Parte 3


[HOSEOK POV]

Decisi di prendere un po' d'aria, uscii nel giardino della villetta e cominciai a fissare il cielo, perso tra i miei pensieri.

-Per quanto tempo hai ancora intenzione di nasconderlo?- la voce di Namjoon mi fece quasi sussultare.

-Non so di cosa tu stia parlando-

-Oh avanti, non sono cieco. Ho visto come lo guardi-

-Ti sbagli-

-No non mi sbaglio. E sai cosa lo conferma? Oltre a tutto il resto ovvio. Il fatto che tu non mi abbia chiesto a chi mi riferissi, lo sapevi già. È comparso subito lui nei tuoi pensieri, e questa è la più grande delle conferme- sospirai alle sue parole. Ero così occupato dal non far scoprire i miei sentimenti, che mi sono praticamente fregato da solo.

-È...complicato-

-L'amore è sempre complicato Hobi, ma solo per questo non vuol dire che non ne valga la pena-

-Lo amo così tanto, e da così tanto tempo- mi diresse uno sguardo interrogativo così gli raccontai tutta la storia, partendo proprio dal nostro primo incontro avvenuto anni prima.

-Perché non lo hai cercato prima?-

-E cosa avrei dovuto dirgli? Ehy ciao tu non ti ricordi di me ma sono innamorato di te da quando avevo 10 anni, ti va di stare insieme ? Come risponderesti tu al suo posto?-

-Probabilmente penserei che sei scappato da qualche manicomio. Ma non puoi essere sicuro che non si ricordi di te- disse posandomi una mano sulla spalla – non puoi darlo per scontato. È vero, sono passati molti anni da allora, ma non mi sembra il tipo che dimentica qualcuno dopo aver pianto a dirotto. E poi, hai detto di avergli dato quel bracciale, forse proprio quel bracciale ha mantenuto vivo il tuo ricordo. E se anche avesse dimenticato, potreste ricominciare da zero, credo che anche lui sia interessato a te- a quelle parole mi voltai di scatto a fissarlo. Come poteva pensarlo? Cioè...non ci sono stati comportamenti particolari da parte sua. O mi sbaglio?

-Cosa ti fa pensare che, se mi dichiarassi, non mi ritroverei davanti ad un rifiuto colossale?- mi guardò con un sopracciglio alzato, come se stessi parlando una lingua differente.

-Possibile che tu sia così ottuso?- disse spalancando gli occhi – Davvero non hai notato che Tae si comporta in modo diverso con te rispetto che con tutti gli altri? Cerca sempre di starti vicino, anche se prova non farlo notare cerca sempre di avere un qualsiasi contatto con te. Se non ti vede ti cerca con lo sguardo. Non riesco a credere che tu non te ne sia accorto, quando tutti gli altri lo hanno fatto, è così evidente- le sue parole mi colpirono una dopo l'altra, quasi fossero appuntite come frecce. Non potevo credere a ciò che mi stava dicendo, è impossibile. Stavamo davvero parlando della stessa persona? Non riuscivo mai a distogliere il mio sguardo da quel ragazzo, eppure, era possibile che non fossi riuscito a notare tutto questo? Rimasi praticamente immobile a fissarlo.

-Quando ho visto quell'uomo puntare la pistola contro Tae ho sentito il cuore fermarsi, ho avuto paura-

-Hobi, so che vuol dire essere innamorati. La paura di farsi avanti, la paura di un rifiuto, la paura di perdere la persona amata. Ma so anche cosa si prova ad essere amati, ed è una sensazione bellissima, il sentirsi completo grazie a qualcuno che si prende cura di te, qualcuno che ti ama nonostante tutto. Spesso, nel nostro lavoro, siamo costretti a confrontarci con la brutale realtà del mondo, ma è proprio per questo motivo che i momenti passati con la nostra metà sono mille volte più intensi e importanti. Anche tu meriti di vivere quei momenti, e non puoi impedirtelo per colpa delle tue insicurezze- aveva ragione, non potevo dire altro.

-Grazie Namjoon, davvero- dissi sorridendo.

-In qualunque momento sono qui, per tutti voi- replicò ricambiando il sorriso.

* * *

Due settimane dopo.

[TAEHYUNG POV]

Dopo la nostra ultima missione le giornate trascorsero tranquillamente fra università, qualche allenamento alla sede centrale dell'agenzia e serate passate insieme. Alle volte era bello non avere missioni, ciò significava che non ci fossero problemi da risolvere, il che era un bene. In questo tempo ci conoscemmo sempre meglio ,andando sempre più d'accordo. Hobi, Jimin e Kookie si iscrissero ad un corso di ballo offerto dal campus, passavano quasi tutti i pomeriggi in sala prove. Jin ottenne la parte di protagonista per uno spettacolo che la sua facoltà avrebbe presentato per festeggiare i nuovi iscritti. Per questo motivo passava ore e ore a ripetere la parte, arrivando al livello il quale ad ogni domanda gli venisse fatta la risposta era una delle battute del copione. Namjoon e Suga scoprirono il loro interesse comune per a musica, ad ogni momento libero si radunavano in salotto, davanti al pianoforte a comporre, fino a farci ritrovare la stanza completamente invasa da fogli di spartiti e testi. Per la prima volta riuscivo a capire come si sentisse un normale universitario, che si destreggiava tra lezioni, studio e il tempo passato a divertirsi. Ma cosa più importante, finalmente sentivo di avere degli amici di cui fidarmi. Nonostante ci conoscessimo da poco tempo, il legame che si instaurò fra noi era sempre più forte. Quella sera, come al solito l'allegria regnava sovrana nella villa. Jin era occupato a preparare la cena, io e Kookie eravamo occupati a litigare su quale fosse il migliore videogioco uscito di recente, Jimin e Hobi ripetevano i passi di danza imparati quel giorno e Suga continuava a lamentarsi per il troppo baccano quando vedemmo arrivare un Namjoon sconvolto. Vederlo con quell'espressione ci preoccupò, non era il tipo da mostrare quel sentimento, se non in momenti gravi. Jin sentendo calare il silenzio ci raggiunse, e guardando il suo compagno capì che qualcosa non andava.

-Che succede Joonie?- chiese preoccupato. Il leader rimase in silenzio qualche secondo prima di rispondere.

-Ragazzi... è...è arrivata una nuova missione- disse con voce bassa estraendo lentamente una busta nera dalla giacca. Per un po' ci dimenticammo quasi di respirare non riuscendo a distogliere lo sguardo da essa. Jin indietreggiò fino a poggiarsi contro la parete prima di portare le mani fra i capelli. Suga si avvicinò a Jimin stringendolo fra le braccia. Il più piccolo crollo a terra in ginocchio, mentre Hobi fece cadere l'ipod che aveva in mano. Tutti conoscevamo il significato di quella busta.

-Leggila- dissi con voce tremante. Il leader annuì , prese il foglietto al suo interno, e cominciò a leggerne il contenuto.

La sede dell'agenzia di Daegu è stata assediata da un gruppo di rivoluzionari. Il capo della sede, e molti dei lavoratori al suo interno sono tenuti come ostaggi. Tutte le armi, le munizioni, e gli equipaggiamenti contenuti sono ora nelle loro mani. Sono stati piazzati degli esplosivi ,in tutta la città, che verranno azionati, a distanza di un'ora, se non verranno soddisfatte le loro richieste. Si richiede la vostra presenza al rifugio di Daegu, troverete un elicottero pronto a partire dalla sede centrale.

-Ma...il capo della sede non è...- non lasciai a Jin il tempo di finire la frase.

-Mio...padre- dissi con un filo di voce, mentre le lacrime mi rigavano il volto. Sentì Hobi posarmi una mano sulla testa, e mi voltai a guardarlo.

-Andra tutto bene Tae. Lo salveremo, te lo prometto-

* * *

Arrivammo al rifugio dove trovammo i dirigenti di tutte le sedi dell'agenzia. Erano stati richiamati i migliori uomini, provenienti da tutto il paese, fino a formare un vero e proprio esercito. Ci accompagnarono in un ufficio dove i capi stavano decidendo come agire.

-La situazione è delicata, non sono il solito gruppo tutte parole, questi fanno sul serio. Qui c'è in gioco la vita degli abitanti della città, dobbiamo proteggerli, la loro sicurezza ha la priorità-

-Non riusciremo mai a farli evacuare in tempo-

-In più potrebbero tener sotto controllo la città. Se si accorgono dell'evacuazione potrebbero anche decidere di azionare i dispositivi prima del tempo-

-Il governo non ha intenzione di ascoltare o accettare le loro richieste, hanno lasciato tutto nelle nostre mani-

-Dannazione! Ma non si rendono conto in che situazione siamo? Cosa pretendono da noi? Non possiamo fare miracoli-

-Prima di tutto dobbiamo pensare a come far evacuare gli abitanti senza destare sospetti-

-Per questo avrei un idea- dissi guadagnandomi l'attenzione degli uomini nella stanza prima di continuare- esistono dei tunnel sotterranei, che si estendono per tutta la città e conducono tutti nella foresta. Li potremmo utilizzare per l'evacuazione e nessuno si accorgerebbe di nulla. In ogni casa è presente una botola che porta ai tunnel, originariamente venivano usati come rifugi durante la guerra-

-È perfetto. Però sarebbe sospetto mandare qualcuno in ogni casa per avvisarli-

-A questo posso pensare io- disse Suga- Credo che in ogni casa sia presente almeno un telefono o un computer. Posso entrare nelle linee presenti in città, e inviare un avviso, ovviamente isolerò le linee presenti nella sede-

-Allora abbiamo un piano per l'evacuazione. Suga puoi cominciare. V dacci la posizione di tutte le uscite dei tunnel, provvederemo a mandare lì degli uomini per aiutare i civili. Nel frattempo cominciamo a ideare una strategia per liberare gli ostaggi, e la sede- l'uomo ci informò della necessità di doverci dividere in più squadre, visti i numerosi piani della sede. C'erano uomini armati per ogni piano, gli ostaggi degli uffici erano stati tutti riuniti nella mensa. Il capo era isolato all'ultimo piano, nel suo ufficio, la cui apertura, in caso di emergenza, avveniva meccanicamente con l'inserimento di un PIN, che fortunatamente io conoscevo. Volevo salvare io stesso mio padre, ma nello stesso momento preferivo fosse qualcuno con più esperienza a farlo. La paura di poter commettere il minimo errore, mettere in pericolo lui e i miei compagni, mi creò un nodo alla gola che mi rendeva difficile respirare. Persi mia madre quando avevo 5 anni, ricordo la forza con cui si prese cura di me, e anche i momenti in cui piangeva pensando non lo vedessi. Eravamo io e lui contro il mondo, è grazie a lui se ora sono diventato una persona capace di amare, in grado di proteggere le persone care. Lo avrei salvato, a qualsiasi costo. Probabilmente i pensieri che mi tormentavano era leggibili sul mio viso, sentì i miei compagni posarmi una mano sulle spalle.

-Possiamo occuparci noi del capo?- chiese Rap monster.

-Ragazzi, quella è la parte più complessa di tutta l'operazione. La maggior parte delle loro forze è concentrata in quel piano. Non nego che siate ragazzi in gamba e ben qualificati, ma non vorrei nemmeno mandarvi in pasto ai lupi-

-Possiamo farcela. È vero che siamo un gruppo formato da poco tempo, ma la sintonia che si è creata ci permette di lavorare come lo facessimo da anni. E poi come ha detto lei siamo ben qualificati- rispose Jin. L'uomo ci pensò alcuni minuti, mi guardò, e riuscì a leggere tutte le parole che non riuscivo a pronunciare nei miei occhi.

-D'accordo, lasceremo l'ultimo piano a voi. Noi ci occuperemo del resto. Abbiamo già mandato alcuni artificieri a perlustrare la città in cerca degli esplosivi, ma nonostante tutto non possiamo essere certi che non ce ne siano all'interno, fate attenzione- annuimmo e ci allontanammo per decidere la nostra strategia.

-Allora leader, qual è il piano?- chiese Suga.

-Tae, c'è un posto da cui è possibile tenere sotto controllo l'ufficio dall'esterno?- mi chiese Rap monster.

-Si, dall'ultimo piano dell'edificio di fronte c'è un'ampia visuale dell'ufficio- risposi.

-Bene, allora Kookie, tu ti apposterai lì, terrai d'occhio la situazione e fornirai supporto. Probabilmente hanno degli uomini a controllare le telecamere di sicurezza, Suga riesci a entrare nel circuito e a bloccare le immagini in modo che non sospettino nulla?-

-È difficile, perché le reti interne della sede hanno un sistema per evitare che siano criptate o modificate, ma posso provarci- rispose l'hacker.

-Useremo dei sistemi di ancoraggio per arrivare sul tetto, entreremo da lì evitando tutti gli altri piani. Questa volta andremo tutti in avanscoperta, solo Kookie rimarrà all'esterno. Cercheremo di ripulire il piano per poterci occupare dell'ufficio per ultimo. Non possiamo ideare una vera strategia, tutto dipenderà da come andranno le cose una volta dentro. Sapete quali rischi corriamo, siete tutti pronti?- unimmo le mani al centro, l'una sopra l'altra e ci preparammo. Avevo un brutto presentimento, una sensazione di disagio che non accennava ad abbandonarmi. Avevo paura, per la prima volta nella mia vita non sapevo se sarei uscito vivo da una missione, ma l'unica cosa importante per me era salvare mio padre, qualunque cosa mi sarebbe potuta succedere passava in secondo piano.

Entrammo nell'edificio, invaso da un orribile silenzio. Ci dividemmo in tre squadre per ricoprire i diversi corridoi. Io e Hobi prendemmo quello a sinistra, Rap monster e Jin quello centrale e Jimin e Suga quello al centro. Per via dei numerosi uomini presenti nel piano, con difficoltà riuscimmo a ritrovarci nei pressi dell'ufficio.

-Suga come procede con le immagini?- chiede il leader.

-Tutto regolare- rispose dopo aver controllato un piccolo schermo.

-Kookie cosa vedi?-

-Ci sono 7 uomini più il capo nella stanza, sono armati, fate attenzione- replicò il più piccolo.

-D'accordo, sentiti libero di intervenire se credi che serva- disse Rap monster.

-Ragazzi siete pronti?- annuimmo. Mi avvinai alla porta e inserì il codice. la porta si aprì, rimanemmo fermi, tre uomini uscirono, li colpimmo ed entrammo nell'ufficio. Decidemmo di affrontare gli altri corpo a corpo per evitare il rischio di colpire mio padre. Non sembravano dei semplici ribelli, erano ben addestrati, con difficoltà riuscimmo a far perdere loro i sensi. Raggiunsi velocemente mio padre e lo liberai dalle corde, ma mi accorsi che nonostante questo non accennava ad alzarsi. Sentì quella brutta sensazione che mi logorava intensificarsi.

-Papà, qualcosa non va? Perché non ti alzi?-

-Non posso figliolo. Hanno applicato un esplosivo a sensori, se solo mi sposto in quindici secondi il dispositivo esploderà, anche se lo farà comunque alle 18:00 in punto- rispose con aria desolata. Guardai l'orologio che segnava le 17:30

-Suga puoi disattivarlo?- chiese il leader.

-No, serve un codice di otto cifre, ci metterei almeno un ora per decriptarlo e non abbiamo tutto questo tempo- mio padre mi dedicò un debole sorriso.

-Vai figliolo, ormai la mia ora è arrivata, voi siete ancora giovani, dovete salvarvi, avete un intera vita d'avanti, io la mia l'ho già vissuta- scossi la testa, non lo avrei abbandonato, non potevo, era tutto ciò che mi era rimasto, non lo avrei mai fatto. Provò ancora a convincermi ma non lo ascoltai. Cominciai a guardarmi intorno in cerca di qualcosa, di abbastanza pesante, da poter sostituire, ma non c'era nulla. Poi mi venne un idea. Guardai i miei compagni sorridendo, guadagnandomi uno sguardo interrogativo da parte loro, e cominciai ad avvicinarmi a mio padre.

-Papà, tu hai fatto tantissimo per me. Da quando la mamma se ne è andata hai cercato di darmi tutto, hai provato in ogni modo a non farmi sentire la mancanza di qualcosa. Sapevo che tutte le sere ti chiudevi nella tua camera e piangevi, non volevi che io ti vedessi, volevi essere forte per me, ero un bambino, ma vederti in quello stato mi fece decidere di voler cambiare. Ricordo ancora quando scopristi che venivo isolato dagli altri bambini, mi dicesti che avrei dovuto dirtelo sin dal principio, e ti arrabbiasti perché io non lo feci. Decisi che per proteggerti sarei dovuto diventare forte, avrei dovuto sopportare i momenti difficili per farlo, non volevo recarti altri problemi, per questo motivo non ti dissi nulla. Una volta ti sentì parlare con un tuo amico, dicesti che ti sentivi male a vedermi triste e solo, non sapevi cosa fare per farmi tornare il sorriso, in quel momento scoppiai a piangere perché mi resi conto che ti stavo dando solo sofferenza, così decisi di sorridere anche se dentro faceva male, lo facevo per te. Ti devo ringraziare per tutto, ma soprattutto ti devo ringraziare perché mi hai fatto capire il significato di essere amato. Voglio raccontarti una cosa. Ti ricordi quando, anni fa , invitasti un tuo amico e suo figlio a passare qualche giorno da noi? Io passai tutti i giorni a giocare con quel bambino, ti dissi che gli volevo bene, ma la verità è un'altra. Io mi innamorai di quel bambino, e lo sono tutt'ora.- dissi voltandomi verso Hobi. Lo vidi mettersi una mano sulla bocca, e le lacrime solcare il suo viso- mi dispiace averlo detto ora, in questa situazione, ma è l'ultima occasione che ho- tutti mi guardarono, velocemente afferrai il braccio di mio padre, lo feci alzare e mi sedetti al suo posto. Tutti mi guardarono a bocca aperta, ma io continuai a sorridere, era la cosa giusta da fare.

[HOSEOK POV]

Avevo il cuore che batteva all'impazzata, non potevo credere alle mie orecchie. Tae si ricordava di me, e stava dicendo che mi amava, ero così felice che le lacrime uscirono da sole. Volevo abbracciarlo e stringerlo forte, ma mi obbligai ad aspettare, una volta finita la missione mi sarei dichiarato come si deve, e saremmo rimasti insieme, o almeno era quello che credevo prima di vederlo prendere il posto di suo padre.

-Nooo. Che cosa hai fatto! Perché?!!- urlò l'uomo al ragazzo che continuava a sorridere.

-È la cosa giusta da fare papà. Avevo già preso la mia decisione, avrei fatto qualsiasi cosa per salvarti. Fidati di me, ti prego-

-Perché lo hai fatto? Perché sei cosi sconsiderato? Prima mi dici che mi ami e poi non mi dai il tempo di parlare che ti dai in pasto ad una bomba? Sei un idiota- gli urlai contro fra le lacrime.

-Mi dispiace Hobi. Avrei voluto dirtelo in un modo migliore, avevo immaginato innumerevoli scenari per una dichiarazione, ma mai mi sarei aspettato questo. Ti ho amato dal primo momento in cui ti ho visto, mi hai donato il sorriso che avevo perso, e mi hai apprezzato per quello che sono, non avrei mai potuto dimenticarti- rispose alzando la manica della divisa e mostrandomi un braccialetto che aveva al polso. Lo stesso braccialetto che gli regalai anni prima. Lo ha sempre tenuto con se, non me ne ero mai reso conto. Lui non mi aveva dimenticato.

-Ora andate, Hobi ti affido mio padre, assicurati che si allontani il più possibile da qui-

-Non possiamo lasciarti qui Tae, non lo faremo- rispose Jin.

-Vi prego, abbiate fiducia in me- rispose guardando il leader, mostrandoci quel suo splendido sorriso quadrato che riusciva a illuminare anche le giornate più buie.

-Andiamo ragazzi- replicò Rap monster.

-Ma...- provò a rispondere Jimin, ma fu interrotto dal leader.

-Andiamo, qui sono io che do gli ordini- concluse deciso, prima di dare un ultimo sguardo a V che era immobile sulla sedia a gambe incrociate. Raggiungemmo in fretta il tetto, per poi unirci al makne. Il più piccolo si guardò in torno, in cerca di qualcuno, e sapevamo tutti chi.

-Dov'è V?- chiese, nessuno riuscì a rispondere e abbassammo lo sguardo, Jin e Jimin scoppiarono a piangere. Io persi tutte le forse nelle gambe, che mi fecero cadere in ginocchio. – Dov'è V?- ripeté urlando.

-È...è rimasto...lì. C'era una bomba a sensori, se mi fossi alzato sarebbe esplosa. Lui... lui ha preso il mio posto- disse il capo in un angosciante pianto. Il più piccolo strabuzzò gli occhi. Poi attivò gli auricolari.

-V, che diavolo stai combinando. Dimmi che non hai intenzione di farti saltare in aria. Dimmi che hai un idea. Dimmi...dimmi che ti salverai- disse il più piccolo piangendo. Sentimmo una lieve risata seguita da dei singhiozzi, poi la sua voce.

-Ho un piano Kookie. Ma, nel caso non funzioni, mi dispiace, non riusciremo a concludere il nostro torneo alla play. Jimin, mi mancheranno le nostre chiacchierate, mi mancherà sentire Suga borbottare e suonare il piano. Jin, come farò senza il tuo cibo? Mi dispiace, non potrò essere presente al tuo spettacolo, ma sono sicuro che sarai fantastico. Hobi, sei sempre stato il mio sole, ti amo. Rap monster, prenditi cura di loro- sentimmo un lungo "beeep", aveva spento le auricolari. Scoppiamo tutti in un disperato pianto, stringendoci l'un l'altro. Un forte boato richiamò la nostra attenzione e ci voltammo verso la sede, vedemmo Tae aprire la porta del tetto prima di essere scaraventato violentemente contro la ringhiera del tetto sbattendo la testa.

-Taeeeeeeeeeeee- un urlo, fu l'unica cosa che si sentì.

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