Parte 2

[HOSEOK POV]

Non riuscivo a dormire, stavo per uscire sul balcone quando vidi Tae su una delle poltroncine. Mi bloccai con la mano ancora ancorata sulla maniglia, ma non riuscì a girarla. Rimasi imbambolato a fissare quella sagoma in tutta la sua bellezza. Quando mi consegnarono i fascicoli dei componenti il suo fu l'ultimo che aprì, e ricordo di essere rimasto a fissare la sua foto per dieci minuti buoni, se non di più. Non potevo credere fosse lui. Ricordo ancora la prima volta che l'ho visto, erano passati diversi anni da allora. Mi trovavo a Daegu perché mio padre, anche lui membro dell'agenzia, aveva un incontro in quella sede, non potendo partecipare mi dissero di aspettare fuori, ma con la curiosità di un bambino di 10 anni cominciai a gironzolare per la sede, fino a superare una porta e trovarmi in una piccola serra. Fui inondato da innumerevoli profumi sprigionati dai diversi tipi di fiori presenti. Cominciai a perlustrare la serra fino a quando vidi un bambino intento ad innaffiare dei girasoli, era così bello, si voltò, probabilmente sentendosi osservato, mi guardò per un po' prima di sorridermi.

-Ciao- disse con un fantastico sorriso quadrato.

-C...ciao- riuscì a balbettare.

-Come ti chiami?-

-Hoseok, ma i miei amici mi chiamano Hobi-

-Ciao Hobi, io mi chiamo Taehyung ma se vuoi puoi chiamarmi Tae- si avvicinò a mi afferrò per il polso fino a portarmi davanti a quei fiori altissimi- conosci la loro storia?- scossi leggermente la testa, mi sorrise prima di cominciare a raccontare.

Un giorno in un grande giardino, in mezzo a tanti fiori colorati, era nato un fiore davvero strano: brutto e storto. Tutti gli altri fiori cominciarono a prenderlo in giro e nessuno voleva stargli vicino. Il povero fiore, triste e solo, soffriva, ma non si lamentava mai. Trascorreva le sue giornate a guardare il sole nel cielo. Gli piaceva così tanto il sole che, per cercare di avvicinarsi a lui, si era allungato molto. Quando il sole si spostava anche il fiore lo seguiva, girando la sua corolla. Un giorno il sole si accorse di quel fiore triste e solo che lo guardava sempre, decise di conoscerlo e gli si avvicinò. Dopo aver ascoltato la sua triste storia il sole decise di aiutarlo, e con i suoi raggi splendenti abbracciò il fiore, che si accese subito di un bel giallo vivo e sembrava essere quasi d'oro. Da quel giorno il fiore diventò il più alto e bel fiore fra tutti quelli del giardino. Diventati amici, il sole decise che meritava un nome speciale, e così da quel giorno venne chiamato Girasole.

-Mi piacciono tanto questi fiori, perché so come si è sentito il primo girasole, sempre solo, è brutto quando qualcuno non vuole starti vicino- alle parole del bambino mi voltai a guardarlo, aveva un'aria così triste.

-Non hai degli amici con cui giocare?- chiesi.

-No, a scuola gli altri bambini mi considero debole, non so dirti il perché, so solo che mi fanno sempre brutti scherzi per poi ridere di me. Sono proprio come quel fiore isolato in quel giardino-

-Posso essere il tuo sole?- le parole mi uscirono sole, quasi come fossero dotate di vita propria.

-Il mio sole?-

-Non è bello essere soli, vorrei diventare tuo amico, proprio come ha fatto il sole con il fiore. Se tu vuoi- dissi imbarazzato. Vidi Tae guardarmi in silenzio per qualche secondo prima di saltarmi con le braccia al collo e abbracciarmi, riempiendomi di mille "grazie" e sorrisi. Passammo tutto il tempo a giocare e correre per la serra mentre mi raccontava la storia di ogni singolo fiore presente. Senza accorgercene arrivò per me l'ora di andare via, ci salutammo dandoci appuntamento nella serra il giorno successivo. Passammo tre giorni sempre insieme, l'uno in compagnia dell'altro. Fino al giorno in cui sarei dovuto tornare nella mia città. Ricordo ancora un piccolo Tae aggrappato al mio collo con le lacrime che gli rigavano il volto per paura di non rivederci mai più. Lo allontanai leggermente da me, presi il suo polso e ci agganciai un piccolo braccialetto con le iniziali "JH" incise nel metallo, ci lasciammo con la promessa di rincontrarci ancora. Nonostante tutti gli anni passati ho pensato ogni giorno a quel bambino, con la speranza di poterlo un giorno rivedere, e quando quella sera mi trovai davanti la sua fotografia stentai a crederci. Finalmente l'avrei rivisto, era sicuramente segno del destino, fra le tante persone presenti in agenzia è stato scelto proprio lui. Chissà se aveva ancora quel braccialetto, e chissà se quel piccolo girasole, ora cresciuto, si ricorda di me. Questi pensieri mi fecero battere fortemente il cuore. Proprio nel momento in cui decisi di raggiungerlo lo vidi alzarsi e rientrare in casa, così tornai a letto riaddormentandomi poco dopo.

* * *

[TAEHYUNG POV]

Mi svegliai con un profumino di frittelle e caffè, velocemente mi vestii e scesi giù in cucina dove trovai Jin alle prese con la colazione e Namjoon che leggeva il giornale.

-Buongiorno- li salutai di buon umore.

-Buongiorno Tae- ricambiarono loro entrambi. Mi versai una tazza di caffè e afferrai delle frittelle. Poco dopo uno dopo l'atro cominciarono ad arrivare anche tutti gli altri e facemmo colazione. Sembravamo un'allegra famigliola.

-Che facoltà frequenterete ragazzi?- chiese curioso il leader – Io sono iscritto a Economia mentre Jin a Arti dello spettacolo- continuò.

-Ingegneria e informatica- seguì Suga

-Arte- rispose Kookie

-Io frequenterò Medicina- disse Hobi, lasciandomi sorpreso. Era una facoltà impegnativa.

-Psicologia- rispondemmo in coro io e Jimin per poi guardarci e batterci il cinque. Ero contento di cominciare con qualcuno che già conoscevo. Ero più tranquillo. E poi avremmo sempre potuto darci una mano nello studio.

-Quindi, a parte Tae e Jimin, siamo tutti in sede separate. Peccato. Però se vi sta bene possiamo sempre passare la pausa pranzo insieme, mi divertirò a preparare il pranzo per tutti. Che ne dite?- chiese Jin con aria speranzosa.

-Affare fatto- rispondemmo tutti all'unisono. Finita la colazione prendemmo le nostre borse e ci avviammo verso le nostre facoltà. Namjoon schioccò un rumoroso bacio a Jin, lo stesso fece Suga con Jimin prima che entrambi si separassero da noi. A vedere quel gesto mi sentii quasi invidioso di quel legame. Anch'io volevo innamorarmi così ed essere ricambiato. Senza rendermene conto mi voltai a guardare Hobi e mi accorsi che anche lui era intento a fissarmi. Un velo di rossore comparì sui nostri volti. Superato il momento io e Jimin salutammo gli altri e ci avviammo verso la nostra aula.

* * *

La mattinata trascorse velocemente a fu già ora di pranzo. Ci incontrammo con gli altri nel prato del campus dove ci eravamo dati appuntamento. Stendemmo una grande tovaglia a quadri rossi e bianchi e cominciammo a mangiare raccontando le rispettive lezioni.

-Allora come è andata?- chiese Jin curioso.

-Noioso, conoscevo già tutto ciò che il prof ha spiegato- rispose suga sbadigliando.

-Potevi sempre scegliere un'altra facoltà- rispose ghignando Namjoon

-Le altre sono ancora più noiose- disse facendo spallucce.

-Da noi hanno già cominciato a proporre progetti per degli spettacoli- seguì Jin.

-Voglio vedere lo hyung recitare- canzonò Kookie.

-Lo vedrai Kookie. E vedrai che avrò anche il ruolo principale-

-Perché ne sei così sicuro hyung?- chiese Hobi.

-Ma perché sono bravissimo e bellissimo- disse Jin trionfante.

-E dopo questa andiamo avanti- sentenziò il leader baccandosi un colpo dal più grande, facendoci scoppiare a ridere.

-A noi è andata bene, la lezione era interessante, e Jimin ha già litigato con uno del nostro corso- dissi io ridendo. Tutti si voltare verso l'interessato con aria interrogativa.

-Ehi, ha detto che i miei capelli sembrano una caramella gommosa- disse in sua difesa.

-Vi siete già fatti conoscere eh- disse il leader portandosi una mano sul volto in segno di esasperazione.

-La mia lezione è stata abbastanza impegnativa per essere la prima- seguì Hobi.

-Come mai hai scelto medicina hyung?- chiesi incuriosito. Vidi un velo di tristezza impossessarsi del suo volto. Sospirò, prima di parlare.

-Tanto prima o poi lo saprete comunque. Alcuni anni fa mio padre morì per colpa di una grave malattia. Mi sentì inutile nel guardarlo senza poter far nulla, e in quel momento decisi che non avrei mai voluto riprovare quei sentimenti. Voglio diventare un medico per poter aiutare le persone, e non voglio mai più essere impotente per le persone che amo-

-Mi dispiace per tuo padre. Questa è una scelta che ti fa onore- disse il più grande posandogli una mano sulle spalle e Hobi gli sorrise. Sentii una stretta al cuore al suo racconto. Istintivamente presi la sua mano e la strinsi cercando di fargli capire che io ero al suo fianco, e che per qualsiasi cosa ci sarei sempre stato, ricambiò la stretta e ci guardammo leggermente imbarazzati. Il gesto non sfuggì agli altri.

Ci avviammo per seguire le lezioni pomeridiane, nel tragitto mi sentì insistentemente osservato da Jimin.

-Che c'è?- chiesi.

-Non fare il finto tonto, lo sai che cosa mi sta frullando per la mente ora-

-No non lo so, quindi ti sarei grato se m'illuminassi-

-Ti piace-

-Chi?- chiesi cercando di sembrare il più calmo possibile. Dopo tutto, non poteva aver scoperto qualcosa no?.

-Hobi- Mi bloccai di scatto e mi voltai a guardarlo.

-Ma...ma cosa dici?- lo vidi alzare un sopracciglio, incrociò le braccia e cominciò a battere il piede sul pavimento. Ok non ero credibile, sospirai prima di guardarmi in torno e rispondere.

-Ok lo ammetto, mi piace. Ti prego non dirglielo- lo pregai unendo le mani, ricevendo uno sguardo interrogativo.

-Ma perché? Io credo ricambi-

-No, assolutamente no. È impossibile che ricambi, cioè guardalo, guardami. Cioè lui è così...e io poi... È impossibile-

-Sei consapevole del fatto che stai dicendo cose senza senso vero?- disse alzando un sopracciglio.

-E poi siamo compagni di squadra, sarebbe complicato-

-Io sto con Suga, Jin-hyung sta con Namjoon-hyung e non c'è nulla di complicato. Di cosa hai paura?- mi fissò per alcuni secondi prima di continuare- Tae, possibile che queste siano tutte scuse solo perché hai paura di un suo rifiuto?- quelle parole mi colpirono con un secchio d'acqua gelida. Forse aveva ragione, avevo costruito così tanti castelli basati sulle impossibilità di una nostra storia, e tutto perché avevo paura di un rifiuto. No non era un forse, era la verità.

-Tae io non posso dirti cosa è giusto è cosa è sbagliato. Io posso solo dirti che non credo che farsi bloccare da delle paure infondate sia la scelta migliore. Accidenti ti butti in prima linea in un edificio pieno zeppo di gente armata fino ai denti e poi hai paura di questo?- disse afferrandomi per le spalle.

-Hai ragione Jimin. Ti prometto che ci penserò ok? Ora però torniamo in classe o rischiamo di essere in ritardo-

* * *

[JIMIN POV]

Le lezioni erano finite, Tae aveva deciso di andare in biblioteca per cercare dei testi mentre io decisi di tornare a casa. Aperta la porta una dolce melodia mi accolse, un sorriso mi si stampo sulle labbra. Conoscevo bene il compositore, la sua musica era capace di scavarmi nel profondo e di insinuarsi nel mio cuore impedendomi di dimenticarla. Dopo tutto era proprio così che mi aveva conquistato. Andai in salotto e lo vidi, intento a suonare quel brano che entrambi amavamo, lo stesso brano che suonò al nostro primo appuntamento, quando vedendo il pianoforte a casa sua gli chiesi di suonare per me. Le dita che sfioravano leggere i tasti, gli occhi chiusi e un sorriso sul viso. Era nel suo mondo, quel mondo che pian piano attraverso i suoi brani mi ha fatto conoscere, quel mondo in cui mi ha permesso di entrare quando mi ha dato la possibilità di amarlo. Amavo vederlo così, e in quei momenti mi innamoravo sempre di più di lui. Mi avvicinai lentamente e lo abbracciai da dietro sprofondando il viso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo profumo e lasciandomi cullare da quelle dolci note. Quando il brano finì mi tirò a sé facendomi sedere sulle sue ginocchia e avvolgendomi in un abbraccio.

-Bentornato piccolo- mi sussurrò fra i capelli.

-Sono a casa hyung- risposi dolcemente prima di rendermi conto del silenzio che regnava nella villa- dove sono gli altri?-

-Jin e Namjoon sono andati a fare la spesa, Kookie e Hobi hanno scoperto un corso di danza nel campus e sono andati a dare un'occhiata, sai dovresti andarci anche tu-

-Lo farò domani, Tae è in biblioteca, sai questo che significa? –dissi prima di avvicinarmi al suo orecchio per continuare-Che abbiamo tutta la casa per noi- non rispose. Si limitò a guardarmi negli occhi prima di baciarmi avidamente, come se dovesse dissetarsi , un bacio desideroso e bagnato. Ci separammo solo per riprendere fiato. Mi prese in braccio facendomi agganciare con le gambe intorno alla sua vita, si recò verso la sua stanza e chiuse la porta con un calcio. Ricominciammo a baciarci, e mi spinse con la schiena sulla porta premendomici contro con il suo corpo. Sentì le sue mani vagare sotto la mia felpa prima di andare a torturare i miei piccoli bottoncini, facendo si che dei piccoli gemiti lasciassero le mie labbra. Comincio a baciarmi sul collo per risalire al lobo e mordicchiarlo. Mi arpionai con la mani alle sue spalle, premendogli le unghie sulla pelle e lo sentì ringhiare. Mi fece scendere e ci spogliammo in fretta, entrambi vogliosi e bisognosi di quelle scosse prodotte dal contatto della nostra pelle. Mi risollevò schiacciandomi questa volta contro la parete. Introdusse due dita fra le mie labbra che io bagnai, immaginando fossero altro, per poterlo stuzzicare ancora di più. Si avventò nuovamente sul mio collo, avvicinando le dita al mio fascio di muscoli, introducendone prima uno, cercò di distrarmi dal fastidio iniziale che non tardò a diventare piacere una volta che le dita aumentarono.

-Ora hyung, ti prego-

-Non me lo faccio ripetere due volte-

Prese a penetrarmi lentamente, facendomi sentire tutta la sua presenza, centimetro dopo centimetro. Una volta assicuratosi del mio stato cominciò a spingersi sempre più forte e più velocemente in me, rendendo sempre più ferrea la sua presa su di me. La sensazione di completezza che riusciva a trasmettermi l'unione dei nostri corpi era un qualcosa di indescrivibile. Non ne avrei mai avuto abbastanza, e non volevo che ciò succedesse. Sentivo il contrasto del calore della mia pelle e il freddo della parete su cui ero schiacciato. I gemiti di piacere di Yoongi, come un sussurro al mio orecchio, mi creavano dei brividi lungo tutto il corpo, fino a concentrarsi nel mio basso ventre. Le gocce di sudore percorrevano le nostre fronti. Lo sentì vicino al culmine quando decise di afferrare la mia erezione per stimolarmi con veloci movimenti. Continuò a riempirmi di se portandomi a urlare il suo nome quando si riversò in me, mentre io sporcai la sua mano. Rimanemmo così per qualche secondo per riprendere fiato, prima di gettarci sotto il getto della doccia, e ricominciare nuovamente le nostre personali esplorazioni del corpo dell'altro. Ci gettammo sul letto optando per un meritato riposino prima di cena.

* * *

[TAEHYUNG POV]

Eravamo tutti intenti a guardare la TV quando Namjoon, che era salito su in camera per qualche minuto, ci raggiunse attirando la nostra attenzione mostrandoci una busta rossa. Una nuova missione. La TV venne spenta e il leader cominciò a leggerne il contenuto.

Lee Jungho, figlio dell'ambasciatore Coreano, è stato rapito. Il colpevole non è ben definito. È stato chiesto un riscatto, da consegnare entro la mezzanotte. L'incontro avverrà in un casolare abbandonato nella periferia di Seoul. Recuperate il ragazzo sano e salvo prima dell'ora stabilita.

-Quanti anni ha il ragazzo?- chiese Hobi.

-Se non erro dodici- rispose affranto Namjoon.

-Ma è solo un bambino, povero piccolo- strillò Jin.

-Ragazzi, questa è una missione veramente delicata, c'è in gioco una vita, prepariamoci- continuò il leader. Sapevo che il mondo era ingiusto, ma utilizzare un bambino per i propri scopi, non potevo accettarlo. Strinsi forte i pugni, e Hobi se ne accorse perché vi posò sopra le sue mani prima di bisbigliarmi un "andrà tutto bene". Lo speravo veramente, non era il primo caso di rapimento a cui lavoravo, e purtroppo conoscevo benissimo i rischi che correva la vittima. Bisognava agire con la massima cautela.

In poco tempo eravamo nei paraggi del luogo stabilito, avevamo due ore per portare a termine la missione. Il minimo errore avrebbe potuto recare danni al ragazzo, continuavo a sentire il battito del mio cuore rimbombare per tutto il corpo. L'unica cosa che riuscisse a donarmi un po' di calma era essere al suo fianco, forse è questo il motivo per cui, senza farmi notare dagli altri, cominciai a stringere la sua mano. Aspettammo che Suga riuscisse a decriptare il segnale delle telecamere poste nella zona prima di poter ideare un piano, nel frattempo cominciammo a caricare le armi per qualsiasi evenienza. Parlando ci trovammo d'accordo sul fatto che preferissimo non fare vittime, ma in missioni come questa, non tutto andava sempre come programmato.

-Ok ci sono, la situazione è questa: all'interno ci sono poche persone, ma non riesco a darvi maggiori dettagli perché si vede veramente poco , la stanza è abbastanza buia . La maggior parte degli uomini sono all'esterno, alcuni fisse, altri perlustrano attentamente la zona. All'esterno ci sono tre cecchini appostati su tre diverse torrette. C'è un entrata principale e due uscite secondarie- riferì l'hacker.

-Allora ragazzi il piano è questo. Kookie, riesci ad occuparti dei tre cecchini senza farti notare?- chiese Rap monster.

-Ci penso io- disse il più piccolo annuendo.

-Bene, allora tu Kookie dopo esserti occupato dei cecchini tieni sotto controllo l'entrata principale. V, J-hope, voi prenderete l'entrata secondaria di destra, mentre Jin e Jimin quella di sinistra. Io e Suga ci occuperemo di quelli all'esterno con il supporto di Kookie. Tutto chiaro?- annuimmo e ci recammo verso le nostre posizioni aspettando il via del più piccolo. Una volta ricevuto entrammo in azione, rimanendo in continuo contatto. Riuscimmo ad avanzare abbastanza tranquillamente, proprio come aveva detto Suga l'interno non era molto sorvegliato. Ci ritrovammo sulle grate del secondo piano che si affacciavo nel centro del casolare. Potevamo vedere il ragazzo legato ad una sedia, mentre poco distanti da lui riuniti intorno al tavolo una decina di uomini giocavano a carte . Ci incontrammo con Jin e Jimin, e in silenzio ci sistemammo ai quattro angoli del secondo piano aspettando il momento giusto per muoverci.

-Ragazzi l'esterno è pulito. Da voi come procede?- chiese il leader.

-Ci siamo quasi, siamo in posizione- rispose Jin.

-Fate attenzione- replicò.

-Jin, Jimin occupatevi di quelli a destra, io penso a quelli a sinistra, V tu prendi il ragazzo- annuimmo rivolgendoci a J-hope- Ora- esclamò. Cominciammo a sparare cercando di evitare i punti vitali, puntando alle gambe o alle braccia. Riuscimmo ad aprirci la strada, e dopo essermi assicurato della sicurezza dei miei compagni mi avviai verso il ragazzo. Riuscì a liberarlo, ma non mi accorsi subito dell'uomo che, accorgendosi del mio gesto puntò una pistola verso il ragazzo, feci giusto in tempo per spingerlo mettendomi su di lui , una pallottola mi colpì al braccio. Nonostante la posizione riuscì a mirare alle sue gambe facendolo inginocchiare, ma l'uomo mi puntò nuovamente l'arma contro. Dovevo prendere una decisione, dovevamo uscire tutti vivi da qui, ero pronto a sparare quando vidi Hobi colpire l'uomo alla nuca facendolo svenire. Uscimmo velocemente dallo stabile e ci dirigemmo verso la sede centrale, comunicando che la missione era riuscita e che il ragazzo stava bene.

-V, tutto bene?- chiese Jin preoccupato.

-Si tutto a posto, è solo un graffio-

-Sicuro?- chiese il leader. Annuì.

-Va bene, però appena rientriamo ti do una controllata, e non si discute- sentenziò il più grande. Mi fece piacere l'interesse dei miei compagni, ma stavo veramente bene, non era nulla di grave. Arrivati a casa ogni mia protesta risultò inutile, mi ritrovai Jin attrezzato di valigetta per il primo soccorso intento a medicarmi la ferita per poi fasciarla. Con lo sguardo cercai Hobi, mi resi conto del suo sguardo preoccupato quando, dopo avermi aiutato a rialzarmi, notò la sua mano sporca del mio sangue.

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