24. Realtà
"Il tempo è come una lente che rende più nitida la visione della realtà."
-Emanuele Breda
Benjamin
Rientro dentro casa e sento una sensazione spiacevole espandersi nella bocca del mio stomaco alla sola idea che stanotte dormirò solo. Insomma, dopo aver passato la notte con Isabella mi sembra strano, per quanto vorrei non ammetterlo, l'idea di essere senza di lei.
Ho passato una bella serata con i ragazzi, ma sarebbe stata ancora migliore se lei fosse stata qua alla fine e avesse passato la notte con me. Probabilmente l'avrei solo tenuta stretta, non necessariamente ci avrei fatto sesso, però almeno avrei avuto il calore del suo corpo accanto a me e avrei riposato senza incubi o paure che mi svegliano nel cuore della notte.
Sospiro debolmente e appoggio le chiavi nel piattino sopra il mobile all'ingresso, poi lascio la giacca sul divano e, come se stessi ripercorrendo i momenti in cui io e lei suonavamo, mi avvicino al piano. Accarezzo la superficie con i polpastrelli, come se in un certo senso stessi accarezzando lei, poi mi siedo nello sgabello.
Muovo le dita sui tasti, strimpellando la stessa melodia di ieri ma mi rendo conto che non mi riesce e, in mente, rivedo l'immagine di Isabella che accanto a me suona come se fosse una Dea, con naturalezza e dolcezza. Non riuscivo a smettere di guardarla in quel frangente, ero come stregato da lei e mi sentivo come se avessi potuto passare una vita intera a guardarla. Trattengo il fiato e chiudo gli occhi ripercorrendo ogni singolo secondo, poi mi blocco.
Il respiro mi si spezza all'improvviso, perciò cerco di inspirare profondamente e, dopodiché, riapro gli occhi. Osservo il pianoforte davanti a me, sentendomi invadere da una forte tristezza e malinconia, mentre mi rendo conto che anche questo strumento musicale mi ricorda lei.
Batto nervosamente il pugno sul legno e poi mi alzo velocemente e vado in camera da letto. Frugo nell'armadio e tiro fuori il telo che aveva il pianoforte quando l'ho comprato. Agisco senza pensare, smosso dai pensieri confusi e l'ansia.
Torno in soggiorno e copro il piano, in modo veloce e caotico, sentendomi leggermente più rilassato non vedendolo più. Sistemo meglio il telo e poi mi allontano di qualche metro per osservare se l'ho coperto abbastanza bene, dopodiché annuisco come se potessi ritenermi soddisfatto del mio lavoro.
Resto immobile, per non so quanto tempo, mentre mi chiedo perché la vista del piano mi ha disturbato a tal punto da volerlo coprire. È come se una parte di me non potesse vederlo più senza pensare a lei, senza pensare che è incompleto senza di lei, ma solo il piano a essere incompleto senza di lei? No Dio, assolutamente, mi sento pure io perso al momento, e non riesco a capire il perché.
Non riesco a dimenticare la sua dolcezza mentre suonava, la sua naturalezza nel farlo, i suoi occhi verdi che mi fissano intensamente... mi chiedo se sia stato giusto farla avvicinare così tanto a me, essere arrivato a questa situazione. Non so come uscirne, mi sento confuso e non so cosa provo. Le ho detto tante volte che volevo fossimo solamente amici, ma a questo punto mi chiedo se è questo ciò che voglio.
Ho paura di amare, ho paura di non essere in grado di darle ciò che vuole, ho paura che verrò tradito come nelle relazioni che ho avuto anni fa, e per tutto questo ho cercato di impedire che i sentimenti per lei crescessero o evolvessero, ma mi chiedo se io non abbia fallito in questo tentativo. Fallito miseramente. Perché mentre lei ora è chissà dove, io sento la sua mancanza in un modo che non pensavo potesse esistere. E mi fa venire una nausea fastidiosa il pensiero che possa avere chi vuole quando vuole, che qualcuno possa provarci con lei e che lei possa accettare, perché in fin dei conti sono io ad avergli detto che non abbiamo vincoli perché non stiamo insieme, sono stato il primo a provarci con quella davanti a lei...
Mi sposto sul divano e mi passo le mani sul viso in maniera frustrata, cercando di farmi passare questa gelosia che si sta espandendo in ogni parte di me. Cercando di tornare in me. Cercando di tornare a pensare lucidamente, ma non riesco.
Ho in mente il suo profumo. Il sapore della sua pelle. La dolcezza dei suoi baci e la meravigliosa sensazione che sento espandersi in me quando affondo dentro lei. Ed è così, nel bel mezzo di questi pensieri che si affollano e quasi mi schiacciano cadendo come tanti massi su di me, che divento consapevole del fatto che, nonostante abbia provato in tutti modi a non farlo accadere, probabilmente mi sto innamorando di Isabella.
*****
Isabella
"Posso offrirti da bere?" alzo lo sguardo sentendo una voce maschile e profonda rivolgermi questa domanda e i miei occhi si scontrano con quelli di una persona a me nota in quanto amante del calcio.
Lancio d'istinto un'occhiata alla pista da ballo, dove Maria sta ballando con Rose, una sua amica che ho conosciuto oggi, e poi annuisco debolmente in direzione del ragazzo, anche se sento un leggero senso di colpa invadermi. "Va bene, accomodati." indico il posto libero accanto a me e lui non se lo fa ripetere due volte, prendendo posto.
"Io sono Jack, comunque." mi porge la mano e io gliela stringo all'istante.
"Piacere, mi chiamo Isabella."
Lui fa un cenno comprensivo con il capo, mentre sorride, e poi ritrae la mano, indicando subito il barista con l'indice. "Cosa ordini?"
"Un Margarita andrà benissimo." gli sorrido a mia volta e lui annuisce, ordinando subito il mio drink e qualcosa di leggero per lui, poi mi ripresta la sua completa attenzione. Mi sento quasi a disagio sotto il suo sguardo intenso, così decido di parlare. "Come mai hai deciso di offrirmi da bere?"
"Perché sei una bella ragazza e ti stavo osservando da qualche minuto, ma non sapevo se avvicinarmi fosse la cosa migliore, sembravi un po' giù." mi meraviglia che l'abbia capito e che si noti così tanto, perché ho cercato per tutta la sera di mostrarmi tranquilla.
Insomma, non so perché mi senta così... so solo che la giornata pseudo normale che ho vissuto con Benjamin mi aveva dato la piccola illusione che il nostro rapporto potesse evolvere, in qualche modo, ma evidentemente non è stato così, e al momento mi sento molto malinconica e giù di morale. Una parte di me sa che dovrei andare avanti e smettere di vivere qualcosa che non sarà mai come desidero, ma dall'altra so che Ben è tanto importante per me e che abbiamo tremendamente bisogno l'uno dell'altro.
"È stata una lunga giornata, però sono felice di poter scambiare quattro chiacchiere con qualcuno e distrarmi." la mia risposta risulta meno convincente di come vorrei, ma per fortuna Jack non me lo fa pesare.
"Allora ho fatto bene."
Faccio per rispondergli ma mi volto verso destra sentendo la voce di Maria risuonare accanto a me con tono infastidito. "Grealish? Che ci fai qua? Hai deciso di infastidire la mia amica?"
L'inglese ride sentendo le sue parole e poi le schiaccia un occhiolino. Non avevo pensato che i due potessero conoscersi visto che lui e Mason sono compagni di nazionale. "Maria Martini, che piacere rivederti."
"Il piacere è tutto tuo." gli rivolge un sorriso falso e poi si gira verso di me. "Rose è un attimo al bagno, poi andiamo via, magari in un posto più tranquillo, vieni con noi?"
Per un secondo valuto di rispondere in modo affermativo, ma poi penso che non sarebbe educato nei confronti del calciatore accanto a me che mi ha offerto da bere e penso che potrebbe essere un'occasione per fare nuove conoscenze, perciò scuoto la testa in segno di negazione. "Resto ancora un po', poi chiamerò un taxi per tornare a casa."
"Sei sicura?" Chiede scettica "Vuoi restare davvero con lui?! Ti sta minacciando per caso?"
"Ehi!" la riprende lui, intromettendo sono nel discorso "Non sto simpatico a te, non significa che sia potenzialmente pericoloso o che nemmeno gli altri mi vogliano intorno." Lei gli lancia un'occhiata malefica sentendolo parlare e Jack alza gli occhi al cielo e le mani in segno di resa.
"Sono sicura, sto bene." cerco di tranquillizzarla, mandandole un bacio volante "Andate pure e grazie della serata."
Maria mi scruta attentamente per qualche secondo, cercando di capire se sia sincera o meno, poi sembra convincersi. Si avvicina a regalarmi un abbraccio veloce e, dopo aver minacciato Grealish di comportarsi a modo, sparisce. Sorrido per il fatto che voglia proteggermi e poi mi giro verso il ragazzo che ha appena richiamato la mia attenzione avvisandomi dell'arrivo della mia ordinazione.
Lo ringrazio e inizio a sorseggiare, per poi dare voce ai miei pensieri. "Come mai ti odia così tanto?"
"Ci siamo conosciuti in malo modo. Ci ho provato con lei perché stava da poco con Mason e non lo sapevo. Dopo mi sono scusato, direi diverse volte, ma le cose non sono mai cambiate. A volte sospetto che gli stia antipatico a prescindere." fa spallucce e resto leggermente scioccata dalla sua sincerità. Non mi aspettavo mi dicesse così apertamente di averci provato con una mia amica. "È passato tempo, ma l'odio nei miei confronti resta. Diciamo però, che da quando viene a vedere l'Inghilterra, sembra mi tolleri un po' di più."
Scoppio a ridere per il suo tono fintamente spaventato e poi annuisco comprensiva. "Maria è molto dolce, magari un giorno diventerete più amici."
"Ne dubito, ma mi accontento anche di starle accanto senza rischiare di essere decapitato appena apro bocca." mi schiaccia un occhiolino ironico e poi si passa la mano tra i capelli, facendomi pensare che è un ragazzo molto affascinante. "Comunque che mi dici di te? Come conosci Maria?"
"Tramite Benjamin Chilwell."
Sgrana gli occhi sentendo le mie parole e si mette nella classica posizione di chi è super attento. "Ora sono curioso."
"Siamo molto amici." taglio corto, non volendo raccontare i nostri dettagli "È una persona speciale."
Jack sembra non essersi bevuto le mie parole, ma comunque decide di non indagare oltre. Annuisce e sorride. "È un ragazzo fantastico ed è un amico davvero leale. Non gli dispiacerà se offro da bere e voglio conoscere una sua cara amica, no?"
Gli dispiacerebbe? Mi scopro a pensare che mi farebbe piacere se Ben fosse geloso di me, se provasse ciò che sento io, ma poi ricordo quando ha baciato quella davanti a me e capisco che probabilmente sua madre si sbaglia e tra noi non ci sarà mai nulla, perché Benjamin è sicuro di non voler nulla di più di ciò che abbiamo.
"Sono sicura di no."
Jack sorride poi alza il suo bicchiere, come per brindare, perciò io faccio lo stesso e li facciamo così tintinnare. "A questa serata un po' diversa e alle amicizie." Beviamo subito dopo le sue parole, mentre io cerco di concentrarmi su di lui e di scrollarmi di dosso questo maledetto senso di colpa.
Non sto tradendo nessuno. Non sto facendo nulla di male. In fin dei conti sono una donna single, che ha bisogno di essere amata e che sogna una relazione vera e propria. Non posso stare tutta la vita ad aspettare qualcosa che non accadrà mai. Forse devo solo iniziare a vivere e smettere di vivere di sogni.
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