4. Negozio per bambini
"Ma chi la capisce questa pressione invisibile che ti stringe il petto?"
-Fonte: Tumblr
"Che succede, Ben?" sposto lo sguardo dalla strada a Maria per qualche secondo e poi scrollo le spalle, riniziando a prestare attenzione alla guida. "Dai, non dirmi che non è nulla, lo so che c'è qualcosa. Già l'altra sera al locale eri strano, ma ora sembra che ci sia ancora qualcos'altro che ti preoccupa."
"Mari, va tutto bene..." nonostante vorrei, la mia voce non sembra per nulla convinta di ciò che sto dicendo "Sono solo stanco."
La osservo mentre incrocia le braccia al petto trovandosi in disaccordo con la mia scelta di non volermi aprire, così sospiro debolmente sapendo di averle fatto cambiare umore. So che si preoccupa per me, ma non è quello che voglio. Non vale la pena che si metta a pensare a me e rovini la sua tranquillità per questo, tanto nessuno può scacciare via questi pensieri che mi soffocano.
"Continui a ripetere di essere stanco, ma io vedo che i tuoi occhi sono spenti sempre di più... sono seriamente preoccupata, Ben." Ed è proprio questo che vorrei evitare "E oggi ripeto che sembri più giù... è andata male con la ragazza che stava con te l'altra sera? Mi è sembrata molto carina, mi sbaglio?"
Sentendo le sue parole, trasalisco senza volerlo e le mie dita si stringono maggiormente intorno al volante, fino a diventare bianche. Il ricordo di Isabella mi fa provare maggiormente emozioni negative. Non so perché, ma il solo pensarla mi fa terribilmente incazzare, anche se una parte di me si sente in colpa e non so nemmeno perché.
"No, tutto bene." taglio corto, ottenendo un leggero colpo al braccio dalla mia amica, come per rimproverarmi "Che c'è, Mari?"
"C'è che mi stai mentendo. È successo qualcosa con lei? È per questo che sei così?"
Io non so come lei faccia, ma ha imparato a conoscermi davvero velocemente. Quando lei e Mason si erano lasciati, ci siamo avvicinati moltissimo. Io ed Eléonore passavamo davvero molto tempo a casa sua, cercando di farla distrarre e provando a starle accanto, e alla fine è diventata la mia migliore amica. Ora non passa giorno senza che io la senta o la veda.
Ci tengo davvero tanto a lei, penso che lei e Mason siano dei pilastri per me. Perciò vorrei evitare che soffrano per colpa mia, per riflesso, non voglio aggiungere il peso dei miei pensieri alla loro vita. Ma ripeto che mi conosce davvero troppo bene e le basta poco per fare due più due e capire cosa non vada. Riesce a capire quando sono strano anche solo tramite un messaggio.
"Abbiamo passato la notte insieme e quando mi sono svegliato, la mattina, l'ho trovata in cucina che ascoltava musica, con addosso una mia maglia, e preparava la colazione." Sbotto nervosamente, sentendo la rabbia tornare a farmi visita anche solo ripetendo ciò che è accaduto, mentre Maria mi guarda con un sopracciglio alzato, in attesa che io aggiunga qualcosa.
"È tutto qua?" indaga, come se non capisse il motivo di tanta frustrazione, mentre io annuisco con vigore. Ovvio che è tutto qua, mica è roba da poco.
"Ha frugato nei miei vestiti e poi si è messa a fare la colazione come se fossimo fidanzati." quasi rabbrividisco mentre spiego questo "Non so perché si sia presa tutta questa confidenza, ma non mi è piaciuto che lo facesse."
Lei mi guarda per qualche secondo, come a valutare cosa dire, mentre io parcheggio l'auto nel primo posto libero fuori dal negozio in cui dobbiamo andare.
Mason mi ha chiesto il favore di accompagnare Maria a comprare un regalino per Summer, la loro nipotina, visto che lui doveva fare una visita di accertamento a causa di un colpo che ha preso qualche giorno fa in allenamento, in modo tale da sapere se può giocare regolarmente sabato. Ovviamente ho detto di sì, anche perché mi fa piacere e non mi costa nulla. Mi piace passare il mio tempo con la mia migliore amica.
"Ben... anche io ti preparo la colazione quando dormi da me e Mase, anche lui te la prepara, è un gesto gentile, non significa per forza che lei volesse qualcosa di più di quello che avete condiviso." mi parla con dolcezza, come se volesse spiegarmi il suo pensiero ma senza ferirmi. "Capisci cosa intendo? Tu le hai dato modo di spiegare?"
Deglutisco ricordando il momento in cui mi ha detto che aveva indossato la mia maglia solo per non restare nuda e io l'ho cacciata via di malo modo, così scuoto la testa in segno di negazione, sentendomi una merda per ciò che ho fatto. Perché devo essere così sbagliato? So che ho ferito quella ragazza, ma io non riesco ad accettare che qualcuna si avvicini a me e provi a darmi qualcosa in più del sesso, io non ne ho bisogno.
"No, non più di tanto, la verità è che le ho detto di rivestirsi e uscire da casa mia." e lei lo ha fatto senza battere ciglio, non oso immaginare come si sia sentita umiliata in quel momento. Sono proprio stronzo.
"Benjamin, perché fai così?" mi accarezza dolcemente il viso per qualche secondo, sorridendo in modo triste "Io so che tu hai paura di affezionarti, ma io sono certa che qualcuna giusta per te esiste e devi smetterla di pensare che non meriti nessuna e che è giusto tenere lontano chiunque."
"Mari... per favore, non voglio affrontare questo argomento. Io sto bene così, davvero." le stampo un piccolo bacio sulla tempia e le sorrido come per convincerla "Non preoccuparti per me. E ora andiamo a prendere il regalo per la piccola Summer, ok?"
Lei mi guarda sospettosa per qualche secondo, non bevendosi per nulla le mie parole, ma poi annuisce appena, decidendo così di rispettare la mia scelta di non parlarne. La ringrazio mentalmente e le sorrido, prima di scendere dalla mia auto.
Respiro l'aria frizzantina a pieni polmoni e poi Maria mi raggiunge, così attraversiamo la strada ed entriamo nel negozio di vestiti e accessori per bambini. Non ho idea di cosa abbia intenzione di comprarle, ma qua dentro c'è scelta per ogni tipo di gusto. Una persona indecisa non riuscirebbe mai a uscire da qui.
Salutiamo cordialmente e, dopo qualche secondo, qualcuno esce dalla stanzetta per gli addetti ai lavori, rispondendo al nostro saluto. Io alzo la testa di scatto, sentendo una voce familiare, mentre vedo il suo viso e mi chiedo se questo sia per caso uno scherzo.
Davanti a me, con addosso dei vestiti molto più semplici di quando ci siamo conosciuti, ma comunque molto sexy, c'è Isabella.
Appena vede che siamo noi, sgrana gli occhi quando guarda me e sorride dolcemente in direzione di Maria.
Io mi sento immediatamente in soggezione, tanto che mi apro la giacca perché mi sento soffocare e sento già una sensazione orrenda opprimermi il petto. Ormai sono abituato a questi episodi di ansia e agli attacchi di panico, ma quando mi succedono e non sono a casa, è sempre peggio.
Con tutte le persone che vivono a Londra, dovevo rincontrare proprio lei? E dopo così poco tempo dopo essere stati insieme poi...
Maria, riconoscendo Isabella, mi lancia un'occhiata preoccupata e interrogativa, come a chiedermi se voglio restare, così muovo appena il capo in segno di affermazione, cercando di nascondere il disagio che provo in questo momento.
La mia amica annuisce e poi si avvicina al bancone per chiedere aiuto a Isabella per un vestitino che ha intenzione di prendere per Summer. Io, per qualche secondo, mi permetto di rimanere fermo dove sono, poi prendo coraggio e le raggiungo, visto che fermo qua farei solo la figura del fesso.
Dio, non mi ci voleva proprio questo. Già sto facendo i conti con le mie emozioni contrastanti, con l'ansia, con il panico, il sentirmi sbagliato, il senso di colpa... e poi me la ritrovo davanti. Perché il destino deve infierire in questo modo nella mia vita?
Cammino fino al bancone e mi appoggio a esso con le braccia, per tenermi saldo visto che sento momentaneamente il mio corpo più debole e un po' formicolante. Sintomi che sento sempre quando è in arrivo un attacco di panico.
Cerco di concentrarmi sulla voce della mia migliore amica e di non pensare a niente. Cerco di non dare alla mia mente potere di distruggermi proprio adesso. In questo momento devo essere più forte io e tenere lontani i miei demoni.
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