Capitolo 21: "Tempo al tempo"
"Christopher, io ti amerò per sempre"
Cosa sarebbe accaduto ora?
Austin sarebbe tornato il freddo e insensibile ragazzo di un tempo?
Probabilmente, ora non aveva più motivo di sorridere, o di voler vedere l'alba di un nuovo giorno.
Austin sentiva le gambe morbide, le ginocchia deboli e il corpo pesante.
Il ragazzo cadde a terra, rimanendo in ginocchio e senza staccare lo sguardo dal punto in cui la macchina su cui si trovava Christopher, aveva svoltato l'angolo.
Faceva male.
Eccome se faceva male, faceva tremendamente male.
Perché Austin doveva soffrire in quel modo, perché non poteva essere tutto più facile?
Perché doveva soffrire così? Perché proprio lui, che già tanto era stato male?
Una lacrima salata gli rigò il volto, perché si rese conto, forse per la prima volta, di quanto fosse debole.
Molte volte le persone lo definivano come una persona forte, piena di energie ed energica, ma la verità è che ora Austin si sentiva impotente davanti a quella situazione.
Per la prima volta Austin aveva avuto paura.
Ma non la paura che si trovano tutti davanti a un test di matematica o all'interrogazione più difficile dell'anno; no, la sua era paura vera, una paura che se lo stava divorando, dall'interno..
Paura e debolezza.
Lui non aveva mai sentito parlare di queste due sensazioni, tanto meno le aveva provate, ma solo quel giorno, per la prima volta aveva capito cosa potevano far provare. Quanta disperazione ti potessero dare la debolezza e la paura.
Paura di poter perdere Chris per sempre e questo non poteva sopportarlo, Christopher era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Non avrebbe neanche potuto dare la colpa a qualcuno, perché a dire la verità era tutta colpa sua, ma era così difficile ammetterlo.
Si sentì prendere per le spalle, sperando che quando si sarebbe voltato avrebbe trovato il suo amato, ma subito comprese che era impossibile. Lui se ne era andato.
La figura di Jonah, entrò nel suo campo visivo, probabilmente aveva sentito dei rumori ed era andato a vedere, inizialmente gli era arrivato affianco con un sorriso, ma quando aveva vistò in che stato era ridotto Austin, si era subito preoccupato, spegnendo così il suo sorriso, dedicando al cugino uno sguardo preoccupato.
"Austin..." Jonah pronunciò il nome del cugino con un po' di titubanza.
Non era normale, se lo fosse stato, Austin lo avrebbe allontanato, sottraendosi al suo tocco e non lo avrebbe neanche guardato negli occhi.
Mentre ora lo fissava, con uno sguardo pieno di malinconia e vuoto, allo stesso tempo.
È vero, Austin era forte, dopo che lui lo aveva abbandonato era diventato una roccia, ma Chris era il suo punto debole. Era il punto ancora rimasto in argilla, che sciogliendosi stava distruggendo tutto, tutto ciò che era diventato.
Per quanto fosse possibile, Jonah voleva ancora molto bene ad Austin, e quando vedeva che stava male gli si spezzava il cuore, infondo erano cugini.
Forse ore non era così, ma quei due ragazzi erano sempre stati molto uniti, non avevano dei genitori presenti, non avevano fratelli, entrambi esistevano solo per sorreggere l'altro.
Poi Jonah se ne andò e la vita di Austin non ebbe più alcun senso, ai suoi occhi, ma per fortuna non ci volle troppo tempo prima che Austin potesse rafforzare il suo cuore.
Ma adesso non era più la nave più sicura del mondo, ma era una piccola barchetta in mezzo alle onde che volevano trasportarlo giù, negli abissi più profondi.
E ci stavano riuscendo perfettamente.
Kat quando seppe che Chris era ritornato in accademia gli andò subito a fare una visita.
Ma non credette alle sue orecchie, dopo essere arrivata davanti alla camera 210, sentì dei singhiozzi provenire dall'interno, come se qualcuno stesse piangendo.
Cercò di aprire la porta ma era chiusa a chiave.
Come poteva Kathrin aiutarlo se la lasciava fuori dalla sua vita, come poteva la ragazza aiutare il suo amico se neanche poteva entrare in quella camera?!
"Chris sono io, apri!" disse la ragazza continuando ad abbassare freneticamente la maniglia, nella speranza di poter entrare da un momento all'altro.
"No" fu la risposta del ragazzo che in quel momento aveva alzato il volto dalle coperte in cui era sepolto, giusto per farsi sentire.
Kat non se l'era presa per il no, poteva benissimo capire il suo amico, il fatto che si sentisse male e che non volesse vedere nessuno, ma sapeva anche che quella non era una soluzione.
Chris era troppo fragile. Kathrin invece aveva imparato ad essere forte, ma Chris non ce l'avrebbe mai fatta.
Lo conosceva troppo bene e sapeva che a Chris bisognava dare del tempo, forse sarebbe stato controproducente, ma in quel momento Kathrin non poteva fare assolutamente niente
Ormai era caduto, e nessuno poteva farlo rialzare se non lui stesso.
Bisognava dare tempo al tempo. Solo lui poteva curare le sue stesse ferite, anche se era difficile, in un momento così non poteva fare in nessun altro modo.
Purtroppo Christopher era sempre stato uno di quei ragazzi troppo sensibili e proprio per questo, si ferivano più facilmente.
Ma alla fine essere deboli ha i suoi vantaggi, si può imparare a diventare forti, con molte difficoltà, ma non è impossibile.
Ed è proprio quello che stava facendo Christopher, stava provando a diventare forte, nonostante fosse debole.
Kathrin comprendeva tutto ciò e ammirava Chris, anche con i suoi difetti, con tutti i suoi lati peggiori e migliori e proprio per questo la rossa poteva capire che lasciar solo il suo amico non era un'idea così pessima.
Così, con il sorriso sulle labbra se ne andò, lasciando la stanza 210, chiusa a chiave con dentro delusione, paura, incertezze ma soprattutto un cuore fragile.
Che si sarebbe aggiustato un giorno, ma non quello.
-
"Jonah devo andare da Chris, subito!!" disse Zack disperato.
Appena aveva saputo cosa gli era successo, Zack aveva subito iniziato a rifare le valige per andare da Christopher, sicuro che fosse tornato alla P.C.A.
Ma Jonah lo aveva fermato subito, nonostante il suo ragazzo fosse riluttante ad ascoltarlo.
"Amore, senti, non risolverai niente. Lui non vorrà ascoltare nessuno. Ed è normale! Zack, ti prego non andare, sarebbe tutto inutile!"
Il ragazzo sapeva benissimo che Jonah aveva ragione, ma l'idea di lasciare da solo Chris non gli piaceva per niente, magari lo avrebbe chiamato, gli avrebbe inviato qualche messaggio, giusto per fargli sapere che lui c'era.
Il moro sospirò, si girò, aveva già la mano sulla maniglia, ma le parole del suo ragazzo lo riportarono indietro, facendolo voltare e tornare davanti al letto, dal suo ragazzo che se ne stava seduto.
"E va bene" disse Zack baciandolo a fior di labbra.
Jonah sorrise e poi baciò il compagno portando la mano sotto la maglietta di Zack.
Il moro cercò di ribellarsi a quel fantastico tocco, dolce ma anche possessivo, lo aveva conquistato proprio con quel suo fare e con quel suo atteggiamento.
"Amore" lo richiamò il più piccolo trovando la forza di bloccare il braccio dell'altro.
"Lo abbiamo fatto trenta minuti fa..." protestò Zack mentre me mani di Jonah si erano spostate sui suoi fianchi.
"E con questo?!" chiese il ragazzo senza capire il vero motivo dell'affermazione dell'altro.
"Il mio culo chiede pietà!" disse stizzito Zack sospirando per l'ennesima volta.
"Ed io invece ho la necessità di sfondartelo quel bel culetto!" protestò Jonah urlando, neanche un bambino avrebbe potuto fare di meglio.
"Jonah! Ci sono i tuoi parenti! Vuoi che ci sentano?!" disse Zack voltandosi verso la porta, con la paura che qualcuno potesse entrare.
"Che ascoltino, così capiranno che faccio sul serio!" disse Jonah sorridendo e stringendo i fianchi di Zack portandolo verso di se e facendolo così sedere sulle proprie gambe.
Zack sorrise portando la mano direttamente al bottone dei jeans di Jonah.
Era inutile protestare, tanto Jonah sarebbe riuscito a farlo cedere al suo volere, come sempre.
Caddero contemporaneamente sul letto, spogliandosi a vicenda.
Quella stanza si stava riempiendo di gemiti soffocati e sospiri pesanti, ormai era diventata un'abitudine per quei due, isolarsi dal mondo tutte le volte che stavano insieme.
Fin quando quel momento venne rotto.
Zach si alzò bruscamente dal letto, aprì la porta per andare in bagno ma proprio in quel momento le sue gambe cedettero e il suo piccolo corpo cadde a terra, sbattendo violentemente la testa sulla moquette.
Christopher era rimasto deluso. Pensava di trovare Alex ad aspettarlo ma invece c'era solo la camera buia che aveva lasciato quando se ne era andato.
Probabilmente aveva fatto pace con Cameron, ma non aveva modo di saperlo, dato che aveva deciso di non ascoltare niente e nessuno.
Mio dio, come gli mancavano i suoi amici.
In quella stanza aveva vissuto i momenti più belli della sua vita. Ma quello era di sicuro anche uno dei più brutti.
Ed ora si trovava ormai da un' oretta a piangere sul cuscino cercando un po' di conforto.
Kat aveva bussato ma lui non l'aveva fatta entrare, aveva paura che qualcuno lo vedesse in quello stato, che qualcuno potesse vedere quanto era debole.
Nessuno lo poteva capire, tranne se stesso.
La persona della sua vita, la sua metà, la sua ancora, il suo tutto gli aveva mentito ferendo.
Squarciandolo in due, era arrivato ad una conclusione, dolorosa ma necessaria.
Compose il numero di suo padre e lo chiamò, era da tanto che non si sentivano e probabilmente sarebbe stato sorpreso di sentire la sua voce, ma quella era l'unica cosa che Chris poteva fare.
"Papà" chiamò il ragazzo in lacrime, sperando di poter presto sentire la voce del padre.
"Figliolo!" lo chiamò con sorpresa il padre.
Chris gli raccontò tutta la sua storia d'amore, il primo incontro, il primo bacio, la prima volta, le vacanze e la delusione.
"Voglio tornare a casa" furono le ultime parole del biondo.
"Figliolo, non prendere conclusioni affettate, pensaci bene. Se vuoi davvero questo io verrò a prenderti. Ma non abbatterti al primo ostacolo. Hai iniziato questa avventura, dando inizio ad un nuovo capitolo della tua vita. Non cadere Chris, tu sembri fragile ma non lo sei. Ne hai passate tante dalla mamma alla P.C.A. a questo Austin. Supera questo ostacolo come hai già fatto in passato. So quanto ci tieni ma pensa anche ai tuoi amici e alla tua vita che stavi costruendo là dentro. Ce la puoi fare Chris!"
Suo padre aveva ragione, eccome se aveva ragione, ma era inutile provare a dire il contrario, Chris tornando in quella stanza aveva capito che quella stanza era impossibile da lasciare, non c'erano dubbi su quale sarebbe stata la sua scelta, anche se forse era sbagliata.
Lui sarebbe rimasto lì, anche se solo, anche se al buio, quella era diventata una seconda casa.
Forse da quel momento sarebbe andato tutto a rotoli, ma lui non era comunque in grado di abbandonare la stanza 210, non ce l'avrebbe fatta neanche volendo.
NOTE AUTORE
PSYCHOIXX
Okay ragazzi eccoci!
Credevo che non ce l'avremmo fatta a pubblicare il capitolo oggi.
Con questo capitolo siamo ufficialmente a metà storia!!
Ma comunque, come avevo già annunciato non sarà per nulla facile far riconciliare i Christin, sappiatelo.
Cosa sarà successo a Zack?
Nel prossimo capitolo torneranno i Camex e Kat e Michael, non vi preoccupate.
Alla prossima!!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top