Capitolo 14
Quanto odiavo quel cane. Per fortuna Beauty e io l'avevamo ammazzato. Non era stato bello uccidere un animale così, a bastonate, ma dopo le perdite che aveva inflitto al mio gregge volevo vendicarmi. Grazie a Beauty ci ero riuscita. In quei due giorni mi ero affezionata in una maniera assurda a quel cavallo. Adesso lui pascolava tranquillo e io aspettavo che Ludovica fosse di nuovo in grado di stare in piedi da sola.
Ero indecisa se chiamare Francesco o portarla al maneggio da sola. Scorsi Venere ancora imbizzarrita al limitare del prato. Sorrisi e non ci pensai due volte; saltai in groppa a Beauty e lo spronai al galoppo. Correva molto veloce ed emanava una potenza che sembrava illimitata. Raggiungemmo in un batter d'occhio la cavalla e la conducemmo verso Ludovica. Solo dopo vari tentativi riuscii ad afferrare le redini e a tenerla ferma.
Ordinai allo stallone di tornare dalla ragazza al passo. Smontai dal mio cavallo e legai Venere ad un ramo di un albero vicino. Infine mi sedetti di nuovo a pochi metri da Ludovica.
- Come... fai? - la sentii mormorare.
- A fare cosa? - le chiesi inarcando un sopracciglio.
- A montare... senza briglie... - faceva fatica a parlare e le tremava la voce.
- Ce la fai ad alzarti? - le chiesi.
- Non lo so - chiuse gli occhi e vidi solo in quel momento il suo stivale a brandelli.
- Ti ha morso il piede quel bastardo - le tolsi delicatamente lo stivale e perfortuna vidi che i denti del cane non erano andati in profondità, forse grazie alla presenza della calzatura.
Le rimisi lo stivale e le dissi che non era una ferita grave ma solo superficiale.
Chiamai Francesco per telefono; mi rispose in un attimo dicendomi che di li a dieci minuti sarebbe arrivato.
- Aspetta qui Francesco. Io vado -
- No aspetta... non voglio che mi vedano così... io... -
- Non puoi stare qua e ormai sta già arrivado - precisai, chiamando poi Beauty.
- Ma aspetta non andartene... - biascicò Ludovica.
- No è meglio che vado -
- Non vai da nessuna parte, ragazza - mi irrigidii a sentire la mano di Francesco sulla mia spalla.
Intanto Manuel si era avvicinato a Ludovica e dopo averla presa in braccio se ne andò verso il pick-up parcheggiato sulla stradina.
- Come hai ucciso il cane? - chiese lo stalliere dopo qualche minuto di silenzio.
- A... bastonate... e Beauty l'ha finito con una zoccolata - solo in quel momento mi resi davvero conto di ciò che avevo fatto. Mi girai verso la carcassa dell'animale; alla vista del corpo del rottweiler distrutto e di tutto quel sangue, mi venne la nausea. Mi appoggiai a Francesco per non cadere per terra.
- Lo sai che avrebbe sbranato Ludovica se non fossi arrivata tu? - mi fece sedere sull'erba e lui si mise dietro di me, sorreggendomi. Mi girava la testa.
- Non voglio neanche immaginare cosa sarebbe successo se tu non fossi stata nei paraggi - mi accarezzava il collo e un po' alla volta cominciavo a sentirmi meglio.
- Lo avrei fatto anch'io Valentina. Ma piuttosto... cosa facevi con Beauty? - spinse la mia testa sulla sua spalla cosicché mi ritrovai seduta sull'erba tra le gambe di Francesco, completamente appoggiata a lui. Mi prese le mani e cominciò a giocare con le mie dita, aspettando la mia risposta alla sua domanda.
- Mi serve un posto tranquillo per... per cavalcarlo - non so perché ma mi tremava la voce a confessare a qualcuno che avevo cavalcato.
- Senza finimenti? -
- Sì... capisco meglio quello che vuole comunicarmi. Comunque sa già portare sella, briglie e morso. Gliel'ho insegnato ieri. -
Purtroppo non vidi la sua espressio quando gli dissi ciò che avevo già fatto con lo stallone.
- Allora è ora che cominci anch'io il mio lavoro - lo sentii sorridere.
- Quale lavoro? -
- Ti insegno a saltare e a montare all'inglese... vedrai che imparerai in fretta -
Mi irrigidii di colpo; la questione di imparare a saltare l'avevo in mente dalla prima volta che avevo fatto il Join-up con Beauty, ma non immaginavo che avrei dovuto cominciare così presto.
- Cos'è che non va, ragazza? Se è il fatto che lo venga a sapere tutto il centro ippico non ci sono problemi... posso insegnarti qua, in questo prato. - mi strinse le mani che tremavano leggermente.
- Ci stai? -
- Okay -
Rimanemmo così ancora per un po' di tempo e quando finalmente ci alzammo, una smorfia di dolore mi apparve sul viso. Per sbaglio Francesco aveva urtato con un ginocchio il mio polpaccio, dove ero stata morsa dal rottweiler. Lo stalliere parve non accorgersene.
Chiamai Beauty e gli montai in groppa. Francesco slegò Venere, ormai calma, e montò in sella.
- Stai tu davanti, Vale -
Obbedii senza obiezioni.
- Comunque non ti preoccupare per Ludovica, il morso al piede non è grave. Lei era solo molto spaventata, per quello è svenuta... -
- Come fai a dirlo? - chiesi stupita che si fosse accorto anche del piede della ragazza.
- Ho studiato medicina e fino a due anni fa lavoravo in ospedale... -
- Cosa??? Hai smesso di fare un lavoro del genere, dove guadagni un sacco di soldi, per fare lo stalliere in un maneggio?! - mi voltai verso di lui. Mi guardò e vidi la tristezza di un ricordo nei suoi occhi grigi.
- Ah... scusami io non volevo... -
- Un giorno ti racconterò - disse cercando di sorridere. Mi girai a guardare la strada e abbassai la testa, mortificata.
In breve tempo arrivammo nel cortile del maneggio. Francesco entrò in scuderia mentre io condussi Beauty nel tondino e smontai. Rimasi con lui per una mezzoretta dopodiché uscii dal suo recinto e chiusi bene il cancello. Entrai in scuderia e poi in selleria dove avevo da pulire i finimenti di Star.
Mi ero messa da poco al lavoro, quando entrò Francesco nella stanza con i finimenti di Venere. Si mise a pochi metri da me a pulirli dallo sporco. Mi sentivo a disagio. Mi vergognavo di avergli fatto quella domanda e in quel modo.
Passarono non più di una decina di minuti di pesante silenzio, quando lui mi chiese cosa mi fosse successo al polpaccio.
Cambiai posizione sullo sgabello e mossi inavvertitamente una gamba. Fino ad ora ero riuscita a nascondere la ferita anche ai miei genitori. Posai la spugna.
- Mi ha morso il rottweiler... l'altro giorno... quando lui e un altro cane uguale hanno attaccato il mio gregge - parlai con lo sguardo fisso sul pavimento.
Francesco posò lo straccio che aveva in mano.
- Scherzi vero? E all'occhio? É un paio di giorni che l'hai più gonfio e arrossato dell'altro - mi si avvicinò.
- Il padrone... me le ha date.... dopo che ho spaccato la mandibola a uno dei suoi cani... per tenerlo lontano dalle pecore... aveva azzannato gli agnelli... e non... - non riuscivo a formare una frase sensata; l'immagine dei miei agnelli agonizzanti e sgozzati sul prato, si presentò davanti ai miei occhi.
- Qualcuno lo sa? - mi chiese, dolcemente.
- No - non mi fidavo a guardarlo negli occhi.
- Vieni con me Valentina -
Lo guardai, prossima alla lacrime, non sapendo cosa fare.
- Fidati. Fidati di me Valentina -
#Spazioautrice
Tristezza everywhere XD
Scusatemi per questi capitoli tragici O:-)
A prestoo :-)
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