Capitolo 8

Erano passati tre giorni da quando avevo cominciato lo stage e da quando avevo visto Manuel uscire da casa mia accompagnato da mio padre. Non ero riuscita a farmi dire la verità del perché l'istruttore di mia sorella, nonché il mio responsabile del tirocinio, fosse lì. Quando mi avevano visto scendere dalla vespa, Manuel era sbiancato di colpo mentre mio padre mi aveva salutato come nulla fosse.
- Com'è stato il tuo primo giorno di stage Vale? - mi aveva chiesto mio papà, senza ottenere nessuna risposta da parte mia.
- Ah già... Manuel è qui per concordare alcune cose sull'addestramento di Furia e le lezioni di Angelica -
Ovviamente non ci avevo creduto e dopo aver salutato Manuel ero andata direttamente in camera mia.
Pensavo ancora a possibili motovazioni per giustificare quella visita intanto che strigliavo Blazy quella mattina.
Era sabato e perfortuna quella settimana non avevo dovuto cavalcare; speravo tanto che fosse così anche per le prossime cinque settimane.
- Vale dopo pranzo verrai con me a riparare lo steccato del paddock vicino al bosco - Francesco mi riportò alla realtà e quando mi girai lo vidi appoggiato alla porta del box con in mano due testiere.
- Va bene - risposi sorridendo leggermente.
- Ti aspetto vicino ai box doccia. Buon pranzo - se ne andò strizzandomi l'occhio. Tra tutte le persone che lavoravano e frequentavano il maneggio, Francesco era quello con cui passavo più tempo e quello che mi stava più simpatico.
Dopo aver mangiato mi diressi verso i box doccia ma non c'era ancora nessuno. Mi incantai a guardare un ragazzo che si stava allenando con il suo sauro nel campo grande all'aperto. Ad un tratto mi sentii sollevare da terra e senza pensarci mi aggrappai al collo di Francesco che senza lasciarmi il tempo di fare qualsiasi altra mossa o di pronunciare anche solo una parola di protesta, mi mise in groppa a Pride prendendomi poi una caviglia.
- Ho detto che io non monto!!! Fammi scende!!! Subito!!! - gli urlai contro cercando di sfilare la caviglia dalla sua presa.
- Non pensare che andiamo a piedi fino laggiù Vale - mi sorrise.
- Francesco ti prego... - cominciai a tremare sulla sella.
- È tempo di lasciarsi alle spalle il passato, Valentina. Adesso metti i piedi nelle staffe, prendi le redini e seguimi. Non lo saprà nessuno che cavalchi - Francesco mi guardò con i suoi occhi di ghiaccio che non ammettevano repliche. Non mi restava altro se non obbedire.
Lo seguii lungo un sentiero in terra battuta e dopo un po', quando sbucammo in una strada sterrata, spronai Pride e mi affiancai a Francesco e Red. Il ragazzo mi lanciò un'occhiata interrogativa ma io tenni lo sguardo basso.
- Cosa è successo esattamente quel pomeriggio, dopo la gara? - mi chiese ad un certo punto.
Non risposi. Non potevo.
- Mi ricordo di te e di Lolly. Tu non lo sai ma anch'io praticavo il barrel... e per quattro volte ho gareggiato contro di te Vale -
Alzai lo sguardo dal collo del cavallo e guardai Francesco con sorpresa.
- Perché salto ostacoli? - gli chiesi ad un certo punto.
- Volevo imparare a volare... e poi ho incontrato Red; è stato lui che ha cancellato tutti i pregiudizi che avevo sulla monta inglese e sul salto - Francesco sorrise accarezzando la criniera del suo cavallo.
- Cosa è successo di preciso a Lolly? -
Non riuscivo più a parlare.
Il ragazzo aspettava in silenzio la mia risposta che però non arrivò.
Fermai Pride. Tolsi un piede dalla staffa e quando stavo per scendere da cavallo, Francesco mi afferrò nuovamente la caviglia e mi costrinse a rimanere in sella. Scese da Red e mi venne più vicino.
Non ne potevo più di stare a cavallo; non dovevo montare a cavallo. Lolly era la mia cavalla e se ne era andata via da me per sempre.
Francesco mi mise una mano sul ginocchio e mi guardò dritta negli occhi.
- Se non provi ad affrontare il passato, questa cosa finirà per distruggerti. Credimi ragazza - intuii che non doveva aver avuto un passato facile e che stava parlando per esperienza. Nonostante tutto non riuscivo a far smettere le mie mani di tremare.
- So che ci proverai Valentina. Ti aiuterò io - disse dolcemente rimettendomi il piede nella staffa. Rimontò in sella a Red e al passo si avviò verso il maneggio. Quella della staccionata era stata solo una scusa. Lo seguii in silenzio.
Quando arrivammo nel cortile, smontai da Pride e per poco non mi cedettero le ginocchia dell'angoscia per quel che era successo. Mi aggrappai al grigio cercando di non farmi notare da Francesco.
- Puoi andare a casa per oggi se vuoi. A Pride ci penso io -
- Va bene... io... - mi tremava la voce.
- Vai a casa Vale - Francesco mi mise un braccio intorno alle spalle.
- Ci vediamo lunedì - dopo avermi stretto a sé un momento, si incamminò con i due cavalli dentro la scuderia.
Barcollai verso la vespa parcheggiata sotto la quercia all'angolo del parcheggio e per la prima volta nella mia vita non me la sentii di guidare. Mi sedetti sulla pedana con il casco in mano. Appoggiai la testa sotto il manubrio e mi addormentai.

Non so per quando tempo dormii ma quando riaprii gli occhi vidi un grande trailer trainato da un pick-up verde scuro parcheggiato al centro del piazzale. Era aperto e dal suo interno provenivano voci di uomini e qualche nitrito isterico.
Mi alzai stiracchiandomi e misi il casco. In quel momento dal trailer emersero quattro uomini, tra cui Andrea e Francesco, che cercavano con tutte le loro forze di far scendere un cavallo.
Rimasi a guardarli un attimo, curiosa. Dopo venti minuti abbondanti riuscirono a far scendere il cavallo dal trailer. Era un cavallo abbastanza alto e dal mantello completamente nero, come la pece. Scorsi in seguito la lista bianca che gli passava sul muso.
I quattro uomini cercarono di farlo entrare in scuderia ma dovettero arrendersi e li vidi puntare verso il tondino di addestramento più piccolo. Mi tolsi il casco e gli seguii senza essere vista. Il cavallo scalciava e tirava le quattro longhine attaccate alla sua cavezza, rendendo il lavoro molto faticoso per i quattro uomini.
Quando finalmente riuscirono a portarlo nel tondino, lo lasciarono allontanare e nessuno gli tolse le longhine.
- C'è parecchio lavoro da fare con lui Andrea. Ce la farai? - chiese Francesco all'addestratore del maneggio.
- Ci proverò Franz... Manuel ha comprato proprio una bella rogna. Con tutto il lavoro che c'è da fare qui, ci mancava lo stallone pazzo - Andrea scosse la testa passandosi una mano nei capelli.
- Ti darò una mano. Vedrai che ce la faremo... dopo tutto è la sua ultima possibilità e questo cavallo ha potenziale. Sarebbe un peccato venderlo a un macellaio-
Senza sapere perché rabbrividii. Mi girai e tornai alla vespa. I due uomini entrarono nella scuderia discutendo.
Accesi la vespa e sfrecciai a casa, pensando alla terribile giornata che avevo appena trascorso.
Arrivata nel cortile di casa mia, corsi in camera e senza nemmeno togliermi gli stivali cominciai a suonare il pianoforte. Suonai "Alla Turca" di Mozart per provare a distrarmi da tutti i pensieri che mi vorticavano nella testa e per provare a sparire per un attimo dalla realtà.

#Spazioautrice

Eccovi il capitolo 8 !!!!

Grazie infinite per aver letto fino a questo punto :-*

A prestoo :-)

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