Capitolo 18

Cosa voleva questo idiota da me, ancora non lo capivo. Stava in piedi e mi guardava.
Mi sdraiai su un fianco, rivolta verso la porta e chiusi gli occhi. Dopo pochi secondi sentii qualcuno che mi prendeva la mano. Cercai di divincolarmi da quella presa ma non ne avevo la forza.
- Buona - sussurrò il medico.
Aprii gli occhi e lo fulminai con lo sguardo.
- Una ragazza ribelle come te è difficile da trovare - mi sorrise.
In quel momento si aprì la porta della stanza e ne emerse Francesco. Il medico si girò di scatto e rimase di pietra nel trovarselo davanti. Si alzò dalla sedia e gli andò incontro.
- Che mi venga un colpo... Francesco? Quanto tempo è che non ti vedo?? - gli stinse la mano e anche lo stalliere sorrise.
- Tantissimo, Sergio. - rispose.
Cercai di alzarmi per andare da lui.
- Vale, aspetta - disse avvicinandosi a me.
- Gliel'avevo detto a Manuel che non doveva portarti qua... mi dispiace, stella -
- Lo so che non è colpa tua - sussurrai.
Dopo avermi misurato la febbre, si voltò verso il suo vecchio amico che era rimasto fermo a guardare.
- Quaranta e mezzo? - esclamò Francesco.
- È da quando è qua che è così - rispose.
Lasciai perdere la loro conversazione e in poco tempo mi addormentai.

~ Vidi Lolly sbilanciarsi e cadere di schiena sulla strada. Mi guardò negli occhi... vidi amore, fiducia e affetto in quei occhi. Capii in una frazione di secondo che lei era tutto per me; non potevo vivere senza.
Saltai sul marciapiede, correndo verso di lei. Le ero quasi vicino quando un uomo grande e grosso mi afferrò per la vita e mi riportò sul marciapiede.
" Mi lasci andare, cazzo " mi dimenai ma non riuscii a liberarmi.
In quel momento vidi arrivare il grosso tir, lanciato a tutta velocità su quella retta. Guardai Lolly negli occhi un attimo prima che il camion la travolse e la trascinasse parecchi metri in avanti, tra il cigolio assordante dei freni e i nitriti dei puledri e del sauro. Sull'asfalto rimase una lunga striscia di sangue dopo il passaggio del camion.
Diedi un morso all'uomo e finalmente libera corsi verso la mia cavalla... ~

Mi svegliai in un bagno di sudore, con la testa che mi girava. Era notte inoltrata e vidi solo il buio intorno a me. Quando i miei occhi si abituarono all'oscurità, vidi Francesco seduto accanto a me e Sergio appoggiato alla parete della stanza.
- Valentina, calmati, va tutto bene... - di nuovo mi fece appoggiare a lui, con la testa sulla sua spalla.
- Hai sognato Lolly? Di nuovo? - mi chiese dolcemente.
Mi prese le mani che tremavano fuori controllo e io misi la fronte nell'incavo del suo collo.
- Scotti, ragazza mia -
Sergio si avvicinò al letto e mormorò a Francesco qualcosa che non riuscii a sentire. Lui annuì.
- Lo sai che sogno ancora la mia famiglia imprigionata nella macchina in fiamme? È una cosa che non smetterà mai di perseguitarti, Vale. Non la dimenticherai mai -
Rimasi in silenzio. Avevo sonno ma non volevo dormire.
- Dormi tranquilla adesso. Vedrai che domani mattina starai meglio -
Strinsi le sue mani e lui cominciò a giocare con le mie dita come aveva già fatto una volta.
Mi addormentai di nuovo.
Mi risvegliai verso l'ora di pranzo. Nella stanza non c'era nessuno. Rimasi sdraiata a pensare all'incubo di quella notte.
Il pomeriggio lo trascorsi nel letto a sonnecchiare, senza vedere nessuno. Solo verso sera tornò Francesco.
- Eila Valentina, come stai oggi? -
- Meglio, grazie - ed era vero; ero molto meno stanca e avevo meno mal di testa.
- Bene - sorrise e mi prese il polso, guardandomi con i suoi occhi grigi.
- Hai meno febbre... entro domani e non ne avrai più - si mise a sedere sul bordo del letto.
- Come sta... Beauty? - chiesi spostandomi per fargli posto.
- Ti aspetta... è come se fosse in ansia. Rimane tutto il giorno fermo vicino al cancello e ogni volta che qualcuno entra nel cortile drizza le orecchie... mangia un po' meno -
- Ludovica lo fa correre? -
Parve pensieroso sulla risposta da darmi.
- Diciamo di sì... non a lungo perché lo stallone non le obbedisce e quando entra nel tondino cerca sempre di morderla... -
Sospirai  e cambiai posizione.
- Ma non preoccuparti, se vuole correre lo spazio lo ha -
Non ne potevo più di stare a letto. Guardai Francesco che, come se mi avesse letto nella mente, mi mise una mano sulla spalla.
- Scordatelo di alzarti. E no, non ti leggo nella mente ma i tuoi occhi parlano - cercò di non mettersi a ridere e anch'io dovetti trattenere una risata nel vedere la sua espressione.
Dopo aver parlato ancora un po', Francesco andò a casa sua promettendomi di tornare più tardi. Ero di nuovo sola.
Mi alzai dal letto e mi misi le scarpe.
- Se lo scordano che resto qua come una vecchia - parlai da sola osservando la porta. Avevo voglia di farmi un giro. Barcollai per i primi metri dopodiché ripresi a camminare normale ma lentamente. Uscii dalla stanza e percorsi tutto il corridoi del mio piano, poi scesi le scale e andai al pianoterra dove l'odore di disinfettante era meno forte.
- E tu cosa ci fai qua? -
Mi girai e vidi Sergio che cercava di non ridere, con in mano dei fogli.
- Un giro - risposi seria.
- Se ti dicessi di tornare di sopra mi ascolteresti? -
- Certo che no - risposi mettendo le mani nelle tasche dei pantaloncini corti.
Inarcò un sopracciglio e sorrise.
- Sapevo che mi avresti risposto così... dai vieni con me allora -
Lo seguii più per curiosità che per obbedienza.
Mi portò attraverso altri corridoi e ad un certo punto attraversammo una stanza enorme dove al centro c'era una specie di tavolo alto, coperto da un lenzuolo. Mi si illluminarono gli occhi. Sergio andò avanti. Mi avvicinai all'oggetto e tolsi il lenzuolo, scoprendo un pianoforte a coda nero. Lo aprii.
- Cosa ci fa una bella del genere qui?! - di nuovo parlai da sola.
Mi guardai in torno e non vedendo nessuno mi sedetti e cominciai a suonare. In un attimo tutto svanì. Come primo brano suonai "Nuvole Bianche" di Einaudi, poi il "Preludio in Do Maggiore n.1" di J.S. Bach, la "Marcia funebre" di Chopin e ancora "Op. 9 n. 1" di Chopin. Quando suonai l'ultima nota dell'ultimo brano, sentii degli applausi. Tornai alla realtà e mi girai. Vidi diverse persone in piedi che applaudivano: anziani, ragazzi e infemieri. Tra loro c'era Sergio con le braccia incrociate che sghignazzava.
Mi alzai dal pianoforte e lo chiusi.
- Complimenti ragazza, questa non me l'aspettavo - mi disse una volta che lo ebbi raggiunto.
Sorrisi imbarazzata davanti a quella gente. Tornai nella mia stanza e quindi nel letto.
- Sei capace di combinarle anche qua? - rise Francesco entrando nella camera.
- Ma vala - dissi ironica.
Mi misurò la febbre che risultò essere notevolmente calata dalla sera precedente; 38.2
Improvvisamente mi vibrò il telefono. Lo presi e mi resi conto di avere un sacco di messaggi non letti.

Leonardo: Eila vespista, vieni a fare un giro sta sera?

Ludovica: Ho fatto come mi hai chiesto ma lo stallone non mi obbedisce... come stai?

Angelica: Ciao Vale tutto a posto? Ho imparato a saltare con Furia... è un po' che non ti vedo, dove sei sparita?

Sofia: Ciao Valentina!!! Come va? Volevo informarti che la prossima settimana passo con il gregge per i pascoli pubblici... ci sei così andiamo a berci qualcosa insieme?

- Chi è Sofia? - mi chiese Francesco che non aveva fatto a meno di leggere sullo schermo del mio telefono chi mi scrivesse.
- È una mia vecchia amica... ha un gregge di circa mille pecore. È transumante e passa una volta all'anno. Ci incontriamo sempre -
Risposi a tutti i messaggi e poi sdraiai per dormire un po'. Dormivo sempre a pancia in giù, abbracciando il cuscino.
Sussultai quando Francesco cominciò a massaggiarmi il collo, le spalle e poi la schiena.
Era una cosa rilassante e in breve mi addormentai.

#Spazioautrice

Ecco il capitolo 18 :-D

Spero vi piacciaaaa

A prestoo :-)

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