Capitolo 26: "La via giusta"
Zack era solo in camera, era ancora orario di lezione, ma lui aveva saltato le ultime due ore.
Si sentiva tremendamente stanco e il petto gli faceva male, si sentiva mancare il respiro e l'ultima volta che era andato dal dottore quello gli aveva consigliato di stare un paio di giorni a letto, dicendo che sarebbe stato meglio così e che dopo avrebbe potuto riprendere le attività normalmente.
Aveva scelto di leggere un libro, ma la voglia gli è passata dopo i primi due capitoli.
Sin da piccolo era sempre stato molto solo, ma ora si era abituato a stare coi suoi amici e con le persone a cui voleva bene, quindi restare solo era una di quelle cose che quasi gli facevano paura.
La solitudine prima non lo spaventava molto, ma ora era a dir poco pauroso, anche se pensandoci in effetti sarebbe stato impossibile avere sempre qualcuno al proprio fianco.
Però in quel momento avrebbe dato la vita pur di avere qualcuno al suo fianco, che lo abracciasse e lo stringesse per farlo stare meglio.
Era brutto stare soli, era orribile e se ne stava accorgendo solo in quel momento dopo 20 anni di solitudine.
Prese il telefono e digitò il numero che sin da subito aveva imparato a memoria.
Segreteria telefonica...
Sospirò e lanciò il telefono su un letto.
In effetti era logico che Jonah non gli rispondesse, erano ancora orario scolastico e mancavano due ore, non sarebbe mai riuscito a contattarlo.
Il ragazzo decise di recuperare il cuscino e coprirsi con più coperte possibili, assopendosi poco dopo.
Il suo sonno divenne parecchio pesante e non si accorse neanche che circa un'ora dopo la porta di quella stanza era stata aperta, rivelando la figura del fidanzato dell'addormentato.
Jonah cercò per qualche istante Zack, ma poi vide il corpo del proprio fidanzato sul letto superiore di quello a castello.
Si avvicinò lentamente al materasso e allungò una mano per scostare le coperte dal volto del ragazzo addormentato, questo si mosse un po', disturbato da quei movimenti.
Ultimamente Zack dormiva molto ed era sempre stanco ed assonnato.
La mano di Jonah si spostò ed accarezzò dolcemente una guancia di Zack, il quale si ridestò lentamente, aprendo gli occhi assonnati e mettendo a fuoco la figura davanti a se.
"Buon giorno." disse Jonah sorridendo.
"Prima non mi hai risposto." disse solamente il ragazzo quando si ricordò della chiamata che aveva provato ad effettuare quasi un'ora prima.
"Ero a lezione, ma appena l'ho vista sono corso qui, probabilmente mi beccherò una bella lavata di testa la prossima volta, dato che ho saltato l'ora." disse scusandosi il moro.
"Scusa, non avrei dovuto..." disse Zack mettendosi seduto, per poi scendere dal letto e venir accolto tra le braccia dell'altro ragazzo che lo prese in braccio.
Jonah lo strinse a se, prendendo anche qualche coperta per tenere avvolto Zack.
"Beh ho del tempo, ti va di vedere un film?" chiese dolcemente.
La risposta arrivò sotto forma di un piccolo mugolio, che lasciò carta bianca a Jonah, il quale appoggiò il fidanzato sul letto singolo e prese il computer.
Collegò il computer alla televisione, per esseri più comodi e non doversi tenere l'apparecchio sulle gambe.
Ci mise solo qualche minuto per scegliere il film e poco dopo già stringeva Zack stra le coperte con uno dei suoi film preferiti davanti.
"Ladyhawke? Ti piace questo film?" chiese quasi incredulo il minore.
L'altro si mosse al suo fianco, come se qualcosa lo avesse ridestato in uno stato di trance.
"Sì, mi è sempre piaciuto, anche se non lo guardo spesso e poi è un classico, chi non ha mai visto Ladyhawke?" rispose notando la nota di malinconia che quel giorno intaccava ogni parola dell'altro.
"Io da piccolo lo vedevo spesso."
Era raro che Zack parlasse del suo passato ed era sempre difficile per il ragazzo, quindi Jonah in quei rari momenti stava in ascolto e tentava di prestare attenzione, per non perdersi neanche una sillaba.
Inoltre molte volte il tono del minore si faceva malinconico e triste, tanto da far trasparire tutta la sofferenza che aveva provato fino a quel momento.
"Era una delle poche videocassette che avevamo in orfanotrofio, e tutte le sere ci lasciavano vedere un film, io sceglievo quasi sempre quello. Mi piaceva la storia, l'ambientazione, tutto. Desideravo vivere una storia come quella, non perché volessi l'amore, ne perché mi piacessero gli elementi sovrannaturali. Io volevo il lieto fine e la felicità di cui sentivo parlare nelle favole e di cui leggevo nei pochi libri che avevamo. Non ho ancora capito se quel mio desiderio fosse troppo egoista o impossibile da realizzare..." disse Zack tentando di abbozzare un sorriso che risultava a dir poco falso, vano ed effimero.
Jonah si era limitato a stringerlo e ad accarezzargli distrattamente la testa, cercando di non abbandonarsi anche lui alla malinconia.
Purtroppo Zack aveva un passato brutto e molti vedendolo sorridere pensavano che fosse tutto passato, che ormai si fosse lasciato tutto alle spalle, ma non era così, quelle erano ferite ancora aperte e che nessuno si era mai premurato di curarle.
Jonah in quei momenti non sapeva come comportarsi e spesso stava zitto, rassicurandolo con carezze e baci pieni di amore, ma quella volta sentiva che poteva fare qualcosa.
Zack gli aveva aperto il suo cuore e lui decise di fare lo stesso con il proprio.
"La prima volta che ho visto questo film ero a casa da solo con Austin, i nostri genitori ci avevano lasciati soli quella sera. Da piccoli avevamo entrambi paura del buio, ma non lo avremmo mai ammesso, neanche sotto tortura. Quindi non ci andava di spegnere le luci ed andare a dormire senza un genitore, quindi abbiamo messo su uno di quei film che mio cugino aveva in casa, doveva essere qualche film di animazione o robe del genere, ma quello scemo aveva preso la custodia errata. Ce lo siamo visti due volte, forse tre. Alla fine ci siamo addormentati su quella vecchia poltrona che piaceva tanto allo zio, quella su cui ci stavamo in due, forse un po' stretti, ma tutto sommato era piacevole quella vicinanza..."
Se per Zack era raro parlare del proprio passato, per Jonah era quasi impossibile.
Il maggiore non aveva mai raccontato all'altro del suo passato, non direttamente e non in modo così nitido, solo loro due.
E quelle parole diedero il potere a Zack di scacciare tutta la malinconia e di ricambiare la stretta di Jonah, dandogli un bacio sulla guancia e tornando a guardare lo schermo dove in quel momento stava mostrando quello che una volta era il suo sogno.
Ma ora non era più così, perché il suo sogno era lì al suo fianco e lo stava stringendo come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
Chris sorrise dolcemente stringendo la mano del proprio ragazzo che lo attirò a se e lo baciò con trasposto.
"Prendetevi una stanza buon cielo!" aveva sbottato un inserviente nei dormitori che li rimproverò.
Austin soffocò un risatina e portò via l'altro che era arrossito come non mai, ma appena avevano svoltato l'angolo i ragazzi si erano subito riavvicinati e avevano ripreso da dove avevano interrotto.
Il minore fece un po' di resistenza sulle prime, erano nel corridoio e chiunque avrebbe potuto vederli e questa cosa inevitabilmente lo fece fermare, anche se per Austin era quasi l'opposto, come se il pericolo che qualcuno li potesse vedere in atteggiamenti poco consoni lo eccitasse ancora di più.
La cosa sfuggì leggermente di mano ai due ed anche se il biondo tentava di fermare l'altro, non poté trattenere un sospiro di piacere quando una gamba di Austin aveva strusciato contro il cavallo dei suoi pantaloni.
"Potrebbe vederci qualcuno..." disse Christopher cercando di non far incrinare la propria voce.
L'altro ghignò, prendendo ancora una volta la mano del biondo, per tirarlo in un altro luogo.
Subito Chris capì cosa stesse accadendo, lo stava portando nella stanza che condivideva con Cameron e Jonah.
Chissà se il moro era riuscito a parlare con il cugino.
In fondo glielo aveva promesso e sapeva l'argomento non piaceva per niente al ragazzo, ma voleva almeno provare ad aiutarlo a risolvere quella situazione.
Ma queste domande e questi dubbi li avrebbe conservati per dopo, ora c'era altro a cui il biondo stava pensando, tipo qualcosa che gli stava facendo diventare stretti i pantaloni.
Austin appena arrivò in camera sua abbassò subito la maniglia e neanche si accorse che la porta era già aperta, cosa fin troppo strana, ma in quel momento non era quello i primo pensiero del moro.
Chris aveva davvero sperato che non ci fosse nessuno ma le sue preghiere erano state vane.
Appena entrarono sentirono qualcosa che altro non poteva essere se non un gemito, cosa che subito fece bloccare Austin e fece rabbrividire Chris.
"Ho un déjà-vu..." pensò il biondo, me grazie a dio questa volta i due erano sotto una coperto e ciò che si trovava dalla vita in giù era calato. Per fortuna.
Il minore appena si fu voltato poté notare Cameron e Alex mentre... Compivano gesti poco casti...
Ci fu qualche secondo di imbarazzo, che probabilmente sentirono solo Alex e Chris, dato che gli altri due si guardavano impassibili, senza fare niente.
"Ammetto che non mi piaccia troppo il fatto che siete sul mio letto, ma... Perché vi siete fermati?" chiese ad un tratto il moro, facendo arrossire i ventenni e facendo ridere il suo compagno di stanza.
Chris si portò le mani sul volto e cercò di nascondere l'imbarazzo, probabilmente avrebbe dovuto scusarsi, anche se a dire il vero non era colpa sua.
"Beh ora potete anche andarvene, non vi pare?" chiese Cameron ridendosela sotto i baffi e cercando di trovare un po' di serietà.
Austin sorrise e stava per riprendere la mano di Christopher e uscire da quella stanza, ma a il castano non aveva ancora finito di parlare.
"O volete unirvi a noi?" chiese lascivo, portando anche una mano sotto le coperte, per la precisione tra le gambe di Alex, facendolo sussultare.
Chris spalancò gli occhi.
In quel periodo aveva imparato a conoscere bene Cameron e non gli era certo sembrato il tipo che faceva certe cose.
Ma forse avrebbe fatto bene a ricredersi.
"Mi dispiace, non sono interessato..." disse Austin.
Chris si illuse per qualche secondo che il suo ragazzo avesse un cervello e che lo sapesse usare, ma poi poco prima di uscire il moro si era girato ancora una volta.
"... Sarà per una prossima volta!" disse sorridendo e facendo l'occhiolino ai due che erano nel suo letto a divertirsi.
No, un cervello non ce l'aveva, e se anche se l'avesse avuto, non sarebbe stato in grado di usarlo!
Chris corse fuori, rosso come un peperone e subito si riportò le mani sul volto, voleva sprofondare per l'imbarazzo.
Stava anche per dire qualcosa al suo ragazzo, ma questo gli aveva spostato le mani e lo aveva baciato.
"Ragazzi insomma, non nei corridoi!" aveva urlato ancora l'inserviente.
"Ma tutti a scassare le palle ora?!" si chiese Austin emettendo un piccolo ringhio, come se da un momento all'altro potesse diventare una belva feroce.
Il maggiore prese il proprio compagno e subito si diresse alla fine del corridoio, dove aprì la porta del bagno.
Ma prima di entrarvi il ragazzo si premurò di alzare un dito medio verso l'inserviente che rimase a dir poco scioccato.
Lo stesso uomo che per ben due volte li aveva rimproverati di ritrovò a maledirsi quando dopo iniziò a sentire dei gemiti provenire dal bagno, probabilmente avrebbe dovuto pulirlo una seconda volta.
-
"Sicura che la tua compagna di stanza non si arrabbi se ci trova in camera?"
"Tranquillo, già l'ho fatta arrabbiare, non mi rivolgerà neanche la parola, al massimo ti guarda male."
Michael alzò un sopracciglio.
Sapeva che Kat non andava troppo d'accordo con la sua compagna di stanza e aveva anche intuito che ultimamente la cosa fosse peggiorata, ma ancora non gli era stato rivelato il motivo.
La rossa, vedendo il volto dubbioso e un po' curioso del ragazzo gli sorrise e cercò le parole adatte per fargli capire meglio cosa fosse successo qualche tempo prima con la sua coinquilina.
"Diciamo che gli ho dato una lezione."
Il vero motivo per cui aveva deciso di fare quello scherzo era che aveva trovato più volte la stanza chiusa a chiave e poteva entrarvi solo quando il ragazzo arrapato di turno ne usciva con la cintura ancora slacciata.
All'inizio la cosa non l'aveva toccata particolarmente, ma poi la cosa aveva iniziato a stancarla.
Ma ora era lei ad avere il coltello dalla parte del manico, si era stancata delle persone prepotenti e narcisiste come la sua compagna di stanza, ma la "punizione" sembrava essergli bastata.
"Di che tipo?" chiese curioso Michael stringendo la ragazza da dietro.
Erano accoccolati sul letto, Kathrin quel pomeriggio voleva solo leggersi un buon libro in santa pace, ma non aveva protestato quando il ragazzo aveva bussato alla porta non lo aveva certo cacciato.
Così si erano ritrovati abbracciati sul letto, con Michael che aveva fatto sedere la ragazza tra le proprie gambe e l'aveva lasciata leggere.
"Gli ho messo un secchio di acqua ghiacciata sopra la porta del bagno." disse la ragazza ridendo sotto i baffi, chiudendo il libro e posandolo sul comodino e rigirandosi nell'abbraccio guardando in volto il proprio ragazzo.
"E..?"
"E l'ho riempito di alghe, dovevi sentirla strillare, non l'ho mai vista così incazzata, ha svegliato mezzo dormitorio!"
Kathrin si era messa a ridere di gusto, coinvolgendo anche Michael per qualche istante.
"Brava! Se la meritava proprio una lezione quella presuntuosa." aveva detto il ragazzo attirando la ragazza a se per abbracciarla.
Le risate continuavano a fuoriuscire dalle labbra di Kat, nonostante ora il suo volto fosse premuto contro il petto del ragazzo.
"Beh per fortuna ci hai pensato tu, se no ci avrei pensato io e allora sì che la cosa sarebbe potuta diventare pericolosa per quella." disse Michael ghignando placando almeno in minima parte le risate della ragazza, la quale si staccò leggermente dall'abbraccio, giusto per guardarlo in volto.
"Ma non è mica finita qua."
"Cos'altro le hai fatto?" chiese curioso.
"Beh mi sembrava ancora troppo pulita quindi mi sembrava doveroso rimediare." disse divertita la ragazza.
"E cosa hai fatto per "rimediare"?"
"Ho pensato che la vernice fosse un valido sostituto alla doccia mattutina." disse la ragazza sghignazzando e facendo ridere il Michael, il quale non riusciva più a trattenere l'ilarità.
Quasi caddero dal letto tante erano le risate, ma per fortuna erano riusciti a tenersi ancorati al morbido materasso.
Michael non si ricordava quando era stata l'ultima volta che aveva riso in quel modo, genuinamente, senza sforzarsi.
Kathrin lo faceva stare bene, lo faceva sentire a proprio agio e non si ricordava di un'altra persona che lo avesse mai fatto sentire a quel modo, forse Chris, all'inizio... Ma tutto era lentamente sfumato ed ora era come se quel sogno fosse scivolato dalle dita, come acqua e non avesse potuto fare niente per tenerlo con se.
Ma ora era diverso, con lei era diverso.
Il biondo quasi faceva fatica a reggersi sulle proprie gambe, uscire dal bagno era stata un'impresa.
Appena si erano chiusi nel bagno si erano subito dati da fare, ma il paggio è che nessuno dei sue si era premurato di abbassare la voce o trattenerla, lasciando che questa risuonasse nei corridoi e raggiungesse le orecchie dei malcapitati che si avvicinavano troppo ai bagni.
Chris aveva tentato di non sprofondare nel totale imbarazzo, ma quando i due erano usciti, ritrovandosi faccia a faccia con uno dei responsabili del dormitorio, era stato impossibile e così non aveva potuto fare altro che non fosse arrossire ed abbassare lo sguardo dispiaciuto, anche se la colpa era unicamente di Austin.
"Te l'avevo detto che sarebbe finita male." disse sospirando Chris.
Il moro si lasciò andare ad una risata che non era riuscito a contenere.
"Beh la tua stanza era troppo lontana e volevo vedere la faccia di quello stronzo!" disse tra una risata e l'altra.
Chris iniziò a camminare per i corridoi, alla ricerca della stanza 210.
"Non era uno stronzo, solo un poveretto che faceva il suo lavoro!" disse con stizza il biondo che con calma aveva preceduto il compagno.
"Beh voglio fare anche io il suo lavoro se si occupa di rimproverare le persone e di urlargli di andare a scopare altrove!" rise Austin, beccandosi un gomitata nelle costole da parte di Chris, che non sapeva se ridere o rimproverarlo.
Arrivarono alla stanza e appena entrarono videro una delle scene più inaspettate, ma anche una delle più tenere del mondo.
Jonah e Zack erano sul letto, dolcemente stretti l'uno all'altro, il primo stava accarezzando il compagno e guardando un film, mentre il secondo era accoccolato sul suo petto e stava beatamente dormendo.
Chris fece segno al proprio ragazzo di tenere bassa la voce e lentamente si diresse verso un armadio, per prendere dei vestiti.
"Sta meglio?" chiese poi a bassa voce avvicinandosi leggermente al letto dove erano sdraiati Jonah e Zack.
"Un po', ma è ancora debole, mi sa che per i prossimi giorni sia meglio che resti in stanza." disse Jonah accarezzando i capelli del proprio ragazzo e sorridendo al biondo.
Purtroppo, o per fortuna, non notò lo sguardo omicida del cugino infastidito, probabilmente, dalla troppa confidenza che c'era tra i due.
Chris annuì, si girò e tornò da Austin.
Il biondo si sollevò sulle punte dei piedi, lasciando prima un veloce bacio sulle labbra dell'altro e poi sussurrargli qualcosa all'orecchio.
"Vado a farmi una doccia, non svegliare Zack e per favore, non litigate." disse il biondo, per poi girarsi ed andare verso il bagno.
Probabilmente Christopher li aveva lasciati da soli di proposito, come se volesse che i due cugini si parlassero, peccato che ora l'aria era più che tesa.
Austin non aveva la minima voglia di parlare con Jonah e probabilmente la cosa era reciproca.
Sapeva che Chris avrebbe voluto che risolvessero, ma era più forte di lui, non ce la faceva, non riusciva proprio a perdonarlo.
Austin lanciò una veloce occhiata alla porta e fu tentato di andarsene, ma poi ripensò alla situazione, a Chris che sperava tanto che le cose migliorassero, a Zack che stava male e che aveva bisogno dell'appoggio di più persone possibili e di Jonah che aveva sofferto tanto in quegli anni in cui non aveva avuto una spalla su cui piangere.
No, non sarebbe scappato, non questa vola.
Così si guardò in giro e poi prese una sedia poco lontana, sedendocisi sopra, per guardare meglio ciò che la televisione stava mostrando e che anche Jonah stava guardando con interesse.
Appena capì di cosa di trattasse il suo cuore ebbe un sussulto.
Si ricordava bene quel film.
Si ricordava che era il loro film.
Suo e di Jonah.
Si ricordava di quando le palpebre erano troppo stanche, ma voleva vedere quella scena dell'alba.
Si ricordava anche delle notti che avevano passato davanti alla televisione e le mattine che si svegliava con il cugino addormentato sulla sua spalla.
Si ricordava di quando molte volte nel sonno si erano stretti e la mattina dopo si ritrovavano gli arti intorpiditi.
Si ricordava di quel "Buongiorno" poco convinto che biascicava Jonah quando ancora aveva la voce impastata dal sonno.
Si ricordava delle colazioni poco salutari che facevano quando i genitori non erano a casa.
Si ricordava delle risate. La sua risata.
Gli mancava. Tutto quello gli mancava, Jonah gli mancava.
Forse non avrebbe mai accettato il suo abbandono, ma non poteva più convivere con quella sensazione di vuoto che aveva nel petto e che non sembrava volersi colmare.
Avrebbe voluto che tutto tornasse indietro, come un film, voleva riavviarlo, farlo ripartire da capo, ricominciare.
Ma come poteva?
"Mi manca..." disse Jonah guardando lo schermo.
Non c'era bisogno di mettere un soggetto pero e proprio a quella frase. Perché Austin aveva già capito.
"Anche a me..." rispose con un filo di voce.
Jonah non lo aveva ancora guardato da quando era entrato nella camera e per la prima volta si voltò, per vedere quel volto preoccupato, amareggiato e malinconico di suo cugino.
Il ragazzo sospirò e si mosse lentamente, prendendo Zack in braccio portandolo su un altro letto e lasciandogli tra i capelli un tenero bacio, per fortuna il suo ragazzo quando voleva aveva il sonno pesante.
Austin fissava il vuoto sempre con lo stesso sguardo malinconico.
"Senti, ti va di-"
"Scusami." Jonah aveva provato a dire qualcosa, per rompere il ghiaccio, ma subito era stato interrotto dal cugino con quelle inaspettate parole.
Non pesava che Austin avrebbe mai pronunciato quella parola, ci sperava e l'aveva aspettata per tanto.
Da quando era tornato l'altro lo aveva sempre trattato malissimo, ignorandolo e ferendolo continuamente, forse ora se ne era accorto.
Ma in parte era anche colpa sua.
"Scusami anche tu." la voce di Jonah voleva essere sicura e sincera, ma si era incrinata, lasciando trasparire il dolore che quelle parole gli avevano riportato in mente.
I ragazzi per la prima volta si guardarono negli occhi, lasciando che questi parlassero per loro.
Entrambi quegli sguardi urlavano. Urlavano dolore e rimpianti, rabbia e tristezza, ma anche scuse e affetto.
Non si dissero altro.
Austin si alzò dalla sedia e andò sul letto, da Jonah.
Quando Christopher uscì dal bagno si ritrovò a fissare incredulo quella scena: Jonah e Austin abbracciati sul letto ed addormentati l'uno tra le braccia dell'altro.
Avrebbe voluto urlare di gioia, ma avrebbe svegliato il Zack e i due cugini.
E non voleva interrompere quel momento, perché andava tutto bene in quel momento.
Andava tutto bene...
Continua.....
-Prossimo aggiornamente 13/02/2017-
NOTE AUTORI
COOKIE-666
Buona sera a tutti.
Di solito non scrivo nelle note autore, ma questa volta ho un valido motivo.
Vi ricordate ciò che è successo nel capitolo 24? Per l'esattezza nella parte in cui Alex aveva letto una storia a Leila?
Ecco, quelle parti del racconto sono parti di una vera fiaba, in un vero libro.
Ora, chi riuscirà a indovinare il libro da cui è tratto avrà un premio!
Il premio è una os, scritta da noi, su qualsiasi argomento, esterna alla storia e con le tematiche che preferisce!
Praticamente ci commissionate una os ;)
Bene, spero di essere stata chiara, grazie a tutti e che vinca il migliore!
(La os non sarà tratta da questa storia e non sarà una ff)
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