2.3 • COME SE SI ASPETTASSE L'APPLAUSO

Non mi resi conto di niente, come al solito.

Aprii gli occhi e mi ritrovai all'interno del tempio di Vesta. Anche se fuori tutto continuava ad essere buio, il Fuoco Sacro ardeva tranquillo nel suo braciere, per fortuna.

«Buonasera Melania» mi salutò la Di Pietro, comparendomi davanti insieme a Clio, la Vestale.

«Professoressa...» dissi, in preda a un senso di nausea. «Che è successo?»

«Mi piacerebbe saperti rispondere» disse. «Sfortunatamente, però, non sono in grado di farlo».

«È venuto a prendermi il traghettatore... nella piscina di Roberta... le mie amiche, loro...»

«Era un'emergenza» tagliò corto. «Le tue amiche staranno bene, non preoccuparti».

«Va bene» concessi, anche se non mi sentivo per niente tranquilla. Il medaglione di Gilbert stava cercando di avvisarmi di qualcosa.

«E quindi, cosa facciamo adesso?»

«Va' a casa di Marzia, al CST» rispose, risoluta. «Arriveranno a breve anche tua madre e tuo fratello».

Era tutto inaspettato ma, allo stesso tempo, emozionante. La nuova vita che avevo tanto desiderato stava finalmente per cominciare. Doveva esserci stato un intoppo, certamente. Quel blackout non era stato di sicuro un problema elettrico, se la professoressa era arrivata a scomodare addirittura il traghettatore per venirmi a prendere.

Però non era quella la mia preoccupazione, in quel momento.

«Professoressa» dissi, in un sussurro, mentre lei e Clio si stavano avvicinando all'uscita. «Io sono in costume».

«Ti ho vista» rispose lei. «Cosa possiamo farci?»

Niente. Non potevamo farci niente. Ma non era solo il costume il problema. Avevo i capelli arruffati, ed ero ormai quasi del tutto struccata.

Avevo aspettato mesi per rivederlo.

Mi ero immaginato quel momento tante di quelle volte da aver perso il conto. Avevo considerato tutte le variabili: incontrarci in casa, cercando di ritagliarci un po' di intimità al riparo da Yumi e dal resto dei nostri familiari. Oppure al portale o nel bosco, al chiarore romantico della radura. Ma avevo preso in considerazione anche altre alternative: la biblioteca dove ci eravamo incontrati la prima volta, la Grotta delle Sirene dove ci eravamo baciati... insomma non c'era davvero possibilità che non avessi considerato.

Tranne quella.

Il tempio della Sibilla. Io scalza, con il costume troppo stretto e nient'altro addosso. I capelli bagnati e la puzza di cloro. Mio padre e la professoressa come impietosi testimoni.

«A presto» mi disse Clio, sull'uscio.

Scendemmo gli scalini fino al piazzale e mi guardai intorno. Il tempio della Sibilla emanava il suo consueto tenue bagliore ma, per il resto, tutto intorno era buio e immobile. Fortunatamente non vidi Equites in giro.

«Sono in riunione» disse la professoressa.

«Cosa?» domandai, stupita.

«Gli Equites» precisò. «Sono dentro in riunione. Potrai vedere Reijiro e tuo padre nei prossimi giorni».

Lanciai un'occhiata al tempio. Ero sollevata. Da un lato. Ma ero anche affranta. Forse aveva ragione Yumi; forse a Rei non sarebbe importato un bel niente del mio aspetto, alla fine.

«Devi andare» mi esortò la Di Pietro.

Raggiunsi la casa della signora Petrocchi mezza morta di freddo.

«Ciao Ania» mi salutò Devon, sulla porta, con una candela accesa in mano, osservando interrogativo il mio bikini. «È un' usanza obumbrata di cui non sono a conoscenza?»

«Io sono cresciuto con gli Obumbrati e non mi risulta niente del genere» gli fece eco una voce alle sue spalle, mentre Devon si scansava per lasciarmi entrare.

Accidenti. C'erano anche Iulian e Nate.

«Ero a una festa in piscina» mi giustificai con Nate. «Sapete cosa è successo?»

Devon non rispose, mi mollò lì in soggiorno al buio e tornò qualche attimo dopo con un asciugamano, una maglietta e un paio di jeans in mano.

«Va' a farti una doccia e metti questi» mi disse. «Parleremo dopo».

Quando tornai nel salotto, sufficientemente illuminato dalla luce delle candele, Devon e gli altri stavano confabulando, seduti a terra sul grande tappeto.

«Stai bene?» mi chiese Devon.

«Benissimo» risposi. «Ma vorrei capire cosa...»

«Non lo sappiamo neanche noi, Ania» mi rispose Iulian.

«Aspettiamo che torni mia zia» aggiunse Devon. «Saprà dirci qualcosa, forse».

«Va bene» concessi, e mi misi a sedere a gambe incrociate. «Di cosa parlavate, quindi?»

«Di Dafni» rispose Devon, in un sussurro.

«Ah. Ho saputo che è stata nominata una nuova Sibilla» dissi.

«È così» confermò. «E Dafni è ancora in prigione».

«Ma credi che tutta questa storia abbia a che fare col blackout?» chiese Nate.

«Sì, certo» rispose Devon. «Tutti gli strani avvenimenti dell'ultimo periodo... devono essere tutti collegati. Non posso pensarla diversamente».

Forse aveva ragione. C'era sicuramente qualcosa che stava per scoppiare.

«Ci sono molte cose che ancora non sono chiare» disse Iulian. «Tu potresti saperne qualcosa, Ania».

«Io?» chiesi, allibita. «Cosa potrei mai sapere io che non sappiate anche voi?»

«Per esempio» intervenne Devon, «perché Dafni ha nominato due Equites prima del tempo? Non era mai successo prima».

Affondai le unghie nei palmi delle mani. Se pensavano che avessi la risposta a quella domanda, ovviamente, si sbagliavano. Rei non mi aveva detto niente in proposito. Nè, onestamente, lo avevo chiesto.

Mi ero tuttavia posta quella domanda più e più volte, nei mesi seguenti al mio rientro a casa. E avevo trovato una risposta, l'unica possibile.

«Credo sia perché, evidentemente, sapeva che non sarebbe stata presente al momento in cui avrebbe dovuto farlo. E cioè alla morte di Kento Nakamura».

Devon annuì.

«Credo anche io» disse. «E infatti lei era già in prigione quando è morto Kento. Se non avesse nominato Reijiro anzitempo, adesso avremmo undici Equites anziché dodici».

Rimanemmo in un silenzio un po' interdetto. Dal tono entusiasta con cui aveva pronunciato quell'ultima frase sembrava quasi che si aspettasse che le facessimo un applauso.

«Ma lei non ha nominato solo Rei» sussurrai.

«No, infatti» disse Iulian. «Personalmente credevo che il fatto che ne avesse nominati due significasse che...»

«Era quello che temevo anch'io» lo interruppi. «Temevo che l'avesse fatto perché aveva previsto che un altro Eques sarebbe morto. Prima della sua scarcerazione o della nomina di un'altra Sibilla».

Rabbrividii. Un altro Eques. Poteva trattarsi di mio padre. O dello stesso Rei. Quel pensiero mi aveva tormentata per mesi. E, ne ero certa, tormentava anche Yumi.

«Deve essere per forza così, infatti» confermò Devon.

«Però una nuova Sibilla è stata eletta e non è morto nessun altro, Devon» disse Nate. «E poi perché una donna? Non era mai accaduto prima».

«C'è qualche legge che lo vieta?» domandai.

«No, non credo» rispose Iulian. «Ma è insolito. Come sarebbe insolito una Vestale maschio».

«Devon» dissi, cauta. «Consultando il Libro Sibillino non ho potuto fare a meno di notare che Dafni è stata nominata Sibilla quando era ancora molto giovane... quanti anni aveva? E quanti ne ha ora?»

«Aveva sette anni, più o meno» rispose, guardingo. «Ora ne ha venti».

«Quindi vi siete conosciuti e innamorati quando era già Sibilla?»

«No» rispose, decisamente sulla difensiva. «No, ci conoscevamo già da prima».

«Ah, bene» dissi, cercando di apparire distesa e assolutamente non accusante. «E da che genere di famiglia proviene?»

«Ania» mi disse Devon, dopo avermi scrutata a fondo per qualche secondo. «Arriva al punto».

«Ok» concessi. Devon era mio amico. Glielo dovevo. «Voglio sapere se viene da una famiglia di Reazionari».

Rimasero tutti in silenzio. Era già una risposta.

«Sì» disse Devon, guardandomi serissimo. «E quindi?»

No, non sarei riuscita a dirlo. Non sarebbe stato neanche necessario, comunque. Devon aveva capito benissimo.

«Vado a farmi due passi» dissi. «Mia madre e mio fratello dovrebbero essere qui a momenti».

«Aspetta» mi disse Iulian, mentre Devon fissava un punto indefinito sulla parete, furibondo. «Ti accompagno».

«La penso anche io come te» mi disse, una volta fuori.

La luna piena illuminava fiocamente tutta la valle. Iulian poggiò i gomiti sulla staccionata che costeggiava il sentiero, si accese una sigaretta e si voltò a guardarmi.

«Credo che la Sibilla fosse corrotta» disse.

Mi sentii immediatamente in colpa. Devon avrebbe sofferto, se avesse saputo di quella conversazione tra me e il suo migliore amico. D'altronde, però, non avevo una spiegazione di riserva.

«Vorrei che non fosse così» dissi. «Ma... ci sono troppi indizi. Quello che ha combinato con Devon, per esempio. Col Fuoco spento e tutte le Creature degli Inferi in giro, i geni della Setta sono stati costretti a battere la ritirata, nonostante avessero il Pontifex. Chi è stato a trarne vantaggio? E poi la nomina di Nerissa? Una mossa geniale. Stando lì al tempio avrebbe potuto riferire tutto. Ha spiato anche me. Magari mi sbaglio. Ma non riesco a trovare altre spiegazioni».

«Perché non ci sono» rispose, espirando il fumo. «Ah, guarda. Stanno arrivando tua madre e tuo fratello».

Eccoci qui, amici e colleghi stimatissimi (semicit).
Non ve l'aspettavate la pubblicazione di mercoledì, vero? 
È stato un fulmine a ciel sereno 🤣

STAY TUNED CHEVVEPOSSINO

AppleAnia

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