Capitolo 12

Lo stallone era visibilmente stanco di galoppare, ma a me non importava.
- Hoplà ragazzo, corri !!! - per la centesima volta tirai la corda nella sua direzione. Il cavallo riprese a galoppare e a sgroppare lungo lo steccato del tondino.
L'ora di pranzo era passata da un pezzo e la fame mi contorceva lo stomaco. Ma non mi importava.
- Perché non ti sei fatto domare dai tuoi vecchi padroni? Lo sai cosa ti perdi? Sei una bellezza e ti fai rinchiudere in un tondino di addestramento per giorni interi? Perché?! - stavo letteralmente urlando contro il cavallo.
- Lolly è morta per colpa di un cavallo testardo come te!!! Lo capisci?? - gli tirai un altra frustata sui posteriori, facendolo balzare in avanti.
- Per colpa di un cavallo come te Lolly non c'è più... sono rimasta da sola - le lacrime cominciarono a solcarmi le guance.
- Bastardo, corri!! - un'altra frustata.
- Forte come sei ti lasci rubare la libertà solo perché non vuoi il morso tra i denti?? Tu che sei vivo corri !!!! - vedevo tutto sfuocato a causa delle lacrime.
- Lolly è sotto terra e come ha detto quella stronza io non posso fare altro se non portare i fiori sulla sua tomba !!!! E te che sei vivo passi le giornate a marcire in un recinto!!! Idiota che non sei altro - a quel punto il dolore era così forte che mi cedettero le ginocchia e mi trovai le mani immerse nella sabbia del tondino.
Rimasi per terra a singhiozzare, con la testa bassa.
Sentii lo stallone rallentare al trotto, al passo per poi fermarsi. Dopo qualche minuto riprese a camminare timidamente. Lo sentivo alle mie spalle. Smisi di singhiozzare, incredula. Il cavallo si fermò appena dietro di me e con il muso mi toccò la schiena. Mi girai lentamente e lo accarezzai sulla fronte. Non potevo crederci. Mi alzai e cominciai a camminare. Lo stallone mi seguì di sua spontanea volontà, senza longhine né altro.
Mi fermai e lo accarezzai di nuovo toccandogli anche il collo e la schiena.
Quando mi avevano regalato Lolly, un amico di mio papà mi aveva portato con se per un anno intero nella sua grande tenuta in Austria e lì mi aveva insegnato come domare i cavalli usando metodi alternativi; ciò che avevo appena fatto con lo stallone era il Join-Up, ovvero una tecnica che permette di instaurare un legame con un cavallo basato sulla fiducia reciproca.
Abbracciai lo stallone, commossa dal suo comportamento nei miei confronti. Non pensavo di riuscire a conquistare la sua fiducia, visto i risultati che avevano avuto gli altri. In quel momento capii che dovevo ricominciare tutto da capo. Con quello stallone.
Quando mi girai per uscire dal tondino, vidi Ludovica e Manuel che mi fissavano a bocca aperta.
Raggiunsi il cancello con lo stallone alle calcagna e quando uscii dal tondino Manuel mi venne incontro. Il cavallo si rifugiò in fondo al recinto.
- Tuo padre me ne aveva parlato di questa tua conoscenza nelle tecniche di addestramento - mi sorrise. Io lo guardai senza dire niente.
- Valentina... quello stallone pazzo è il tuo cavallo da ora in poi -
- Ma come? E quanto... -
- Te lo regalo, tanto non me ne faccio niente. Così ricambio il favore a tuo padre anche - mi strizzò l'occhio.
- Non capisco... - balbettai.
- Anni fa mia sorella si ammalò di tumore. In famiglia non avevamo abbastanza soldi per pagare tutte le cure mediche necessarie e tuo padre, grande amico di mio padre, si occupò di coprire tutte le spese ospedaliere e fu di grande aiuto per mia sorella. Come potrei dimenticare un gesto così? -
-E tua sorella come sta adesso? - mi permisi di chiedergli dopo qualche secondo di silenzio.
- Mia sorella è riuscita a combattere il tumore e adesso sta bene. Ma senza l'aiuto di tuo padre non so se ce l'avrebbe mai fatta - sorrise commosso.
- Perché non ne ho mai saputo niente? -
- Valentina, è successo anni fa... io avevo solo ventanni e mio padre era vedovo. Con due figli da mantenere e l'affitto della casa da pagare. Poi ho trovato lavoro qui e le cose sono migliorate. -
- Grazie Manuel - cercai di sorridere.
- È il minimo che possa fare... e spero di rivederti gareggiare... magari salto ostacoli con quello stallone. Come lo vuoi chiamare?-
- Non ha un nome? - chiesi incredula.
Manuel scosse la testa, aspettando una risposta alla sua domanda.
- Beauty. Ecco come si chiamerà- dichiarai voltandomi a guardare il mio cavallo.
- Perfetto. Gli sta a pennello! Gli preparo un box... per quando diventerà abbastanza calmo da poter stare in scuderia - e detto questo Manuel scomparve nell'edificio.
Mi accorsi in quell'istante di Ludovica. La squadrai da capo a piedi e senza dire un parola mi volati e tornai da Beauty. Il cavallo mi guardò mentre raccoglievo le longhine e scioglievo i nodi che avevo fatto. Dopo un po' mi si avvicinò timidamente. Lo accarezzai e cominciai a toccarlo in ogni punto del suo corpo: le zampe, i garretti, la schiena, il collo,...
Mi lasciò fare e quando arrivai a toccargli le orecchie scosse la testa. Sorrisi e lo salutai uscendo dal tondino.
Entrai in selleria, misi al loro posto le longhine e finii di pulire i finimenti di Pride. Quando li rimisi al loro posto notai una rastrelliera in più dove era appoggiata una sella nera e un sottosella azzurro scuro. Sulla targhetta lessi il nome del mio cavallo. Sorrisi inaspettatamente, pensando anche al tanto lavoro che avevo da fare con Beauty... e con me stessa. Prima o poi avrei dovuto riprendere a cavalcare e praticare il salto ostacoli.
Uscii dalla selleria e mi accorsi che Flocky era rimasto sdraiato sotto la panchina che c'era all'ombra della quercia, su un lato del parcheggio. Lo chiamai, pronta per tornare a casa, quando sentii qualcuno che mi chiamava. Mi girai trovandomi davanti un ragazzo abbastanza alto, con gli occhi color ambra come i miei e i capelli corti biondi.
- Ciao, io sono Stefano - mi porse la mano sorridendo.
- Valentina - dissi stringendogli la mano.
- Ehm, ti ho vista prima con lo stallone... sei formidabile. E pensare che ero convinto che fosse la prima volta che lavoravi con i cavalli. Sai, da quello che mi hanno detto Ludovica e Arianna... - si passò una mano nel ciuffo biondo.
- Già, lo pensano in tanti. Ma loro due non sanno proprio niente - scossi la testa.
- Angelica è tua sorella mi hanno detto. È molto brava nella monta inglese, sta facendo progressi -
- Sì è mia sorella. -
- Vabbe ti lascio andare, scusami se ti ho trattenuta qua - lo vidi arrossire leggermente.
- Ma figurati. Beh ci vediamo domani allora - gli sorrisi per la prima volta.
- A domani - Stefano si diresse verso i paddok.
Misi il guinzaglio a Flocky e mi avviai verso casa.
Mi ritrovai a pensare a Stefano. Che ragazzo carino.
- Smettila Vale, resta con i piedi per terra!! - mi dissi.
Quando arrivai a casa andai subito a sistemare i miei animali per la notte e solo quando ebbi finito entrai in casa.
- Così hai un bel morello adesso - mio padre si alzò dal divano e mi venne incontro, sorridendo.
- Come fai a saperlo? -
- Manuel mi ha chiamato per chiedermi se poteva regalartelo. Io e la mamma gli abbiamo detto di sì -
- Perché non mi hai mai raccontato niente? - chiesi sapendo che lui avrebbe capito.
- Perché non era il caso. Lo avresti scoperto quando sarebbe stato il momento e così è successo. Piuttosto... come l'hai chiamato lo stallone? -
- Beauty -
- Ci sta. Imparerai a saltare? -
- Penso di sì - ammisi.
Mio padre si illuminò, evidentemente contento.
- Vado in camera - dissi, togliendomi gli stivali western.
- Non ceni? -
- No ho già mangiato - mentii.
- Va bene, buonanotte allora - mi salutò mio padre.
- Buonanotte - risposi salendo le scale.
- Vale se suoni lascia la porta della tua stanza aperta, così sentiamo meglio. - la voce di mia madre eccheggiò nel corridoio.
- Sì, se non vuoi altro -
Dopo essermi fatta una doccia e dopo aver asciugato i miei lunghi capelli castani, mi sedetti al pianoforte. Suonai "Alla Turca" di Mozart, la "Sonata n. 11 in La Maggiore" di Mozart, la "Sonata al Chiaro di Luna" di Beethoven e un "Valzer in Mi bemolle Maggiore" di Ciaikovski.
Mi alzai e chiusi la porta. Per l'ora successiva mi misi a studiare "La Campanella" di Liszt.
Alle 23:20 andai a letto e prima di dormire lessi un paio di capitoli di uno dei miei libri preferiti: Lo Hobbit. Dopodiché decisi di spegnere il telefono. Trovai vari messaggi di Leonardo e due chiamate perse.

Leo: Ciao Vale tutto bene? Guarda che non serve che ti inventi che non sei a casa se non hai voglia di fare un giro.

Mi sentii un po' in colpa per avergli raccontato una bugia. In fondo era il mio migliore amico, avrei potuto raccontargli cosa era successo ai pascoli comuni. Decisi di rispondergli:

Non è che non avevo voglia, solo è successa una cosa... se vuoi sabato sera passo a casa tua e ti racconto.

Dopo pochi minuti mi arrivò un altro messaggio.

Leo: Ok, meglio al bar. Ti aspetto li alle 20:30 di sabato allora. Buonanotte Vale❤

Vale: Hai ragione, meglio al bar. Allora ci vediamo, nottee

Sorrisi e spensi il telefono, mettendolo sulla scrivania. Tanti miei amici mi avevano confidato che io e Leonardo saremmo stati un bella coppia ma tra me e lui non c'era altro se non una forte amicizia. Non di più.
Dopo pochi istanti mi addormetai, pensando a Lolly e a Beauty.

#Spazioautrice

:-P Eccomiiii

Spero vi piacciaaaa

A prestoo :-)

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