Capitolo 30

- Giuro potrei addormentarmi su un sasso - mi sedetti pesantemente su una sedia, nel locale dei mangimi.
Per cinque giorni consecutivi avevo lavorato sodo cominciando prima del solito la mattina e finendo quando ormai era già buio. Ma le scorte di fieno per l'inverno andavano fatte, avendo così tanti cavalli da alimentare.
Vidi Francesco ridacchiare mentre compilava un quaderno sui lavori giornalieri svolti.
Cercai di sciogliere i muscoli delle spalle. Dopo così tanto tempo passato a maneggiare rastrelli, forche e quando mi andava bene il trattore con l'imballatrice o il ranghinatore, ero tutta indolenzita e i muscoli delle spalle e del collo bruciavano a ogni mio movimento.
- Ehi Vale, hai visto Alice prima come si è spaventata? - lo stalliere si diresse verso di me ridendo come un matto.
- Quando? Uff, non l'ho proprio vista -
- Quando sei arrivata nel piazzale con il trattore e il rimorchio... è scappata -
Non mi trattenni e una risata fragorosa scosse l'aria.
- Credo avesse paura che tu la investissi - anche Francesco rideva di gusto.
- La prossima volta posso farlo? Ti preego Franz, farei un favore al mondo intero - lo guardai con gli occhioni dolci da supplica. Lui rise ancora e andò dietro di me, mettendomi poi le mani sulle spalle. Il bruciore divenne più acuto e chiusi gli occhi un momento.
- Ma se non la vedi come fai a prenderla sotto? - scherzò ancora.
- Giuro... che la prossima volta la vedo -
Francesco rise ancora e cominciò a massaggiarmi le spalle muovendo solo i pollici delle mani con movimenti decisi e circolari.
- Franz... mi fai male - abbassai una spalla, irrigidendomi.
- Ah lo so, ragazza. Ma vedrai che dopo ti sentirai meglio. Sei tutta indolenzita e rigida. Come fai a dormire bene sta notte se hai male dappertutto? -
- Fidati, per dormire non c'è problema -
Lo sentii sghignazzare di nuovo e sorrisi a mia volta fino a quando la pressione delle sue dita sulle mie spalle aumentò ancora. Gemetti di dolore e cercai di spostarmi. Francesco mi tenne ferma dov'ero.
Dopo qualche minuto i suoi pollici divennero più leggeri e con cautela mi arrischiai a rilassare le spalle. Quando si fermò e torno verso il tavolo, mi alzai con una smorfia per il dolore.
Cominciammo a preparare la cena ai cavalli.
Ad un tratto la porta del locale si aprì e ne emerse Luca.
- Buonasera ragazzi, Valentina cercavo proprio te. Vieni un momento? -
Scambiai un'occhiata con Francesco e poi uscii dietro a Luca.
- Allora... ho due cose da dirti: la prima è che tra una settimana inizia il campo estivo a cavallo e sarei molto contento di farti andare con Beauty. Parteciperai alle lezioni che si svolgeranno e darai una mano come stalliere. La settimana si passa nella tenuta della ragazza che ha comprato Venere, a una cinquantina di chilometri da qui. - mi porse il foglio del programma.
- Ehm... non lo so se io e Beauty siamo adatti per questa attività, forse è un po' troppo presto... -
Luca mi interruppe.
- Credo proprio di no. Vi ho osservati molto e vi ho visto saltare l'altro giorno. Dopo che avete lavorato con la longhina avete saltato perfettamente. Potete farcela - mi sorrise facendomi l'occhiolino.
Non mi restava che acconsentire, dato che ci aveva già iscritti.
- La seconda cosa di cui ti informo è che a settembre ci sarà una gara di salto a ostacoli di tutte le categorie, dove il nostro centro ippico partecipa ogni anno insieme a tutti i maneggi che insegnano questa disciplina. Sono assolutamente convinto che tu e Beauty raggiungerete un buonissimo risultato in quella gara. - mi fece un sorriso raggiante mentre gli brillano gli occhi e mi porse un altro foglio.
- Questo è tutto. Buon lavoro Valentina - girò i tacchi e se ne andò.
Mi girava la testa. Un conto era montare e imparare a saltare ma gareggiare era tutta un'altra questione.
Rientrai nel locale dei mangimi, barcollando.
- Cosa ti ha detto? Valentina sei bianca come una pezza - Francesco mi venne incontro.
Gli porsi i fogli, senza parlare.
Dopo averli letti velocemente mi fece cenno di sedermi. Obbedii.
- Qui il problema non è il campo estivo, ma la gara. Non per Beauty ma per te, ragazza - mi osservava con i suoi occhi grigi.
- Manca poco più di un mese. Dovremmo impegnarci parecchio, dato che Luca ti ha iscritta. -
Scossi la testa, angosciata.
- Valentina ascolta... potete farcela a gareggiare, avreste anche tutte le carte in regola per vincere ma penso che già gareggiare sarebbe un bel traguardo. Quindi stai tranquilla che andrà tutto bene - Francesco si alzò in piedi e io feci lostesso.
- Vado... vado un attimo fuori a fare un giro - mormorai.
- Sì vai, ti farà bene. A dopo - mi sorrise ed io uscii nel cortile.
Ero immersa nei miei pensieri quando scorsi Enrico che camminava verso di me. Per l'intera settimana l'avevo evitato. Dopo quello che mi aveva detto Stefano ero stata talmente male da non volerlo neanche più vedere.
Mi diressi lungo il muro della scuderia.
- Valentina! Aspetta, ma cosa c'è che non va? - Enrico mi corse dietro e prese per un braccio. Mi voltai di scatto e in un attimo tutto il dolore che provavo a causa sua mi trafisse.
- Lasciami in pace! -
- No fermati e spiegami cos'hai - mi prese di muovo per il braccio.
Mi divincolai dalla sua presa e la rabbia si impossessò di me.
- Perché non te ne vai dalla tua troietta invece di prendermi in giro? - gli urlai contro, accecata dalla rabbia.
- Cosa?! Ma scherzi vero? Io non ti ho mai preso in giro, Vale. Sono sempre stato sincero. -
- Ma certo, lo fai credere a me! E agli altri cos'è che dici?! Che... - mi interruppe bruscamente afferrandomi entrabi i polsi e spingendomi contro il muro dell'edificio.
Il buio stava calando lentamente.
- Non dirlo neanche per scherzo! Adesso ti calmi e poi mi dici dove hai sentito queste cazzate - Enrico mi guardava con gli occhi in fiamme, arrabbiato come non l'avevo mai visto.
- Lo sai benissimo non servono le mie spiegazioni - cercai di divincolarmi dalla sua presa ma era troppo forte per me.
Ad un tratto sembrò che un'idea si fosse presentata nella sua mente. Mi guardò con uno sguardo tagliente.
- Cosa ti ha detto Stefano?! - strinse la presa sui miei polsi.
In quel momento cominciai ad avere paura di lui e le miei mani presero a tremare come non mai.
- Dimmelo!! Cosa ti ha detto Stefano?!! - adesso era lui che mi urlava addosso.
Strinse ancora di più la morsa sui miei polsi, piantando le unghie sul dorso delle mie mani.
- Mi ha detto che dici agli altri che siamo andati a letto insieme... e che l'altro giorno ti sei baciato con una ragazza, che sarebbe la tua fidanzata, quando sei sceso dall'autobus. -
- Non dirmi che ci hai creduto?! -
- All'inizio no ma poi Arianna ha detto di averti visto che ti baciavi con una bionda -
- Ma da quando io vado in giro con l'autobus?! Valentina, io ho la macchina da otto mesi ormai - allentò la presa dei miei polsi.
In quei giorni in cui lo avevo evitato, mi ero accorta di quanto mi mancava e di quanto ero cotta di lui.
- Stefano è geloso. Non sopporta che io e te passiamo del tempo insieme. Voleva farci litigare e sfrutta Arianna, che è innamorata pazza di uno stronzo come lui - Enrico mi guardò. Vidi il dolore nei suoi occhi. Quegli occhi ambrati che mi mancavano da morire.
Ero sconvolta, stanca e terribilmente fragile.
Lasciò andare i miei polsi. Non riuscii tenermi in piedi e gli caddi addosso.
- Valentina quanto mi sei mancata! - mi abbracciò, stringendomi forse a sé come se avesse paura di perdermi.
Appoggiai la fronte nell'incavo del suo collo, con gli occhi inondati dalle lacrime.
Dopo un tempo che mi sembrò non finire mai, smisi di singhiozzare.
Enrico si sedette per terra e mi tenne stretta a lui.
- Allora sei la mia piccola? - susurrò dopo un po'.
- Non chiamarmi piccola! - lo baciai con insistenza, sentendo poi le sue labbra che si muovevano avide sulle mie.

#Spazioautrice

Ecco svelato tuttooo

Ahaha se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina, che fa sempre piacere :-) :-*

A prestoo :-)

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