Capitolo 12: "Le onde della malinconia"


Ed ecco a voi il tanto atteso capitolo 12, che sarà solo un piccolo assaggio di quanto accadrà al capitolo più importante di questa storia cioè il capitolo n°. 20.
Preparate i pop corn.

PRESENTE
Quel 30 novembre, Christopher dormiva beatamente nel suo letto nella stanza 210 fin quando un forte rumore, un rumore sordo spezzò quel silenzio assordante che si era ritrovato ad ascoltare, il biondo sobbalzò sul letto, per poi coprirsi con il piumone, tirandoselo fin sopra i la testa, con le dita tremanti e il cuore in gola.
Aveva sempre avuto paura dei tuoni e dei fulmini, anche se amava la pioggia, quelle sottili e pungenti lacrime degli dei, così forti da poterti entrare nelle ossa, ma anche così delicate da sembrare una carezza.
Amava la pioggia, in ogni sua forma. La pioggia era speciale a volte era turbolenta, scontrosa e violenta e invece altre volte era calma, leggera e rilassante.
Come se fosse una persona. Qualcosa di vivo, completamente diverso da tutto ciò che un essere umano avrebbe potuto vedere.
Quel giorno si stava scatenando una vera e propria tempesta intorno alla Pacific Coast Academy. Tra vento, grandine e fulmini non si capiva più niente.
Chris cercò di riaddormentarsi, respirando a pieni polmoni, anche da sotto le coperte, e chiudendo lentamente gli occhi; ma il tentativo sembrò vano, per quanto ci provasse, non funzionava e non avrebbe funzionato fino a che il suo cuore non avrebbe smesso di battere per la paura.
Così si alzò dal letto senza far rumore, si mise le ciabatte ed uscì dalla stanza, sperando di far meno baccano possibile, per non svegliare Alex o Zack. I corridoi del dormitorio maschile della P.C.A. erano desolati, in effetti era decisamente tardi, e la luce che illuminava i corridoi era stata spenta, quindi l'unica soluzione era andare a memoria, cosa non difficile per Chris.
Ormai aveva fatto quella strada così tante volte che aveva smesso di contarle, il suo corpo si muoveva da solo, sapeva la strada, sapeva dove andare, sapeva chi cercare.
Si avviò pian piano verso la camera numero 86, ormai Austin era diventata la sua droga, certo, non andavano d'amore e d'accordo, ma comunque,, in qualche modo, riusciva a strappare un abbraccio a quel burbero ragazzo.
Non glielo aveva ancora detto, ma aveva dimenticato tutto e ancora una volta era pronto a dimenticare per poterlo riabbracciare. Certo, anche Alex e Cameron erano molto importanti, aveva imparato a conoscerli e riusciva quasi a prevedere le loro mosse ora, ma erano due cose completamente diverse: per il suo migliore amico era pronto a fare molto; ma per Austin, per Austin era pronto a morire.
Perché è questo che era la loro relazione, una continua guerra, o perdi o vinci, vivi o muori, non era complicato.
Ma se sarebbe servito a stare con Austin, avrebbe fatto tutto.
E questa cosa era totalmente sbagliata, e Chris era anche consapevole. Ma si sa, all'amore fa far pazzie, ma rende anche schiavi.
Era quasi arrivato a destinazione quando una voce alle sue spalle lo richiamò.
Una voce che non sentiva da due anni, l'ultima voce che voleva sentire.
L'avrebbe riconosciuta anche tra mille, come avrebbe riconosciuto gli occhi di quel ragazzo, anche nel buio più opprimente e nelle tempeste più violente.
Quella voce roca era, purtroppo, ancora maledettamente sexy, anche se era cambiata, più grave, intensa e meno giovanile.
Si girò lentamente, sperando che fosse tutto un brutto sogno.
Sbarrò gli occhi appena lo vide. Era cambiato, ma era sempre lui, doveva esserlo, non poteva certo scordarsi di quel tremendo semplice casino quale era il ragazzo che ora si ritrovava davanti.
Una salata lacrima solcò il piccolo volto di Christopher, non avrebbe voluto mostrargliela, si era ripromesso di non mostrare mai quelle lacrime, soprattutto a quel ragazzo.
"Sparks"

-

TRE ORE PRIMA

"Amore?" lo richiamò Cam, vedendo spento e stanco il volto del compagno.
"Mh?" provò a rispondere Alex, al limite delle proprie forze, ma purtroppo la stanchezza prevalse, e si addormentò sul petto del maggiore.
Quest'ultimo poggiò delicatamente il castano sul letto, dopo avergli lasciato un ultimo bacio fra i capelli scompigliati e si avviò verso il bagno.
Il cellulare di Cam iniziò a vibrare, Jonah non lo avrebbe mai chiamato a quell'orario ed era uscito, ma Austin non era ancora rientrato e certo non si faceva tutti quegli scrupoli a disturbarlo, quindi sicuramente era lui.
Cam uscì dal bagno e prese il cellulare, lesse il display che automaticamente illuminò la stanza, rivelando il nome dell'incosciente che lo aveva chiamato alle 23:30 di sera.
Cameron perse un battito, provò a sbattere le palpebre un paio di volte, sperando che la sua vista lo stesse traendo in inganno.
Un nome conosciuto, forse troppo, mai modificato, proprio come il numero stesso.
Aveva sempre pensato che non avesse niente da spartire con quella persona, se non avesse avuto quel legame di sangue, probabilmente non l'avrebbe neanche mai conosciuta.
Cam un po' titubante rispose al telefono.
"Cameron" la voce della sorella maggiore non era cambiata per niente.
"Che vuoi?" rispose secco Cam senza prestare tanto attenzione alla propria acidità e che forse avrebbe dovuto parlare con più rispetto.
In fondo lei non gli aveva fatto niente, nessuno gli aveva realmente fatto "qualcosa".
"Ti vorrei incontrare, papà mi ha detto che sei in accademia"
Cosa?
Perché?
Non si sentivano da mesi, forse anni, e pretendeva di vederlo?
Si ricordava ancora quell'episodio come se fosse ieri.
Non era però stato il più brutto, ne aveva passate di peggiori.
Cameron ha ben sei fratelli, tra questi è compresa anche una ragazza e ovviamente Alice, la più grande, che ora lo stava chiamando.
Cameron era il più piccolo tra i fratelli e sotto di lui c'era solo Leila.
I suoi genitori erano felicissimi di avere una femmina, dopo ben quattro maschi, hanno avuto un minimo di soddisfazione.
Poi, Cam compì 17 anni e le cose si complicarono.
A quelle età aveva appena parlato ai genitori della sua omosessualità , e i loro l'avevano accettato, più o meno.
Più che altro non se la sentivano di fargli una predica con la sorellina minore di fianco.
In effetti lo aveva aiutato non poco, quella piccola peste, gli doveva quasi tutto.
Se non fosse stato per quella piccola belva di Satana probabilmente non sarebbe neanche lì.
Però le cose non vanno sempre bene.
La notizia fu ben accetta, ma senza sorrisi o risate, infatti erano proprio questa mancanza a far risultare il volto di Daniel alquanto contrariato.
Daniel il fratello più grande si oppose subito, fosse stato per lui lo avrebbe cacciato via di casa, ma non era lui a decidere.
Era una situazione di stallo, molto precaria, che poi un giorno venne rotta, nel peggiore dei modi.
Ma nonostante ciò, nonostante Alex avesse allontanato tutto e tutti, qualcuno gli era rimasto accanto ed era riuscito ad uscire dalla lista nera di Cameron.
"Hey, ci sei?"
In men che non si dica il castano si riprese, purtroppo c'erano ancora molte cose che voleva dire ad Alice, ma non per telefono.
"Quando e dove?"

SEI ORE PRIMA
Kathrin sorseggiava il suo tè insieme a Zach e Chris, al bar della P.C.A.
"Quindi anche tu sei gay?" domandò Chris sbarrando gli occhi.
Doveva ammetterlo, non aveva molto intuito in queste cose e finché le persone non si sarebbero tatuate in fronte il loro orientamento sessuale, lui avrebbe sempre avuto problemi, sempre.
"Si" rispose semplicemente il ragazzo un po' timido, continuando a muovere il bicchiere di vetro e facendo tintinnare il ghiaccio contro la parete del contenitore.
"Fai prima a dire chi non lo è, ormai mi sa che sono l'unica persona etero del gruppo!" disse la ragazza rossa posando la tazza sul tavolo.
Infondo aveva ragione su tutti ragazzi che aveva conosciuto erano tutti gay o quasi.
Non era un problema è di certo non lo sarebbe mai stato, però era un po' gelosa, quei ragazzi, bene o male, avevano una persona speciale, lei non aveva nessuno da amare.
Chris, Zach e Alex erano gay da quel che capivano, sapeva anche di Cameron, ma lo conosceva solo come il compagno di stanza di Austin.
E anche Austin era "coinvolto sentimentalmente" in tutta quella faccenda, ma si comportava sempre come se tutto quello non lo riguardasse.
"Vorrà dire che ti troveremo un ragazzo!" rispose Zack soffocando una piccola risatina sul nascere.
C'è mica quel ragazzo nuovo in camera di Cameron e Austin? Anche se a dire il vero mi fa un po' paura..." stavolta fu Chris a parlare.
Il nuovo arrivato si irrigidì sul posto e serrò la mascella, Chris e Kat se ne accorsero, ma lasciarono perdere, avrebbero avuto altro tempo per parlarne.
"Si ci penserò, adesso ho da fare" disse Kat alzandosi e dileguandosi in men che non so dica.
Quel giorno la rossa era decisamente strana. Fredda e schiva.
"Probabilmente ha avuto una giornata no" pensò Christopher, però non era lo stesso su cui stava riflettendo Zack.
Il giovane aveva visto quanto Kathrin potesse soffrire e sentiva, sapeva, che non era solo una giornata no.
Però decise di lasciarla sola, probabilmente lo avrebbe preferito anche lei.

Zack si stava per stendere sul letto, dopo essersi arrampicato per raggiungerlo, ma Chris rischiò quasi di farlo cadere, cogliendolo di sorpreso.
Probabilmente il nuovo arrivato non pensava proprio di essere interrotto od oggetto di una discussione. Come sarebbe accaduto di lì a poco.
Erano soli, Alex non era ancora rientrato e i due compagni avevano realizzato che non sarebbe tornato tanto presto.
Per lui e Cam era difficile organizzarsi, prima potevano anche solo dire ad Austin di farsi un giro e il moro si dileguava per un po', ma ora c'era anche Jonah e il coprifuoco, proprio come il responsabile del dormitorio era diventato ancora più severo.
Però era strano, non aveva avvertito nessuno della sua possibile assenza, ne Zack ne Christopher.
"Che c'è?" disse Zach rimanendo sorpreso dal gesto del compagno di stanza.
"Chi è Jonah? Hai tre chiamate perse da lui" disse Chris porgendo il cellulare al compagno, alzandosi appena sulle punte per raggiungere il letto superiore.
Chris aveva mentito, sapeva benissimo chi era Jonah, ma voleva vedere che reazione avrebbe avuto Zack.
E fu proprio come immaginava, iniziò a balbettare parole incomprensibili e senza senso logico.
Quella cosa gli puzzava e soprattutto quel Jonah non gliela raccontava giusta, aveva quasi più segreti di Austin ed aveva un'aura spaventosa.
"I-io t-ti p-posso sp-spiegare" disse col cuore in gola il povero Zack.
Chris scoppiò a ridere per la frase appena pronunciata del compagno, non pensava certo che quel bellissimo ragazzo, potesse essere così tanto timido, tanto da non riuscire a parlare decentemente.
Ben presto la risata di Chris contagiò anche il compagno, facendo sciogliere un po' di tutta quella tensione che si era accumulata.
"L'avevo capito, sai?" disse Chris.
L'altro rimase stupito. Si vedeva così tanto che era innamorato?
"E c-come?" chiese l'altro che era tornato ad essere il ragazzo titubante di prima.
"Adesso puoi anche finirla di balbettare, prima, quando ho parlato di Jonah, ti sei irrigidito come un blocco di pietra. Si vede cosa provi" aggiunse Chris sfoggiando un enorme sorriso.
Zack abbassò lo sguardo, mordendosi un labbro, non sapeva cosa pensare, tanto meno dire.
Poteva fidarsi di Chris, era un bravo ragazzo, ma ancora non lo conosceva bene, avrebbe potuto fidarsi?
"L'ho conosciuto all'assegnazione delle camere, poi abbiamo continuato a sentirci, per telefono e beh... Lo amo. Lo so che in una settimana è presto per innamorarsi. Ma credimi, non so neanche spiegare la sensazione a parole. Lo amo e basta"
"Non dire altro, ho capito. Sono felice per te." disse Chris prima di sorridergli e stringergli la mano.
Finalmente Zack aveva trovato un amico con cui confidarsi, Chris era davvero un ragazzo d' oro.

-

PRESENTE
Austin si rigirava nel letto, non riusciva proprio ad addormentarsi, continuava a pensare a quel biondo dannatamente perfetto e pazzo ragazzo.
Voleva solo dormire, non ascoltare la sua stupida mente che gli diceva ricordava quanto fosse bello Christopher, di quanto fosse dolce e tenero, di quanto fosse testardo e di quanto quel suo lato arrogante gli piacesse, di quanto, magari, potesse piacergli anche sotto le coperte.
"EH NO, QUESTA NO!" pensò tra se e se dandosi dell'idiota.
Non stavano neanche insieme e lui pensava a come sarebbe potuto essere quella bella pelle candida, dal suo sapore, da come sarebbe stata la bellissima voce di Christopher rotta da degli alti gemiti di piac-
"NO!" doveva calmarsi.
Si alzò, cercò di non urtare i letti e lentamente si diresse i bagno, aprì l'acqua fredda e iniziò a sciacquarsi la faccia, come a voler eliminare tutti qui pensieri, solo con quei gesti.
Però rimaneva il problema dell'insonnia, non poteva sopportare ancora tutta quella tensione, magari una passeggiata avrebbe potuto aiutarlo.
Ancora una volta cercò di evitare i letti, ma fu difficile non maledire qualcuno quando il suo piede scalzo non incontrò il suo nemico naturale, lo spigolo del comodino, però alla fine riuscì ad uscire e poté finalmente tirare un sospiro di sollievo, percorse il corridoio.
Ma quando si trovò a dover girare, in teoria, sentì delle voci maschili, così rimase immobile, nascosto dietro all'angolo, per non farsi vedere.
Riconobbe subito una delle due voce, la conosceva benissimo. Era dolce, lo aveva scoperto quando si erano incontrati per la prima volta e aveva chiesto timidamente scusa.
Quella voce sapeva essere anche arrogante, impertinente e maledettamente sexy, quando voleva, soprattutto quando si arrabbiava, rendendo quelle bellissime note quasi basse e gravi all'udito.
"Lasciami, Michael. Sono passati anni ormai, non puoi tornartene così di punto in bianco"
"Lo so, ho sbagliato, ho sbagliato tutto. Però... posso rimediamo, possiamo riprovare, insieme!" disse la seconda voce, più bassa e lontana, probabilmente più distante, però sembrava triste, molto, oppressa da dei sensi di colpa o dalla stessa natura di quello sconosciuto. Ma questo Austin non lo poteva sapere.
Chi era quello?
Austin sentì una fitta allo stomaco, era... Gelosia?
No, non poteva essere lui era etero... Se non fosse stato in quella situazione si sarebbe messo a ridere di se stesso e del suo stesso pensiero.
Certo, era etero prima di incontrare Christopher, che gli ha fatto desiderare le cose meno etero di questo universo!
"No, mi dispiace, non posso" rispose il biondo con voce tremante.
"Chris ti prego" lo supplicò ancora l'altro mentre si faceva più vicino.
Austin fu sopraffatto dalla curiosità, forse sarebbe dovuto intervenire, forse no, comunque in ogni caso voleva vedere in volto questo Michael.
Così si sporse lentamente, coperto anche dall'estintore all'angolo e finalmente riuscì a scorgere le due figure.
"Ho detto di no!"
Era bellissimo.
Non il biondo, cioè, di quello se ne era già accorto, ma il ragazzo davanti a lui, probabilmente era ancora più bello, e dire che non aveva neanche una buona visuale, non riusciva a vederlo bene. Ma non serviva vederlo interamente.
"Te ne prego Christopher, non voglio lasciarti!"
Cosa doveva fare? Aiutare Chris, passare per rompere la situazione e basta, tornarsene indietro, cosa doveva fare?!
"Io..."
Austin decise di non aiutarlo, faceva sempre l'eroe ma nessuno lo aveva mai salvato e in quel momento non se la sentiva di salvare qualcuno.
Lasciò lì Chris in balia di quel ragazzo sconosciuto, ma era giusto così. Loro non erano amici.
Loro non erano niente in fondo.




NOTE AUTORE

PSYCHOIXX

Buongiorno a tutti!!!
Ed eccovi come al solito l'aggiornamento, un aggiornamento molto importante come già detto. Grazie come al solito a tutti per i voti e ci vediamo presto, promesso!

-psychoixx

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