8. Un'idea

"Ma non ti accorgi che è solo la paura che inquina e uccide i sentimenti?"
-Lucio Battisti, La collina dei ciliegi

Benjamin

Controllo le notifiche sul cellulare e leggo due messaggi, uno da Mason e uno da Maria, entrambi mi chiedono come io stia, perciò decido di chiamarli tra qualche minuto per chiedere loro di mangiare insieme a colazione, poi poso il telefono sul comodino e riporto l'attenzione sulla ragazza rossa che si sta rivestendo per andarsene.

"È stato bello stanotte." commenta maliziosamente, mentre si infila la scarpa destra senza sedersi, ma posando la mano sinistra al muro per mantenersi in equilibrio.

"Sì." ribatto solamente, mentre continuo a fissarla e, non so perché, ma la mia mente si perde a pensare alla differenza tra la scena che si sta svolgendo sotto i miei occhi e ciò che è successo con Isabella.

Si avvicina a me sul letto e si inchina appena per lasciarmi un bacio a fior di labbra. "Ci si vede, bello."

Annuisco solamente, sapendo bene che è solo una frase di circostanza, poi resto fermo a fissarla finché non sparisce dalla mia stanza e subito dopo sento la porta del mio appartamento aprirsi e poi chiudersi.

Mi passo le mani sul viso in maniera frustrata e continuo a pensare a quando mi sono svegliato dopo aver passato la notte con Isabella. Continuo a pensare a lei che canticchiava preparando la colazione e continuo a pensare alla differenza tra questa scena e quella con la rossa. Ma perché lo faccio? Perché penso a lei dopo una bella notte di sesso?

Dovrei essere felice di non aver avuto lo stesso problema stamattina, visto che lei si è congedata senza che io aprissi nemmeno bocca, ma c'è qualcosa che mi lascia insoddisfatto.

Mi alzo di scatto dal letto, avendo avuto un'idea, e mi fiondo in doccia per sciacquare via dalla pelle il sudore e il profumo della rossa. Non so se quello che mi sta ronzando in mente sia la cosa migliore, ma al momento sono spinto dall'impulsività e voglio seguire l'istinto.

Lascio che l'acqua scivoli sui miei muscoli e mi faccia rilassare un po', mentre cerco un modo carino per rispondere a quel messaggio che Isabella mi ha mandato l'altra sera. Devo assolutamente vederla, e non so nemmeno quale sia il motivo reale, ma so che devo farlo. Senza se e senza ma.

*****

Isabella

"Se ti va possiamo vederci ora." è questo ciò che mi ha scritto Benjamin un'oretta fa circa, lasciandomi enormemente spiazzata. Non pensavo che avrebbe risposto al messaggio che gli ho scritto la sera che mi ha regalato i fiori, mi ero rassegnata a non ricevere più sue notizie, invece l'ha fatto, con un po' di ritardo, ma l'ha fatto.

Ora sono in un bar intimo ma in centro, e sto aspettando che arrivi, visto che mi ha dato appuntamento qua. Ammetto che sono molto agitata, forse perché non so cosa aspettarmi da questo incontro. Pensavo volesse tenermi lontano dopo che mi ha mandato via da casa sua... ma poi quando è venuto al negozio e ha provato a scusarsi per ben due volte, ho capito che c'è qualcosa che non va.

Già la prima sera al bar avevo percepito una strana tristezza nei suoi occhi, ma ha cercato in tutti i modi di nascondermelo e di mostrarsi tranquillo e sicuro di sé. Ho provato a convincermi che fosse solo una mia sensazione e ci sono riuscita, almeno finché non ha reagito in modo esagerato a me che preparavo la colazione. È cambiato totalmente, ho visto la rabbia irradiare il suo sguardo, ma in realtà era come se fosse spaventato da qualcosa, e ne ho avuto la conferma quando poi mi ha chiesto scusa per come si è comportato.

I suoi occhi sono come colmi di sentimenti contrastanti e tormento, e mi dispiace immensamente nonostante ciò che è successo a casa sua.

"Isabella, ehi..." la sua voce calda mi riporta con i piedi per terra, così mi giro di scatto verso destra vedendolo accanto al tavolino su cui sono accomodata "posso sedermi?"

"Ehi, certo, fai pure." indico la sedia davanti alla mia e lo osservo mentre prende posto, poi punta i suoi occhioni chiari su di me. Sembra quasi in imbarazzo e mi meraviglia vederlo così, considerando che la prima sera ero io quella che arrossiva per qualsiasi cosa diceva.

La cameriera si avvicina a prendere le nostre ordinazioni, e io fingo di non vedere le occhiate innamorate che rivolge al difensore, mentre lui sembra davvero non prestarle attenzione. Il suo sguardo è fisso su di me, come se esistessi solo io all'interno del locale.

La ragazza segna ogni cosa sul taccuino che ha in mano e poi si allontana sconsolata per non essere riuscita a farsi notare, a questo punto non riesco a trattenere una piccola risata, ma senza cattiveria.

"Isabella... possiamo parlare?" la mano dell'inglese si allunga fino a toccare e ad accarezzare appena la mia, mentre io annuisco alla sua domanda, così lui continua a parlare "Non so cosa io abbia, ma continuo a pensare alla mattina che ti ho mandato via e mi faccio letteralmente schifo per quel comportamento... io non sono quel tipo di persona. Solitamente sono alla mano, ho diversi amici perché sono di compagnia e non tratto le persone come se fossero immondizia."

Sento il cuore stringersi davanti alle sue parole e immediatamente scuoto la testa "Non devi giustificarti ancora. Benjamin, quando ti ho detto che era tutta ok era davvero tutto ok." il suo sguardo non si calma sentendo le mie parole, non capisco perché. Dovrebbe credere a ciò che gli sto dicendo.

"Sono stato uno stronzo... ma sono entrato in panico, pensavo che tu avessi frainteso la nottata che abbiamo passato insieme e non volevo che fosse così." continua a parlare a raffica, come se non riuscisse più a trattenere le parole, come se fosse pieno e dovesse per forza tirarne fuori qualcuna. "Non è una giustificazione questa, ma l'ho fatto solo per quel motivo, non perché ho pensato che fossi solo un corpo di cui potevo usufruire."

"Benjamin, sto bene. Ci sono rimasta male al momento ma mi è passato immediatamente, ho capito subito che non era un attacco diretto a me."

Lui mi scruta attentamente e con diffidenza, per poi sorridere amaramente, come se non potesse crederci davvero. "Ma tu veramente non mi odi?"

Sussulto per la sua domanda e scuoto freneticamente la testa. Odiarlo? E dovrei odiarlo solo per quel motivo? Certo, non è stato carino e mi sono sentita veramente sbagliata per qualche minuto, ma non potrei odiare qualcuno solo per questo. E poi so che c'è una spiegazione a questo suo modo di fare, glielo si legge in faccia. C'è qualcosa più forte di lui che gli fa cambiare umore e modo di essere in modo veloce.

"No, non provo niente di negativo per te. Sono stata bene a chiacchierare e sono stata bene a casa tua. Era una serata così per divertimento e basta? L'ho capito, l'avevo capito da subito, non c'è bisogno che ti tormenti e ti senti in colpa per me, ok?"

Lui sembra pensarci su, quasi posso vedere le rotelle della sua mente che si muovono per elaborare la risposta. Ha le sopracciglia inarcate e l'espressione seria. Ammetto che però è molto bello anche in questo momento, con l'aria concentrata. "Penso che un'altra al tuo posto avrebbe comprato una bambola con le mie sembianze e avrebbe fatto dei riti di vendetta."

Scoppio a ridere sentendo le sue parole e per un secondo vedo una piccola luce pura illuminargli lo sguardo, forse perché ho riso e gli sto dando dimostrazione che le mie parole sono vere e davvero non ce l'ho con lui.

"Esagerato, non penso che sia così." Mi porto i capelli all'indietro con fare un po' agitato "Comunque mi fa piacere che tu mi abbia scritto, godiamoci questa colazione e non pensiamo più a quel giorno."

Lui mi guarda nuovamente titubante, ma poi il suo viso sembra rilassarsi e annuisce, facendomi sentire una strana sensazione piacevole alla bocca dello stomaco. "Ci sto, godiamoci questa colazione."

Ci scambiamo un sorriso complice e la cameriera torna da noi proprio in questo momento, con il nostro ordine.
Mi fa piacere che io e lui abbiamo risolto, non mi va di avere dei rapporti tesi con nessuno.

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