Capitolo 14: "Kathrin Morrison"
Kat attraversò il piccolo corridoio che separava la sua stanza dal bagno femminile.
Odiava andare nel bagno in comune, preferiva quello privato che si trovava in ogni stanza.
Ma ovviamente la sua compagna di stanza, Vikctoria, ci impiegava un'ora, quindi la povera Kat doveva andare nell'altro bagno. Per fortuna, non era molto distante e questo permetteva a Kat di evitare di rompere la porta e trascinare per i capelli Viktoria fuori dal bagno.
Viktoria era un brava ragazza, ma ci metteva letteralmente 20 minuti per mettersi una riga di eyeliner, per non parlare dell'ombretto, stessa cosa per quando, alla sera, doveva struccarsi, un vero dramma.
Kathrin aveva una lista, di tutto quello che non aveva, e al terzo posto c'era di sicuro, un bagno personale.
Non chiedeva tanto, l'accademia ne metteva uno per camera, quindi si supponeva che essi dovessero essere utilizzati dai due abitati della stanza, ma non nel loro caso, perché nella stanza 151, il bagno era solo di Viktoria.
Prima o poi Kathrin avrebbe perso i capelli a forza di rimuginare e arrabbiarsi su cose inutili come quella.
Ritornò alla realtà quando una figura nel bel mezzo del corridoio, aveva deciso di fermarsi, giusto per far saltare qualche nervo in più alla rossa, che a passo spedito procedeva.
Solo quando fu troppo vicina capì chi era quella persona, e in quel momento non le sembrò un'idea così pessima, quella di aspettare in camera, due ore, per andare in bagno.
Focalizzò la sagoma e avrebbe pregato ogni Dio di questo mondo di essersi sbagliata, che non era davvero lui.
Poi quella persona si girò, la vide e iniziò ad avvicinarsi, sempre di più a Kathrin e la paura iniziò a impossessarsi del suo corpo.
Però c'erano due cose che lasciavano perplessa: perché stava camminando verso di lei? Ma soprattutto, cosa ci faceva un maschio nel dormitorio femminile?!
Decise di non pensare al suo primo dubbio, non era un bene fasciarsi la testa prima di rompersela, tanto aveva come l'impressione che entro poco lo avrebbe scoperto, in un modo o nell'altro.
Per la sua seconda perplessità invece aveva qualche ipotesi, prima fra tutte, che nessuna ragazza, avrebbe mai detto a quel gran bel fi-idiota! Quel gran bel idiota!
... Ok, un'idiota molto bello e attraente, doveva ammetterlo.
Le mani tremavano, le gambe stavano per cedere, sentiva i denti stringersi e la mascella serrarsi, le sopracciglia incurvarsi, istintivamente le palpebre sbattere un paio di volte, magari era solo un sogno.
Magari.
Il cuore batteva forte, come se volesse uscirgli dalla gabbia toracica e ad ogni battito Kat si sentiva sempre di meno a suo agio in quella situazione.
Aveva anche incominciato a far scivolare i piedi indietro, indietreggiando leggermente, non aveva voglia di intavolare una conversazione, tanto meno con quel ragazzo.
Michael aveva uno sguardo particolare, come se la stesse studiando, per capire qualcosa che forse Kathrin gli stava nascondendo.
Non voleva assolutamente avere contatti con quel mostro ma l'altro non la pensava allo stesso modo, infatti a distanziarli ora c'era solo qualche misero metro, due falcate e si sarebbero ritrovati faccia a faccia.
Kathrin cerò di imporsi a guardare negli occhi quel ragazzo di cui tanto aveva sentito parlare, ma che alla fine, aveva visto si e no due volte.
Da quando era successo quell'orrendo episodio, tra quel ragazzo e Austin, lei, Alex e Zack non lasciavano mai il biondo da solo, lo seguivano ovunque, erano diventati le sue guardie del corpo.
Possibile che ora Michael volesse liberarsi di loro uno a uno, per avere poi la strada spianata con Christopher?
No, era pazzo, non subdolo, poi non doveva ancora nascere un ragazzo che attaccasse una ragazza sola e indifesa come Kathrin.
"Scusa, tu sei la migliore amica di Chris, giusto?" chiese il più grande senza mai staccare gli occhi da quelli della rossa.
Kat annuì soltanto.
Era scoperto sulla destra e lasciava parecchio spazio tra il muro e il suo corpo da quel lato, avrebbe potuto colpirlo a un fianco e scappare.
No! Non poteva farlo, forse non voleva niente di che, non doveva pensare alla situazione in modo tanto tragico.
Kathrin decise di stare ferma quando Michael si avvicinò di un passo, però lo guardò male.
Male era un eufemismo, lo stava praticamente uccidendo con gli occhi.
A quello sguardo Michael sembrò quasi deluso, come se non capisse il vero motivo di quello sguardo, era impossibile che non capisse, se l'aveva riconosciuta, avrebbe anche dovuto intuire il motivo di quegli occhi a trafiggerlo.
Lui non le aveva fatto niente, personalmente, ma aveva fatto del male ai suoi amici, e questo la ragazza proprio non poteva perdonarglielo, neanche se l'avesse pregata in ginocchio.
"Che cazzo vuoi?" disse severa Kat, ma dentro si sentiva terrorizzata, però, non avrebbe mostrato a nessuno il suo dolore. Non lo aveva fatto con Chris, neanche con Alex e si era ripromessa che Zack sarebbe rimasto il solo ad averla vista in quello stato, non poteva crollare in quel momento!
Lei non voleva pietà, non esponeva i suoi sentimenti davanti ad uno sconosciuto, Kathrin Morrison era forte, o almeno credeva prima che Michael le sorridesse avvicinandosi.
Si girò, fuggendo, ancora una volta, mentre sentiva ancora lo sguardo indecifrabile del ragazzo, colpirgli la schiena, come mille frecce, pronte ad essere scoccate, per centrare il loro obbiettivo: uccidere.
Kat si sentì cedere, di nuovo, ma continuò a correre, nonostante il fiatone e il sudore che le bagnava la fronte, come stavano facendo le lacrime sulle sue guance.
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Alex non aveva detto niente a nessuno, ne di suo padre, ne dei documenti.
Aveva tenuto tutto gelosamente nascosto sotto il letto, per paura che qualcuno facesse qualche domanda di troppo.
Ma ora, per qualche strana ragione si trovava davanti a Zack, con le lacrime agli occhi e quei documenti tra le mani tremanti.
Lo aveva sorpreso mentre stava rileggendo il diario di sua madre, gli aveva chiesto cosa fosse, ma quando aveva notato il volto di Alex, il moro, aveva deciso che le domande le avrebbe fatte dopo.
Aveva stretto Alex e quest'ultimo aveva pianto sulla sua spalla per più di mezz'ora, ed ora era leggermente più calmo.
Il ragazzo sapeva che doveva parlare con qualcuno di tutta quella situazione, e Zack sembrava la persona giusta.
Era nuovo, ma si era già guadagnato la ceca fiducia di tutti, inoltre, aveva un tempismo piuttosto particolare, tutte le volte che succedeva qualcosa di brutto lui compariva magicamente per aiutarti e risolvere tutto con un abbraccio.
"Questo è il diario di mia madre"
E con quella frase Alex aveva terminato il suo racconto, lasciando di stucco il povero Zack che non sapeva assolutamente cosa rispondere.
"Quelle radiografie quindi sono di..."
"I miei fratelli, in teoria, nel diario mia madre dice anche che quell'idiota di mio padre, prima che abortisse, si dilettava a dare nomi a quei bambini... Anna e George, era così che li avrebbe voluto chiamare mio padre" disse Alex con voce tremante, piena di dubbi e domande.
Non sapeva più cosa pensare, quelli erano documenti, suo padre non era in grado di falsificarli, quella sul diario era la scrittura di sua madre.
Quello. Tutto quello, era il suo passato, e lui non ne aveva mai saputo assolutamente niente.
"Alex, non sei costretto a dirmi tutto ciò" disse Zack spostandosi di fianco a Alex, per cingergli le spalle con un braccio.
"Cosa devo fare Zack? Io ho sempre pensato che mia madre mi amasse e che fosse mio padre a disprezzarmi... Invece..." il castano non riuscì a dire una parola di più, passò solo il diario che aveva tenuto in mano a Zack che, con fare dubbioso, iniziò a leggere a bassa voce.
"Sono alla 6° settimana, quello sciocco di mio marito sembra un maniaco, mi gira continuamente attorno, come un cane. Mi tiene d'occhio e non vuole lasciarmi sola, mi andrebbe anche bene, se non fosse per il reale motivo, per cui mi segue. Lui non vuole proteggere me, ma questo bambino, io non conto niente, ormai lui vuole solo un figlio. È ironico, sono diventata gelosa del mio stesso figlio, perché mio marito presta più attenzioni a lui, piuttosto che a me. Lui ama così tanto Alex... È così che lo vuole chiamare. Io invece lo odio. Gli darò questo figlio, ma non so se sarò mai in grado di amare un bambino come questo."
Zack si fermò ad osservare il volto di Alex, per captare qualcosa, ma gli occhi e l'espressione del suo amico, era completamente vuota.
"Vai all'ultima pagina" disse solo Alex, appoggiando la testa alla spalla del moro.
Zack eseguì l'ordine e portò una mano a sfogliare le pagine.
Quando trovò quella indicatagli dal castano prese fiato e ricominciò a leggere.
"Odio mio marito. Odio l'uomo con cui tradisco ancora mia marito. Odio mio figlio. Sapevo di non poter essere una madre."
E così si concludeva il diario degli orrori.
Zack rinchiuse il tutto, lo poggiò di fianco a sé, tornando poi da Alex, per abbracciarlo.
"Zack... Aiutami" la voce di Alex era rotta dai singhiozzi e niente avrebbe davvero potuto consolarlo.
"Io non posso aiutarti Alex, solo tu puoi aiutare te stesso. Io posso solo abbracciati e dirti che ti voglio bene, che in un modo o nell'altro, si risolverà tutto. Ma questa è la tua guerra Alex" disse Zack accarezzando i capelli dell'amico, che ancora una volta, aveva trovato conforto tra le sue braccia.
Quella che era stata interna ad Alex era una ferita profonda, era inutile bendarla e curarla, faceva comunque più male delle altre e non sarebbe guarita facilmente.
Ma tutte le ferite si rimarginano, prima o poi.
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Kathrin aveva un segreto: non sapeva amare.
Non ne era e non ne sarebbe mai stata capace.
Ci aveva provato, molte volte, ma era tutto inutile, non era in grado di provare amore, forse perché nessuno le aveva mai mostrato come fare.
Nessuno le aveva mai voluto bene, nessuno l'aveva mai amata.
Ed ora, anche se era già al P.C.A., non si era mai innamorata, non era mai stata fidanzata e non aveva mai avuto interesse in queste cose.
Solo in quel periodo, aveva iniziato a pensare all'amore, per la precisione per la prima volta che aveva visto Cameron e Alex prendersi per mano, mentre le braccia si accarezzano tra loro, mentre guardavano verso lo stesso punto indefinito all'orizzonte, stringendo le dita in quel caldo e timido abbraccio.
Poi aveva visto per la prima volta uno sguardo innamorato, quello di Christopher, rivolto ad Austin, solo a lui, per poi girarsi, pensando che non sarebbe mai stato ricambiato, ignaro però del fatto che poi, il moro si sarebbe girato timidamente per ricambiare quello sguardo; ed ora quegli sguardi non erano più rivolti alle schiene dell'altro, per paura di essere scoperto, ma potevano finalmente guardarsi e capire così tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro.
Poi, proprio in quel momento, aveva anche visto, per la prima volta, la cosa più bella che potesse ritrovarsi a guardare.
Erano stati solo pochi secondi, sapeva che Zack provava qualcosa per Jonah, ma quel bacio, proprio quel bacio, era qualcosa di troppo bello, per essere descritto.
Forse era un bacio che nessuno avrebbe dovuto vedere, ma, anche se per pochi secondi, aveva provato una felicità infinita per quei due ragazzi, che erano riusciti a trovare l'amore.
Era bellissimo quel bacio, erano bellissimi loro due, insieme.
Perché per amare bisogna essere in due.
Chissà, forse, anche Kathrin avrebbe trovato il vero amore un giorno.
Non quello delle favole, uno semplice, chiaro, vivo, vero.
Chissà, forse... Un giorno...
CORRETTO
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