qualche lacrima dai suoi bellissimi occhi.
Aveva paura e da ubriaco non aveva ne forza ne freni inibitori che forse gli avrebbero dato la dignità per non piangere come un bambino.
A un certo punto vide lo sconosciuto essere scansato con un pugno e una mano molto più gentile attirarlo verso delle braccia accoglienti.
"Ti ha detto di lasciarlo" disse il suo salvatore con tono serio.
Chris si aggrappò alla maglietta del nuovo arrivato, era così ubriaco che non riusciva neanche ad aprire gli occhi per vederlo.
Ascoltò il battito del cuore dentro quel petto, annusò quel dolce profumo che emanava Austin.
Austin?
Si, aveva riconosciuto il suo petto, dopo tutte le volte che senza volere si erano scontrati, aveva imparato a riconoscerlo.
Sorrise nel capire che il moro lo avesse aiutato e continuò a piangere abbracciato al suo petto.
"Te l'ho già detto: dovresti tenere di più alla tua vita..." disse Austin circondano le spalle del più piccolo con un braccio e accarezzandogli la schiena.

Se ci sono errori ortografici riferitecelo.

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