Capitolo 18: "Torna da me"


"Allora? Quanto manca?"chiese Chis mentre si torturava le mani e cercava di stare fermo sul sedile di fianco a quello di Austin.
"Ancora 10 minuti" disse Austin riportando il suo sguardo sul suo ragazzo.
Chris era gitato, avrebbe dovuto presentarsi ai parenti di Austin come suo fidanzato, avrebbe passato le vacanze da lui, il Natale e avrebbe dovuto conoscere persone nuove.
Austin, capendo la situazione, gli prese una mano, facendogli notare che fino a qualche secondo fa, se la stava torturando.
"Sta tranquillo amore, ci penso io" disse Austin sorridendogli, per poi baciargli il dorso della mano.
L'autoparlante del treno annunciò la loro fermata.
Il moro si alzò, prendendo il suo borsone e la piccola valigia di Christopher, per non fargliela portare.
"Guarda che le mie cose posso anche portarmele da solo" disse il biondo, come se si sentisse offeso.
"Ma se non ci riusciresti mai, con quelle braccine scheletriche che ti ritrovi!" disse Austin iniziando a ridere, per poi essere interrotto da una gomitata da parte di Chris, che nel frattempo si era alzato.
"Non è forse per questo che mi ami?" chiese Chris avvicinandosi all'uscita, che entro poco si sarebbe aperta.
"Questa e molte altre ragioni" disse Austin avvicinandosi al biondo e rubandogli un bacio.
Le porte si aprirono e i due scesero velocemente dal treno, entrando nella stazione.
Chris si perse, guardandosi intorno, non viaggiava spesso, gli uniciposti che conosceva erano la sua città natale e la P.C.A.
Nonaveva mai visto altro, non aveva fatto vacanze all'estero o cose simili, no, ma era sicuro che quella città, sarebbe stata magnifica.
Insomma, era Los Angeles!
A quanto aveva capito, quella città non era quella in cui abitava Austin da piccolo, infatti ci aveva vissuto solo per pochi anni, prima di entrare nel collage, ma per abitudine e comodità tutta la sua famigli si ritrovava nella loro vecchia casa di famiglia.
I due si presero per mano e uscirono insieme, a quanto ricordava Chris, il moro gli aveva detto che sarebbe venuto un parente a prenderli in macchina.
"Ciao zia, come va?" Chris si voltò nella stessa direzione di Austin e in quel momento, avrebbe desiderato morire
Zia?
No, non poteva essere!
"Ciao caro... Sparks... Come è andato il viaggio?"
"Benone" disse Austin arrivando, insieme al biondo, di fianco alla macchina.
"Incominciamo male" pensò Chris riconoscendo la segretaria degli uffici della P.C.A.
Chris si era completamente dimenticato di questo particolare e probabilmente la suddetta non provava molta simpatia per il biondo.
Amy iniziò a squadrare il biondo da capo a piedi, sotto la perplessità di Austin, che non ne capiva il motivo.
La donna ad un certo punto spalancò quegli occhi sottili indicando qualcosa tra i due ragazzi, i due seguirono il suo sguardo e notarono che le loro dita erano ancora saldamente intrecciate.
"Hai detto a tuo padre che avresti portato un amico" disse Amy guardando Austin, come se fosse terrorizzata da ciò.
"Infatti siamo anche amici" disse Autin sorridendole e rassicurandola.
"Ma anche qualcosa di più, non ti preoccupare, spiegherò tutto più tardi" continuò il ragazzo, per poi aumentare la stretta sulla mano di Christopher.
Il biondo continuava a guardare Austin, non capendo dove fosse il problema, doveva avere un volto perplesso, perché il morosi affrettò a spiegare meglio la cosa.
Ma prima che potessero fare qualsiasi cosa Amy gli ordinò ei entrare in macchina.
"Diciamo che... I miei parenti, paterni, sono leggermente omofobi, tutti a parte mio padre per fortuna... Più o meno" disse il moro sedendosi sui sedili posteriori, insieme a Chris.
"In che senso?" chiese il biondo preoccupato e recuperando la mano di Ausrin, che si era staccata dalla sua, per farlo entrare in macchina.
"Nel senso che gli restano indifferenti ma non si sa come potrebbe reagire se scoprisse che suo figlio ha un ragazzo" disse la donna che intanto aveva messo in moto e stava guidando verso la destinazione.
Chris guardò Austin preoccupato, avrebbe davvero dovuto presentarsi come il fidanzato del moro?!
Come avrebbe potuto?
Poi non era esattamente la persona migliore del mondo, nel caso fosse un bel ragazzo, gentile e premuroso, allora avrebbe avuto qualche possibilità di piacere ai parenti di Austin, ma in quello stato, aveva completamente perso ogni possibilità.
Austin si accorse facilmente della preoccupazione del suo ragazzo, sopratutto alla piccola mano tremolante che era ancora stretta alla sua.
"Ehi..." lo chiamò il maggiore avvicinandosi leggermente a Christopher, che nel frattempo aveva distolto lo sguardo e stava osservando il cambiamento del paesaggio al di fuori del finestrino.
"Chris" lo chiamò ancora.
Ma il biondo non rispondeva, stava ancora cercando di capire cosa cosa avrebbe potuto dire, fare o anche solo pensare.
"Amore" gli sussurrò all'orecchio Austin che ormai gli era arrivato a fianco e riusciva benissimo a cingergli le spalle con un braccio.
Il biondo si ridestò dai suoi stessi pensieri, voltandosi verso Austin e guardandolo con fare interrogativo, mentre quest'ultimo aveva sfoggiato uno dei sorrisi più belli che Chris avesse mai visto.
"Si tesoro?" chiese il più giovane ricambiando debolmente il sorriso.
"Andrà tutto bene Christopher, te lo prometto"

"Wow! è così grande!" disse Zack con gli occhi sbarrati.
"Come vorrei che tu stessi parlando del mio pene" disse Jonah sospirando e vedendo il proprio ragazzo saltellare felice per la stanza, per poi fermarsi improvvisamente e guardare più che male il moro.
"Io stavo parlando di questa casa..." disse il più piccolo quasi esasperato, sedendosi sul letto e guardando l'altro che nel frattempo gli si stava avvicinando.
"Lo so" disse Jonah lasciando un piccolo bacio sulla fronte di Zack, prima di sedersi di fianco a lui.
"Mi dici perché mi hai portato qui?" chiese il più piccolo.
"Beh, volevo averti con me..." disse il moro portando una mano sul volto del ragazzo di fianco a se ed accarezzandogli dolcemente il volto.
“Perché?” chiese il più piccolo, mentre un sorriso gli increspava le labbra, istintivamente.
Zack non ne avrebbe mai capito il motivo, ma ogni singola volta che osservava il volto di Jonah, anche senza che gli dicesse niente, lui sorrideva, come se il maggiore fosse l'unico motivo del suo sorriso e probabilmente era così.
“Perché ti amo e voglio passare le vacanze solo con te” disse il maggiore stringendo avvicinandosi per lasciare un piccolissimo bacio sulle labbra del ragazzo davanti a se, che inoltre avevano ancora la forma di quel bellissimo sorriso, per il quale ogni volta Jonah si sentiva morire di felicità.
“Ma non saremo soli, ci saranno anche tuoi parenti, no?” chiese Zack arrossendo leggermente.
“Per me ci sei solo tu e poi... Poi non mi piacciono molto i miei parenti... E io non piaccio a loro...” disse Jonah sospirando e distogliendo per poco lo sguardo.
"Tutto qua?" chiese l'altro con ancora qualche dubbio.
A rispondergli ci fu solo il silenzio, almeno fino a che la stessa mano con cui Jonah lo stava coccolando, gli accarezzò i capelli e, andando dietro la nuca, lo attirò a se.
Zack non si aspettava quel bacio, così inaspettatamente dolce, ma vi rispose comunque con tutto l'affetto di cui era capace.
Ma tanto meno Zack non si aspettava che Jonah lo spingesse contro il letto, spogliandolo e impossessandosi del suo corpo, costringendolo anche a non emettere alcun tipo di suono, dato che non erano i soli in quella grande casa.
Fu decisamente dura, per il più piccolo, trattenere tutti quei gemiti che più di una volta avevano provato ad uscire dalle sue labbra, che prontamente venivano sempre premute con forza, contro quelle di Jonah, per paura che qualche verso osceno ne uscisse.
Forse fare l'amore appena arrivati, in una casa che non era neanche loro, ma del nonno di Jonah, non era stata una grande idea.
Anche perché a quanto pare, non tutti i suoi parenti lo avevano in simpatia, sopratutto uno zio... O qualcosa del genere...
Forse c'erano ancora molte cose che Zack avrebbe voluto sapere, prima di entrare in quella casa, ma qualcosa, dentro di se, lo convinceva che stava facendo la cosa giusta per loro due.
Perché ormai non era più solo, ora tutto quello, tutta la sua vita, la condivideva con una persona importante, la persona che amava, e Jonah era lì proprio per quello, per amarlo.
"Ti amo"
Forse non lo si dice mai abbastanza.
Di amarsi, di volersi bene e di tenere a una determinata persona.
Forse a quel punto della loro storia, chiunque l'avrebbe considerata una cosa quasi sotto intesa.
Ma non era così, per quei due ragazzi che si continuavano a stringere l'un l'altro, anche dopo aver fatto l'amore, come se avessero paura che uno dei due potesse scappare, quelle due semplici parole non bastavano mai.
Non le dicevano mai abbastanza, e anche dopo averle pronunciate, sentivano che due semplici parole, non bastavano per tutto quello, perché non bastava più dire semplicemente: "Ti amo".
No, loro volevano avere una parola in più, una che potesse dire tutto ciò che non erano in grado di descrivere, ne a mente ne a voce.
Così quei due ragazzi erano ancora abbracciati, sperando invano che un giorno avrebbero potuto dedicarsi quella parola che ancora non conoscevano e che era più di un semplice "ti amo".

-

Alex era rimasto solo, non aveva più nessuno, dall'ultima volta che si era parlato con Cameron, quando avevano rimandato tutto.
Ed ora si rigirava nel suo letto per l'ennesima volta, non c'era più nessuno nella stanza 210, Zack e Christopher erano andati coi loro amati fidanzatini a trascorrere le vacanze in famiglia, Kathrin era tornata dai suoi parenti, persino Michael se l'era svignata!
E lui era l'unico che era rimasto alla P.C.A.
Tutto solo.
Gli altri anni era rimasto Cameron con lui, loro due soli, più qualche altro lupo solitario che sceglieva di non tornare a casa per Natale, ma rimanere al campus.
Ma quell'anno invece Cameorn aveva preferito tornare dalla sua famiglia, anche se non ne sembrava troppo convinto, per risolvere qualche problema del passato, lasciando così il suo ragazzo da solo, senza più nessuno.
Alex non voleva alzarsi da quel letto, anche se lo avesse fatto, cosa avrebbe potuto fare? Uscire?
No, tanto non aveva nessuno con cui passare le giornate, avrebbe voluto che con lui ci fosse Cameron, avrebbe voluto che non si lasciassero in quel modo, sofferente e triste, avrebbe preferito che il moro restasse al suo fianco, che chiarissero, per poi magari salutarsi con un abbraccio o il loro solito bacio.
Invece non si ricordava neanche più quale fosse stato il loro ultimo bacio, non si ricordava quale era l'ultima volta che aveva sfiorato le labbra dell'altro. Ne aveva nostalgia.
Non sopportava più quella solitudine impostagli dalla situazione.
Così si fece coraggio, si avvolse nelle coperte e si mise seduto, prese il telefono e lo accese.
Quando lo schermo si illuminò, per un attimo, il suo cuore si fermò.
Era da un po' che non riaccendeva l'apparecchio, non voleva sentire nessuno.
Non si ricordava però di aver lasciato, come sfondo un'immagine di loro due, di lui e Cameron, per l'esattezza quella foto non era neanche voluta, non l'avevano neanche fatta loro, ma Austin.
Una volta, quando era in giro per il campus, solo una settimana prima, in compagnia di Christopher, avevano incontrato il moro e il suo ragazzo, in quel momento non ci aveva pensato due volte ad andare in contro a Cam per abbracciarlo e salutarlo con un bacio.
Non si erano accorti del fatto che Austin gli avesse scattato quella foto, ma era tremendamente bella che aveva fatto di tutto per averla e poi quando l'aveva avuta, l'aveva custodita gelosamente.
Sorrise malinconico davanti a quell'immagine, però poi si decide ad aprire la chat di Cameron, gli ultimi messaggi erano stati mandati proprio dal castano.
-Ci sentiamo dopo le vacanze- diceva il messaggio.
Come poteva Alex sopravvivere così per 15 giorni, come poteva restare solo, con la consapevolezza che Cam probabilmente non aveva più voglia di avere a che fare con lui.
Velocemente digitò qualcosa sulla tastiera e inviò.
-Ciao, come va lì?-
Non poteva trovare qualcosa di più stupido, assolutamente insensato.
Però, a dispetto di quello che pensava, la risposta arrivò veloce e non gli diede neanche il tempo di pensare ad altro.
-Sto bene amore. Tu?-
Alex rilesse il messaggio una decina di volte, ma quello che vi era scritto non cambiava. Lo aveva davvero chiamato “amore”?
-Volevo dire... Qui è un po' noioso... Ci sei Alex?-
Il ragazzo si era addirittura dimenticato di rispondere, tanto era assorto.
Cameron con quell'ultimo messaggio, probabilmente aveva provato a distrarlo da quello precedente, non riuscendoci, perché ora, Alex, mentre digitava freneticamente una risposta, aveva quel sorriso ebete che solo gli innamorati hanno.

Cameron, stranamente, era nella stessa identica posizione di Alex, raggomitolato nelle coperte, seduto contro la testiera del letto, col telefono in mano e con un po' di rossore sulle guance per l'imbarazzo.
Alex gli mancava, ma non voleva darlo a vedere, era partito con l'intento di risolvere quel problemino con la sua famiglia, ma poco era cambiato da quando era rientrato in quella casa.

3 GIORNI PRIMA

Era davanti a quella imponente casa, quella che per tanto lo aveva ospitato e al quale, ormai, non era più legato, eppure era proprio come se la ricordava, non era cambiato niente.
Era tornato in quella abitazione con l'intento di risolvere quella situazione, parlare coi suoi genitori, perdonare la sua famiglia, fagli presente della sua attuale situazione scolastica e... Sentimentale, se così si poteva dire.
Come aveva detto ad Alice, avrebbe detto le stesse identiche cose e soprattutto avrebbe approfondito ancora una volta quel discorso.
Però, davanti a quel portone gli erano sorti mille dubbi.
Una volta era scappato da quel posto, piangendo per colpa di uno di quei fratelli che aveva amato per molto tempo.
Aveva pensato più volte di tirarsi indietro, di scappare e andarsene via, di tornare alla P.C.A.; forse lì ci sarebbe stato Alex e avrebbero potuto passare le vacanze insieme, magari dopo essersi scusato e avergli spiegato finalmente tutto.
Ma tutti quei pensieri furono interrotti dalla porta d'ingresso che venne spalancata, per poi rivelare la figura di sua sorella, tutta sorridente, che non ci mise molto a corrergli in contro ed ad abbracciarlo calorosamente.
“Cam! Che bello! Ho avuto paura che non saresti venuto!” disse felice la ragazza, stringendo a se il giovane.
“Ci ho pensato, ma sapevo che non potevo deluderti così...” disse il ragazzo sospirando e ricambiando l'abbraccio della donna.
Rimasero così ancora per qualche istante, poi la ragazza iniziò a singhiozzare e lentamente la sua presa si allentò.
Cameron subito si preoccupò, ma quando riguardò il volto di Alice si accorse che questo non era sofferente, ma felice, anche se dagli occhi sgorgavano lacrime, le sue labbra errano tirate in un sorriso.
“Scusa... È che sono felice!” disse la ragazza facendo qualche passo all'indietro ed asciugandosi le lacrime.
Cameron sorrise a sua volta e si avvicinò alla ragazza, per poi sorpassarla, entrando in casa, subito seguito da lei.
All'ingresso non c'era nessuno, ma sentì distintamente un paio di piedi muoversi freneticamente al piano superiore, poi altre orme, poi altre ancora.
“Sono tutti in casa, mancavi solo tu...” disse Alice alle sue spalle richiudendo la porta.
“E anche lei...” disse Cam.
Il giovane iniziò a camminare, arrivando velocemente dove una volta c'era il soggiorno, e dove tutt'ora era.
Lì vi trovò un uomo, di spalle, che appena sentì quei rumori si girò.
Subito dopo lasciò cadere il giornale, rimanendo a bocca aperta e spalancando gli occhi.
“Cameron!” disse ad alta voce un'altra persona, dietro al ragazzo, che subito si girò, vedendo quella figura che tutti i bambini hanno chiamato almeno una volta nella vita, col nome di “mamma”.
La donna non era invecchiata di un solo giorno, per quanto potesse ricordare il ragazzo, gli corse in contro, stringendo poi il proprio figlio, come se insieme a lui gli fosse mancato anche l'ossigeno.
Sentì altre voci, in lontananza, non capiva molto cosa stessero dicendo, ma sentiva il proprio nome pronunciato più volte, con curiosità, incredulità ed entusiasmo ad accompagnare quelle parole.
Cam fece in tempo a girarsi, appena, con ancora la madre stretta tra le braccia, che anche suo padre, andò ad abbracciarlo.
La donna quando fu sciolta da quell'abbraccio, stava piangendo.
Quale madre non lo avrebbe fatto, dato che non aveva visto il figlio per quasi tre anni.
Dopo che anche quell'abbracciò fu sciolto, Cameron poté tranquillamente prestare attenzione ai rumori che venivano dalle scale, gli scalini scricchiolavano, delle voci lo chiamavano e dei passi si avvicinavano sempre di più, facendo un gran baccano.
Due figure apparirono distintamente vicino alla porta, quelle che prima tanto si agitavano per venire giù dalle scale.
Cameron sorride istintivamente, andandogli in contro, subito uno dei due ragazzi, il più basso, gli lanciò le braccia al collo e subito lo stringe.
“Klaus!”
Come poteva Cam dimenticare i nomi dei suoi fratelli e proprio quel ragazzino che lo stava stringendo gli riportava alla mente tanti, troppi ricordi familiari.
Cameron fu il primo a sciogliere l'abbraccio, ma a quanto pare, quel giorno ne avrebbe dovuti dare tanti, perché anche il secondo ragazzo, che era sceso insieme a Klaus, strinse a se Cameron.
“Peter... Mi siete mancati” disse una volta che anche l'ultimo abbraccio era stato sciolto.
“Allora perché sei tornato solo ora?!” chiese il fratello maggiore.
“Non mettergli fretta Peter! Scommetto che Cam ci racconterà tutto più tardi” disse la padrona di casa, sorridendo ai quattro figli che ancora si scambiavano quegli sguardi pieni d'affetto.
Però in tutto quel ritorno al passato, mancava qualcosa, anzi, qualcuno, di molto importante, qualcuno che fino a quel fatidico giorno gli era sempre stato accanto.
“E Daniel?” chiese Cameron, per poi accorgersi di una figura che era spuntata solo in quel momento, dalla porta della cucina.
“Ne è passato di tempo fratellino, iniziavo a preoccuparmi” disse Daniel sorridendogli.

In quei tre giorni in cui Cam era tornato nella propria dimora, sembrava andasse tutto bene, Klaus, Peter, Alice e i suoi genitori erano sempre uguali, come se niente fosse cambiato, forse erano solo più affettuosi, ma niente di preoccupante.
Invece Daniel... Era stano, probabilmente non sapeva come comportarsi con lui, ora che era tornato.
Ma nonostante la gioia di tornare a casa e di essere circondato dalla propria famiglia, c'era qualcosa che gli mancava terribilmente: Alex.
Aveva passato giorni a penare al suo fidanzato, ma non aveva ancora il coraggio di parlargli, probabilmente Alex era arrabbiato con lui e non lo avrebbe ascoltato.
Però in quel momento, quando aveva risposto al suo messaggio quasi subito, istintivamente, per poi accorgersi quel che aveva scritto, era il cuore a scrivere, a fargli capire cosa cosa voleva davvero.
Cercò di rimediare, ma niente poteva aggiustare ciò che Alex, molto probabilmente, aveva già letto.
Inoltre c'era un ultimo pensiero che lo tormentava, una cosa che gli aveva chiesto Alice, per l'esattezza.
“Perché non inviti anche il tuo ragazzo per Natale?”
Ci aveva pensato, ma col susseguirsi dei fatti, non gli era sembrato il caso, anche se, ripensandoci ora, a mente fredda, quel ragazzino piagnucolone e pieno di problemi, gli mancava davvero molto.
-Sì, io sto bene, anche se non è molto divertente qua, tutti soli...-
Persino la risposta da parte del minore lasciava intendere che c'era qualcosa che ad entrambi mancava.
Così, ancora una volta, Cameron, lasciò che fosse il suo cuore a scrivere e non la sua mente.
-Alex, ti prego, torna da me-



NOTE AUTORE
PSYCHOIXX

Capitolo molto entusiasmante ma soprattutto ricco di amore.
Il nostro Cam finalmente è tornato dal suo bellissimo amato. Chris mi fa piangere, è troppo cucciolo. Okay la smetto. Comunque volevo dirvi che la copertina nuova per S210 c'è l'ho però questo stupido di wattpad non me la mette. Provo ad aggiornare ma niente. Il capitolo 19 è al 45%, e la mini-long che vi avevo anticipato è ancora da sviluppare e penso che la prima parte la avrete per Natale. Però volevo chiarire che non è una mini-long natalizia. Può darsi che farò una one-shot a tema natalizio. Potete contattarmi in privato, o al gruppo facebook Stanza 210.

Alla prossima!!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top