Parte 20


Subito dopo l'esplosione avevano sentito le sirene dei vigili del fuoco e della polizia avvicinarsi, non potevano restare lì, dovevano andar via. Se qualcuno degli agenti li avesse visti sarebbe stato un vero problema per tutti loro. Nonostante quegl'incontri fossero una tradizione, e probabilmente molti di coloro che indossavano una divisa durante la loro vita universitaria vi aveva preso parte, erano comunque illegali. Chanyeol, Sehun e Jongin subito si mossero per lasciare il posto più velocemente possibile, e i loro ragazzi furono d'aiuto dando una mano anche con Jaehwon, il vero problema fu però Jondgae. Il ragazzo non aveva la minima intenzione di lasciare quel posto senza aver ritrovato Minseok. Provarono in vari modi a convincerlo che il biondo stesse bene e che li avrebbe raggiunti al più presto, ma il castano rifiutava ogni cosa che gli venisse detta. Alla fine non poterono far altro, Chanyeol lasciò che fossero Sehun e Jongin a prendersi carico di Jaehwon e prese Jondgae con la forza, caricandoselo sulle spalle e mettendolo in auto. Era sicuro che il castano avrebbe potuto lanciarsi tranquillamente dal finestrino date le sue condizioni, ma fortunatamente Baekhyun lo aiutò a calmarsi almeno un po'.

In poco riuscirono a raggiungere la loro casa. Jongdae doveva essere veramente esausto secondo i ragazzi poiché durante il tragitto era crollato fra le braccia dell'amico. Baekhyun non sarebbe riuscito a trasportarlo dentro, perciò lasciò che fosse Chanyeol a prenderlo, pensavano che fosse meglio se il ragazzo avesse continuato a dormire, erano sicuri, e speravano, che al suo risveglio avrebbe trovato Minseok insieme a loro, così non sarebbe stato costretto a subire la pressione dell'attesa. Lo sistemarono nella stanza del biondo e lasciarono la porta socchiusa, in quel modo se il castano si fosse svegliato lo avrebbero sentito e lo avrebbero raggiunto.

Gli altri si riunirono nel salone, nessuno di loro sapeva esattamente cosa fare se non aspettare.

Erano passati più di venti minuti, ma a loro sembrò un'eternità. Nella stanza non si sentiva alcun rumore, solo i loro respiri, il ticchettio dell'orologio e tutto ciò che avveniva all'esterno. La loro casa era molto vicina al campus, erano quindi in grado di sentire i ragazzi residenti al suo interno rientrare, e dalle loro parole erano sicuri avessero partecipato all'incontro.

<<Vado a preparare qualcosa di caldo, non ce la faccio più a rimanere fermo>> le parole di Luhan sembrarono quasi un urlo assordante in contrasto con quel silenzio.

<<Ti do una mano>> si offrì Sehun, aveva bisogno di distrarsi per non cedere alla paura.

Kyungsoo, essendo uno studente di medicina, fu incaricato di occuparsi di Jaehwon. Fortunatamente il ragazzo stava bene, e non aveva inalato troppo fumo perciò al corvino restava ben poco da fare.

Jongin continuava a camminare avanti e indietro per la sala, fermandosi ogni tanto per guardare l'orologio e riprendere poi a camminare.

Chanyeol e Baekhyun erano seduti sul divano, il primo cercava di tranquillizzare il suo ragazzo che di tanto in tanto si lasciava andare fra le sue braccia sfogando le lacrime che aveva represso davanti a Jondgae.

Luhan e Sehun tornarono dalla cucina qualche minuto dopo con delle tazze di cioccolata calda per tutti. Quella bevanda secondo il maggiore li avrebbe aiutati a reggere lo stress di quella situazione e magari avrebbe anche calmato i loro stati d'animo.

Jaehwon aprì lentamente gli occhi cercando di inquadrare ciò che lo circondasse. L'ultima cosa che ricordava era l'aria fredda che lo circondava e dei visi sfocati intorno a lui. Guardandosi intorno si rese conto di non riconoscere nulla di quel luogo, fino a quando il viso di Baekhyun, avvicinatosi in quel momento, entrò nella sua visuale.

<<Un angelo>> sussurrò, ma dato il silenzio nella stanza tutti riuscirono a sentirlo.

<<Sì, ed è il mio ragazzo, non farmi pentire di averti salvato le chiappe>> ripose Chanyeol a voce abbastanza alta, guadagnandosi un piccolo sorriso da parte degli altri.

<<Segui il mio dito>> disse Kyungsoo, muovendo l'indice prima alla destra e poi alla sinistra del viso del ragazzo, appurato che questo lo seguisse senza alcun problema con gli occhi continuò <<Quante dita vedi?>> domandò aprendogli la mano davanti.

<<Quattro>> rispose.

<<Ed ora?>>

<<Due>> disse ancora.

<<L'idiota sta bene>> disse Kyungsoo presentando la sua diagnosi e spostandosi per raggiungere il suo ragazzo in piedi a pochi passi da lui.

<<Dove sono?>> chiese Jaehwon mettendosi a sedere.

<<A casa nostra>> si limitò a rispondere Jongin.

<<Che ci faccio qui?>>

<<I tuoi cagnolini ti hanno abbandonato negli scantinati e Minseok ha deciso, nonostante avesse potuto lasciarti lì, di portarti fuori ed evitarti una bella lampada>> spiegò Sehun.

Jaehwon si guardo intorno passando in rassegna i volti dei presenti e non gli ci volle molto a capire che all'appello mancassero proprio il biondo e il suo ragazzo.

<<Dov'è Minseok?>> chiese.

<<Vorremmo saperlo anche noi>> rispose Chanyeol, con voce bassa e tagliente. Non dava la colpa a lui della scomparsa dell'amico, se solo se ne fosse accorto prima anche lui sarebbe rimasto indietro ad aiutarlo. Ma la situazione non lo aiutava a pensare lucidamente. Minseok era il perno del loro gruppo. Non era un capo, più che altro un Leader. Sapeva sempre cosa fare, qualsiasi fosse la situazione, e sapeva come calmare tutti loro. Chanyeol avrebbe, in un certo senso, dovuto prendere il suo posto. Eppure aveva l'impressione di essere l'unico a non sapere cosa fare. Gli altri in un modo o nell'altro stavano cercando di passare sopra alla loro preoccupazione tenendosi occupati. Luhan e Sehun avevano preparato qualcosa di caldo per tutti loro. Kyungsoo si era occupato di Jaehwon e Jongin gli aveva dato una mano. Baekhyun si era lasciato andare alla lacrime, ma appena finito il suo sfogo era andato a controllare Jongdae, assicurandosi che stesse bene. In tutto questo tempo Chanyeol era solo rimasto in silenzio a fissare un punto preciso della stanza.

<<Che vuol dire?>> domandò ancora Jaewhon.

<<Vuol dire>> iniziò Kyungsoo <<Che dopo essere che Chanyeol e Minseok sono rimasti indietro per aiutare te, nel tragitto Minseok si è accorto che c'erano altre persone rimaste bloccate...>>

<<Così ci siamo separati ed è andato ad aiutare loro, e nella confusione l'ho perso>> continuò Chanyeol.

<<Ed ora non abbiamo la più pallida idea di dove sia. Abbiamo noi il suo cellulare, quindi se anche avesse voluto chiamarci non potrebbe farlo>> aggiunse Sehun.

<<E in più, c'è stata quell'esplosione>> disse Luhan.

<<Esplosione?>>

<<Sì, e l'edificio è crollato su se stesso>> spiegò in poche parole Jongin.

Jaehwon venne accolto da una strana sensazione che gli strinse lo stomaco. Non aveva mai provato nulla del genere prima. Non gli era mai importato molto degli altri, eppure, sapere che Minseok non era lì con loro perché si era trattenuto lo faceva sentire strano. Aveva messo sempre se stesso al primo posto, avrebbe dovuto sentirsi bene nel constatare di essere salvo e illeso, eppure, non era così. Negli occhi dei ragazzi poteva leggere la preoccupazione per il biondo, sapevano che era colpa sua, se non avesse sfidato il ragazzo per puro orgoglio nessuno di loro si sarebbe trovato lì, ma nonostante questo nessuno di loro lo aveva incolpato.

<<Dovremmo uscire a cercarlo>> disse, e quasi si sorprese nel sentirsi parlare in quel modo.

<<Cosa dovremmo fare secondo te? Ritornare in quel posto e aspettare che qualcuno ci dica se hanno ritrovato il nostro amico sotto le macerie? No, non lo faremo, aspetteremo qui, perché è qui che tornerà. E non lasceremo Jongdae da solo>> rispose deciso Chanyeol. Era riuscito a ritrovare una parte di razionalità. Doveva prendere le giuste decisioni per evitare che finissero nei guai. E se fossero ritornati lì, dove ormai era sicuro ci fosse un esercito di poliziotti, e non sarebbe stato semplice affrontarli e spiegargli cosa stesse succedendo fino a poco prima.

<<Jongdae è qui?>> domandò .

<<Sta riposando di sopra. La situazione lo ha scosso troppo, è crollato>> rispose Baekhyun.

<<Sono qui>> Jongdae si inserì nel discorso. Si era svegliato ormai da un po', ma sentendosi avvolto dal profumo di Minseok rimasto impregnato sulle coperte, aveva preferito rimanere lì a letto, dove poteva sentirlo vicino. Non voleva perdere le speranze, non voleva credere che Minseok fosse rimasto indietro. Non poteva accettarlo, non lo avrebbe mai fatto. Stava bene, ne era sicuro.

Jaehwan a vedere il castano, con gli occhi gonfi e persi e il viso stanco, sentì lo stomaco stringersi ancora di più. Era tutta colpa sua. Non gli aveva reso il lavoro facile, ed ora rischiava anche di separarlo dalla persona che amava. E non aveva bisogno che qualcuno gli confermassero che Jongdae amasse Minseok, i suoi occhi parlavano per lui. Aveva paura, ma stava lottando, si stava aggrappando con ogni appiglio alla speranza che stesse bene. Quella lotta interiore era ben chiara. Jaewhon non aveva mai dato peso ai sentimenti degli altri, ma non era possibile ignorare ciò che il castano trasmetteva.

<<Mi dispiace>> disse.

Quelle due semplici parole avevano fatto voltare tutti i presenti nella sua direzione. Sembrava veramente dispiaciuto, e nessuno di loro pensava che quel ragazzo avesse mai potuto scusarsi con qualcuno. Credevano di aver sentito male, eppure quelle parole risuonavano limpide nella loro mente.

<<Mi dispiace>> ripeté <<È tutta colpa mia, se non avessi mandato quella sfida...>>

Non fece in tempo a finire la frase che la porta di casa si spalancò mostrando un affannato Minseok sulla soglia. I ragazzi rimasero immobili per qualche secondo, poi gli corsero incontro. Tutti loro diedero sfogo ai loro sentimenti, e uno dopo l'altro scoppiarono a piangere e lo abbracciarono, felici di vederlo sano e salvo. Fra loro però due non si mossero, Jongdae e Jaehwon. Il primo ebbe paura che quella visione fosse uno scherzo della sua mente. Il secondo, si sentiva troppo in colpa e pensava che l'altro non fosse stato felice di vederlo, per questo non si avvicinò.

Minseok era felice di vedere che i suoi amici fossero tutti in salvo, ma il suo pensiero più importante era Jongdae. Non ci mise molto ad inquadrarlo, lo vide in piedi nel salone, immobile. Subito gli corse incontro e lo abbracciò, più stretto che poté. In quella situazione, mentre era circondato dal fumo, nel momento in cui aveva rischiato di mollare, solo il pensiero che quel ragazzo lo stesse aspettando lo aveva spinto a trovare una via d'uscita il più velocemente possibile. Doveva tornare da lui, glielo aveva promesso. Gli aveva promesso che sarebbe andato tutto bene.  

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