𝟏: 𝐁𝐄𝐍𝐕𝐄𝐍𝐔𝐓𝐀 𝐀𝐋𝐋'𝐈𝐍𝐅𝐄𝐑𝐍𝐎

Il motore della macchina si spense con un sussulto. Kang Bo Ra rimase per un attimo immobile sul sedile del guidatore, le mani ancora strette sul volante e gli occhi fissi sul palazzo di fronte a lei. Un respiro profondo le gonfiò il petto.

Nuova città. Nuova casa. Nuova vita.

Si ripeté quelle parole nella testa, quasi fossero un mantra in grado di proteggerla da qualsiasi imprevisto.

L'appartamento si trovava in una delle zone più trafficate di Seoul, tra un minimarket aperto ventiquattro ore su ventiquattro e un piccolo locale che emanava un irresistibile profumo di pollo fritto. Non male, pensò, scendendo dall'auto. Certo, avrebbe preferito un quartiere più tranquillo, magari con un piccolo parco nei dintorni, ma il prezzo dell'affitto era incredibilmente conveniente, soprattutto considerando il suo stipendio da web designer freelance.

Recuperò le ultime valigie dal bagagliaio e si avvicinò all'entrata del palazzo. L'ascensore impiegò un'eternità ad arrivare al piano terra e quando finalmente le porte si aprirono con uno stridio metallico, Bo Ra si trovò davanti il riflesso del suo stesso viso nello specchio sporco della cabina.

Occhiaie evidenti. Capelli spettinati. Espressione stanca.

Sospirò. Di certo non era l'immagine radiosa di una ragazza pronta a iniziare una nuova fase della sua vita.

Dopo qualche istante, l'ascensore si fermò al quinto piano. Bo Ra trascinò le valigie fuori e si diresse verso la porta numero 507. La chiave girò senza problemi nella serratura, il che fu un sollievo: per qualche assurdo motivo, si era convinta che avrebbe trovato un problema già dal primo giorno.

L'appartamento era esattamente come lo ricordava dalla visita della settimana precedente: piccolo, ma accogliente. Un soggiorno con divano e televisione, una cucina con un bancone in legno, due camere da letto e un bagno. Perfetto per una convivenza pacifica.

Posò le valigie vicino all'ingresso e si guardò attorno con un sorriso soddisfatto. Ma la sua soddisfazione durò solo fino a quando i suoi occhi non si posarono sul tavolino basso davanti al divano.

Cartoni di pizza aperti. Bicchieri di plastica sporchi. Bottiglie di birra vuote.

Bo Ra sentì un brivido di fastidio percorrerle la schiena. Si avvicinò lentamente, notando che sul divano era posato un giubbotto in pelle dall'aspetto vissuto.

Quindi è vero... il coinquilino esiste davvero.

Quando aveva affittato la stanza, l'agenzia le aveva detto che avrebbe diviso l'appartamento con un ragazzo di 28 anni di nome Jeon Jungkook. A quanto pareva, lui viveva lì da mesi e non sembrava avere alcuna intenzione di trasferirsi altrove. L'agente immobiliare le aveva anche assicurato che il giovane era "un tipo tranquillo".

Adesso, guardando il disastro che aveva lasciato in soggiorno, Bo Ra iniziò a dubitare seriamente di quella descrizione.

Decise di non farsi prendere dal panico. Forse aveva solo dimenticato di pulire. Può capitare.

Con una smorfia di disgusto, si tolse la giacca e si rimboccò le maniche. Recuperò un sacco della spazzatura e iniziò a raccogliere i resti della cena del suo coinquilino sconosciuto.

Stava ancora pulendo quando sentì il suono di una chiave che girava nella serratura. La porta si spalancò e Jeon Jungkook fece il suo ingresso nell'appartamento.

La prima cosa che Bo Ra notò fu il rumore pesante degli stivali contro il pavimento. Poi il profumo di tabacco misto a un vago sentore di benzina. Infine, lo vide: alto, spalle larghe, capelli scuri spettinati in modo quasi intenzionale, tatuaggi che gli risalivano lungo l'avambraccio sinistro fino a scomparire sotto la manica della giacca.

Lui si fermò per un istante, lo sguardo scuro che la scrutava con un misto di sorpresa e disinteresse. Poi chiuse la porta dietro di sé con un calcio e si avvicinò al divano, ignorandola completamente.

Bo Ra, che fino a quel momento era rimasta immobile con un sacchetto della spazzatura in mano, sentì un'ondata di irritazione salire dentro di sé.

Davvero? Non un saluto? Non una parola?

Decise di non lasciar perdere.

«Ehi,» lo chiamò, con il tono più calmo possibile.

Lui sollevò un sopracciglio senza nemmeno voltarsi.

«Chi sei?» chiese, con voce bassa e roca, come se fosse appena tornato da una lunga notte di bagordi. La sua totale attenzione era rivolta alla ricerca del telecomando.

Bo Ra strinse i denti.

Sul serio?

«Sono Kang Bo Ra,» rispose, cercando di mantenere un tono neutro. «La tua nuova coinquilina.»

Jungkook annuì lentamente, come se la notizia non lo sorprendesse affatto. Poi si lasciò cadere sul divano e afferrò un sacchetto di patatine dalla tavola, facendo zapping tra i canali in tv.

Bo Ra lo osservò inorridita mentre lui apriva la confezione con i denti e iniziava a sgranocchiare rumorosamente, senza alcun interesse per il fatto che lei fosse lì, in piedi, ancora con il sacco della spazzatura in mano.

Respira. Mantieni la calma.

«Ho pulito un po', visto che la casa era un disastro,» disse, sperando di ottenere almeno un minimo di riconoscenza.

Jungkook si girò leggermente verso di lei, con un'espressione annoiata.

«Oh,» fu tutto quello che disse. Poi tornò a mangiare.

Bo Ra si ritrovò a fissarlo incredula.

È uno scherzo, vero?

«Oh?» ripeté lei, esasperata. «È tutto quello che hai da dire?»

Jungkook sollevò le spalle. «Preferivi un premio?»

Bo Ra chiuse gli occhi per un secondo, cercando di non urlare.

Tranquilla. È solo il primo giorno.

Decise di non continuare quella conversazione. Rimise a posto l'ultimo sacco della spazzatura, poi afferrò le sue valigie e si diresse verso la sua stanza senza dire una parola.

Jungkook la seguì con lo sguardo, un leggero sorriso divertito sulle labbra.

Quella convivenza prometteva scintille.

La porta della sua stanza si chiuse con un tonfo sordo. Bo Ra lasciò cadere le valigie accanto al letto e si appoggiò con la schiena contro il legno, lasciando che un lungo sospiro le sfuggisse dalle labbra.

Okay. Niente panico.

Aveva vissuto con coinquilini fastidiosi all'università, persone che lasciavano i piatti sporchi nel lavandino per giorni e che dimenticavano il bucato in lavatrice fino a farlo marcire. Ma questo... questo era un livello completamente nuovo.

Si sedette sul letto e si prese un attimo per guardarsi attorno. La sua stanza era piccola ma accogliente: un letto matrimoniale, una scrivania vicino alla finestra e un armadio a muro. Nulla di lussuoso, ma almeno era uno spazio tutto suo.

Dall'altra parte della parete, però, sapeva che il problema più grande era sdraiato sul divano, probabilmente con le dita unte di patatine e la faccia incollata alla televisione.

E io dovrei sopportarlo ogni giorno?

Inspirò profondamente.

Non importa. Ci penserò domani.

Dopo una doccia veloce per lavare via lo stress della giornata, si infilò sotto le coperte, sperando di riuscire a dormire nonostante il fastidio crescente che le rodeva lo stomaco.

Il mattino seguente, Bo Ra si svegliò con il sole che filtrava dalle tende e la sensazione di un nuovo inizio. Si stiracchiò con lentezza, concedendosi qualche minuto di pace prima di affrontare la giornata.

Poi aprì la porta della sua stanza e si ritrovò davanti un inferno.

Il soggiorno, che la sera prima aveva pulito con tanta cura, era nuovamente un disastro.

Sul tavolino c'erano cartoni di cibo d'asporto, bicchieri rovesciati e qualche tovagliolo accartocciato. Il divano aveva una maglietta abbandonata sopra, e per terra, accanto alla porta d'ingresso, c'era un casco da moto e una giacca di pelle buttata senza alcun riguardo.

Bo Ra rimase immobile per qualche secondo, incapace di credere ai propri occhi.

Lentamente, si voltò verso la cucina.

Peggio del previsto.

Il lavello traboccava di piatti sporchi, resti di ramen erano incollati alla pentola e il bancone era disseminato di bottiglie di soju mezze vuote.

Fu in quel momento che sentì un rumore provenire dal corridoio.

Jeon Jungkook fece la sua comparsa, camminando scalzo e sbadigliando come se niente fosse. Indossava solo un paio di pantaloni della tuta e una canottiera nera che rivelava il groviglio di tatuaggi che gli copriva il braccio sinistro. I capelli erano ancora spettinati, e il suo sguardo assonnato si posò su di lei senza il minimo imbarazzo.

«Buongiorno,» borbottò, con voce impastata.

Bo Ra non rispose subito.

Si limitò a guardarlo, poi a guardare il disastro intorno a loro.

Poi di nuovo lui.

Lui seguì il suo sguardo, si grattò il mento con aria pensierosa e fece spallucce.

«Ah... sì. Ieri sera ho mangiato qualcosa.»

Bo Ra strinse i pugni.

Non esplodere. Mantieni la calma.

«Davvero?» rispose con una calma forzata. «Non me ne sarei mai accorta.»

Jungkook si lasciò cadere sul divano, riprendendo il suo telefono e ignorando la tempesta che si stava preparando davanti a lui.

Bo Ra si avvicinò di un passo.

«Quindi? Intendi pulire?»

Lui sollevò gli occhi dallo schermo con aria annoiata.

«Non posso. Ho cose da fare.»

Bo Ra incrociò le braccia.

«Tipo?»

Jungkook si stiracchiò, poi indicò il casco da moto accanto alla porta.

«Devo uscire.»

Bo Ra rise sarcasticamente.

«Certo. Per caso la tua "uscita" prevede di non tornare fino a notte fonda, ubriacarti e lasciare di nuovo tutto in disordine?»

Jungkook inarcò un sopracciglio.

«Wow. Sei sempre così acida di prima mattina?»

«Se sempre così disgustoso tutti i giorni?» ribatté lei senza pensarci.

Ci fu un momento di silenzio.

Poi Jungkook rise.

«Mi piaci,» commentò, tornando a guardare il telefono. «Sei divertente.»

Bo Ra sentì il sangue ribollirle nelle vene.

È uno scherzo?

Si avvicinò ancora di più, puntandogli un dito contro.

«Ascolta bene, Jeon Jungkook. Io non sono tua madre e non ho alcuna intenzione di ripulire il tuo casino ogni singolo giorno. Quindi, o inizi a collaborare, o giuro che...»

Lui la guardò con un sorrisetto divertito.

«Giuri che?»

Bo Ra strinse i pugni.

«...giuro che butterò tutte le tue schifezze fuori dalla finestra.»

Jungkook si mise comodo sul divano, come se trovasse la cosa estremamente divertente.

«Mh. Sarebbe uno spettacolo interessante.»

Bo Ra dovette fare un respiro profondo per non lanciargli addosso la bottiglia di soju più vicina.

«Io non sto scherzando,» ringhiò.

Jungkook sbadigliò, poi si alzò in piedi, avvicinandosi a lei con calma. Bo Ra si ritrovò costretta a sollevare il mento per guardarlo negli occhi.

«Sai una cosa?» mormorò lui, inclinando leggermente la testa. «Mi chiedo quanto resisterai prima di impazzire.»

Bo Ra sentì un brivido percorrerle la schiena, ma non si lasciò intimidire.

«Più di quanto tu resisterai a pulire la tua sporcizia.»

Jungkook rise di nuovo, poi si girò, afferrò il casco e si diresse verso la porta per infilarsi al volo le sue scarpe da ginnastica.

«Ci vediamo dopo, Kang Bo Ra.»

E con quel sorriso da canaglia stampato sul volto, uscì di casa lasciandola lì, furiosa e con un unico pensiero in testa:

Questa convivenza sarà un inferno.

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